SINIBALDO
Forumer attivo
FIORANI IN GALERA ???????????
CREDO CHE SIA UN FILM GIA'.........VISTO PIU' VOLTE !!!!!!!!!!!!!!
LO TIRERANNO.........."FUORI" SONO TUTTI MA PROPRIO TUTTI COINVOLTI:
ALTA FINANZA/POLITICA/MASSONERIA E............VATICANO !!!!!!!!!!!!
DOVRANNO SOLO STUDIARE LE MODALITA'........SANITARIE E MEDIATICHE !!!!!!!!!!!!
__________________________________________________________
GRANDI MANOVRE - CHE COSA SI MUOVE DIETRO L'IMPEACHMENT DI FAZIO ?
2° PUNTATA
Si chiama Leonardo, era una piccola boutique finanziaria creata da Attilio Ventura e Gian Luigi Milla, due storici agenti di cambio milanesi.
Vuole diventare una nuova minaccia per la Mediobanca, ma anche per la Lazard americanizzata da Bruce Wasserstein.
Non basta:
è senza dubbio il cavallo di Tro.ia dell'alta finanza francese, quella à l'ancienne, lontana dai Tarak ben Ammar.
L'ha presa in mano Gerardo Braggiotti e, attraverso il suo mentore transalpino Bernheim, ha agganciato Michel David-Weill e gli storici
partner della Lazard i quali, per difendere l'eccezione francese, hanno lanciato l'Eurazeo, erede della maison di boulevard Haussmann ormai trasformata, ai loro occhi, in un supermarket.
L'Eurazeo è disposta ad acquisire il 20 per cento della Banca Leonardo, con l'obiettivo di creare una joint-venture alla pari «per realizzare operazioni di private equity in Italia» ha spiegato il 27 novembre.
Entreranno al fianco di Braggiotti anche Albert Frère, il finanziere franco-belga primo azionista della Total, e poi gli Agnelli, Marco Tronchetti Provera, Salvatore Ligresti e, dopo il conferimento della Centrobanca, Giampiero Auletta Armenise.
Insomma, una vera merchant and investment bank.
Molti si chiedono se questo nuovo asse franco-italiano influirà anche sulla Banca Intesa.
Il Crédit Agricole ne è il principale azionista e il suo rappresentante in consiglio, Ariberto Fassati, cresciuto nella banca d'affari Indosuez, è cognato e grande amico di Braggiotti.
Finché c'è Giovanni Bazoli nulla si muove alla Intesa, ma quest'aria da bella addormentata sta facendo fremere un uomo d'azione come Corrado Passera.
Il sistema creditizio italiano, con le casse piene di depositi, ma scarsi capitali.
Gli gnomi della City non vogliono rischiare altri pasticci: la festa può cominciare solo quando si capisce chi comanda e quali sono le regole del gioco.
Dunque, aspettano il voto, sperando che il nuovo governo faccia ripartire le privatizzazioni.
Quest'anno hanno fatto il pieno.
Merrill Lynch, JpMorgan, Rothschild, Goldman Sachs hanno lasciato indietro Mediobanca e Lazard prendendo la fetta più grande della torta nelle nozze creditizie.
Capire gli equilibri politici sarà essenziale anche per le banche straniere già azioniste di gruppi italiani.
A cominciare dalla Abn Amro.
Conquistata l'Antonveneta più per i guai combinati da Gianpiero Fiorani e dai suoi alleati (che errore madornale infilarsi nella scalata a Rcs), Rjkman Groenink deve decidere come riorganizzare la sua presenza in Italia.
Il gruppo olandese è primo azionista della Capitalia con il 7,58 per cento, ha nove mesi per esercitare la put option e uscire o tentare un matrimonio tra la banca romana e quella patavina, creando così il quarto polo nazionale che insidia da vicino il Sanpaolo.
Cesare Geronzi è convinto che gli olandesi rimarranno e lo proclama con grande sicurezza.
