Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato (5 lettori)

Portovenere71

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BNY Mellon: “L’Europa? Si sta giapponizzando”
11 Settembre 2019
“Dopo l’ultimo meeting della Banca Centrale Europea, il mercato ha già iniziato a incorporare nei prezzi delle obbligazioni le aspettative di un modesto taglio dei tassi e la ripresa dei piani di acquisti titoli. Difficilmente una riduzione contenuta dei tassi, che potrebbe forse attestarsi al -0,10%, sarebbe in grado di invertire le sorti dell’economia europea. Per di più, malauguratamente, una decisione simile manterrebbe la struttura di tassi negativi che è così dannosa per il settore bancario e per i risparmiatori”.

Così Paul Brain, Head of FIxed Income di Newton IM (società di BNY Mellon Investment Management), sulle politiche monetarie e fiscali della Banca Centrale Europea, che aggiunge:


“Altri stimoli, come un piano di acquisto titoli e l’offerta di liquidità alle banche, possono essere d’aiuto, ma sempre più spesso ai governi è richiesto di intervenire con piani di stimoli fiscali. Il rallentamento dei commerci globali, in corso sin dalla metà dell’anno scorso, sta mettendo alla prova le politiche monetarie. Lo scenario di tassi a livelli costantemente negativi suscita dei dubbi sulla stabilità economica. Molti ritengono che le politiche fiscali saranno la prossima mossa per intervenire sui mercati europei. Di qui in avanti, l’ossessione dei mercati per le mosse delle Banche Centrali potrebbe essere affiancata da una maggiore attenzione ai processi politici”.
(WSI)
 

Portovenere71

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Paolo Gentiloni controllerà i bilanci degli stati europei, ecco cosa significa per l’Italia
Paolo Gentiloni sarà commissari agli Affari monetari e si occuperà di controllare i bilanci degli stati europei. La posizione concessa all'Italia risulta politicamente sensibile, ecco le implicazioni per il governo di Roma.
10 Settembre 2019
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Paolo Gentiloni sarà il prossimo commissario agli Affari monetari, anche se la carica verrà ridenominata “responsabile all’Economia”. Succederà al francese Pierre Moscovici e si occuperà per i prossimi 5 anni di monitorare i bilanci degli stati comunitari. La decisione, un po’ a sorpresa, è stata comunicata a metà giornata di oggi dalla presidente Ursula von der Leyen e assegna all’Italia un peso importante nella nuova compagine governativa in UE.

Fino a ieri, si speculava sull’assegnazione per l’ex premier italiano della Concorrenza, carica mantenuta dalla danese Margrethe Vestager, che ottiene anche la delega al digitale e una delle otto vice-presidenze.

Si tratta di una “ricompensa” politica innegabile, che Bruxelles ha voluto concedere a Roma per avere dato vita a un governo d’impronta europeista con l’alleanza inedita e molto discutibile tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, con quest’ultimo ad avere soppiantato la Lega in maggioranza. La nomina segue di qualche giorno il monito del presidente Sergio Mattarella, che dal Forum Ambrosetti di Cernobbio ha invitato l’Europa a rimettere mano al Patto di stabilità.

Avere la responsabilità di monitorare i bilanci pubblici degli stati è qualcosa che obiettivamente pone l’Italia in una condizione meno subordinata di quella attuale. E’ vero che il singolo commissario non dovrebbe fare gli interessi della propria nazione d’origine, né potrebbe trattare in maniera diseguale gli stati membri. Ma questa è teoria, la realtà dice altro. Moscovici ha bacchettato oltre l’inverosimile l’Italia per avere preteso lo scorso anno che il deficit rimanesse per il 2019 sostanzialmente uguale ai livelli del 2018, mentre ha finto di non vedere che la Francia nello stesso frangente, e senza alcun accordo preventivo, aumentasse il deficit a oltre il 3%, violando (temporaneamente?) il tetto massimo previsto dalle regole.



Il segnale di Bruxelles a Roma
Questo non significa che d’ora in poi a Roma si potranno avere mani libere sui conti pubblici. Il debito pubblico italiano continua a impensierire i partner dell’euro e di flessibilità fiscale ce n’è stata concessa negli anni passati. Tuttavia, un italiano preposto al controllo dei bilanci porterà in Commissione valutazioni un po’ meno catastrofiste di quelle pregiudizialmente spesso esibite dai predecessori di Gentiloni. Vero è anche, però, che non sarà lui, almeno non solo lui, a decidere su un tema così complesso e politicamente rilevante come la politica fiscale.

