BEIRUT e la fretta di Macron

tontolina

Forumer storico
CHE FRETTA, MACRON – di eseguire la direttiva Carnegie
Maurizio Blondet 6 Agosto 2020 6 commenti

“Distruggere il Libano per salvarlo” (Destroying Lebanon to save it) è il titolo dello studio che il think tank americano Carnegie Middle East Center ha emanato il 10 giugno 2020, solo due mesi fa.
La tesi è semplice ed efficace: Beirut è oggi in realtà un avamposto dell’Iran in Medio Oriente, in quanto è controllato da Hezbollah [l’uno e l’altro dichiarati da Israele Amalek]; per distruggere Hezbollah bisogna distruggere il Libano, e poi dopo il cambio di regime, ricostruirlo con i finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale.
Lo studio del Carnegie detta quanto segue: il Congresso deve approvare una legge che “proibisce a tutti i contribuenti al Fondo monetario internazionale di andare in un soccorso del Libano” ché “ricompenserebbe solo Hezbollah, in un momento [in cui] i manifestanti in Libano chiedono la fine della corruzione e si oppongono al dominio di Hezbollah “.

La distruzione economico finanziaria del Libano era notoriamente già in corso, ed ora capiamo meglio perché e da chi è stata provocata.

Ma c’è fretta: ed ecco che dopo l’esplosione che ha raso al suolo Beirut, vi atterra Emmanuel Macron e che fa? Si fa ricevere da una piccola folla che lo acclama e lo implora di liberare il paese dalla “corruzione”, e lui annuncia. sarà “l’inizio di una nuova era”, “sento la vostra rabbia”, “proporrò un nuovo patto politico per il Libano.



Poco dopo, appare alla TV e – indovinate? – Attacca Hezbollah. E proclama: “I fondi per il Libano ci sono, ma aspettano che vengano fatte le riforme. Non ci sarà un assegno in bianco per il Libano”.
Non escludere sanzioni “contro coloro che bloccano le riforme in Libano”; e “ho detto al presidente Aoun che è importante cambiare il sistema in Libano”


Insomma è andato a eseguire a puntino il dettato del progetto Carnegie. Trovando pure il tono dell’europeista, ossia quell’aria di degnazione e superiorità minacciosa che usa Dombrovski, o Mark Rutte, quando si rivolgono al governo italiano: fate le riforme, nessun assegno in bianco…

E’ arrivato a dire: “Proporrò un nuovo patto politico in Libano e tornerò il 1 ° settembre, e se non lo fanno, mi prenderò la mia responsabilità politica”…
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Quindi è il caso di tornare a scorrere rapidamente il progetto Destroying Lebanon to save it”. Vi si legge che “la prevenzione di un salvataggio del FMI comporterà nient’altro che la distruzione sociale ed economica del Libano, poiché il paese potrebbe presto esaurire la moneta forte per importare necessità vitali come cibo, medicine e carburante. Le cose saranno peggiorate dall’attuazione da parte di Washington del Caesar Act, legislazione per sanzionare il regime di Assad a Damasco, che chiuderà una valvola di sicurezza che consentiva al Libano di condurre transazioni attraverso la Siria. Il Libano potrebbe presto scoprire di essere diventato un Venezuela in steroidi”. Insomma proprio quello che già subiva il Libano prima dell’esplosione devastatrice.


Quanto al Carnegie per il Medio Oriente, è una emanazione del Carnegie Endowment for International Peace, fondato nel 1910 dal miliardario Carnegie per diffondere il verbo americano nel mondo; ritenuto il terzo think tank più influente al mondo, dopo
Brookings Institution e Chatham House , ha sedi a Washington DC , Mosca , Beirut , Pechino , Bruxelles e Nuova Delhi . [1]

Per Amalek, s’intende il popolo nemico mitico di Israele, di cui Deuteronomio 25: 17–18, Esodo 17:14 e 1 Samuele 15: 3 prescrive lo sterminio totale. “Dall’uomo alla donna, dal bambino al lattante, dal bue alle pecore, in modo che il nome di Amalek non venga menzionato nemmeno con riferimento a un animale dicendo “Questo animale apparteneva ad Amalek”.

Per Hezbollah è effettivamente finita, credo. Che fretta però.
 
I DATI OGGETTIVI che giustificano i sospetti
BEIRUT 4/8/2020 : POCHI SECONDI PRIMA DELL’ESPLOSIONE UN’ OGGETTO A FORTE VELOCITà IMPATTA SULLA STRUTTURA?
 
