Aumentano ora le tasse per poi abbassarcele

Fleursdumal

फूल की बुराई
riepiloghiamo

contratto con gli italiani: abbasserò le tasse

salto temporale di 3 anni

abbasserò le tasse entro aprile ( altrimenti 3monti dixit: mi dimetto )

aprile passa : abbasserò le tasse dopo le elezioni europee

oggi 22 luglio : aumento tasse su seconde case e bolli

ciauzzz
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Fleursdumal ha scritto:
riepiloghiamo

contratto con gli italiani: abbasserò le tasse

salto temporale di 3 anni

abbasserò le tasse entro aprile ( altrimenti 3monti dixit: mi dimetto )

aprile passa : abbasserò le tasse dopo le elezioni europee

oggi 22 luglio : aumento tasse su seconde case e bolli

ciauzzz
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è la fine ufficiale della finanza creativa tremontiana... quel che si poteva vendere si è venduto (o si sta vendendo)... si torna ai grandi classici... sigarette, bolli, imposte varie a livello locale e siccome si son resi conto che il mattone ha sempre il suo bel mercato... avanti con aumento imposta per seconda casa :pollicione:
 
f4f ha scritto:
tu te aspetta con fiducia il capital gain :(

Mi sa che ci vorrà ben altro... qua si prospetta una tegola mica da ridere :eek:

Da Repubblica:

Secondo i conteggi del Tesoro nel 2005 si possono trovare al massimo sei miliardi di euro per la riforma fiscale.
Siniscalco frena Berlusconi "Le tasse tagliamole in 2 anni"
"Le misure vanno concordate con le parti sociali"
di ROBERTO MANIA e CLAUDIO TITO

ROMA - "Sono entrato al governo come un tecnico e non come un politico. Quindi faccio parlare i numeri. Ve li giro così come me li ha forniti la fonte istituzionale, cioè la Ragioneria generale dello Stato. Io vi dico come stanno davvero le cose". Domenico Siniscalco, neoministro dell'Economia, si è presentato così ieri al suo primo vertice di maggioranza. Non una battuta in più, nessuna polemica. Si è presentato come "l'uomo dei numeri". A tutti è parso chiaro che una stagione, quella di Giulio Tremonti, era finita. E la seconda sorpresa è arrivata poco dopo quando Siniscalco ha detto che per ridurre le tasse ci vorranno almeno due anni.

"Spetta a voi politici decidere - ha aggiunto -. Ma i numeri che vi ho dato spiegano che in un anno il taglio non si può fare". La stagione di Tremonti era cominciata più o meno tre anni fa in diretta televisiva con Tremonti che parlava del buco ereditato dal centrosinistra. Da ieri anche Siniscalco ha la sua eredità, quella di una situazione economica molto seria. L'ha illustrata ai politici della maggioranza del centrodestra riuniti in vista del varo del prossimo Dpef. Affidandosi solo ai numeri. E quei numeri sono pessimi. Come già sapevano tutti. Come scriveva ieri il Financial Times, citato dallo stesso Siniscalco.

Quei numeri dicono innanzitutto una cosa: le tasse potranno scendere ma non in un anno. Ce ne vorranno almeno due. E poi si deve tagliare. Nessuno ha fiatato ieri sera al primo piano di Palazzo Chigi. Di fronte al tecnico e ai suoi numeri. Né Fini, né il premier. Solo Gianni Letta ha rotto il ghiaccio, ma quando Siniscalco aveva già cominciato a parlare, senza preamboli.

Quelli - avrà pensato - appartengono alla politica. Lo ha interrotto Letta per dire: "Tutti voi lo conoscete...è il nuovo ministro dell'Economia. Veniva spesso qui per accompagnare il ministro Tremonti". Cenni di cortesi saluti. Poi i numeri, "quelli veri". "Se vogliano restare all'interno dei vincoli del Patto di stabilità e crescita, dobbiamo mettere in cantiere una manovra da 24 miliardi di euro, di cui 17 di tagli e 7 di misure una tantum".

