SINIBALDO
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5° Puntata
Breve storia della Banca d'Italia.
Nel 1849 - si costituiva in Piemonte la banca Nazionale degli Stati Sardi, di proprietà privata.
Il maggiore interessato, Cavour - che aveva interessi propri in quella banca - impose al parlamento savoiardo di affidare a tale istituzione compiti di tesoreria dello Stato.
Si ebbe così una banca privata che emetteva e gestiva denaro dello Stato!
A quei tempi l'emissione di carta moneta veniva fatta solo dal piemonte.
Il Banco delle Due Sicilie emetteva invece monete d'oro e d'argento.
La carta moneta del Piemonte aveva anch'essa una riserva d'oro - circa 20 milioni - ma il rapporto era: tre lire di carta per una lira d'oro, dunque una "convertibilità in oro" .
Inoltre, per le continue guerre che i savoiardi facevano, anche quel simulacro di convertibilità crollò, tanto che la carta moneta piemontese - per l'emissione incontrollata che se ne fece - era diventata carta straccia già prima del 1861.
Conquistata tutta la penisola, i piemontesi misero le mani nelle banche degli Stati appena conquistati.
E dopo qualche tempo fu la banca Nazionale degli Stati Sardi a divenire la banca d'Italia.
Con l'occupazione piemontese era stato immediatamente impedito al Banco delle Due Sicilie - diviso poi in Banco di Napoli e Banco di Sicilia - di raccogliere dal mercato le proprie monete d'oro per trasformarle in carta moneta secondo le leggi piemontesi, poiché in tal modo i Banchi avrebbero potuto emettere carta moneta per un valore di 1200 milioni e sarebbero potuti diventare padroni di tutto il mercato finanziario italiano.
Quell'oro pian piano passò nelle casse piemontesi, nonostante la nuova banca d'Italia non risultasse averne nella sua riserva, e nonostante appunto tutto quell'oro rastrellato al Sud.
Come avevano fatto? Avevano dato a tutto quell'oro una via "sociale", naturalmente, quella del finanziamento per la costituzione di imprese al nord, operato da banche, costituitesi per l'occasione come socie - guarda un po' - della banca d'Italia:
Credito mobiliare di Torino, Banco sconto e sete di Torino, Cassa generale di Genova e Cassa di sconto di Torino.
Le "ruberie" operate, e l'emissione non controllata della carta moneta ebbero come conseguenza che ne fu decretato già dal 1° maggio 1866, il corso forzoso: la lira di carta non poteva più essere cambiata in oro.
Da qui incominciò a nascere il Debito Pubblico: lo Stato, per finanziarsi, iniziava a chiedere carta moneta a una banca privata.
Lo Stato quindi, a causa del genio di Cavour e soci, cedette da allora la sua sovranità in campo monetario, affidandola a dei privati, che non ne avevano - non ne hanno e mai dovrebbero averne alcun titolo o diritto - in quanto la sovranità per sua natura non è cedibile. Essa è del popolo e dello Stato che lo rappresenta.
Oltretutto da quando nel 1935 fu decretato definitivamente che la lira non era più ancorata all'oro, si ebbe che il valore della carta moneta derivò da allora semplicemente e unicamente dalla convenzione di chi la usa e di chi l'accetta come mezzo di pagamento.
La carta moneta, dunque, è carta straccia. Ne consegue che alla banca d'Italia - che è privata - e alla quale si dovrebbe pagare il debito pubblico, in realtà non si deve dare nulla.
E' necessario, infine, ricordare che le quote attuali dell'attuale banca d'Italia sono possedute da varie Casse di Risparmio, da Banche e da Assicurazioni, cioè da altri enti privati su cui la banca d'Italia dovrebbe vigilare.
Da tutta questa storia si può facilmente capire in mano a chi siamo e che, dato che la banca d'Italia ha un immenso potere finanziario e politico,
non vien da ridere nel sentire i nostri "governanti" raccontarci............con serietà, che ci governano in nome e per conto del popolo ???????????????
