tontolina
Forumer storico
AIG ha più a che vedere con il prezzo del petrolio di quanto ne abbia l'Arabia Saudita
http://crisis.blogosfere.it/2008/09/crisi-dei-mutui-e-prezzo-del-petrolio-tutto-si-lega.html
Ormai, dopo il salvataggio in estremis di Freddie Mae e Fannie Mac, il fallimento di Lehman Brothers, il take over di Merril Lynch e l'agonia del colosso assicurativo AIG, il bubbone finanziario ed assicurativo americano è diventato mainstream, ovvero si è imposto all'attenzione di tutti e non solo degli specializzati.
Le conseguenze e le ramificazioni della crisi però non sono ancora chiare e si vedranno solo sperimentalmente, in modo anche non immediatamente ovvio.
Ad esempio è interessante sapere che AIG, magari attraverso le sue tante controllate era ed è un importante attore sul mercato dei futures petroliferi.
Questo mercato, è bene saperlo, muove circa dieci volte più capitali dei contratti di compravendita di petrolio reali e quindi è in pratica quello che determina il prezzo dell'oro nero.
Per dirla con le parole di Larry Grace, un analista energetico di Honk Kong:
" AIG has more to do with the oil price right now than the Saudis do,"; ovvero:"AIG ha più a che vedere con il prezzo del petrolio di quanto ne abbia l'Arabia Saudita."
Poiché, come apprendiamo di ora in ora, il gigante assicurativo
(le sue attività valgono, pare, circa 1000 miliardi di dollari)
è alla disperatissima ricerca di capitali freschi, fino al punto di aver convinto lo stato di New York a modificare la legge per consentirgli di chiedere un prestito a....se stesso (ovvero alle sue controllate) non mi sembra per niente strano che, in questa spasmodica attività, stia liquidando anche tutte le posizioni sul mercato dei futures petroliferi, costi quel che costi.
E' anche improbabile che AIG sia solo in questa operazione.
Insomma: la MIA, PERSONALE, interpretazione del crollo verticale del prezzo del barile e che questo
non sia tanto causato da una sia pur probabile diminuzione della domanda dovuta al rallentamento dell'economia mondiale
( abbiamo infatti visto nei mesi passati che la domanda è assai resistente agli aumenti di prezzo)
ma, più probabilmente alla pressante esigenza di far cassa dei principali operatori finanziari del settore, grandi o piccoli che siano.
Se l'ipotesi è giusta vedremo ancora forti diminuzioni del prezzo del barile, almeno fino a che la quota parte "speculativa" del mercato petrolifero non si sarà ridotta fino a dimensioni comparabili con quelle del mercato "reale";
infatti la crisi finanziaria, inutile illudersi, non è affatto finita ed è altamente probabile che ci vorranno ancora mesi prima di intravedere un raggio di sole all'orizzonte.
Quindi continuerà la ricerca spasmodica di liquidità, costi quel costi, e la liquidazione accelerata dei contratti in possesso dei principali attori del mercato petrolifero.
In ogni caso a me la situazione ricorda tanto quella di Wile. E. Coyote...
http://crisis.blogosfere.it/2008/09/crisi-dei-mutui-e-prezzo-del-petrolio-tutto-si-lega.html
Ormai, dopo il salvataggio in estremis di Freddie Mae e Fannie Mac, il fallimento di Lehman Brothers, il take over di Merril Lynch e l'agonia del colosso assicurativo AIG, il bubbone finanziario ed assicurativo americano è diventato mainstream, ovvero si è imposto all'attenzione di tutti e non solo degli specializzati.
Le conseguenze e le ramificazioni della crisi però non sono ancora chiare e si vedranno solo sperimentalmente, in modo anche non immediatamente ovvio.
Ad esempio è interessante sapere che AIG, magari attraverso le sue tante controllate era ed è un importante attore sul mercato dei futures petroliferi.
Questo mercato, è bene saperlo, muove circa dieci volte più capitali dei contratti di compravendita di petrolio reali e quindi è in pratica quello che determina il prezzo dell'oro nero.
Per dirla con le parole di Larry Grace, un analista energetico di Honk Kong:
" AIG has more to do with the oil price right now than the Saudis do,"; ovvero:"AIG ha più a che vedere con il prezzo del petrolio di quanto ne abbia l'Arabia Saudita."
Poiché, come apprendiamo di ora in ora, il gigante assicurativo
(le sue attività valgono, pare, circa 1000 miliardi di dollari)
è alla disperatissima ricerca di capitali freschi, fino al punto di aver convinto lo stato di New York a modificare la legge per consentirgli di chiedere un prestito a....se stesso (ovvero alle sue controllate) non mi sembra per niente strano che, in questa spasmodica attività, stia liquidando anche tutte le posizioni sul mercato dei futures petroliferi, costi quel che costi.
E' anche improbabile che AIG sia solo in questa operazione.
Insomma: la MIA, PERSONALE, interpretazione del crollo verticale del prezzo del barile e che questo
non sia tanto causato da una sia pur probabile diminuzione della domanda dovuta al rallentamento dell'economia mondiale
( abbiamo infatti visto nei mesi passati che la domanda è assai resistente agli aumenti di prezzo)
ma, più probabilmente alla pressante esigenza di far cassa dei principali operatori finanziari del settore, grandi o piccoli che siano.
Se l'ipotesi è giusta vedremo ancora forti diminuzioni del prezzo del barile, almeno fino a che la quota parte "speculativa" del mercato petrolifero non si sarà ridotta fino a dimensioni comparabili con quelle del mercato "reale";
infatti la crisi finanziaria, inutile illudersi, non è affatto finita ed è altamente probabile che ci vorranno ancora mesi prima di intravedere un raggio di sole all'orizzonte.
Quindi continuerà la ricerca spasmodica di liquidità, costi quel costi, e la liquidazione accelerata dei contratti in possesso dei principali attori del mercato petrolifero.
In ogni caso a me la situazione ricorda tanto quella di Wile. E. Coyote...