5°Parte BILDERBERG ..................!!!!!!!!!!!!!!!!

SINIBALDO

Forumer attivo
5°Parte

Gli assiomi

Quando si va a stringere, nel libro di Huntington si trovano due argomenti semplicistici di fondo, presentati come verità autoevidenti, assiomatiche, che si possono così riassumere:

1) il mondo è un’accozzaglia di tribù,
2) quelli della mia tribù sono gli amici e tutti gli altri sono i nemici.

Leggiamo: “La divisione dell’umanità lungo le linee della guerra fredda è finita. Resta ora la divisione più fondamentale lungo le linee etniche, religiose e di civiltà che producono nuovi conflitti”.

Lo stesso punto è ribadito poi in maniera ancora più cruda: “Le civiltà sono le forme tribali ultime e lo scontro tra le civiltà è il conflitto tribale su scala globale.

I rapporti tra gruppi di civiltà diverse non saranno quasi mai stretti, ma piuttosto freddi e spesso ostili”. è il vecchio adagio di mettere tutti contro tutti che gli inglesi hanno ereditato dalla sottile diplomazia veneziana.

Già nella seconda pagina Huntington ammette questo debito nei confronti della Serenissima quando cita dal libro «Dead Lagoon» di Michael Dibdin.

Fa parlare un “demagogo nazionalista veneziano” che dice: “Non ci possono essere veri amici senza veri nemici. Se non odiamo ciò che non siamo non possiamo amare ciò che siamo. Sono verità antiche che dolorosamente riscopriamo dopo un secolo e più di sentimentali eufemismi.

Chi le nega nega la propria famiglia, la propria eredità, la propria cultura, i propri diritti di nascita, negando perfino sé stessi. Esse non possono essere dimenticate tanto facilmente”.

Gli argomenti centrali di Huntington sono altrimenti quelli di Thomas Hobbes, il filosofo inglese di scuola veneziana del XVII secolo. Fa propria una “teoria della distintività”, elaborata dalla moderna sociologia sperimentale, secondo la quale “la gente definisce se stessa da ciò che la rende differente dagli altri in un dato contesto.

La gente definisce la propria identità in rapporto a ciò che essa non è. Mentre l’aumento delle comunicazioni, del commercio e dei viaggi moltiplicano le interazioni tra le civiltà, la gente accorda un significato sempre maggiore alla civiltà su cui fonda la propria identità”.

Altrove spiega di ispirarsi alla “teoria britannica sulle relazioni internazionali”, mentre per la nozione generale di “storia delle civiltà” Huntington fa continuo riferimento ad Arnold Toynbee, uno dei principali guru del pensiero strategico britannico che per diversi decenni ha diretto il Royal Institute for International Affairs.

I nemici: la crescita economica e demografica

Date queste premesse assiomatiche si fa subito a concludere che le guerre siano inevitabili.

“Nel mondo che emerge, tra gli stati ed i gruppi di civiltà diverse non vi saranno rapporti stretti ma piuttosto antagonistici. Ed inoltre alcune relazioni tra le civiltà sono più predisposte di altre alla conflittualità. A livello di microscala, la spaccatura più violenta è quella che separa l’Islam dai suoi vicini Ortodossi, Hindu, Africani e Cristiani occidentali. A livello di macroscala, la divisione dominante è tra “l’occidente e tutto il resto”,

dove i conflitti più intensi si verificano tra società musulmane e quelle asiatiche da una parte e l’Occidente dall’altra. I pericolosi scontri del futuro deriveranno probabilmente dall’interagire di arroganza occidentale, intolleranza islamica e invadenza cinese.”

Pertanto, dice, noi occidentali siamo in una inevitabile rotta di collisione con i musulmani che sono intolleranti e con i cinesi che sono invadenti. Perché mai? Perché gli asiatici ci minacciano con la loro “crescita economica” mentre i musulmani con i loro “tassi elevati di crescita demografica”.

“L’invadenza asiatica – scrive Huntington – affonda le radici nella crescita economica. L’invadenza musulmana deriva in massima parte dalla mobilità sociale e dalla crescita demografica.