Oltre al fattore ricompensa, la von der Leyen ha voluto altresì segnalare un ammorbidimento della posizione di Bruxelles sui conti pubblici. Alla stessa Germania potrebbe servire allentare i vincoli di bilancio, sebbene disponga di margini di manovra consistenti e tali da nemmeno intaccare l’obiettivo del pareggio. Probabile, però, che ai tedeschi interessi che i partner dell’Eurozona siano messi nelle condizioni di spendere di più per ravvivare le rispettive domande interne e accelerare la ripresa dell’economia in Germania, che sappiamo essere imperniata sulle esportazioni.

Le resistenze a Gentiloni come successore di Moscovici sono state vivaci nel Nord Europa, tanto che l’ipotesi circolata la scorsa settimana sembrava naufragata. E all’ufficializzazione odierna, la reazione del cancelliere austriaco Sebastian Kurz è stata veemente. Con un tweet, il giovane politico del centro-destra ha dichiarato che “rifiutiamo con tutta la nostra forza l’ammorbidimento delle regole di Maastricht, come richiesto dall’Italia.

L’Italia non può diventare una seconda Grecia, non siamo in nessun caso disposti a pagare per i suoi debiti”.

L’accordo tra Italia e UE sui conti pubblici
Che siano anche i sentimenti maggioritari in Germania è noto, ma Berlino formalmente propugna una linea molto più morbida verso Roma, consapevole del suo ruolo di guida dell’area. La spaccatura di questa fase riguarda, a ben vedere, piccoli stati del nord (Austria, Olanda, Finlandia, Lussemburgo, etc.) contro le economie del sud (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, la stessa Francia, etc.). I primi sono fautori di un’austerità fiscale senza tentennamenti, i secondi della flessibilità. A Gentiloni non sarà resa vita facile come scrutatore dei bilanci. Voci di dissenso si alzeranno a ogni occasione in cui si scorgesse un conflitto d’interesse tra la carica di commissario e la posizione dell’Italia.

Aldilà di certa scenografia, il segnale appare chiaro. La von der Leyen non calcherà la mano sui conti pubblici italiani e non pretenderà affatto che le clausole di salvaguardia da oltre 23 miliardi scattino dall’anno prossimo, in assenza di misure di contenimento della spesa pubblica e/o di aumento della pressione fiscale. Contrariamente alle speranze che circolano tra i banchi del nuovo governo, non ci sarà probabilmente consentito aumentare il deficit, ma la Commissione si accontenterà, data la congiuntura avversa nell’area, di mantenerlo ai livelli di quest’anno in rapporto al pil (al 2%). In cambio, continuerà a sollecitare riforme strutturali per tendere al pareggio di bilancio nel medio termine e per sostenere la crescita della nostra economia.

E sarà sufficiente offrirle lo scalpo delle misure più invise e varate su pressione della Lega, come il ritocco/eliminazione di quota 100 e dei decreti sicurezza, per abbassare le resistenze presso le cancellerie europee.
(INVESTIREOGGI)
 

Sentenza

Forumer storico
Paolo Gentiloni controllerà i bilanci degli stati europei, ecco cosa significa per l’Italia
Paolo Gentiloni sarà commissari agli Affari monetari e si occuperà di controllare i bilanci degli stati europei. La posizione concessa all'Italia risulta politicamente sensibile, ecco le implicazioni per il governo di Roma.
10 Settembre 2019
gentiloni-bilanci-stati-640x342.jpg

Paolo Gentiloni sarà il prossimo commissario agli Affari monetari, anche se la carica verrà ridenominata “responsabile all’Economia”. Succederà al francese Pierre Moscovici e si occuperà per i prossimi 5 anni di monitorare i bilanci degli stati comunitari. La decisione, un po’ a sorpresa, è stata comunicata a metà giornata di oggi dalla presidente Ursula von der Leyen e assegna all’Italia un peso importante nella nuova compagine governativa in UE.

Fino a ieri, si speculava sull’assegnazione per l’ex premier italiano della Concorrenza, carica mantenuta dalla danese Margrethe Vestager, che ottiene anche la delega al digitale e una delle otto vice-presidenze.

Si tratta di una “ricompensa” politica innegabile, che Bruxelles ha voluto concedere a Roma per avere dato vita a un governo d’impronta europeista con l’alleanza inedita e molto discutibile tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, con quest’ultimo ad avere soppiantato la Lega in maggioranza. La nomina segue di qualche giorno il monito del presidente Sergio Mattarella, che dal Forum Ambrosetti di Cernobbio ha invitato l’Europa a rimettere mano al Patto di stabilità.

