Zen lento
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.
C'era una cosa che non ho mai capito nel Pater Noster, che ha sollevato anche molte polemiche. Alla fine della preghiera la traduzione italiana dice "...e non ci indurre in tentazione; ma liberaci dal male. Amen".
In latino era "et nos inducas in tentationem; Sed libera nos a malo".
Non conosco il latino, o meglio la mastico poco e assai malamente, pero' questo questo non indurci in tentazione non mi e' mai andato giu'. Ma come, mi chiedevo, dio potrebbe indurci in tentazione e noi lo preghiamo di non farlo ?
Questa subdola eventualita' mi pareva prerogativa del diavolo e , sempre usando un maccheronismo, "libera nos a malo" mi pareva quasi una invocazione alla malvagita' (del tipo: libera il male che e' in noi). Insomma tra ignoranza del latino e conoscenza normale dell'italiano mi pareva di cogliere nella preghiera qualcosa di blasfemo. Ho scoperto poi che altri l'avevano fatto e che qualcuno con notevoli contorsionismi dossologici chee interpretativi ha tentato di spiegare qusta "apparente" incongruenza di un dio che parrebbe maligno. www.cinquepani.it/opuscoli/pnopusc/9pn.htm
La questione era comunque avvolta dal mistero e si sa quanto i misteri non sempre facciano bene.
Ora tutto e' risolto e con semplicita' la frase diventa nella liturgia "non abbandonarci alla tentazione".
www.corriere.it/cronache/07_novembre_13/vescovi_preghiera.shtml
Il che effettivamente e' decisamente coerente. Non so se sia la giusta traduzione dal greco o dal latino, ma indubbiamente il senso e' salvaguardato. Credo che i molti ,che ripetutamente hanno recitato il Pater Noster, lo interpretassero proprio cosi'.
Resta il mistero del perche' mai ci sia voluto cosi' tanto tempo per avere una visione coerente ,non mediata dai dotti esegeti.
In fondo era cosa semplice. Amen.
Zen lento
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C'era una cosa che non ho mai capito nel Pater Noster, che ha sollevato anche molte polemiche. Alla fine della preghiera la traduzione italiana dice "...e non ci indurre in tentazione; ma liberaci dal male. Amen".
In latino era "et nos inducas in tentationem; Sed libera nos a malo".
Non conosco il latino, o meglio la mastico poco e assai malamente, pero' questo questo non indurci in tentazione non mi e' mai andato giu'. Ma come, mi chiedevo, dio potrebbe indurci in tentazione e noi lo preghiamo di non farlo ?
Questa subdola eventualita' mi pareva prerogativa del diavolo e , sempre usando un maccheronismo, "libera nos a malo" mi pareva quasi una invocazione alla malvagita' (del tipo: libera il male che e' in noi). Insomma tra ignoranza del latino e conoscenza normale dell'italiano mi pareva di cogliere nella preghiera qualcosa di blasfemo. Ho scoperto poi che altri l'avevano fatto e che qualcuno con notevoli contorsionismi dossologici chee interpretativi ha tentato di spiegare qusta "apparente" incongruenza di un dio che parrebbe maligno. www.cinquepani.it/opuscoli/pnopusc/9pn.htm
La questione era comunque avvolta dal mistero e si sa quanto i misteri non sempre facciano bene.
Ora tutto e' risolto e con semplicita' la frase diventa nella liturgia "non abbandonarci alla tentazione".
www.corriere.it/cronache/07_novembre_13/vescovi_preghiera.shtml
Il che effettivamente e' decisamente coerente. Non so se sia la giusta traduzione dal greco o dal latino, ma indubbiamente il senso e' salvaguardato. Credo che i molti ,che ripetutamente hanno recitato il Pater Noster, lo interpretassero proprio cosi'.
Resta il mistero del perche' mai ci sia voluto cosi' tanto tempo per avere una visione coerente ,non mediata dai dotti esegeti.
In fondo era cosa semplice. Amen.
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