Intanto il presidente della Capitalia si è messo in guardia, inglobando la Mcc e ampliando il parterre degli azionisti.
Nel patto di sindacato le new entry si chiamano Merloni, Fininvest, Pesenti, con piccole quote, ma tali da fornire nuove munizioni nel caso che il prossimo autunno scoppi una guerra per banche, non più in periferia, ma nella capitale.
Aspetta sulla riva del fiume anche Emilio Botin.
Il Sanpaolo si è rafforzato, con una squadra di manager di alto livello.
Alfonso Iozzo, la risorsa interna, i nuovi arrivati Pietro Modiano, già pupillo di Profumo, e Mario Greco, ex amministratore delegato della Ras, ben insediato a Torino (è nipote di Franzo Grande Stevens il superavvocato degli Agnelli).
Il presidente Salza si è giocato l'intreccio con l'Ifil come un pendant del Santander.
Ma la famiglia Agnelli, una volta consolidata la presa su Fiat, ha dato segnali di nervosismo.
Non ha gradito quando Salza s'è atteggiato a gran salvatore né la sua pressione per sostenere la candidatura di Giulio Anselmi alla guida della Stampa.
E questa incrinatura non è sfuggita agli spagnoli. Finora Botin ha dovuto gestire la fusione con la britannica Abbey.
Adesso prepara la successione dell'impero bancario familiare, alla figlia Ana Patricia che il Financial Times ha incoronato come la donna più potente del business europeo.
L'ha chiamata «la conquistadora» e sotto la sua gestione ci si aspetta nuove conquiste. Con una filosofia più americana che spagnola.
Certo, i vecchi legami (come quelli con l'Opus Dei) continueranno a contare, ma più di ogni altra cosa contano le cifre.
E per moltiplicarle bisogna avere libertà di gestione, come ha dimostrato al Banesto.
A che cosa serve una piccola quota in una banca di medie dimensioni?
La tentazione sarà di comandare o uscire.
E allora, dopo Roma, anche Torino tremerà.
_______________________________________________________
SINIBALDO
CREDO CHE SIA UN FILM GIA'.........VISTO PIU' VOLTE !!!!!!!!!!!!!!
LO TIRERANNO.........."FUORI" SONO TUTTI MA PROPRIO TUTTI COINVOLTI:
ALTA FINANZA/POLITICA/MASSONERIA E............VATICANO !!!!!!!!!!!!
DOVRANNO SOLO STUDIARE LE MODALITA'........SANITARIE E MEDIATICHE !!!!!!!!!!!!
__________________________________________________________
GRANDI MANOVRE - CHE COSA SI MUOVE DIETRO L'IMPEACHMENT DI FAZIO ?
2° PUNTATA
Si chiama Leonardo, era una piccola boutique finanziaria creata da Attilio Ventura e Gian Luigi Milla, due storici agenti di cambio milanesi.
Vuole diventare una nuova minaccia per la Mediobanca, ma anche per la Lazard americanizzata da Bruce Wasserstein.
Non basta:
è senza dubbio il cavallo di Tro.ia dell'alta finanza francese, quella à l'ancienne, lontana dai Tarak ben Ammar.
L'ha presa in mano Gerardo Braggiotti e, attraverso il suo mentore transalpino Bernheim, ha agganciato Michel David-Weill e gli storici
partner della Lazard i quali, per difendere l'eccezione francese, hanno lanciato l'Eurazeo, erede della maison di boulevard Haussmann ormai trasformata, ai loro occhi, in un supermarket.
L'Eurazeo è disposta ad acquisire il 20 per cento della Banca Leonardo, con l'obiettivo di creare una joint-venture alla pari «per realizzare operazioni di private equity in Italia» ha spiegato il 27 novembre.
Entreranno al fianco di Braggiotti anche Albert Frère, il finanziere franco-belga primo azionista della Total, e poi gli Agnelli, Marco Tronchetti Provera, Salvatore Ligresti e, dopo il conferimento della Centrobanca, Giampiero Auletta Armenise.