Avere la responsabilità di monitorare i bilanci pubblici degli stati è qualcosa che obiettivamente pone l’Italia in una condizione meno subordinata di quella attuale. E’ vero che il singolo commissario non dovrebbe fare gli interessi della propria nazione d’origine, né potrebbe trattare in maniera diseguale gli stati membri. Ma questa è teoria, la realtà dice altro. Moscovici ha bacchettato oltre l’inverosimile l’Italia per avere preteso lo scorso anno che il deficit rimanesse per il 2019 sostanzialmente uguale ai livelli del 2018, mentre ha finto di non vedere che la Francia nello stesso frangente, e senza alcun accordo preventivo, aumentasse il deficit a oltre il 3%, violando (temporaneamente?) il tetto massimo previsto dalle regole.



Il segnale di Bruxelles a Roma
Questo non significa che d’ora in poi a Roma si potranno avere mani libere sui conti pubblici. Il debito pubblico italiano continua a impensierire i partner dell’euro e di flessibilità fiscale ce n’è stata concessa negli anni passati. Tuttavia, un italiano preposto al controllo dei bilanci porterà in Commissione valutazioni un po’ meno catastrofiste di quelle pregiudizialmente spesso esibite dai predecessori di Gentiloni. Vero è anche, però, che non sarà lui, almeno non solo lui, a decidere su un tema così complesso e politicamente rilevante come la politica fiscale.

Oltre al fattore ricompensa, la von der Leyen ha voluto altresì segnalare un ammorbidimento della posizione di Bruxelles sui conti pubblici. Alla stessa Germania potrebbe servire allentare i vincoli di bilancio, sebbene disponga di margini di manovra consistenti e tali da nemmeno intaccare l’obiettivo del pareggio. Probabile, però, che ai tedeschi interessi che i partner dell’Eurozona siano messi nelle condizioni di spendere di più per ravvivare le rispettive domande interne e accelerare la ripresa dell’economia in Germania, che sappiamo essere imperniata sulle esportazioni.

Le resistenze a Gentiloni come successore di Moscovici sono state vivaci nel Nord Europa, tanto che l’ipotesi circolata la scorsa settimana sembrava naufragata. E all’ufficializzazione odierna, la reazione del cancelliere austriaco Sebastian Kurz è stata veemente. Con un tweet, il giovane politico del centro-destra ha dichiarato che “rifiutiamo con tutta la nostra forza l’ammorbidimento delle regole di Maastricht, come richiesto dall’Italia.

L’Italia non può diventare una seconda Grecia, non siamo in nessun caso disposti a pagare per i suoi debiti”.

L’accordo tra Italia e UE sui conti pubblici
Che siano anche i sentimenti maggioritari in Germania è noto, ma Berlino formalmente propugna una linea molto più morbida verso Roma, consapevole del suo ruolo di guida dell’area. La spaccatura di questa fase riguarda, a ben vedere, piccoli stati del nord (Austria, Olanda, Finlandia, Lussemburgo, etc.) contro le economie del sud (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, la stessa Francia, etc.). I primi sono fautori di un’austerità fiscale senza tentennamenti, i secondi della flessibilità. A Gentiloni non sarà resa vita facile come scrutatore dei bilanci. Voci di dissenso si alzeranno a ogni occasione in cui si scorgesse un conflitto d’interesse tra la carica di commissario e la posizione dell’Italia.

Aldilà di certa scenografia, il segnale appare chiaro. La von der Leyen non calcherà la mano sui conti pubblici italiani e non pretenderà affatto che le clausole di salvaguardia da oltre 23 miliardi scattino dall’anno prossimo, in assenza di misure di contenimento della spesa pubblica e/o di aumento della pressione fiscale. Contrariamente alle speranze che circolano tra i banchi del nuovo governo, non ci sarà probabilmente consentito aumentare il deficit, ma la Commissione si accontenterà, data la congiuntura avversa nell’area, di mantenerlo ai livelli di quest’anno in rapporto al pil (al 2%). In cambio, continuerà a sollecitare riforme strutturali per tendere al pareggio di bilancio nel medio termine e per sostenere la crescita della nostra economia.

E sarà sufficiente offrirle lo scalpo delle misure più invise e varate su pressione della Lega, come il ritocco/eliminazione di quota 100 e dei decreti sicurezza, per abbassare le resistenze presso le cancellerie europee.
(INVESTIREOGGI)
un lungo pistolotto come tanti che nessuno legge
qualsiasi cosa farà qualcuno gli dirà come farla mi sembra sia laureato in storia di economia ne sa quanto un salumiere:wall:
 

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