Sabato scorso ero a Milano per un incontro proposto sul ddl Pillon
Io e la persona che era con me, abbiamo scritto a 4 mani un piccolo resoconto di tutti gli interventi ascoltati.
Eccolo. Leggete:
Bene fa Andrea Catizone, responsabile dipartimento P.O. del PD, a esordire portando in evidenza la matrice culturale del DDL Pillon, alla cui base c'è sempre una questione di potere, del suo esercizio da parte del soggetto economicamente più forte, ancora oggi spesso e volentieri l'uomo. Così come è altrettanto positivo che si affermi un totale disaccordo con questo testo. Questo disegno che si propone di snellire l'iter giurisdizionale affidandolo ad altri soggetti, in realtà rischia di far perdurare e allungare i conflitti, imponendo una mediazione familiare che ha dei costi economici e in termini di tempi. In tutto questo iter che si appesantisce, i minori restano sospesi, in attesa che i genitori raggiungano una decisione su piano genitoriale e tutto il resto. Si introduce la doppia residenza, non si tiene in considerazione il minore, che diventa un pacco, da dividere pariteticamente in due, tempi e abitazioni, pur essendo un soggetto giuridico portatore di propri diritti, che andrebbe ascoltato. Tutto salomonicamente ripartito, senza entrare nell'analisi della qualità e delle ricadute sui minori. L'abolizione dell'assegno di mantenimento al figlio (attualmente stabilito sulla base di precisi parametri e tabelle) è una previsione riconosciuta dall'attuale normativa per poter provvedere alle esigenze ordinarie della vita del minore.
Io vedo in questo ddl la presenza del solito mito della madre arpia, parassita sanguisuga, funzionale a pensare che una logica contabilistica, in pura partita doppia, possa andare bene e liberi i padri da una gabella considerata inutile. Questo tu, questo io, questo il papà, questo la mamma, liti sui vestiti, sulle frequentazioni, sui corsi sportivi da frequentare, fatture giustificative sempre alla mano, ogni singolo aspetto quotidiano può diventare elemento di innesco di una bomba.
Il rischio che si creino discrepanze di condizioni di vita del minore nei periodi che trascorre da uno o dall'altro genitore è molto elevato. Si introduce l'alienazione parentale nell'ordinamento. Questo disegno di legge è fondato su una concezione di un unico modello di famiglia, quando sappiamo che non è così nella realtà e che vi sono molteplici modulazioni. Regione Lombardia tra l'altro aveva previsto dei contributi per i coniugi post divorzio, per sostenerli nei pagamenti delle principali spese, bollette, affitti.
L'avvocato Massimo Clara in modo netto sostiene che di questo ddl non si può darne un giudizio positivo. Fa bene a richiamare le premesse della legge, che contengono la logica e la filosofia di base. I risultati potrebbero essere assai pericolosi, con dubbi di costituzionalità di alcuni provvedimenti previsti: non è a misura del cittadino ma di un modello che si vuole imporre. Si dice contrario all'impianto che sottrae ai giudici il compito di arbitri, di limitare i conflitti e di trovare una soluzione. Passare la palla a psicologi, assistenti sociali è un non voler ammettere che quel conflitto è difficilmente sanabile. Ci sono previsioni contro le donne, oltre a soluzioni che vanno bene solo a famiglie ad alto reddito, quindi una quota molto residuale. I minori possono essere coartati contro la propria volontà, due case, due ambiti, due territori. Il venir meno dell'assegno di mantenimento porterà a maggiori occasioni di conflitto, perché ogni decisione di spesa potrebbe diventare occasione di scontro. Ancor peggio se preesistevano casi di violenza economica. Si innescherebbe una sorta di guerriglia economica. Clara sottolinea come i professionisti coinvolti hanno un costo, che con l'allungamento dei tempi, lieviterà.