Israele distrugge Beirut Est con una nuova arma
di Thierry Meyssan

Il primo ministro israeliano ha ordinato la distruzione di un deposito d’armi dello Hezbollah a Beirut con una nuova arma che, non ancora ben sperimentata, ha causato ingenti danni, ha ucciso più di un centinaio di persone, ne ha ferite 5.000 e ha distrutto molti edifici. Questa volta Benjamin Netanyahu difficilmente potrà negare.
RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 7 AGOSTO 2020


Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha autorizzato un’offensiva contro un deposito d’armi dello Hezbollah per mezzo di una nuova arma, testata sette mesi fa in Siria. S’ignora se l’operazione sia avvenuta con il consenso del secondo primo ministro, Benny Gantz.
L’offensiva del 4 agosto 2020 ha colpito esattamente il luogo indicato da Benjamin Netanyahu nel discorso tenuto alle Nazioni Unite il 27 settembre 2018 [1].
Non si sa che tipo di arma sia stata usata. È stata però testata in Siria a gennaio scorso. Si tratta di un missile la cui testata contiene un componente nucleare tattico, che provoca il fungo caratteristico delle armi nucleari. Non si tratta evidentemente di una bomba atomica in senso strategico.
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Test israeliano in Siria
Quest’arma è stata testata in Siria, in pianura e in aperta campagna, poi nelle acque del Golfo Persico, contro imbarcazioni militari iraniane.
Il 4 agosto è stata utilizzata per la prima volta in un’area urbana, in un ambiente particolare che ha fatto ripercuotere sull’acqua e sull’altura lo spostamento d’aria e le vibrazioni. Non solo ha distrutto il porto di Beirut, ha ucciso anche un centinaio di persone, ne ha ferite almeno altre 5.000 e ha distrutto la parte Est della città (la parte Ovest è stata in gran parte protetta dall’alto edificio che contiene silos per cereali).
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Mettendo a confronto queste due foto satellitari, su quella di sinistra si vede la distruzione del deposito dello Hezbollah e di parte del porto.
Israele ha immediatamente attivato le entrature nei media internazionali per nascondere il proprio crimine e accreditare l’ipotesi dell’esplosione accidentale di uno stock di fertilizzante. Come spesso accade, si trovano colpevoli fasulli e la macchina mediatica internazionale ripete fino alla nausea la menzogna, sebbene in assenza d’inchiesta. Eppure tutti hanno potuto vedere il fumo a forma di fungo, incompatibile con la tesi dell’esplosione di fertilizzanti.
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Il fumo a forma di fungo osservato a Beirut non ha niente a che vedere con quello che avrebbe causato un esplosivo convenzionale.

Così come né Siria né Iran hanno reagito dopo essere stati colpiti da questa nuova arma, anche i partiti politici libanesi hanno immediatamente concluso un accordo affinché la verità venga tenuta nascosta al fine di non demoralizzare la popolazione. È stata aperta un’inchiesta per indagare non già sulla causa dell’esplosione, ma sulla responsabilità del personale portuale nello stoccaggio dei fertilizzanti, spacciati come causa dell’esplosione. Questa menzogna si è però presto ritorta contro i partiti politici che l’hanno architettata.

Il Tribunale delle Nazioni Unite per il Libano ha deciso di rinviare di qualche giorno il verdetto sull’affare dell’assassinio nel 2005 del primo ministro Rafic Hariri, che avrebbe dovuto emettere a breve. Nella vicenda dell’assassinio di Hariri, l’esplosione di un furgone mascherò il tiro di un missile caricato con una nuova arma, così come l’esplosione di nitrato ha mascherato il tiro sul deposito di armi dello Hezbollah.
Cinque anni dopo – cinque anni troppo tardi! – ho rivelato su una rivista russa come fu ucciso Rafic Hariri [2]; lo Hezbollah diffusse invece un video che dimostrava l’implicazione di Israele.
È importante rilevare che l’assassinio del 2005 colpì un primo ministro sunnita, mentre l’attacco del 2020 non colpisce lo Hezbollah sciita, ma l’insieme della Resistenza libanese.
Oggi diverse ambasciate hanno fatto rilevamenti, in particolare hanno prelevato campioni di cereali e filtri ad aria delle ambulanze che si sono immediatamente recate sul posto, materiale che già viene analizzato nei rispettivi Paesi.

Thierry Meyssan
 
E Macron eseguirà
Maurizio Blondet 11 Agosto 2020
Netanyahu a Macron: “Dopo il bombardamento di Beirut, le armi di Hezbollah devono essere rimosse dalle aree popolate”
Netanyahu to Macron: “After the Beirut bombing, Hezbollah’s weapons must be removed from the populated areas”


Per capire, copio e incollo l’illuminante articolo di un giornalista che vive in Libano, e ha pubblicato sotto pseudonimo su Unz Review. Nella traduzione di Comedonchisciotte:
Stati Uniti, Israele e Beirutshima
TAXI – 6 agosto 2020 – The UNZ Review
Ovunque vi sia un omicidio di massa in Medio Oriente, lì si troverà lo zampino israeliano. Ed è sempre stato così, da sempre.
Più e più volte, sin dal 1948, Israele ha dimostrato di risolvere tutti i suoi problemi regionali con soluzioni terroristiche violente che cambiano l’equazione politica e geostrategica a suo favore. Più e più volte, c’è sempre qualche grande governo occidentale che beneficia da questo terrorismo israeliano e lo sostiene e, nel caso della recente terribile esplosione al porto di Beirut, ora noto come ‘Beirutshima’,


continua
 

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