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mercoledì 1 aprile 2020
Ein deutsches Requiem
...è un crescendo, travolgente, per quanto non inatteso.
Hanno cominciato alcuni giornali, tirando fuori la storia, non del tutto inedita, del
debito di guerra della Germania, una storia che si ripresenta con
la tediosa inevitabilità di una stagione poco amata. E fino a qui, l'entusiasmo degli stolti per questo genere di argomenti era anche comprensibile.
Ha proseguito un noto (e bravo) attore, facendo un paio di giorni fa
una simpatica sparatacontro l'atteggiamento della Germania al tavolo del negoziato di Bruxelles. E qui, forse, qualche dubbio sarebbe dovuto venire: perché se uno fa carriera nella televisione italiana, oltre al talento, che in Italia non si nega a quasi nessuno, è sicuro che dovrà aver manifestato un discreto allineamento al pensiero unico.
O no?
Ma la prova regina è arrivata oggi, quando non un solo attore, ma un'intera compagnia ha acquistato
una pagina sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung per esortare i tedeschi a non seguire gli olandesi sulle loro posizioni egoistiche: l'Europa (?) era stata solidale con la Germania e quindi (?) adesso l'Olanda dovrebbe essere solidale (?) con l'Italia, invece (?) di sottrarle gettito con le sue pratiche fiscali aggressive (l'orazion picciola è
qui per i diversamente europei).
Un'insalata dadaista di
non sequitur sulla cui opportunità magari spenderemo un paio di parole.
Gli stupidi, e quel loro sottoinsieme che gestisce la rappresentazione del vostro mondo, sono andati in brodo di giuggiole, o si sono, di converso, indignati, per queste posizioni "sovraniste" (parola che, lo ribadisco,
non vuol dire nulla, o meglio: mentre non dice nulla di quello che intende descrivere, dice tutto di chi la usa).
Noi, qui, spero invece che abbiamo in molti visto ripresentarsi
with the tedious inevitability of an unloved season un fenomeno che tutto è tranne che una assoluta novità:
il becero, provinciale, astioso antigermanesimo dei piddini.
Vi invito a rileggere le parole che scrissi l'8 novembre del 2013 scagliandomi contro "
i pretesi "europeisti" che fomentano sentimenti antitedeschi giocando un gioco sporco e pericoloso"... e già allora, cioè sette anni fa, questa per chi c'era, per chi ha avuto la fortuna di partecipare a questo momento corale di presa di coscienza, al Dibattito, non era una novità (ne avevamo parlato
qualche mese prima...). Sono parole di assoluta attualità, e credo quindi di non dover aggiungere molto per chi le avesse a suo tempo lette e capite.
Mi rivolgo quindi agli altri, pur consapevole della spietata ineluttabilità della prima legge della termodidattica: "Ci sono cose che, se potessero essere capite, non andrebbero spiegate" (Alberto Bagnai). E quindi sì, amico mio: se arrivato fin qui non hai ancora capito dove io voglia andare a parare, magari sarò riuscito a incuriosirti, e arriverai fino in fondo, ma difficilmente riuscirò a spiegarmi...
Sbarazzatici con questa affermazione degli ultimi due o tre lettori dall'epidermide sensibile, stabiliamo subito qual è il problema: non ha alcun senso accusare i tedeschi di attenersi alle regole cui ci siamo congiuntamente vincolati.
Non sono cattivi i tedeschi a volerle applicare, sono stati stupidi certi italiani (qui genericamente individuati dal termine "piddini") a sottoscriverle senza capire che cosa stessero facendo. Quindi evocare fantasmi del passato, come il debito di guerra della Germania, o fantasmi del presente, come le pratiche fiscali sleali del paese che
risolve a modo suo il problema della sostenibilità del welfare, è sommamente sciocco e pertanto controproducente. Diventa anche sommamente ridicolo quando ad adottare un simile atteggiamento recriminatorio da "asilo Mariuccia" sono politici o secredenti intellettuali "liberali". Questi, in quanto tali, dovrebbero sapere che
non è certo dalla benevolenza del macellaio ecc. (e quindi, per chi abbia il parafrasometro inceppato: non è certo dalla benevolenza della Germania che ci aspettiamo di poter sovvenire ai bisogni del nostro popolo, ma dal fatto che la Germania ha cura del suo interesse - e l'interesse della Germania è che le sue banche non saltino...).