Insomma, una vera merchant and investment bank.
Molti si chiedono se questo nuovo asse franco-italiano influirà anche sulla Banca Intesa.
Il Crédit Agricole ne è il principale azionista e il suo rappresentante in consiglio, Ariberto Fassati, cresciuto nella banca d'affari Indosuez, è cognato e grande amico di Braggiotti.
Finché c'è Giovanni Bazoli nulla si muove alla Intesa, ma quest'aria da bella addormentata sta facendo fremere un uomo d'azione come Corrado Passera.
Il sistema creditizio italiano, con le casse piene di depositi, ma scarsi capitali.
Gli gnomi della City non vogliono rischiare altri pasticci: la festa può cominciare solo quando si capisce chi comanda e quali sono le regole del gioco.
Dunque, aspettano il voto, sperando che il nuovo governo faccia ripartire le privatizzazioni.
Quest'anno hanno fatto il pieno.
Merrill Lynch, JpMorgan, Rothschild, Goldman Sachs hanno lasciato indietro Mediobanca e Lazard prendendo la fetta più grande della torta nelle nozze creditizie.
Capire gli equilibri politici sarà essenziale anche per le banche straniere già azioniste di gruppi italiani.
A cominciare dalla Abn Amro.
Conquistata l'Antonveneta più per i guai combinati da Gianpiero Fiorani e dai suoi alleati (che errore madornale infilarsi nella scalata a Rcs), Rjkman Groenink deve decidere come riorganizzare la sua presenza in Italia.
Il gruppo olandese è primo azionista della Capitalia con il 7,58 per cento, ha nove mesi per esercitare la put option e uscire o tentare un matrimonio tra la banca romana e quella patavina, creando così il quarto polo nazionale che insidia da vicino il Sanpaolo.
Cesare Geronzi è convinto che gli olandesi rimarranno e lo proclama con grande sicurezza.
Intanto il presidente della Capitalia si è messo in guardia, inglobando la Mcc e ampliando il parterre degli azionisti.
Nel patto di sindacato le new entry si chiamano Merloni, Fininvest, Pesenti, con piccole quote, ma tali da fornire nuove munizioni nel caso che il prossimo autunno scoppi una guerra per banche, non più in periferia, ma nella capitale.
Aspetta sulla riva del fiume anche Emilio Botin.
Il Sanpaolo si è rafforzato, con una squadra di manager di alto livello.
Alfonso Iozzo, la risorsa interna, i nuovi arrivati Pietro Modiano, già pupillo di Profumo, e Mario Greco, ex amministratore delegato della Ras, ben insediato a Torino (è nipote di Franzo Grande Stevens il superavvocato degli Agnelli).
Il presidente Salza si è giocato l'intreccio con l'Ifil come un pendant del Santander.
Ma la famiglia Agnelli, una volta consolidata la presa su Fiat, ha dato segnali di nervosismo.
Non ha gradito quando Salza s'è atteggiato a gran salvatore né la sua pressione per sostenere la candidatura di Giulio Anselmi alla guida della Stampa.
E questa incrinatura non è sfuggita agli spagnoli. Finora Botin ha dovuto gestire la fusione con la britannica Abbey.
Adesso prepara la successione dell'impero bancario familiare, alla figlia Ana Patricia che il Financial Times ha incoronato come la donna più potente del business europeo.
L'ha chiamata «la conquistadora» e sotto la sua gestione ci si aspetta nuove conquiste. Con una filosofia più americana che spagnola.
Certo, i vecchi legami (come quelli con l'Opus Dei) continueranno a contare, ma più di ogni altra cosa contano le cifre.
E per moltiplicarle bisogna avere libertà di gestione, come ha dimostrato al Banesto.
A che cosa serve una piccola quota in una banca di medie dimensioni?
La tentazione sarà di comandare o uscire.
E allora, dopo Roma, anche Torino tremerà.
_______________________________________________________
SINIBALDO