Mediobanca rinnova il Cda, mentre Capitalia stringe i tempi sul patto di sindacato. Seat approva invece il riassetto ed annuncia un maxidividendo.
La settimana borsistica appena conclusasi ha visto nuovi ingressi tra i membri del Cda di Mediobanca dall'altro Seat approva il piano di riassetto
Il Consiglio d'amministrazione di Mediobanca si è rinnovato da pochi giorni arricchendosi di nuovi ed alti esponenti del mondo industriale e bancario che confermano da un lato il rinnovato legame con Fiat, dall'altro il crescente peso di Capitalia e della corrente francese in Piazzetta Cuccia.
La nomina che sicuramente appare più stimolante per le implicazioni che ne derivano è quella di Umberto Agnelli. Tale ingresso appariva praticamente certo soprattutto dopo la nomina ad amministratore delegato di Gabriele Galateri di Genola e la partenza di Paolo Fresco dal gruppo torinese.
Tuttavia questa nomina segna da un lato un rinsaldato rapporto tra il gruppo torinese e la banca d'affari meneghina e soprattutto l'ingresso di Umberto Agnelli in quel "salotto buono" da cui era stato estromesso ai tempi di Cuccia, che da sempre aveva trattato con il fratello Giovanni ed aveva preferito Cesare Romiti per la gestione del colosso automobilistico italiano .
I rapporti si erano ulteriormente raffreddati con l'Opa Telecom in cui la Ifil di Umberto Agnelli guidava il nocciolo duro degli azionisti che venne attaccato con l'operazione di finanza straordinaria mentre Mediobanca sostenne Colaninno ed Olivetti nell'operazione.
Altro elemento di notevole frizione fu rappresentato dal successivo attacco di Fiat, in collaborazione con Edf, alla Montedison, una delle più rilevanti partecipazioni di Piazzetta Cuccia.
Desta sicuramente meno sensazione la nomina di Matteo Arpe a consigliere d'amministrazione in sostituzione del defunto Giorgio Brambilla (il giovane amministratore delegato di Capitalia era stato già cooptato nei mesi scorsi).
Arpe ha iniziato la propria carriera proprio in Mediobanca dove entrò appena laureato del Servizio finanziario. Arpe lascia la banca d'affari meneghina dopo oltre 10 anni ed essere arrivato alla carica di direttore centrale per passare alla Lehman Brothers.
Il patto di sindacato di Capitalia punta a raggiungere il 29%
Sono giorni di trattative serrate per la composizione del patto di sindacato che legherà gli azionisti della banca romana.
Il presidente dell'istituto, Cesare Geronzi, sta ultimando la composizione degli azionisti che prenderanno parte ad un accordo che dovrebbe coinvolgere il 29% del capitale sociale, il limite massimo al di là del quale dovrebbe essere lanciata un'Opa.
Il patto sarà quindi più esteso rispetto a quello in scadenza, che coinvolge azionisti pari al 21% del capitale sociale.
Il nocciolo degli azionisti Capitalia sarà allargato a nuovi investitori anche per la defezione della fondazione Cassa di Roma, che detiene attualmente il 7% del capitale sociale.
Chi entra e chi esce dal patto della banca romana
Tra i possibili ingressi si segnalano quelli di Carlo Colaiacovo, presidente della Colacem di Gubbio e di Giampaolo Angelucci, che possiede numerose cliniche romane ed è editore di Libero e del Riformista
Angelucci ha ufficializzato ieri di possedere una quota pari all'1.3% del capitale sociale e la sua presenza è importante anche in ottica Medio Credito Centrale (Mcc), la banca d'affari dell'istituto capitolino.
Ancora in forse invece la conferma degli azionisti reggiani Manodori, che attualmente detengono il 3.17%, e rappresenterebbero l'unica fondazione a rimanere nel patto dopo le defezioni della Cassa di Roma e del Banco di Sicilia.
Proprio lunedì prossimo è in programma il Consiglio della Fondazione, in cui sono presenti opinioni divergenti: il presidente Mauro Bigi sembra infatti orientato a confermare per intero la quota attuale mentre altri consiglieri richiederebbero un impegno limitato (pari al 2%)
La nuova composizione prevista del patto
L'azionista più pesante nel patto di sindacato sarà comunque la banca olandese Abn Amro, che dovrebbe avere una quota pari all'8-8.5% (contro l'attuale 6.6%), mentre Regione Sicilia e Fondazioni Manodori vengono accreditate di un 3%, così come Fondiaria Sai.
