SINIBALDO
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1°PARTE: http://www.investireoggi.it/forum/viewtopic.php?t=15973
2°PARTE: http://www.investireoggi.it/forum/viewtopic.php?t=16000
"I PARADISI FISCALI DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA"
Una funzionaria gentilmente mi fa capire che ci si puo' incontrare per una chiacchierata pero' niente interviste televisive, e mi chiede:
"Ma lei si rende conto del nostro genere di industria?".
Certo che capisco qual e' il loro genere di industria:
far sparire le tracce del denaro e comunque dei loro affari ne parlano solo con i giornalisti" amici".
Visto che di nomi non ne vengono fuori e che stare qui costa un occhio della testa, torno a casa.
Guardate un po' cosa pubblicizzano sulla rivista di bordo? proprio quelle societa' con le quali nessuno vuole ammettere di averci a che fare.
Ma perche'?
Che cosa dice la legge?
Costituire una societa' offshore non e' reato.
Diventa un reato quando il soggetto la utilizza per porre in essere rapporti simulati diretti ad ingannare il fisco, in questo caso si tratta di frode fiscale, e la pena e' di 1 anno e 6 mesi.
Gli altri reati che si possono commettere con le societa' offshore sono:
falso in bilancio e riciclaggio, e qui le pene sono piu' dure.
Comunque chi rischia la galera e' solo il cliente, non l'intermediario.
Il fisco vuole il 25% della somma che e' stata portata all'estero e che non e' stata dichiarata, e inoltre, le imprese che gonfiano le fatture utilizzando intermediari dei paradisi fiscali, non avranno piu' vita facile... almeno cosi' dice il Ministero delle Finanze.
Anche la Consob si sta mobilitando, perche' proprio dai paradisi fiscali spesso partono le operazioni che turbano i mercati.
Ma il problema grosso e' quello della trasparenza: il caso Telecom Italia.
Facciamo un esempio prendendo spunto da una polemica recente.
Il piu' importante gruppo italiano, cioe' Telecom Italia, e' controllato da una societa' con sede in Lussemburgo, la Bell, e tra i soci della Bell figurava una societa' con sede alle isole Cayman, in un paradiso fiscale.
Il succo della polemica era: ma allora chi c'e' dietro al piu' grande gruppo italiano?
La speculazione finanziaria, un mostro ormai fuori da ogni controllo.
Comunque, contro i paradisi fiscali i grandi consessi internazionali (Fmi, Ocse, G7, Gafi, Fatf, Ue) stanno facendo una battaglia almeno di facciata.
Non si puo' dire lo stesso della speculazione finanziaria, che trae vantaggio dall'esistenza dei paradisi fiscali,
che ha gia' messo in ginocchio le economie del Sud Est asiatico, del Messico, del Brasile e della Russia, ma che non interessa a nessuno.
Come mai?
Secondo alcuni, e' perche' chi specula ha abbastanza potere per impedire che venga preso qualsiasi provvedimento per il controllo dei movimenti di capitale a breve termine, per esempio la tassa sulla speculazione (Tobin tax).
La Tassa Tobin, un granello di sabbia negli ingranaggi della speculazione finanziaria.
Basti pensare che ci sono degli speculatori che accumulano ogni giorno l'equivalente di 3600 milioni di miliardi.
Come?
Facile: li giocano in borsa, operano in dieci minuti, comprano Euro e li rivendono e su questi guadagni non hanno pagato neanche lo 0,5% di tasse.
La battaglia per l'introduzione della tassa Tobin non fa comodo a nessun governo.
Per esempio il Canada il Belgio, la Francia e l'Italia hanno dichiarato l'intenzione di introdurre la tassa contro le speculazioni,
ma molti altri non ne vogliono sapere, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ovvero le centrali della finanza (e del riciclaggio) mondiali.
E agli speculatori miliardari poco importa se con una miserabile tassa dello 0,5% si potrebbe creare un fondo che eviti a qualche milione di persone in Africa di morire di sete,
e a qualche milione di persone in Europa di mangiare il grano radioattivo dell'Ucraina (come successe nel 1986 all'epoca di Chernobyl) o di mangiare la carne malata delle mucche pazze,
il tutto per tenere in piedi l'economia ucraina o quella inglese.
Per gli speculatori, protetti dai governi, il giro d'affari e' di 3 milioni e 600 mila miliardi di lire al giorno, esentasse.
