Anche pedofilo? Un vizio di famiglia (2 lettori)

sharnin

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Parole raccapriccianti"
"Speriamo che ci sian delle belle bambine, così le s...", dice Gian Nicolino Narducci, stretto collaboratore di Vittorio Emanuele, al principe, che ribatte subito: "Subito, sì" urlando!. E' quanto emerge dall' intercettazione telefonica di un colloquio tra i due uomini, che discutono della partecipazione di Vittorio Emanuele ad una manifestazione filantropica, nel settembre dello scorso anno. Durante l'evento, sarebbero stati raccolti fondi a favore di un'associazione milanese che assiste minorenni vittime di abusi sessuali e maltrattamenti in famiglia. Il gip di Potenza, Alberto Iannuzzi, nell'ordinanza di custodia cautelare, ha definito "oggettivamente raccapriccianti" i termini usati dal principe e dal suo assistente.
(Repubblica)

Questi i vizi nascosti dei suoi cugini del Belgio:

Il caso Dutroux e la Corte belga

“E mentre persiste ancora il silenzio, le storie imbarazzanti continuano a girare per il Regno. Uno dei testimoni dello scandalo di pedofilia ha riconosciuto lo stesso Alberto tra i clienti, e ha indicato i nomi delle persone che, in quanto ospiti d'onore, presenziarono al matrimonio dell'erede al trono. C'è qualcosa di sospetto quando scompaiono i testimoni, quando viene improvvisamente sostituita la squadra d'inchiesta, quando viene liberato uno dei principali accusati, e quando vengono inserite nell'inchiesta persone di fiducia del Re, afferma la stampa.
Contemporaneamente l'inchiesta intorno ai crimini sui bambini rimane a un punto fermo. Secondo le speculazioni di Le Soir forse la rete protettiva vuole proteggere il Re, forse il Re - che secondo la Costituzione non puo' commettere errori e non è processabile - sta preparando la successione. Perché il Re è finito in ospedale con un mal di schiena di origine nervosa come racconta ai suoi conoscenti piu' vicini? Perché proprio nel momento della crisi arriva il matrimonio inaspettato dell'erede al trono, con la sposa Mathilde che sbuca dal nulla? afferma la stampa
Le storie vanno avanti. Dopo l'opinione pubblica e il gruppo parlamentare belga, il caso viene ripreso dagli europarlamentari perché oltrepassa i confini statali. Tra le prime domande c'è quella del perché i due poliziotti che collaborarono all'inchiesta della catena di pedofilia furono licenziati.”

***
Hier, 2 octobre 2001, en commission Justice de la Chambre de Représentants, le ministre de la Justice Marc Verwilghen, n'a pas voulu répondre à deux questions précises, se bornant à rappeler que le Gouvernement belge envisageait d'engager des poursuites contre l'éditeur :

1- Est-il exact que l'ambassadeur de Belgique à Paris ait fait pression sur l'éditeur Flammarion pour empêcher la publication du livre « Dossier pédophilie; le scandale de l'affaire Dutroux ».
2- Monsieur le Ministre peut-il désigner quels sont les passages des commissions parlementaires d'enquête qui ont eu à traiter des ballets roses, qui permettraient de blanchir la Cour de Belgique?

***
Le magazine français " VSD " fait également un reportage de six pages sur le contenu de ce livre dans son édition du 16 août 2001. Le titre de l’article: "L’affaire Dutroux continue à secouer le trône de Belgique".

Aux scandales de leur maison royale, les Belges ont bien du s’habituer.

*En automne 1999, il se découvrit que le Roi Albert avait une fille illégitime: l’artiste Delphine Boël, 32 ans, qui vit à Londres. Un fait qui manifestement était déjà connu de quelques nationaux depuis des années. Il ne vint au jour que lorsque le lycéen Mario Danneels, 19 ans, écrivit un livre sur la reine Paola et mentionna l’écart royal.

Quelques mois plus tard, à nouveau Jean Nicolas révéla que le prince Laurent de Belgique, 37 ans, et numéro trois dans l’ordre de succession au trône, n’est pas du tout le fils du roi mais aurait été engendré à l’occasion d’une escapade de la reine Paola avec Aldo Vastapane alors président de la multinationale Martini en Belgique.

