3° CRACK...........PARMALAT !!!!!!!!!!!!!!!! (1 Viewer)

SINIBALDO

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«Guardiamo ai fatti».

È l’invito che, con il tradizionale pragmatismo del giornalismo anglosassone, Wolfgang Munchau, editorialista del Financial Times, rivolge ai suoi lettori.

Perché i fatti parlano chiaro.

Il caso Parmalat è strettamente legato alla debolezza del sistema di governo dell’economia in Italia e il responsabile di questa debolezza ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi.

Gli investitori adesso possono anche mostrare stupore.

Ma bastava guardare al passato per cogliere certi segnali, e non affidarsi solo alle stime delle agenzie di rating.

«Le aziende di Berlusconi sono state coinvolte in accuse di frodi in bilancio; e arrivato al governo lo stesso Berlusconi ha fatto leggi per proteggere il mercato da pubblici ministeri troppo zelanti.

Lo scorso anno la legge sul falso in bilancio è stata molto allentata – spiega Munchau – La massima pena è stata abbassata a tre anni di carcere. Il numero delle esenzioni è stato accresciuto».

Ora il crack della società di Calisto Tanzi dimostra come quella legge fosse fuori dal tempo.

E nell’economia italiana si apre un buco impressionante: «Si stima che dai conti dell’azienda manchino circa 12/14 miliardi di euro. È circa lo 0,8% del Pil Italiano.

Come percentuale sul Pil degli Stati Uniti, il buco di Enron al confronto era una manciata di noccioline».

E così anche il mito di Berlusconi presidente – imprenditore è sfatato: «Il più grande errore commesso dagli investitori è stato di farsi cullare dall’idea che Berlusconi sarebbe stato un bene per l’ecomonia solo perché era stato un buon business man».

Al contrario: le sue scelte di governo hanno drasticamente ridotto la credibilità del sistema Italia.

Come esempio Munchau cita le stime di un’organizzazione no profit, Trasparency International, sui livelli di corruzione nell’Unione Europea: l’Italia è il secondo paese più corrotto, subito dopo la Grecia.

«Proprio come l’incapacità di Berlusconi nella gestione della presidenza dell’Unione Europea ha provocato una crisi di fiducia reciproca quando i leader si sono incontrati per accordarsi sulla nuova costituzione, allo stesso modo – afferma Munchau – le sue scelte hanno contribuito a introdurre in Italia un clima in cui gli scandali finanziari sono più, invece che meno, probabili».

E ora chi ne paga le conseguenze?

Gli italiani per primi: «C’è un prezzo da pagare per il cattivo governo e la cattiva amministrazione, e i contribuenti italiani e la comunità internazionale dovranno pagarlo».

Berlusconi, invece, quando comincerà a pagare la sua parte?

(CONTINUA)

SINIBALDO
 

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