SINIBALDO
Forumer attivo
8°Puntata
Esistono alcune anomalie nel suo bilancio e vediamo di spiegarle:
la Banca d'Italia inscrive tra le sue passività la moneta che immette in
circolazione.
Questo ritiene di poterlo fare in virtù di un gioco di parole, che si risolve in definitiva in una presa in giro, sfruttando in modo truffaldino la formula che ancora si trova scritta sulle banconote "Lire centomila, pagabili a vista al portatore, firmato: Il Governatore", che non aveva più alcuna ragione di essere, perché non significava nulla.
Se infatti il cittadino avesse provato presentarsi ad uno sportello qualsiasi della banca d'Italia, esibendo una banconota contenente quella "inutile" promessa di pagamento e avesse chiesto di essere "pagato a vista", probabilmente sarebbe stato preso per matto!
Oggi, occultando il tutto con l'eliminazione "dall'Euro" di questa importante scritta, un "reset" che distrugge la memoria e "legalizza" la truffa!!!).
Infatti si trattava di un'obbligazione che l'istituto bancario si assumeva nel passato di convertire appunto la carta moneta nel metallo prezioso che ne costituiva la garanzia (base aurea).
Nei tempi, in cui quella convertibilità fu abolita e in cui veniva imposto il corso forzoso della moneta cartacea, tale "promessa di pagamento a vista" aveva già perso ogni contenuto e non avrebbe quindi mai potuto avere alcun valore.
Tuttavia la banca d'Italia riteneva ancora di potersene avvalere, confidando che l'apparenza di cambiali a vista, e quindi formalmente di debito, che ancora conservavano i biglietti di banca in lire, le potevano legittimamente consentire di considerare la moneta, immessa in circolazione, come propria passività, da iscrivere in bilancio tra le poste passive.
Ed è noto come l'aumento artificioso del passivo, in un bilancio societario, determini un illecito annullamento dell'attivo (ovviamente, facendo ricorso a quanto stabilisce l'art. 2424 del codice civile, secondo il quale il bilancio delle società per azioni deve indicare nel passivo, tra l'altro, anche "il capitale sociale al suo valore nominale..."
sarebbe giuridicamente infondato sostenere la legittimità dell'indicazione in passivo della moneta al momento della emissione - ed a maggior ragione durante la sua circolazione - in quanto nella massa di moneta creata e messa in circolazione dalla banca centrale non può identificarsi il capitale sottoscritto e depositato dagli azionisti ("partecipanti"), dei quali costituisce un credito e, quindi, per la società un debito.
Quella moneta, come si dirà più oltre, la stessa banca d'Italia la definisce infatti "merce").
Quindi l'Istituto di Emissione immette in circolazione banconote che sono non solo prive di alcuna copertura (neanche parziale) o garanzia, ma anche strutturate come "cambiali false", che da un lato offrono una parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell'azienda, ma dall'altro costituiscono un "debito inesigibile", come affermano le stesse autorità monetarie, inventandosi una fattispecie giuridica di cui facilmente si può misurare l'assurdità.
A parte, infatti, che la inesigibilità non può che riguardare il credito (perché è questo che, caso mai, non può essere esatto), con la formula del "debito inesigibile" si fa decidere allo stesso debitore di non pagare il debito!!!
Una cosa infatti è dire che "il credito" è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perché il debitore (la banca centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare.
Riassumendo, delle due l'una:
o la banca d'Italia non è proprietaria della moneta al momento dell'emissione ed allora appare del tutto ingiustificato che ne tragga un utile, tanto più che la banca stessa assume di essere debitrice dei simboli monetari emessi, così da iscriverli come posta passiva nel proprio bilancio;
l'altra che la banca centrale è proprietaria di quella moneta e con giustificazione (solo apparente) ne ritrae un utile dal suo prestito al sistema economico nazionale, ma allora assume i contorni di un fatto illecito far figurare come poste passive operazioni che sono invece indubbiamente attive.