Et en été 2000, le prince héritier Philippe, 41ans, fut confronté avec deux sorties dans des boîtes de nuit connues fréquentées seulement par des hommes, sorties actées dans un dossier. Peu avant ses noces avec Mathilde, 28 ans, pendant une visite officielle en Egypte, il aurait été surpris dans un établissement au Caire. En sa compagnie, le chef des socialistes wallons Elio Di Rupo, profondément empêtré dans des affaires de pédophilie.

***

Un livre pour l’abdication.

Le roi Albert de Belgique est dans un grave embarras: selon des dossiers d’enquêtes de la justice, il aurait été hôte de parties sexuelles.
Les reproches sont monstrueux: s’ils devraient se confirmer, il ne reste au souverain qu’à abdiquer. La monarchie belge se trouve ainsi devant sa crise la plus grave. Le roi Albert, 67 ans, au début des années 80, aurait pris part à des parties sexuelles en groupe dans la haute société belge.
C’est ce qu’affirme le journaliste d’investigation luxembourgeois Jean Nicolas, 49 ans. Dans son nouveau livre, il présente des extraits de procès-verbaux de police, dont Bunte dispose aussi. Deux témoins y chargent lourdement le prince l’époque, roi aujourd’hui (il règne depuis 1993)

Le découvreur Nicolas au Bunte:
"Il existe des documents sur ce que, pendant ses parties, ont aussi eu lieu des actes sexuels entre enfants et adultes. Des preuves de ce que le roi aurait eu des contacts sexuels avec des enfants n’existe pas cependant. Mais je trouve extrêmement critique qu’un prince qui est aujourd’hui roi, ait été présent à de telles manifestations* et se soit tu sur de tels délits graves pénaux. Cela a, bien entendu, conduit à ce que beaucoup de ces scènes ont toujours été étouffées. Cela se reconnaît aussi dans les dossiers."

*telles manifestations erano le caccie ai bambini, che, presi, venivano poi torturati, violentati e anche uccisi, come risulta da testimoniamze processuali.

E forse si ricomincia:
Belgio, scomparse due bambine a Liegi. Torna l'incubo pedofilia
EuroNews - 12 giu 2006
 

elena

Forumer attivo
brava sharnin

bisogna diffondere certe notizie, ho letto che c'erano dei tecnici addetti ad oscurare i siti che parlavano male dei savoia... ne avevano da oscurare :(
 

tontolina

Forumer storico
certo che dove c'è il marcio peggiore


il centrodestra ci sguazza....

anche il dott.Sottile portavoce di FINI

e tutti alzano gli scudi e vogliono portare l'indagine a roma dove possono insabbiarla a piacimento



mi sovvien solo un'immagine.. lntana... di un eroe
il Giudice Falcone che
quando parlava di questa destra storceva la bocca disgustato



già
 

tontolina

Forumer storico
AFFARI DA PRINCIPE

LE INTERCETTAZIONI «Gli affari con Roma? L'intervento del principe ha sbloccato tutto»
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/06_Giugno/18/bianconi.shtml