Questo e', e continuera' cosi' fino al giorno in cui i criminali saranno almeno tassati.
(FINE)
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SINIBALDO
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"I PARADISI FISCALI DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA"
Una funzionaria gentilmente mi fa capire che ci si puo' incontrare per una chiacchierata pero' niente interviste televisive, e mi chiede:
"Ma lei si rende conto del nostro genere di industria?".
Certo che capisco qual e' il loro genere di industria:
far sparire le tracce del denaro e comunque dei loro affari ne parlano solo con i giornalisti" amici".
Visto che di nomi non ne vengono fuori e che stare qui costa un occhio della testa, torno a casa.
Guardate un po' cosa pubblicizzano sulla rivista di bordo? proprio quelle societa' con le quali nessuno vuole ammettere di averci a che fare.
Ma perche'?
Che cosa dice la legge?
Costituire una societa' offshore non e' reato.
Diventa un reato quando il soggetto la utilizza per porre in essere rapporti simulati diretti ad ingannare il fisco, in questo caso si tratta di frode fiscale, e la pena e' di 1 anno e 6 mesi.
Gli altri reati che si possono commettere con le societa' offshore sono:
falso in bilancio e riciclaggio, e qui le pene sono piu' dure.
Comunque chi rischia la galera e' solo il cliente, non l'intermediario.
Il fisco vuole il 25% della somma che e' stata portata all'estero e che non e' stata dichiarata, e inoltre, le imprese che gonfiano le fatture utilizzando intermediari dei paradisi fiscali, non avranno piu' vita facile... almeno cosi' dice il Ministero delle Finanze.
Anche la Consob si sta mobilitando, perche' proprio dai paradisi fiscali spesso partono le operazioni che turbano i mercati.
Ma il problema grosso e' quello della trasparenza: il caso Telecom Italia.
Facciamo un esempio prendendo spunto da una polemica recente.
Il piu' importante gruppo italiano, cioe' Telecom Italia, e' controllato da una societa' con sede in Lussemburgo, la Bell, e tra i soci della Bell figurava una societa' con sede alle isole Cayman, in un paradiso fiscale.
Il succo della polemica era: ma allora chi c'e' dietro al piu' grande gruppo italiano?
La speculazione finanziaria, un mostro ormai fuori da ogni controllo.
Comunque, contro i paradisi fiscali i grandi consessi internazionali (Fmi, Ocse, G7, Gafi, Fatf, Ue) stanno facendo una battaglia almeno di facciata.
Non si puo' dire lo stesso della speculazione finanziaria, che trae vantaggio dall'esistenza dei paradisi fiscali,
che ha gia' messo in ginocchio le economie del Sud Est asiatico, del Messico, del Brasile e della Russia, ma che non interessa a nessuno.
Come mai?
Secondo alcuni, e' perche' chi specula ha abbastanza potere per impedire che venga preso qualsiasi provvedimento per il controllo dei movimenti di capitale a breve termine, per esempio la tassa sulla speculazione (Tobin tax).
La Tassa Tobin, un granello di sabbia negli ingranaggi della speculazione finanziaria.
Basti pensare che ci sono degli speculatori che accumulano ogni giorno l'equivalente di 3600 milioni di miliardi.
Come?
Facile: li giocano in borsa, operano in dieci minuti, comprano Euro e li rivendono e su questi guadagni non hanno pagato neanche lo 0,5% di tasse.
La battaglia per l'introduzione della tassa Tobin non fa comodo a nessun governo.
Per esempio il Canada il Belgio, la Francia e l'Italia hanno dichiarato l'intenzione di introdurre la tassa contro le speculazioni,
ma molti altri non ne vogliono sapere, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ovvero le centrali della finanza (e del riciclaggio) mondiali.
E agli speculatori miliardari poco importa se con una miserabile tassa dello 0,5% si potrebbe creare un fondo che eviti a qualche milione di persone in Africa di morire di sete,
e a qualche milione di persone in Europa di mangiare il grano radioattivo dell'Ucraina (come successe nel 1986 all'epoca di Chernobyl) o di mangiare la carne malata delle mucche pazze,
il tutto per tenere in piedi l'economia ucraina o quella inglese.
Per gli speculatori, protetti dai governi, il giro d'affari e' di 3 milioni e 600 mila miliardi di lire al giorno, esentasse.
Questo e', e continuera' cosi' fino al giorno in cui i criminali saranno almeno tassati.
(FINE)
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