(continua)
SINIBALDO
Esistono alcune anomalie nel suo bilancio e vediamo di spiegarle:
la Banca d'Italia inscrive tra le sue passività la moneta che immette in
circolazione.
Questo ritiene di poterlo fare in virtù di un gioco di parole, che si risolve in definitiva in una presa in giro, sfruttando in modo truffaldino la formula che ancora si trova scritta sulle banconote "Lire centomila, pagabili a vista al portatore, firmato: Il Governatore", che non aveva più alcuna ragione di essere, perché non significava nulla.
Se infatti il cittadino avesse provato presentarsi ad uno sportello qualsiasi della banca d'Italia, esibendo una banconota contenente quella "inutile" promessa di pagamento e avesse chiesto di essere "pagato a vista", probabilmente sarebbe stato preso per matto!
Oggi, occultando il tutto con l'eliminazione "dall'Euro" di questa importante scritta, un "reset" che distrugge la memoria e "legalizza" la truffa!!!).
Infatti si trattava di un'obbligazione che l'istituto bancario si assumeva nel passato di convertire appunto la carta moneta nel metallo prezioso che ne costituiva la garanzia (base aurea).
Nei tempi, in cui quella convertibilità fu abolita e in cui veniva imposto il corso forzoso della moneta cartacea, tale "promessa di pagamento a vista" aveva già perso ogni contenuto e non avrebbe quindi mai potuto avere alcun valore.
Tuttavia la banca d'Italia riteneva ancora di potersene avvalere, confidando che l'apparenza di cambiali a vista, e quindi formalmente di debito, che ancora conservavano i biglietti di banca in lire, le potevano legittimamente consentire di considerare la moneta, immessa in circolazione, come propria passività, da iscrivere in bilancio tra le poste passive.
Ed è noto come l'aumento artificioso del passivo, in un bilancio societario, determini un illecito annullamento dell'attivo (ovviamente, facendo ricorso a quanto stabilisce l'art. 2424 del codice civile, secondo il quale il bilancio delle società per azioni deve indicare nel passivo, tra l'altro, anche "il capitale sociale al suo valore nominale..."
sarebbe giuridicamente infondato sostenere la legittimità dell'indicazione in passivo della moneta al momento della emissione - ed a maggior ragione durante la sua circolazione - in quanto nella massa di moneta creata e messa in circolazione dalla banca centrale non può identificarsi il capitale sottoscritto e depositato dagli azionisti ("partecipanti"), dei quali costituisce un credito e, quindi, per la società un debito.
Quella moneta, come si dirà più oltre, la stessa banca d'Italia la definisce infatti "merce").
Quindi l'Istituto di Emissione immette in circolazione banconote che sono non solo prive di alcuna copertura (neanche parziale) o garanzia, ma anche strutturate come "cambiali false", che da un lato offrono una parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell'azienda, ma dall'altro costituiscono un "debito inesigibile", come affermano le stesse autorità monetarie, inventandosi una fattispecie giuridica di cui facilmente si può misurare l'assurdità.
A parte, infatti, che la inesigibilità non può che riguardare il credito (perché è questo che, caso mai, non può essere esatto), con la formula del "debito inesigibile" si fa decidere allo stesso debitore di non pagare il debito!!!
Una cosa infatti è dire che "il credito" è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perché il debitore (la banca centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare.
Riassumendo, delle due l'una:
o la banca d'Italia non è proprietaria della moneta al momento dell'emissione ed allora appare del tutto ingiustificato che ne tragga un utile, tanto più che la banca stessa assume di essere debitrice dei simboli monetari emessi, così da iscriverli come posta passiva nel proprio bilancio;
l'altra che la banca centrale è proprietaria di quella moneta e con giustificazione (solo apparente) ne ritrae un utile dal suo prestito al sistema economico nazionale, ma allora assume i contorni di un fatto illecito far figurare come poste passive operazioni che sono invece indubbiamente attive.
(continua)
SINIBALDO