All'origine c'è la necessità di organizzare la truffa dei video-giochi, la voglia di guadagnare soldi — tanti soldi — e qualche abitudine sessuale, come quella di preferire le bionde. L'intreccio tra la «banda» che doveva piazzare le macchinette truccate nei casinò e nei bar con Vittorio Emanuele di Savoia nasce da lì, come si evince dalla telefonata del 30 novembre 2004 tra il principe e Ugo Bonazza, l'anello di congiunzione con i promotori dell'affare. A chiamare è il principe.
Vittorio Emanuele: «Sto andando a Milano, in città... e adesso c'ho tre quarti d'ora... e volevo andare a puttane».
Bonazza: «Se mi chiamava stamattina (ride) vuole andare?... Dica dica».
V. Emanuele: «Andare sempre, come si chiamava quella là?».
Bonazza: «Alice, Alice».
Bonazza fornisce l'indirizzo: «È lì, suona il campanello, numero 18, c'è scritto Yoga, si ricordi...».
V. Emanuele: «Gli do 200 euro e non di più, eh?».
Bonazza: «No, no, anche niente (...). Gli faccia un salutino, un bacino e basta. Gli dica che mi arrangio io, dopo». Poi cambia argomento: «Senta, mi permetta adesso una parolina sola di lavoro. Una cosa (...). Io avrei bisogno che lei mi presentasse, o se lei potesse parlare con un generale, qua, della Finanza, perché c'è un grosso affare, business, grosso, grosso, grosso».
V. Emanuele: «Ma cosa vuole? Chi vuole?... Un carabiniere o una fiamma gialla?».
Bonazza: «Fiamma gialla, fiamma gialla».
V. Emanuele: «Ok, sarà fatto».
In un'altra occasione, nel giugno 2005, dopo un colloquio con Vittorio Emanuele, Bonazza telefona a una ragazza, Sonia.
Bonazza: «Sei libera stasera?... Ci sarebbe da andare a Ginevra... praticamente la persona è importante(...). Vabbè posso dirti, è il principe Vittorio Emanuele di Savoia».
Sonia: «Uhm, uhm».
Bonazza: «Sei italiana te?».
Sonia: «Uhm, di origine. Per metà solo. Sono araba per metà». (...) Bonazza: «Come sei? Alta, bassa, piccola giusta? Ah?».
Sonia: «Sono alta un metro e settanta».
Bonazza: «Però! Buono! Giovane?».
Sonia: «Ventidue anni». I due si accordano per risentirsi e organizzare la serata.


LE TANGENTI

Ma per gli affari che interessano ai soci di Vittorio Emanuele la Finanza non serve, è a Roma che bisogna muovere le acque. I Migliardi confidano in Vittorio Emanuele — «il principe tutte cose sblocca» — ma poi qualcosa s'inceppa, e Bonazza lo comunica all'erede Savoia il 14 dicembre.
Bonazza: «A Roma hanno bloccato tutto, non so per cosa...».
V. Emanuele: «Bah, perché sono i soliti stronzi!».
Bonazza: «I soliti stronzi italiani anche qua!».
V. Emanuele: «(...) Mi deve dare il prezzo reale».
Bonazza: «Tutto quanto, tutto, tutto».
V. Emanuele: «Il prezzo con la commissione sopra».
Stando a molti altri elementi raccolti dall'accusa, Vittorio Emanuele è coinvolto a pieno titolo nell'affare ed è lui a mettere fretta, come Bonazza dice al segretario dei Savoia, Gian Nicolino Narducci. Il quale sbotta: «Perché lui... ha questa bramìa di guadagnare»; in un altro colloquio è quasi irriverente: «Lui sai, incomincia a pensare a dollari... Sai che Paperone aveva i dollari negli occhi? Lui lo stesso».
L'affare, secondo la ricostruzione di pubblico ministero e giudice, va in porto attraverso la corruzione che giunge fino ai Monopoli di Stato, passando per il mondo politico romano a cui fanno riferimento gli «intermediari» come il «faccendiere» Achille De Luca. Ci sono consegne di soldi filmate dagli investigatori e ci sono accenni a «pasticcini» e «frutta» che nascondono le tangenti. Il 4 febbraio 2005 Gian Nicolino Narducci telefona a De Luca che gli dice: «L'intervento del principe ha sbloccato tutto... Lui, in più verrà servito diversamente, perché gli verrà favorito in altri modi, oltre quelli che ci ha chiesto, hai capito?».
Nel frattempo Vittorio Emanuele aveva avviato altri progetti, compresi affari in Libia di cui parla direttamente con Rocco Migliardi il 25 ottobre 2004.
V. Emanuele: «Glielo voglio dire poi, è sempre... io ho parlato giù, vero? In Libia».
Migliardi: «Sì?».
V. Emanuele: «Con quella gente lì... Tutti d'accordo. Loro sarebbero d'accordo di vederci per dargli l'esclusiva... L'esclusiva totale per quel Paese».
Migliardi: «È una cosa buona».
V. Emanuele: «E che nessun altro possa fare chicchessia, soltanto lei (...). "Il gioco è la cosa che ci diverte di più e c'era già, è stato tolto e noi adesso lo riprendiamo". "Noi" vuol dire il figlio. Il figlio del numero uno di...».
Migliardi: «Mi ha già detto qualcosa lì».
V. Emanuele: «È il figlio di Gheddafi, con cui ho... (...) Dirò che lei è perfettamente d'accordo, che abbiamo visto eccetera, e che siamo perfettamente d'accordo di andare avanti».
Migliardi: «Sì».
V. Emanuele: «Ho chiesto a loro se volevano avere il 49, 51, o meno o di più,. Ha detto "questo è da trattarsi"».