A molti, di quelli seduti intorno al tavolo, sono venute in mente le stangate, quelle a cavallo tra la prima e la seconda Repubblica. "Dunque - spiega il "tecnico" di via XX settembre - possiamo crescere del 2 per cento nel 2004 e far scendere il debito dal 106 al 100 per cento. Quanto al deficit il tendenziale vero del rapporto con il Pil è intorno al 4,4 per cento". Ben al di sopra del mitico 3 per cento. "Possiamo andare al 2,7 per cento, e per farlo servono interventi pari a 24 miliardi di euro". E già passato un po' di tempo, Siniscalco sta parlando da diversi minuti ma la parola tasse non è stata ancora pronunciata.

Ci arriva poco dopo. Per dire: "Spetta a voi politici decidere. Ma sappiate che i margini sono modestissimi". Tutti capiscono - nella pausa che segue - il senso dell'affermazione del tecnico-ministro: ai 24 miliardi si deve aggiungere qualcosa se si vogliono tagliare le tasse. Siniscalco riprende: "La mia opinione è che una riduzione della pressione fiscale possa realizzarsi solo gradualmente. Ma, insisto, siete voi che dovete decidere e scegliere".

Fino ad un certo punto. Perché i numeri - quelli "veri" - non lasciano molto spazio. Facciamo un passo indietro, alla proposta iniziale del leader di Forza Italia. Berlusconi pensava ad una riduzione delle tasse pari a 12 miliardi di euro in un solo anno, nel 2005. "È chiaro - ha detto ai suoi silenti interlocutori il tecnico-ministro - che sarebbe una follia mettere in campo una manovra correttiva di 24 miliardi più 12 miliardi per finanziare la riduzione fiscale. Nessuno al mondo l'ha mai fatto. Sarebbe come dimagrire 20 chili in tre mesi".

Traduzione: la riduzione fiscale - se si vuole fare - ha bisogno di più tempo, almeno due anni. Tutti - ancora silenti - ma consapevoli che quella è la realtà. "È chiaro a tutti - ha insistito - che la decisione è politica. Potete scegliere come distribuire nel biennio le riduzioni: 5 miliardi nel 2005 e 7 nel 2006; oppure 4 e 8". Lo "strappo", fino a quel punto, era ancora parziale. Siniscalco doveva aggiungere un tassello, decisivo. Quello della concertazione. Giulio Tremonti l'aveva sempre osteggiata.

Per comunicare il buco in tv abbandonò una riunione con Cgil, Cisl e Uil. Ma lui di mega-manovra tipo anni Novanta non le ha mai fatte. Quelle le fece Giuliano Amato. Nel '92 fu di 90 mila miliardi di lire. Eravamo sull'orlo del tracollo finanziario. Fu indispensabile l'accordo con le confederazioni sindacali. Domenico Siniscalco se lo ricorda e ieri lo ha ricordato anche ai politici. "Guardate - ha avvertito - che non esistono tagli indolori. Guardate - ha insistito - che non possiamo pensare che la questione pensioni sia archiviata e rimandata al 2008. È una questione grossa e il problema c'è. Sono qui per fare un'operazione trasparenza. E questa è la situazione".

La crisi è pesante, pesantissima. Ma se ne può uscire. Anche il governo Amato ne uscì. La chiave fu un rapporto costruttivo con i sindacati, più in generale con le parti sociali. Servono ancora loro. "Chiamatela come volete, dialogo, concertazione, consenso, ma un'operazione di queste dimensioni, di questa entità, non si può fare senza il consenso sociale. Giuliano (Amato, ndr)- dice Siniscalco guardando il premier - se li chiamò uno per uno". Anche quel Bruno Trentin che per senso di responsabilità firmò l'accordo poi si dimise da segretario generale della Cgil.