Ciascuna di queste sfide ha e continuerà ad avere nel XXI secolo un effetto altamente destabilizzante sulla politica globale. ...Lo sviluppo economico della Cina e delle altre società asiatiche fornisce a quei governi gli incentivi e le risorse per diventare più esigenti nei rapporti con gli altri paesi. La crescita demografica nei paesi musulmani, specialmente l’espansione della fascia d’età compresa tra i 15 ed i 24 anni, fornisce nuove leve per il fondamentalismo, il terrorismo, l’insurrezione e i moti migratori...

All’inizio del XXI secolo si assisterà probabilmente al risorgere di culture e forze non occidentali e allo scontro di popolazioni di civiltà non occidentali con l’occidente e tra di loro”.

La “minaccia islamica” è descritta in questi termini: “Le popolazioni più numerose hanno bisogno di più risorse, pertanto le popolazioni di società dense o che crescono rapidamente tendono a spingere verso l’esterno, ad occupare territori, ad esercitare pressioni sulle popolazioni demograficamente meno dinamiche.

La crescita della popolazione islamica è pertanto un fattore che contribuisce notevolmente ai conflitti lungo i confini del mondo islamico, tra i Musulmani e le altre popolazioni”.

Una marcia in Piazza Tienanmen[/size]

Huntington paragona quindi la Cina alla “Germania guglielmina”, nel periodo tra il 1872 e la prima guerra mondiale. Scrive: “Se continua, l’emergere della Cina e la crescente invadenza di questo ‘giocatore più grosso nella storia dell’uomo’ comporterà uno stress tremendo per la stabilità internazionale all’inizio del XXI secolo.

L’emergere della Cina come potenza dominante nell’Asia dell’Est e del Sud sarebbe contrario agli interessi americani come essi sono storicamente determinati”.

Non dice cosa vorrebbe dare ad intendere per “storicamente determinati” – dato che nella realtà la Repubblica Americana fu fondata su quei principi cristiani e rinascimentali che Huntington è votato a cancellare dalla faccia della terra con la sua demagogia guerrafondaia. Ma questo gli guasterebbe le pagine più eccitanti, che fanno seguito a questa domanda:

“Dati questi interessi americani, come potrebbe svilupparsi una guerra tra Stati Uniti e Cina?” Risponde lasciandosi andare finalmente alla piromania geopolitica: la Cina entra in guerra col Vietnam, poi scende al suo fianco il Giappone, che insieme combattono contro gli Stati Uniti. Intanto – nemmeno ce ne siamo accorti – l’India ha già iniziato le sue ostilità contro il Pakistan, gli Arabi naturalmente si scontrano con gli Israeliani, cosa a cui fa seguito lo scontro tra Russia e Cina.

Si entra quindi nel vivo: i missili nucleari raggiungono la Bosnia e l’Algeria, e anche Marsiglia, dando vita a complicati scenari di guerra sul teatro dei Balcani e dell’Egeo.

Stati Uniti, Europa, Russia ed India si ritrovano “in uno scontro davvero globale contro la Cina, il Giappone e gran parte dell’Islam” e il lieto fine del delirio è quello di “una probabile marcia dei russi e delle forze occidentali sulla Piazza Tienanmen”.

Come questo sviluppo di avvenimenti possa rientrare negli “Interessi Americani” è fuori dalla portata dei comuni mortali mentalmente sani. La polemica contro i tentativi dell’amministrazione Clinton di stabilire buoni rapporti con i paesi lungo la Via della Seta è tutt’altro che moderata.

Aggredisce la tendenza politica statunitense che cerca “di sviluppare rapporti stretti con gli stati primari delle altre civiltà, nella forma di un ‘impegno costruttivo’ con la Cina, di fronte ai naturali conflitti d’interesse” tra Stati Uniti e Cina.

Gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero, secondo Huntington, imporre alla Cina ed agli altri paesi un apartheid tecnologico, fare in modo da “limitare lo sviluppo delle capacità militari convenzionali e non convenzionali dei paesi islamici e sinici” e “mantenere la superiorità tecnologica e militare dell’occidente sulle altre civiltà”.