VISITA A BERLUSCONI

Il figlio del «re di maggio», però, vuole anche sbloccare la questione relativa all'eredità dei Savoia, per la quale è in atto una vertenza con lo Stato italiano. Per ottenere appoggi Vittorio Emanuele va a parlare con l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e il 30 gennaio 2006 riferisce a tale Giudici, che i magistrati indicano come «persona da identificare».
V. Emanuele: «In tutto questo casino mi ha ricevuto subito, eh, Berlusconi, e allora ho detto, signor presidente, non possiamo permetterci il lusso di perdere queste elezioni».
Giudici: «Assolutamente».
V. Emanuele: «Tutti gli amici devono andare a votare, devono votare Forza Italia e la destra, se no siamo nel culo... (...) Bisogna che ci vadano tutti, perché le sinistre, loro figli di puttana ci vanno».
Giudici: «Vabbè, i bolscevichi vanno sempre».
V. Emanuele: «I bolscevichi (sorride) loro ci van sempre, capisci? E allora bisogna assolutamente che questa storia cambia, adesso... Ha detto sì, infatti è uscito su tutti i giornali Vittorio Emanuele prende posizione».
Altri apprezzamenti di tipo politico il principe li aveva riservati un anno prima, commentando col segretario la drammatica liberazione di Giuliana Sgrena, al quotidiano il manifesto.:
«Come si chiama quel giornale lì?... È carta abbastanza buona per pulirsene...».
Narducci: «Ma neanche, perché le rimane poi sempre il nero su per il culo... l'inchiostro non è un buon inchiostro».
V. Emanuele: «Sono proprio degli stronzi... No, di avere questo anti-americanismo...».
Di elezioni Vittorio Emanuele parla con l'attore Pippo Franco, candidato al Senato nella lista Dc-Psi, il 23 marzo 2006.
V. Emanuele: «Bisogna darci da fare, bisogna riuscire, bisogna fare... Siamo tutti sulla stessa barca...».
Pippo Franco: «Sì, sì, sapevo della sua adesione all'idea».
V. Emanuele: «(...) C'è Rutelli che ride... che scherza ... che insulta... il nostro ministro del Tesoro eccetera... (...) Un po' di dignità ... ci dovrebbe essere...».
Franco: «Eh... ma non c'è principe, purtroppo...»(...)
V. Emanuele: «Poi c'è un'altra cosa spaventosa e e... sono questi... come lo dicono... comunismo al caviale dicono (ride)».
Franco: «Ah, sì, sì, vero».
V. Emanuele: «D'Alema ha la barca a vela più bella di chiunque... D'Alema ha i conti in Lussemburgo, se non lo sa. Questo lo so io».
Franco: «Ah bene... Chi è senza peccato scagli la prima pietra principe... Ma loro l'hanno dimenticato, e soprattutto negano le radici...».


I NO GLOBAL

In molte conversazioni si fa riferimento a esponenti delle forze dell'ordine, una volta il segretario del principe parla «dei carabinieri che servono a noi, che ci fanno sempre dei favori». Vittorio Emanuele ha bisogno d'aiuto soprattutto quando deve passare la frontiera. L'1 novembre 2005 dice a un personaggio chiamato Pico: «Sono a Milano, rientro per giovedì... volevo sapere se giovedì il nostro amico è alla frontiera... mi fa passare...», e Pico assicura: «Non c'è problema. Io chiamo... e poi la richiamo e glielo dico». Ma a febbraio 2006 Vittorio Emanuele è preoccupato per quando suo figlio porterà la fiaccola per le Olimpiadi invernali di Torino. Il 9 febbraio parla con una «voce maschile».
V. Emanuele: «Allora se questi non global fan qualcosa li menano, spero».
Voce: «Li meniamo tutti guarda, gli spacchiam la schiena».
V. Emanuele: «Gli spacchiam la schiena tutti (ride)».
In una telefonata del luglio 2005 mentre si trova sull'isola di Cavallo, il principe si lascia andare a «commenti sprezzanti e triviali» sui sardi: «Sono pezzi di merda... Quei sardi lì, l'unica cosa che sanno fare, inculano le capre... E poi puzzano la stessa cosa».
Tornato dalle vacanze, a settembre, col segretario discute della partecipazione a un'iniziativa milanese in favore di un'associazione che raccoglie fondi per i minori. Narducci dice: «Speriamo che ci sian delle belle bambine, così le sodomizziamo», e il principe chiosa: «Subito, sì, urlando!».

Giovanni Bianconi
18 giugno 2006
 

Catullo

Forumer storico
Re: AFFARI DA PRINCIPE

tontolina ha scritto:
In una telefonata del luglio 2005 mentre si trova sull'isola di Cavallo, il principe si lascia andare a «commenti sprezzanti e triviali» sui sardi: «Sono pezzi di fango... Quei sardi lì, l'unica cosa che sanno fare, inculano le capre... E poi puzzano la stessa cosa».

C'è un'altra cosa che sappiamo fare bene.........
La prossima volta che verrà in Sardegna faremo a gara per ospitarlo :D

Che personaggio schifoso........spero che in carcere i compagni di cella(magari qualche sardo?) gli riservino un trattamento adeguato...... :p
 

elena

Forumer attivo
tontolina ha scritto:
certo che dove c'è il marcio peggiore


il centrodestra ci sguazza....

anche il dott.Sottile portavoce di FINI

e tutti alzano gli scudi e vogliono portare l'indagine a roma dove possono insabbiarla a piacimento



mi sovvien solo un'immagine.. lntana... di un eroe
il Giudice Falcone che
quando parlava di questa destra storceva la bocca disgustato



già


già..il berlusca lo aveva nel programma e ha fatto di tutto per farli rientrare...anche questo a colpi di maggioranza naturalmente.

che strane coincidenze però...da quando è caduto il governo berlusconi .. hanno preso Provenzano...poi è scoppiato il caso Moggi...e ora questa dei savoia...sembra quasi che siano saltate degli appoggi.

Sono contenta che abbiano messo Borrelli come nuovo capo ufficio indagini della federazione italiana calcio, mi auguro che faccia piazza pulita come aveva fatto con tangentopoli e ho molte speranze anche per chi si occuperà del principe, pare ci siano 2000 pagine di inchiesta, non sarà così facile farla franca. :down:
 

Run the Park

Forumer storico
Dear elena,

secondo me il problema indicato da Travaglio non è di secondaria importanza.

Borrelli potrebbe essere giusto una facciata.

http://bananabis.splinder.com/post/8357264/Palazzo+&+Palazzi

Palazzo & Palazzi

ULIWOOD PARTY del 07/06/2006

Mancano pochi giorni all’apertura del maxiprocesso sportivo al Dio Pallone, e nessuno s’interroga su chi saranno i giudici e i pubblici ministeri che dovranno giudicare i protagonisti dello scandalo. Da quando Guido Rossi ha preso il posto di Carraro alla Federcalcio e Francesco Saverio Borrelli ha rimpiazzato all’Ufficio Indagini il generale Pappa, regna un cert’aria di euforia. Peraltro giustificata, vista la statura e l’indipendenza dei due nuovi «commissari». Ciò che nessuno ha finora notato è che né Rossi né Borrelli parteciperanno al processo. Borrelli, come capo dell’Ufficio Indagini, svolge le stesse funzioni della polizia giudiziaria nel processo penale. Non quelle del pm: alla fine del suo lavoro, nel caso più che probabile di una raffica di deferimenti (i rinvii a giudizio) alla giustizia sportiva, non sarà lui a rappresentare l’accusa e a chiedere le penalizzazioni. Sarà il procuratore federale Stefano Palazzi, nominato alcuni anni fa in pieno Ancien Régime, quando sul calcio regnavano, con diritto di vita e di morte, la Juve di Moggi & Giraudo e il Milan di Berlusconi & Galliani. Ora, per carità, fino a prova contraria non c’è alcun motivo di sospettare di questo Palazzi. Ma qualche domanda s’impone: meglio porla prima che inizi il maxiprocesso, e non dopo, quando si apriranno le inevitabili polemiche sulla mano leggera o pesante usata dal procuratore e dai giudici federali.
Se chi sostiene l’accusa e chi irroga le sanzioni non fosse un esponente del vecchio establishment, ma qualcuno venuto da fuori, magari in prestito dalla magistratura ordinaria, sarebbe meglio per tutti: dissiperebbe il sospetto che, anche dopo il grande ribaltone, qualcuno abbia ancora debiti da pagare o crediti da incassare. Una coppia di marziani come Rossi e Borrelli anche ai vertici della giustizia sportiva garantirebbe non solo l’imparzialità delle sentenze, ma anche la loro credibilità agli occhi degli sportivi, ormai abituati a sospettare di tutto e di tutti. Ed eviterebbe qualche imbarazzo agli attuali giudici e pm federali. Negli ultimi anni, Palazzi e i suoi sostituti han chiesto e ottenuto dalla Disciplinare decine di condanne anche pesanti per chiunque osasse mettere in dubbio la regolarità dei campionati e financo della cupoletta moggiana a cielo aperto che ha nome Gea World. Dirigenti, allenatori e calciatori coraggiosi come Franco Baldini, Zdenek Zeman, Luis Figo, Francesco Totti, Aldo Serena hanno dovuto sborsare migliaia di euro per aver bestemmiato in chiesa, cioè per aver detto ciò che tutti sapevano, ma nessuno voleva vedere. Nel 2003 Zeman parla della Gea: «Una società che gestisce 250 giocatori può fare ciò che vuole del campionato, anche influire sui risultati»: deferito dall’ottimo Palazzi, viene condannato a 5 mila euro di ammenda. Serena propone un limite d’età agli arbitri per renderli «meno corruttibili»: Galliani protesta, Palazzi deferisce, multa di 2.500 euro. Nel 2005 Totti denuncia lo scandaloso arbitraggio di Racalbuto in Roma-Juve: «Difficile giocare 11 contro 14». Deferito e multato. Il ds giallorosso Baldini parla di «arbitri condizionati dalla lobby di potere del calcio». Deferito e multato di 5 mila euro. Pochi giorni dopo va dalla Dandini e rincara: «Le squadre più forti han messo in atto una politica scientifica, usando tutto quello che avevano a disposizione, per restare il più a lungo possibile le più forti: doping, arbitri e diritti tv sono tessere dello stesso mosaico». E giù critiche ai conflitti d’interessi di Carraro (Figc-Capitalia), di Galliani (Milan-Lega), di Moggi (Juve-Gea). Altro deferimento, altri 7500 euro di ammenda per «dichiarazioni antisportive» e per aver «messo in dubbio la regolarità del campionato». E quando Figo, ultimo arrivato, denuncia stupefatto l’intimità fra Moggi e l’arbitro Paparesta, viene pure lui deferito e multato per 5 mila euro: frasi «lesive della reputazione del dirigente di un’altra società». Cioè, con rispetto parlando, di Moggi.
Ora, delle due l’una: o il procuratore Palazzi e i giudici disciplinari chiedono scusa a Zeman, Baldini, Serena, Figo e Totti, restituiscono loro il maltolto e dichiarano che antisportivi erano Moggi e i suoi compari, non chi li denunciava in tempi non sospetti; oppure è meglio che tolgano il disturbo. L’idea che a giudicare Moggi & C. sia chi fino all’altroieri li proteggeva a suon di multe e deferimenti, è piuttosto indigesta. Anche in questo paese che non perdona il torto di avere ragione.
 

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