Scendendo nel peso percentuali Pirelli dovrebbe possedere il 2%, con Roberto Colaninno all'1.5%, mentre anche Alfio Marchini e Mariella Burani sarebbero in predicato di entrare nel patto con una quota comprese, rispettivamente, tra lo 0.5% e l'1-1.5%
Fusioni in vista per Seat e maxidividendo in arrivo
Seat Pagine Gialle vara il progetto di fusione a tre con le controllanti Silver e Spyglass, secondo quanto deciso ieri dal Consiglio d'Amministrazione della società inserita nel Mib30
Seat verrà fusa in Silver, e questa a sua volta verrà integrato con Spyglass.
Prima di effettuare le due operazione entrambe le società a monte verranno ricapitalizzate in modo che in entrambe le fusioni il rapporto di concambio tra le due società rimanga fissato ad 1 a 1
Queste operazioni permetteranno di accorciare la catena di controllo che porta a Seat, dato che Spyglass è a sua volta controllata al 100% dalla controllata lussemburghese Sub Silver Sa mentre quest'ultima è a sua volta posseduta al 99.9% da Société de Partecipations Silver Sa.
Quale sarà l'entità del maxidividendo? Con la doppia operazione di fusione verranno create riserve di avanzo di fusione e di sovrapprezzo azioni che saranno liberamente distribuibili ,come viene precisato nella nota emessa da Seat "per un importo massimo tale per cui l'indebitamento finanziario netto del gruppo Seat post-fusione non sia comunque superiore a 4 miliardi di euro".
Il che vuol dire che se si considera che l'indebitamento finanziario netto di Seat era di 648 milioni di euro nell'agosto 2003, il superdividendo che Seat erogherà potrebbe essere superiore ai 3 miliardi di euro.
Se la supercedola ammontasse esattamente a 3 miliardi di euro, si tratterebbe di un extrarendimento per azione pari a 37 centesimi
[email protected] , Soldionline.it[/b]
La settimana borsistica appena conclusasi ha visto nuovi ingressi tra i membri del Cda di Mediobanca dall'altro Seat approva il piano di riassetto
Il Consiglio d'amministrazione di Mediobanca si è rinnovato da pochi giorni arricchendosi di nuovi ed alti esponenti del mondo industriale e bancario che confermano da un lato il rinnovato legame con Fiat, dall'altro il crescente peso di Capitalia e della corrente francese in Piazzetta Cuccia.
La nomina che sicuramente appare più stimolante per le implicazioni che ne derivano è quella di Umberto Agnelli. Tale ingresso appariva praticamente certo soprattutto dopo la nomina ad amministratore delegato di Gabriele Galateri di Genola e la partenza di Paolo Fresco dal gruppo torinese.
Tuttavia questa nomina segna da un lato un rinsaldato rapporto tra il gruppo torinese e la banca d'affari meneghina e soprattutto l'ingresso di Umberto Agnelli in quel "salotto buono" da cui era stato estromesso ai tempi di Cuccia, che da sempre aveva trattato con il fratello Giovanni ed aveva preferito Cesare Romiti per la gestione del colosso automobilistico italiano .
I rapporti si erano ulteriormente raffreddati con l'Opa Telecom in cui la Ifil di Umberto Agnelli guidava il nocciolo duro degli azionisti che venne attaccato con l'operazione di finanza straordinaria mentre Mediobanca sostenne Colaninno ed Olivetti nell'operazione.
Altro elemento di notevole frizione fu rappresentato dal successivo attacco di Fiat, in collaborazione con Edf, alla Montedison, una delle più rilevanti partecipazioni di Piazzetta Cuccia.
Desta sicuramente meno sensazione la nomina di Matteo Arpe a consigliere d'amministrazione in sostituzione del defunto Giorgio Brambilla (il giovane amministratore delegato di Capitalia era stato già cooptato nei mesi scorsi).
Arpe ha iniziato la propria carriera proprio in Mediobanca dove entrò appena laureato del Servizio finanziario. Arpe lascia la banca d'affari meneghina dopo oltre 10 anni ed essere arrivato alla carica di direttore centrale per passare alla Lehman Brothers.
Il patto di sindacato di Capitalia punta a raggiungere il 29%
Sono giorni di trattative serrate per la composizione del patto di sindacato che legherà gli azionisti della banca romana.
Il presidente dell'istituto, Cesare Geronzi, sta ultimando la composizione degli azionisti che prenderanno parte ad un accordo che dovrebbe coinvolgere il 29% del capitale sociale, il limite massimo al di là del quale dovrebbe essere lanciata un'Opa.
Il patto sarà quindi più esteso rispetto a quello in scadenza, che coinvolge azionisti pari al 21% del capitale sociale.
Il nocciolo degli azionisti Capitalia sarà allargato a nuovi investitori anche per la defezione della fondazione Cassa di Roma, che detiene attualmente il 7% del capitale sociale.
Chi entra e chi esce dal patto della banca romana
Tra i possibili ingressi si segnalano quelli di Carlo Colaiacovo, presidente della Colacem di Gubbio e di Giampaolo Angelucci, che possiede numerose cliniche romane ed è editore di Libero e del Riformista
Angelucci ha ufficializzato ieri di possedere una quota pari all'1.3% del capitale sociale e la sua presenza è importante anche in ottica Medio Credito Centrale (Mcc), la banca d'affari dell'istituto capitolino.
Ancora in forse invece la conferma degli azionisti reggiani Manodori, che attualmente detengono il 3.17%, e rappresenterebbero l'unica fondazione a rimanere nel patto dopo le defezioni della Cassa di Roma e del Banco di Sicilia.
Proprio lunedì prossimo è in programma il Consiglio della Fondazione, in cui sono presenti opinioni divergenti: il presidente Mauro Bigi sembra infatti orientato a confermare per intero la quota attuale mentre altri consiglieri richiederebbero un impegno limitato (pari al 2%)
La nuova composizione prevista del patto
L'azionista più pesante nel patto di sindacato sarà comunque la banca olandese Abn Amro, che dovrebbe avere una quota pari all'8-8.5% (contro l'attuale 6.6%), mentre Regione Sicilia e Fondazioni Manodori vengono accreditate di un 3%, così come Fondiaria Sai.
Scendendo nel peso percentuali Pirelli dovrebbe possedere il 2%, con Roberto Colaninno all'1.5%, mentre anche Alfio Marchini e Mariella Burani sarebbero in predicato di entrare nel patto con una quota comprese, rispettivamente, tra lo 0.5% e l'1-1.5%
Fusioni in vista per Seat e maxidividendo in arrivo
Seat Pagine Gialle vara il progetto di fusione a tre con le controllanti Silver e Spyglass, secondo quanto deciso ieri dal Consiglio d'Amministrazione della società inserita nel Mib30
Seat verrà fusa in Silver, e questa a sua volta verrà integrato con Spyglass.
Prima di effettuare le due operazione entrambe le società a monte verranno ricapitalizzate in modo che in entrambe le fusioni il rapporto di concambio tra le due società rimanga fissato ad 1 a 1
Queste operazioni permetteranno di accorciare la catena di controllo che porta a Seat, dato che Spyglass è a sua volta controllata al 100% dalla controllata lussemburghese Sub Silver Sa mentre quest'ultima è a sua volta posseduta al 99.9% da Société de Partecipations Silver Sa.
Quale sarà l'entità del maxidividendo? Con la doppia operazione di fusione verranno create riserve di avanzo di fusione e di sovrapprezzo azioni che saranno liberamente distribuibili ,come viene precisato nella nota emessa da Seat "per un importo massimo tale per cui l'indebitamento finanziario netto del gruppo Seat post-fusione non sia comunque superiore a 4 miliardi di euro".
Il che vuol dire che se si considera che l'indebitamento finanziario netto di Seat era di 648 milioni di euro nell'agosto 2003, il superdividendo che Seat erogherà potrebbe essere superiore ai 3 miliardi di euro.
Se la supercedola ammontasse esattamente a 3 miliardi di euro, si tratterebbe di un extrarendimento per azione pari a 37 centesimi
[email protected] , Soldionline.it[/b]