Ne prendo atto, chissa' se e' vero
Non è un problema di attitudine. Una nuova ricerca svela perché il divario in matematica tra maschi e femmine emerge già nella scuola elementare
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Be', mi pare del tutto verosimile.
Tempo fa, ho letto e studiato diversi libri di psicologia sociale. E soprattutto interessanti discussioni sulla meritocrazia, sul premiare chi ha risultati migliori, e c'era chi diceva che non esiste la meritocrazia perché le condizioni sociali, i contesti socioeducativi e i background influiscono in maniera pesante sulle possibilità, le capacità e le dotazioni di base di ciascuno.
Nei sistemi complessi, come la nostra società, ad ipotetiche “parità” di condizioni (che non esisteranno mai perchè siamo il prodotto di miliardi di micro-variabili), basta la minima casualità per generare un effetto a valanga.
Pensiamo alle scuole elementari, partiamo tutti/e uguali, o no? Al primo giorno di scuola tra alcuni/e bambini/e possono esserci anche 11 mesi di differenza di età, e quindi maggior sviluppo neuropsicologico ed esperienza che significano comprendere un po’ prima e meglio le prime cose, relazionarsi meglio con la classe e gestire meglio le emozioni, a tal punto che l’età di inizio elementari è un predittore (EDIT: è UNA variabile, non significa che basta la sua presenza e i risultati saranno positivi, ma che a parità di condizioni è un vantaggio) di buoni risultati scolastici e sociali anche a lungo termine.
E prima delle elementari? Già a 3 anni c’è una differenza significativa di volume cerebrale tra bambini/e di famiglie ricche e povere, e a 6 anni la differenza si vede anche nello sviluppo socio-emotivo, linguistico e cognitivo.
La verità è che con la giusta esperienza nei giusti ambienti, gli esseri umani sanno apprendere bene e diventare molto capaci, a tal punto che bambini/e in orfanotrofio hanno tipicamente punteggi QI inferiori alla media e quando vengono adottati/e guadagnano punti, ma se vengono adottati da famiglie di classe medio-alta, guadagnano ancora più punti.
E non voglio nemmeno aprire i temi dei giudizi scolastici elementari/medie, in cui sono stati studiati per decenni i bias cognitivi per cui si davano voti peggiori a bambini/e che esibivano una classe sociale più bassa o di famiglie immigrate; per non parlare dell’ansia e stress che peggiora le performance delle persone di classe bassa persino nelle università e negli ambiti culturalmente associati a classi medio-alte (la cosiddetta “minaccia dello stereotipo”).
Non abbiamo tutti le stesse possibilità, è una lotteria: forse in alcuni casi chi "riesce" si è impegnato/a davvero più di tutti/e, ma ciò non toglie l'impegno di chi "non riesce", perché le condizioni non sono mai le stesse, e le variabili sono infinite: il "winner takes all" danneggia la stragrande maggioranza della popolazione.