Un breve e sintetico editoriale questa settimana, per darvi un'altro elemento da aggiungere, come se non bastasse il casino che già c'eraa, alla serie di altri dati con i quali tentiamo di avere un minimo di chiarezza, sul futuro dell'economia e dei mercati. Uno spettro inquietante, dunque, si aggira ora, per il mondo. Tra gli operatori economici e le grande banche d'affari, solo ora inizia a essere oggetto di dibattito. Giovedì L'OCSE ne ha accennato, un pò laconicamente forse. La SARS, la polmonite killer, come la chiamano, non sappiamo ancora che impatto avrà sull'economia. Così ci hanno detto. Comunque sia diciamo pure che ormai la malattia, entra prepotentemente nel contesto economico, insinuando incertezze tra gli operatori, da quello puramente scientifico. Occupando entrambe gli spazi, con scenari inquietanti per ciascuno. Due righe sullo scenario puramente scientifico, vale la pena di scriverle, aiuterebbe a capire meglio il discorso sullo
scenario economico. La malattia è apparsa in Cina la prima volta a novembre 2002, nella regione del Guangdong e si è diffusa nel mondo attraverso i voli aerei, ovvero ora turisti, ora operatori economici, che di volta in volta facevano viaggi in Cina e dintorni ma il focolaio è comunque la Cina, la quale, oltre ad essere accusata di un colpevole ritardo nel comunicare al mondo, la reale consistenza e situazione dell'epidemia, lo sa Iddio cosa abbia combinato per scatenarla. A mio parere deve essere sfuggito qualcosa, cioè nel sistema qualcosa non ha funzionato, un pò come quando in una centrale nucleare si verifica un inconveniente, assolutamente casuale e un pò di aria in giro diventa radioattiva. Il bilancio al momento, non è drammatico ma potrebbe diventare difficile il controllo dell'epidemia in seguito, se non rischiare già una pandemia. I morti al momento sono circa 225, migliaia i contagi. Perché potrebbe divenire drammatica la situazione dopo? In Cina il virus, potrebbe diffondersi nelle aree povere, meno informate, tra fasce della popolazione meno ricca e che trova difficoltà ad accedere alle cure, sopratutto ora che le riforme del nuovo corso cinese, hanno fatto cadere il santuario della sanità per tutti. Ma il problema della difficile circoscrizione del fenomeno, può riguardare anche gli altri paesi asiatici. Ciò che gioca drammaticamente a sfavore, in quelle aree, è la forte concentrazione di popolazione. Prendete città come Hong Kong ad esempio e capite cosa intendo. Sta montando un'altro nemico non meno pericoloso però, la psicosi. E' iniziata così la corsa agli accaparramenti alimentari, serpeggia tra la gente, il timore dell'untore di turno. Il governo cinese si sta movendo finalmente ma lo sta facendo tardi e male. A Pasqua a fatto scalpore la decapitazione del sindaco di Pechino e del Ministro della Sanità. I dati sull'epidemia arrivavano falsati o non arrivavano per niente, da come risulta nella dura accusa dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Una sorta di antico vizio che ricorda la vecchia Cina comunista, che nell'era dell'abbraccio al mercato, al capitale e alle riforme, rischia di provocare guasti irreparabili. L'omertà di regime, rischia così anche di inguaiare il mondo intero. Per ora economicamente. Con epicentro in Cina naturalmente e quindi i vari satelliti. L'economia cinese, infatti, era la sola che procedeva speditamente verso la crescita, coinvolgendo beneficamente tutto il sud-est asiatico e tenendo a galla un depresso pianeta. Non, quindi, solo l'ovvia ricaduta negativa sull'area, che ci interessa e preoccupa, bensì la ricaduta che avrà per USA, ed Europa, in primis. Non è un puro discorso di scambi commerciali. Occorre comprendere, per capire, come è fatta la globalizzazione, il sistema produttivo che essa ha messo in piedi. La globalizzazione ha dato vita ad un sistema tutto nuovo di produrre, un sistema assai delicato, fatto di reti e cordoni ombelicali. Nei paesi occidentali, le multinazionali, hanno ormai la sola testa, il cervello strategico. Lo dimostrano, ad esempio, i dati sulla forza lavoro. In USA solo il 15% dei lavoratori, è impiegato nella manifattura, ed è un vecchio dato che mi sovviene ora che scrivo. Il resto è nei servizi. I colletti bianchi, i quartier generali. Le braccia quindi, "la truppa", come ho titolato sull'articolo, sono nei paesi in via di sviluppo. Il sud-est asiatico è assolutamente in prima fila per questa cosa. La Cina è una terra di mano d'opera a basso costo e non solo la Cina. La SARS ha interrotto bruscamente il rapporto periferia-centro, cervello-mano d'opera, generali-truppa. Con esso tutto l'indotto ne soffre pesantemente, ad esempio le compagnie aeree, che presentano un futuro drammaticamente incerto, gravate già da un passato che ha iniziato a decimarle, seguito dal fatale 11 settembre, poi c'è ovviamente il turismo. Il capitalismo globalizzato, è ora come un esercito in prima linea, senza contatto con gli ufficiali. Dalle sedi centrali, non possono più arrivare gli ispettori, i managers, che controllano la produzione. Certamente viviamo l'era di internet, le video conferenze aiutano molto ma come fare ora, ad andare nelle catene di montaggio, tra la "truppa", a dare disposizioni e controllare il prodotto sul campo ? Non è uno scherzo da poco. Oltre ad erodere la crescita all'interno dei paesi stessi, come la Cina, unica ripetiamo, che trascinava fino a questo momento il PIL mondiale, le conseguenze giungeranno inevitabilmente a ripercuotersi nei paesi occidentali. Potrebbe essere un nuovo colpo alla crescita mondiale. Per ora gli istituti di previsioni non si sono pronunciati. Solo l'OCSE, nel suo outlook primaverile, ha accennato al problema ma senza saper ancora quantificare il danno. In effetti i dati sono ancora insufficienti. Siamo di fronte ad un virus però, non ad un dato macro, pronosticabile dagli addetti ai lavori.
Fabrizio Olivieri