"Non voglio limitarmi a illustrare alle parti sociali il Dpef. Voglio consultarle e se possibile accogliere anche i loro suggerimenti. Concertare vuol dire ascoltare". A molti è parso di ascoltare le parole del presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. Attraverso i sindacati, dunque, può passare l'appoggio sociale alle misure necessarie per risollevare l'economia e provare a cogliere la ripresa in atto. Nel '92 andò proprio così e non avevamo il paracadute dell'euro mentre c'era quella svalutazione competitiva che tanto ha rovinato la nostra cultura imprenditoriale.

Ma c'è un altro corno del problema che Siniscalco ha affrontato ieri con i leader della maggioranza: quello della nostra credibilità sui mercati internazionali. Tremonti tentò fino alla fine di evitare il declassamento. E ci riuscì, almeno personalmente, perché il downgrading da parte di Standard & Poor's è arrivato dopo le sue dimissioni. Ora ci vuole riuscire anche Siniscalco. Nei giorni scorsi ha incontrato le agenzie internazionali di rating e si è recato anche in via Nazionale, alla Banca d'Italia.

Il tecnico, per definizione, non può essere ottimista. E il quadro che ieri ha descritto ai "politici" non permette di esserlo. In ogni caso il ministro Siniscalco punta ad una crescita del Pil per il 2004 del 2 per cento.

(23 luglio 2004)
 
Siniscalco ha detto le cose come stanno
adesso però nasce il problema
qst governo ha fatto della contrapposizione uno stile perenne
la concertazione , per usare un eufemismo, non è facile

ricordo Amato :(
ricordo che venne nominato Presidente del Consiglio apposta per fare quella manovra, e quindi con un consenso, almeno sulla carta

non so adesso
in bocca al lupo per tutti
 
In un rapporto riservato di 11 pagine le possibili soluzioni
per una manovra 2005 da oltre 20 miliardi
Ticket, pensioni e obbligazioni
nuove ipotesi per la Finanziaria
Dall'adeguamento delle imposte sui redditi da capitale
attesi dai 3 agli 8 miliardi, a seconda delle aliquote al 18 o 23%
di ROBERTO PETRINI


Il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco

ROMA - Ticket su farmaci e degenze. Chiusura di tre finestre pensionistiche per il prossimo anno e stretta sulle pensioni di invalidità. Aumento delle tasse su titoli di Stato, obbligazioni sopra i 18 mesi e capital gain. Sono queste le misure che il governo ha all'esame per far fronte alla manovra di 24 miliardi che segnerà la Finanziaria 2005.

Il dettaglio delle misure, alcune delle quali potranno essere scartate ed altre modificate, è contenuto in un documento che non è stato consegnato alle parti sociali. L'"appunto" di 11 pagine, sul quale hanno lavorato i tecnici del governo, è ancora chiuso nei cassetti: descrive misure ed entità del gettito, rileva i limiti di alcuni provvedimenti.

Un conteggio "ragionieristico" sulla base delle indicazioni politiche ricevute. La scelta definitiva spetterà comunque al consiglio dei ministri.
Il quadro è piuttosto pesante: ecco, una per una, le misure allo studio.

Il ritorno dei ticket. Complessivamente si punta ad un gettito di 1,5 miliardi di euro e un risparmio sul deficit di 1 miliardo. Per ottenerlo, il ticket nazionale (che sostituirebbe quello attualmente in 10 regioni su 21) dovrebbe essere di 4 euro per confezione fino a un massimo di 8 per ricetta (attualmente la maggior parte delle regioni applica mediamente un ticket di 2 euro per confezione fino a 4 per ricetta). L'altra ipotesi volta a reperire il miliardo, senza toccare i ticket, consisterebbe in un ulteriore sconto imposto alle imprese farmaceutiche del 4,79 per cento verso il Sistema sanitario nazionale. Altri 500 milioni verrebbero da un ticket sulla degenza: nel 2002 ci sono state 80 milioni di giornate di degenza, di conseguenza il pagamento sarebbe di 6,22 euro a giornata. In alternativa è previsto un ticket medio per ricovero pari a 38,61 euro.


Il blocco delle finestre pensionistiche. L'ipotesi è nero su bianco ma - avvertono i tecnici - contrasta con la riforma in via di approvazione in Parlamento che garantisce la "certezza" dei diritti acquisiti. Comunque il risparmio sarebbe di 890 milioni nel 2005: rimarrebbe in vita solo la finestra di luglio. In questo modo un soggetto che matura i requisiti al 1° gennaio del 2005 si vedrebbe "posticipato in via forzosa di un anno rispetto al chi matura i requisiti il giorno prima", cioè il 31 dicembre del 2004. "E ciò - spiega il documento - dà luogo a uno scalino permanente". Dai controlli sulle pensioni di invalidità il governo penserebbe di ricavare 300 milioni, ma i tecnici sono scettici: "Non produrrebbe effetti nell'anno 2005", spiegano.

Più tasse sui titoli di stato e obbligazioni. La proposta non fa parte dell'"appunto" ma è contenuta in un'altra tabella sulla quale hanno lavorato i tecnici in base alle indicazioni della maggioranza. Si tratta di portare tutte le tasse su interessi, dividendi e capital gain ad una soglia unica tra il 18 e il 23%. Per farlo si prevede un aumento delle tasse sulle obbligazioni con più di 18 mesi e sui titoli di Stato dal 12,5% al 18 o 23%. Anche le plusvalenze azionarie su partecipazioni non qualificate, oggi al 12,5, salirebbero al 18 o 23. Scenderebbe invece la tassa sul conto corrente dal 27% al nuovo livello omogeneo. Il gettito dell'operazione sarebbe di 3,3 miliardi nel caso del 18% e di 7,8 nel caso del 23%.

Tassa su spiagge e ombrelloni. Il gettito atteso dal governo è di 2 miliardi con un aumento dei canoni sulle concessioni demaniali, tra i quali ci sono anche le strutture turistiche. Oggi lo Stato ricava 300 milioni e per arrivare al target del governo, notano i tecnici, ci vorrebbe un aumento del 650%. Se poi si considera il gettito che va dirottato alle Regioni si arriverebbe "ad aumenti del 1300 per cento".

Tagli alle agevolazioni alle imprese. Si prevede la creazione di un fondo rotativo presso la Cassa Depositi spa: dalla trasformazione del fondo perduto in prestiti il governo si attende un risparmio di 2 miliardi ma per i tecnici i risparmi del 2005 sono dubbi.

Tagli a Ferrovie e Anas. Si prevedono 2 miliardi nel 2005. Tuttavia il taglio atteso va compensato dall'aumento delle tariffe altrimenti la perdita delle due imprese pubbliche finirebbe per gravare sul bilancio dello Stato.

Effetti della manovra-bis sul 2005. Circa 4 miliardi sarebbero previsti dall'impatto della manovra-bis (tagli agli incentivi alle imprese e tagli agli enti locali sul 2005. I tecnici avvertono tuttavia che non si supererebbero i 2,5-3 miliardi. Altri 2 miliardi circa verrebbero dalle tasse del 2004 (su mutui, banche e sigarette) ed eventuali nuovi aggravi.

Tagli a enti locali. Nel mirino ancora Comuni e Regioni dai quali ci si aspetterebbero altri 4 miliardi di euro. Il patto di stabilità interno verrebbe rafforzato: il taglio sarebbe del 13-15 per cento per la spesa di beni e servizi e allargato a Università, enti previdenziali e enti di ricerca. L'intervento della Consip sarebbe centrato anche sulle Asl. Comunque i tecnici da questa partita non vedono più di 3 miliardi.

Lotta all'evasione fiscale. Il governo conta di incassare 500 milioni nel 2005. Altre indiscrezioni, che non fanno parte del rapporto di cui stiamo parlando, indicano che il governo è intenzionato a riaprire i termini del condono tombale per il 2003 e del concordato preventivo con condizioni più favorevoli.


(27 luglio 2004)
 
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Per la serie "al peggio non c'è fine", una nuova notizia sulle proposte del prossimo DPEF:

da Repubblica:

Lunardi insiste: pedaggio anche sulle strade statali

Si pagherà il pedaggio su 4.200 chilometri di strade statali gestite dall'Anas, se passerà la proposta di Pietro Lunardi, inserita in allegato al Dpef. Secondo il ministro delle Infrastrutture è "un giusto prezzo per avere servizi a livello e credo che i cittadini se avranno un buon servizio reagiranno bene". I soldi ricavati serviranno anche per pagare le "grandi opere" promesse dal governo Berlusconi.
Strade a pagamento anche al sud, ha precisato il ministro, che "non era abituato a pagare pedaggi. Questo fatto si riconduce sempre al solito discorso che una delle forme per cui il sud è stato sempre discriminato era anche perché non si pagavano pedaggi in autostrada. Io credo che il sud deve comportarsi come il nord. Deve comportarsi meglio del nord e deve adeguarsi a quelle che sono le regole del Paese. E se quindi il Mezzogiorno avrà buoni servizi è giusto che paghi i pedaggi".
"Il fatto di pedaggiare 4.500 chilometri di strade - ha concluso Lunardi - ovviamente non sarà l'unico modo per finanziare le grandi opere perché abbiamo bisogno di tante e tante risorse, però ci dovrà aiutare".



da Corriere.it:

Lunardi propone il pedaggio sulle strade statali
«Un giusto prezzo per avere servizi a buon livello. Dovrà pagare anche il Sud, dove non sono abituati a farlo»

ROMA - Gli automobilisti pagheranno il pedaggio non solo sulle austrostrade, ma anche su 4.500 km di strade statali gestite dall'Anas. Lo ha detto il ministro alle Infrastrutture e trasporti, Pietro Lunardi, affermando che è «un giusto prezzo per avere servizi a livello e credo che i cittadini se avranno un buon servizio reagiranno bene».
Il ministro ha confermato che la proposta è inserita nel «Programma infrastrutture strategiche», allegato al Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) già approvato dal governo e servirà a finanziare le grandi opere. «Il fatto di pedaggiare 4.500 chilometri di strade ovviamente non sarà l'unico modo per finanziare le grandi opere perché abbiamo bisogno di tante e tante risorse, però ci dovrà aiutare».
Lunardi ha aggiunto che il pagamento dei pedaggi riguarderà anche le strade del Sud Italia che «non era abituato a pagare pedaggi. Questo fatto si riconduce sempre al solito discorso che una delle forme per cui il Sud è stato sempre discriminato era anche perché non si pagavano pedaggi in autostrada. Io credo che il Sud deve comportarsi come il Nord, anzi meglio e deve adeguarsi a quelle che sono le regole del Paese. E se quindi il Mezzogiorno avrà buoni servizi è giusto che paghi i pedaggi».
Secondo «Il Sole 24 ore» l'introduzione del pedaggio sulle strade statali darebbe all'Anas risorse pari a circa 1,1-1,4 miliardi di euro all'anno.

28 luglio 2004 - Corriere.it
 
devo ricordare a sti banditi che io il pedaggio per andare da Bari a Napoli l'ho sempre pagato , evidentemente son stato l'unico fesso : mi preparo a inviare i moduli per il rimborso alla cassa del mezzogiorno :-o
 
ultim'ora dell'ansa- Lunardi : L'ipotesi di pedaggio di strade statali è "il prodotto di una montatura". :D :D :D :D :D :D :D
 
Fleursdumal ha scritto:
ultim'ora dell'ansa- Lunardi : L'ipotesi di pedaggio di strade statali è "il prodotto di una montatura". :D :D :D :D :D :D :D

si si
stavano preparando una montatura a Lunardi

ho fatto anche io la colletta per trovare 3 mandinghi da mandare a Lunardi
 

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