Lo psicoterapeuta Sergio Anastasia disfa il termine bigenitorialità, sostenendo che non esiste né scientificamente né giuridicamente, esiste solo la genitorialità declinata in vari modi, ma non certo divisibile in due. L'affido condiviso significa che entrambi sono responsabili, se un genitore ha un legame con il figlio farà di tutto per mantenerlo. Il minore non ha diritto a una casa ma a un clima armonico. Personalmente dissento, perché essere sballottati da un posto all'altro ha delle ricadute negative ad ogni età. Una legge deve essere armonica con i cambiamenti della società, altrimenti si genererà un distacco tra codice/norma-realtà e decisioni giurisprudenziali.
L'avvocata Caterina Delaini della Cadmi spiega bene la necessità di garantire un percorso di separazione protetto per le donne che subiscono maltrattamenti, perché proprio la rottura della convivenza può segnare l'apice della violenza, infatti solitamente si mantiene segreto l'iter di richiesta di separazione fino alla data della prima udienza. La mediazione è vietata dall'art. 48 della Convenzione di Istanbul in casi di violenza domestica, poiché allunga i tempi, i rischi, il pericolo e la possibilità di continuare a subire pressioni e maltrattamenti. Per le donne spesso è difficile provare le violenze e quindi questo ddl potrebbe portarle a perdere la responsabilità genitoriale o a vedersela limitata, in caso non accettassero la mediazione familiare e un accordo. Il rischio di imputare all'altro genitore la responsabilità anziché al maltrattante è molto alto, con tutte le conseguenze del caso. È normale che in caso di violenza assistita o diretta, i minori esprimano la volontà di allontanare il genitore maltrattante. Il piano genitoriale da rivedere periodicamente genererebbe continue occasioni in cui esercitare violenza, pressione, conflitto. Questo ddl potrebbe rendere concreto il timore e la minaccia “attenta a come ti comporti, ti toglieranno i figli”. C'è la volontà di scoraggiare le donne a separarsi e a denunciare le violenze domestiche.
I figli non sono pacchi, non sono oggetti di proprietà da coartare come si desidera..
L'eurodeputata Patrizia Toia evidenzia come non si contemplino i diritti dei bambini, c'è un sentimento di avversità nei confronti delle donne, di figli visti come proprietà. C'è un calcolo elettorale (bacino padri separati) e io aggiungo anche la sussistenza di un conflitto di interessi per la figura di mediatore familiare che diventerebbe condizione di procedibilità e obbligatoria in caso di conflitto.
Occorre fare pressione per far ritirare il ddl. Non ci sono possibilità di sanarlo, emendarlo, migliorarlo. Dobbiamo andare dritte all'obiettivo, nessun'altra strada è percorribile, siamo già ad alto rischio. Si tratta di un concreto pericolo per i minori e per le donne. Se ascoltiamo la propaganda messa in piedi negli ultimi anni, rischiamo di assecondare un tentativo di riportarci indietro, sottomesse, senza alcuna possibilità di sottrarci a determinati esercizi di dominio e di controllo. Nessun accordo di governo può sottrarci garanzie e tutele. Perciò, testa bassa, uniamo le forze, aderiamo al comitato NOPillon
https://www.facebook.com/ComitatoNOPillon/, facciamo passaparola, buona e semplice informazione in ogni modo, in ogni luogo, sensibilizziamo. Pillole di consapevolezza sulle conseguenze di questo ddl, per fare chiarezza, per evitare che il malanno si espanda e non possa più essere curato. È il momento di compattarci, di rimboccarci le maniche. Adelante!
p.s. firmate la petizione qui:
Signez la pétition
E adesso ditemi: perché non sentite il bisogno impellente di bruciare il ddl?
Gli uomini perché? Perché rischiano meno? Tutti stronzi? Vendicativi? Tutti che vogliono vedere le mogli sottomesse?
E le donne? (In realtà le donne sono quelle più attive per il contrasto). Quelle che hanno votato Lega e 5stelle? E le altre?
Non capisco.