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BERLINO DISCRIMINA I CITTADINI UE (E TUTTI ZITTI)
Di Maurizio Blondet , il 16 ottobre 2016 14 Comment
BERLINO DISCRIMINA I CITTADINI UE (E TUTTI ZITTI) - Rischio Calcolato


Grida, sdegni, alti lai dei media italioti per la supposta intenzione del governo britannico, dopo il Brexit, di “schedare” i lavoratori stranieri, di “ridurne il numero”, di “togliere agli studenti esteri le borse di studio” (tutte cose smentite da Londra), insomma di mancare di senso di solidarietà europea, di voltare le spalle alla civiltà. Un mese prima, nobile rabbia, collera civilissima, alto sdegno per il referendum del Canton Ticino “per fermare i frontalieri”. Il ministro Gentiloni è arrivato a minacciare sanzioni ‘europee’ contro la Federazione Elvetica: “Nessuna discriminazione o salta l’intesa con la UE”. Repubblica: “Monito anche da Bruxelles (e ti pareva..): “La libera circolazione dei lavoratori è principio fondamentale”. Repubblica, ha allestito un servizio su “dieci anni di campagne anti-italiani in Ticino”.

Ora, non si vorrebbe disturbare i media, i giornalisti, l’opinione pubblica pronta alla nobile indignazione , il ministro Gentiloni. Solo, avvertirli che Berlino si prepara a fare esattamente la stessa cosa: discriminare i cittadini UE. Non gli extracomunitari, si badi, proprio i comunitari.

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Una nuova legge, avanzata dalla ministra del lavoro, la socialdemocratica Andrea Nahles, decreta che “gli immigrati UE che vengono in Germania senza avere un impiego non avranno i benefici sociali (di disoccupazione, e Hartz IV) per cinque anni”. La ministra non si è risparmiata nemmeno una battuta che, se fosse stata pronunciata da Teresa May (o da Salvini) avrebbe suscitato convulsioni di indignazione: “Non vogliamo incoraggiare certe forme di turismo sociale”.


La ministra Nahles
Negare le provvidenze ai cittadini UE è illegale e lo è sempre stato, come hanno confermato innumerevoli sentenze della corte europea di ‘giustizia’in Lussemburgo. . Ma dobbiamo dire: “era” , perché la Germania ha chiesto un cambiamento, e la suddetta corte di “giustizia” ha subito obbedito, rovesciando le sentenze precedenti: sì, ha decretato, i cittadini UE che vanno in Germania non hanno immediatamente diritto alle previdenze sociali tedesche. Pochi mesi dopo, al ministra Nahles ha presentato la sua proposta. Perfetta sincronizzazione, si direbbe.

La Merkel, il 19 settembre, aveva riconosciuto di “aver commesso errori” nella sua politica di accoglienza degli immigrati; un occhio ai sondaggi, ha visto che doveva fare qualcosa contro gli stranieri, per far contenta la CSU bavarese e i cittadini tentati di votare AfD: ha escogitato questo attacco ai cittadini UE. Ha riscosso immediatamente il favore dei comuni ( sui quali grava questo tipo di welfare, che loro valutano in 800 milioni di euro). Ha funzionato: nel ‘barometro ARD’ pubblicato il 6 ottobre la cancelliera è risaluta di 9 punti, diconsi nove, e adesso è al 54%.

Uno potrebbe credere che maree di europei si siano dirette in Germania per godere delle ricche previdenze sociali senza far nulla: polacchi e bulgari, greci e romeni e italiani…ora, secondo il ministero federale del lavoro i cittadini UE che vivono in Germania sono 4 milioni (4.013.179), di questi, che ricevono un aiuto sociale a spese dei tedeschi sono 34 mila, ossia lo 0,85% del totale.

E pensare che noi italioti accettiamo di spendere 9 miliardi annui per mantenere i clandestini negri, e ci sentiamo pure rimproverare tutti i giorni da “Francesco” e dalla Boldrini perché non siamo abbastanza accoglienti. Nella stessa legge della ministra Nahles, contempla anche la riduzione del 10 per cento dei benefici agli extracomunitari richiedenti asilo: ora prenderanno 332 euro al mese.

Ma i nostri media riservano la loro alta indignazione morale indignazione morale solo per la signora del Brexit che, secondo le loro fantasie, vuole “schedare gli stranieri”. In realtà la May non fa che applicare un progetto che era stato avanzato da Cameron per mettere un freno alla immigrazione europea (aveva di mira soprattutto i polacchi…): niente welfare per i primi quattro anni di residenza in Gran Bretagna, rimpatrio pere chi è disoccupato da oltre sei mesi. E’ comunque un trattamento più generoso di quello della Merkel, che nega il welfare nei primi cinque anni.
 
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