In una intervista del 28 gennaio al quotidiano tedesco Hamburger Abendblatt Huntington ha fatto appello all’Europa affinché si unisca agli Stati Uniti in un fronte comune contro la Cina.

Occidente o Impero britannico ?

Se la civiltà cinese e quella islamica sono presentate da Huntington in maniera così becera, quando passa a parlare del nostro “Occidente” sconfina nel ridicolo. La civiltà occidentale di cui si propone paladino, è in realtà la cosa che odia maggiormente. è nata nel XV secolo, nel

Rinascimento, sulla base di principi che le hanno permesso di catalizzare il più alto tasso di sviluppo demografico, scientifico e culturale che, con tanti alti e bassi, si è rapidamente diffuso in tutto il mondo nel corso di cinque secoli.

Lui invece, con “Occidente” intende il sistema imperiale britannico e l’Illuminismo del XVIII secolo. Per lui il termine “imperialismo occidentale” è perfettamente interscambiabile con “Civiltà Euro-Americana” e “Cristianesimo occidentale”.

Solo così il termine acquista un senso nella logica dello “scontro delle civiltà”, in quanto “l’Occidente” diventa la perfetta immagine del nemico per le “civiltà non occidentali”.

Per dimostrare quella che chiama “espansione europea” e “assalto dell’occidente”, scrive che: “Nel 1800 l’Impero Britannico comprendeva 4 milioni di chilometri quadrati e 20 milioni di persone. Nel 1900 l’impero vittoriano su cui non tramontava mai il sole comprendeva territori per 29 milioni di chilometri quadrati e 390 milioni di persone”.

Infine perde ogni ritegno quando tesse gli elogi della “democrazia parlamentare inglese” fino ad affermare che la democrazia e le istituzioni rappresentative sarebbero nate dalla forza dell’artistrocrazia feudale.

E questo avrebbe anche il suo corollario: “il Giappone e l’India hanno un sistema di classe che è analogo a quello occidentale (e forse di conseguenza sono le uniche grandi società non occidentali in cui un governo democratico può durare a lungo)”!

Come Lyndon LaRouche ha spiegato in numerose occasioni, “l’occidente” in realtà è caratterizzato da una coesistenza tutt’altro che pacifica tra due forze opposte e contrarie.

Da una parte c’è la tradizione del Rinascimento, che risale al XV secolo, e dall’altra c’è la tradizione di un’oligarchia, sia fondiaria che mercantile, che nei secoli ha avuto la Repubblica di Venezia come principale centro di controllo, e che ha dato vita all’Illumunismo britannico del XVIII secolo, al quale si ricollega grossa parte della cultura moderna.

La tradizione rinascimentale è quella secondo cui l’uomo è fatto ad immagine di Dio ed è pertanto capace di contribuire creativamente all’opera del suo Creatore. Per questa tradizione, lo scontro delle culture fomentato da Samuel Huntington è tutt’altro che inevitabile come felicemente dimostrato cinque secoli or sono dal Cardinale Niccolò Cusano nel dialogo «De Pace Fidei».

In quello scritto filosofico il grande pensatore del Rinascimento espone i termini di come tutte le culture possano riconciliarsi tra loro nella misura in cui condividono la concezione più elevata dell’uomo, perché tale concezione è il tratto più caratteristico di ogni individuo a prescindere da razze e culture.

La tradizione oligarchica, oggi espressa dalla cultura britannica e illuministica, poggia sul presupposto che l’uomo sia un animale, o che comunque non vi sia una distinzione qualitativa di fondo, assoluta, tra l’uomo e la bestia.

Nelle varie civiltà non-occidentali menzionate da Huntington questo scontro tra le due concezioni diverse dell’uomo è comunque presente, sia storicamente che oggi.

Questo è il vero “scontro” che caratterizza il presente e non lo scenario hobbesiano costruito da Huntington nel suo libro.

Per uscire dalla crisi mortale dove l’hanno trascinato i padroni di Huntington, oggi l’occidente deve rivolgersi soprattutto alla Cina ed ai paesi islamici per cementare nuove e concrete capacità di sviluppo comune.

(FINE)

Nel prossimo numero: CHI POSSIEDE IL POTERE MEDIADICO ?

SINIBALDO
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto