Le lobby italiane mettono a freno le riforme di Monti | Italia Dall'Estero
Le lobby italiane mettono a freno le riforme di Monti
DI GUY DINMORE – 5 GENNAIO 2012
PUBBLICATO IN: GRAN BRETAGNA
TRADUZIONE DI ITALIADALLESTERO.INFO
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La promessa di liberalizzare i servizi industriali italiani si è dimostrata spesso uno slogan pubblicitario piuttosto che una realtà. Eppure il nuovo governo di tecnocrati di Mario Monti ha già abbozzato una “rivoluzione” che mette la nazione avanti rispetto alla maggior parte d’Europa.
Dal primo gennaio, una nuova legge permette a negozi, bar e ristoranti d’Italia di restare aperti 24 ore al giorno tutto l’anno, domeniche e “giorni rossi” inclusi.
“È una vera e propria rivoluzione” ha scritto il Corriere della Sera, un popolare quotidiano. Il Giornale, quotidiano milanese di proprietà della famiglia Berlusconi, ha insinuato che il “provincialismo d’Italia …potrebbe collassare come il muro di Berlino”.
Ma mentre i due quotidiani relegavano i loro report sull’argomento nelle pagine interne, altre testate non hanno neppure coperto la notizia. Questo probabilmente riflette il sospetto che – legislazione a parte – molti venditori potrebbero essere lenti a sfruttare l’allentamento delle regole.
I commercianti hanno certamente bisogno di una bella spinta; la spesa dei consumatori è in depressione da anni, il paese si è quasi certamente incagliato nella recessione e il nuovo governo sta aumentando le tasse e tagliando le spese. Eppure i sindacati e le associazioni di commercianti hanno ribadito più volte che attività aperte per un numero illimitato di ore comporteranno la perdita di posti di lavoro e la chiusura di piccole imprese incapaci di competere con le grandi catene di negozi.
Anche le autorità locali lamentano di aver perso la facoltà di regolare gli orari di apertura – come avviene in Germania, dove il commercio domenicale è spesso severamente limitato. Roma e poche altri città hanno già messo in atto la nuova legge sebbene le varie località abbiano 90 giorni per allineare i propri regolamenti alle nuove direttive.
Nonostante tale iniziativa sui negozi, il nuovo Presidente del Consiglio italiano è stato criticato dai media per essere apparso come un duro vigilante europeo in grado di riportare all’ordine il gigante produttore di software statunitense Microsoft, fermatosi tuttavia di fronte alle proteste dei tassisti e farmacisti italiani, che dal mese scorso si oppongono duramente all’apertura dei loro settori.
La risposta di Monti è stata che da ex commissario europeo per la concorrenza, la resistenza alla liberalizzazione non gli è nuova e che andrà avanti tenacemente. La legislazione che verrà presentata questo mese continuerà il processo di apertura dei servizi e delle industrie del trasporto italiani, come anche di potenti associazioni professionali, quali avvocati, notai e medici.
Non sarà facile. Il precedente governo di centro-destra di Silvio Berlusconi aveva spesso ceduto alle potenti lobby, o evitato di sfidarle dal principio. I tecnocrati di Monti non sono stati eletti, e per sopravvivere in parlamento devono sempre mettere i due principali partiti l’uno contro l’altro.
I tassisti di Roma, tra i più forti oppositori alla liberalizzazione, si pensa siano stati lo strumento chiave per l’elezione nel 2008 di Gianni Alemanno, primo sindaco di destra della capitale dalla seconda guerra mondiale. Le riforme proposte da Monti, che avrebbero aperto le correnti restrizioni territoriali, permettendo, per esempio, ai tassisti fuori città di operare dentro Roma, sono state largamente benvenute dai Romani ma puntualmente opposte da Alemanno.
Claudio Giudici, presidente della filiale toscana di Uritaxi, l’unione nazionale dei tassisti, ha difeso la loro opposizione alla proposta liberalizzazione come “sforzo appassionato delle forze coinvolte in una resistenza democratica effettiva contro la trasformazione dell’Italia da una Repubblica a uno stato oligarchico”.
In una dichiarazione contenuta in un’email, il signor Giudici ha affermato che i tassisti, i farmacisti, gli edicolanti e i commercianti sono cittadini con diritto di voto che stanno obiettando la “scelta del Presidente del Consiglio da parte di una serie di forze nazionali e internazionali..con un modello neo-liberale teso a mettere la nazione nelle mani di una oligarchia finanziaria”.
Emma Marcegaglia, presidente della lobby delle imprese Confindustria, ha condannato i politici che si sono genuflessi a tali pressioni.
Ma resta da vedere quanto supporto Monti otterrà dalle grandi imprese quando comincerà a sfidare i potenti poteri forti dei settori bancario, assicurativo e energetico, dove gli italiani spesso pagano tra le più alte tariffe in tutta Europa.
[Articolo originale "Italian lobbies apply brakes to Monti’s reforms" di Guy