(continua)
SINIBALDO
Breve storia della Banca d'Italia.
Nel 1849 - si costituiva in Piemonte la banca Nazionale degli Stati Sardi, di proprietà privata.
Il maggiore interessato, Cavour - che aveva interessi propri in quella banca - impose al parlamento savoiardo di affidare a tale istituzione compiti di tesoreria dello Stato.
Si ebbe così una banca privata che emetteva e gestiva denaro dello Stato!
A quei tempi l'emissione di carta moneta veniva fatta solo dal piemonte.
Il Banco delle Due Sicilie emetteva invece monete d'oro e d'argento.
La carta moneta del Piemonte aveva anch'essa una riserva d'oro - circa 20 milioni - ma il rapporto era: tre lire di carta per una lira d'oro, dunque una "convertibilità in oro" .
Inoltre, per le continue guerre che i savoiardi facevano, anche quel simulacro di convertibilità crollò, tanto che la carta moneta piemontese - per l'emissione incontrollata che se ne fece - era diventata carta straccia già prima del 1861.
Conquistata tutta la penisola, i piemontesi misero le mani nelle banche degli Stati appena conquistati.
E dopo qualche tempo fu la banca Nazionale degli Stati Sardi a divenire la banca d'Italia.
Con l'occupazione piemontese era stato immediatamente impedito al Banco delle Due Sicilie - diviso poi in Banco di Napoli e Banco di Sicilia - di raccogliere dal mercato le proprie monete d'oro per trasformarle in carta moneta secondo le leggi piemontesi, poiché in tal modo i Banchi avrebbero potuto emettere carta moneta per un valore di 1200 milioni e sarebbero potuti diventare padroni di tutto il mercato finanziario italiano.
Quell'oro pian piano passò nelle casse piemontesi, nonostante la nuova banca d'Italia non risultasse averne nella sua riserva, e nonostante appunto tutto quell'oro rastrellato al Sud.
Come avevano fatto? Avevano dato a tutto quell'oro una via "sociale", naturalmente, quella del finanziamento per la costituzione di imprese al nord, operato da banche, costituitesi per l'occasione come socie - guarda un po' - della banca d'Italia:
Credito mobiliare di Torino, Banco sconto e sete di Torino, Cassa generale di Genova e Cassa di sconto di Torino.
Le "ruberie" operate, e l'emissione non controllata della carta moneta ebbero come conseguenza che ne fu decretato già dal 1° maggio 1866, il corso forzoso: la lira di carta non poteva più essere cambiata in oro.
Da qui incominciò a nascere il Debito Pubblico: lo Stato, per finanziarsi, iniziava a chiedere carta moneta a una banca privata.
Lo Stato quindi, a causa del genio di Cavour e soci, cedette da allora la sua sovranità in campo monetario, affidandola a dei privati, che non ne avevano - non ne hanno e mai dovrebbero averne alcun titolo o diritto - in quanto la sovranità per sua natura non è cedibile. Essa è del popolo e dello Stato che lo rappresenta.
Oltretutto da quando nel 1935 fu decretato definitivamente che la lira non era più ancorata all'oro, si ebbe che il valore della carta moneta derivò da allora semplicemente e unicamente dalla convenzione di chi la usa e di chi l'accetta come mezzo di pagamento.
La carta moneta, dunque, è carta straccia. Ne consegue che alla banca d'Italia - che è privata - e alla quale si dovrebbe pagare il debito pubblico, in realtà non si deve dare nulla.
E' necessario, infine, ricordare che le quote attuali dell'attuale banca d'Italia sono possedute da varie Casse di Risparmio, da Banche e da Assicurazioni, cioè da altri enti privati su cui la banca d'Italia dovrebbe vigilare.
Da tutta questa storia si può facilmente capire in mano a chi siamo e che, dato che la banca d'Italia ha un immenso potere finanziario e politico,
non vien da ridere nel sentire i nostri "governanti" raccontarci............con serietà, che ci governano in nome e per conto del popolo ???????????????
(continua)
SINIBALDO