Astraendo quindi da questi fenomeni nostrani, i liberisti a geometria variabile, che passano con disinvoltura dalla critica all'intervento dello Stato nell'economia all'implorazione di sussidi per le testate da cui pontificano, o dall'elogio delle regole (quando si applicano ai piccoli) alla melassa dei buoni sentimenti "europeisti" (quando le regole rischiano di incidere sui loro conti in banca), astraendo da questa bella d'erbe (broccoli) famiglia e d'animali (capre), cui tutto sommato vogliamo bene perché ci estorce un sorriso in tempi tanto tristi, astraendo da chi è condannato all'irrilevanza dalla sua scarsa comprensione del reale, lasciandoci alle spalle il folklore paesano di casa nostra, incombe a noi, che possiamo permettercelo, perché abbiamo praticato e vissuto intensamente quello che di meglio la Germania ha da offrire, e quindi non la sua attuale classe dirigente, ma la sua cultura e la sua arte, incombe, dicevo, a noi portare in questo dibattito ordine e razionalità.
Converrà partire da un dato. La Germania, intesa come l'attuale
establishment politico tedesco, non è nostra amica: non deve esserlo (nessun medico glielo prescrive), e non può esserlo. Guardate che cosa scrivevo a pagina 250 del Tramonto dell'euro:
Le dinamiche leghiste del gioco politico tedesco fanno disperare che un rinnovamento della classe politica tedesca alteri la situazione. È grossolanamente ingenuo (per essere gentili) chi si attende mirabilia da una svolta “a sinistra” della politica tedesca. Dopo decenni di disinformazione, speculare rispetto a quella che abbiamo subito noi, l’elettorato tedesco ha assimilato l’idea che la colpa della crisi sia di noi “porci” (Piigs) del Sud, che siamo noi a minacciare il loro stile di vita (e non la loro classe politica, che ha represso salari e consumi per aumentare i profitti dei capitalisti del centro). Ora, la teoria normativa della politica economica, ma anche il semplice buon senso, ci insegnano che ciò che un politico vuole è raggiungere il potere e mantenervisi.
Se un qualsiasi politico tedesco, di qualsiasi colore, facesse una timida apertura verso politiche più cooperative, il politico del colore opposto, immediatamente, avrebbe buon gioco nel tagliargli l’erba sotto i piedi dicendo: “Vedete, elettori, il mio avversario è amico dei porci, vuole compromettere il vostro stile di vita”.Ovvio, no?
(...
eh già, nel 2012 per me l'aggettivo "leghista" aveva una connotazione negativa...)
Quindi la Germania, intesa come classe dirigente tedesca
at large, strutturalmente non può essere nostra amica:
la conquista del consenso in Germania passa necessariamente attraverso lo scaricare la colpa dei propri squilibri interni sugli altri paesi membri dell'Unione. Quali siano questi squilibri qui
lo abbiamo descritto in lungo e in largo quando gli imbecilli descrivevano quel paese, lacerato da profonde contraddizioni, come una sorta di Bengodi (che tale era, ma, purtroppo, per un numero sempre più piccolo di fortunati)...
Ma noi non dobbiamo essere nemici dei tedeschi, anzi! Non è con atteggiamenti aggressivi, con rampogne, e mettendola di fronte a un passato col quale non ha mai fatto bene i conti, che si può aiutare la Germania a ragionare su quale sia il suo interesse.
Simili atteggiamenti da amante tradita sono l'inevitabile sbocco di quei nani del pensiero che hanno pensato di utilizzare l'economia per condizionare la politica, e ora non sono in grado da politici di gestire l'economia (sì, sono gli stessi che si sciacquano la bocca col "primato della politica..."). L'idea che l'adozione della moneta unica avrebbe accelerato il percorso verso un compiuto "federalismo", oltre a trascurare il solito dettaglio (ovvero: alla maggioranza dei cittadini era stato chiesto se volessero raggiungere un simile obiettivo, se volessero gli Stati Uniti d'Europa?), palesa ormai la sua natura fallimentare, e lascia a tutti noi una pesantissima eredità da gestire: basta vedere quali problemi crea in questo momento dover dipendere da istituzioni altrui per la provvista di liquidità!
Ma rinfacciare alla Germania i danni di guerra non ha alcun senso, tanto più se nel farlo si continua ad agire la politica secondo le categorie del sogno, della nobile aspirazione, anziché secondo le più faticose ma proficue categorie della lucidità e della competenza.
Ecco, parliamone, di competenza e di consapevolezza... Perché credo che dobbiate saperlo: i piddini si stavano costruendo (e probabilmente si stanno tuttora costruendo, in questo momento) un
Letta moment, come quello immortalato dal
tweet di Claudio che ho avuto il piacere di citare in aula (correva l'anno 2013 e Letta giulivo si vantava di aver sottoscritto le regole che
causarono tanti lutti)! L'inconsapevolezza dei nostri beotarchi (felice conio di
nonexpedit) stava attivando le stesse dinamiche: il MES, firmato da loro, sarebbe stato pagato politicamente da noi, esattamente come l'Unione Bancaria, firmata da Letta, era costata politicamente a Renzi (che quando spavaldo diceva: "Stai sereno!" non sapeva di essere già stato ferito a morte dal suo avversario, che - a sua volta senza saperlo - gli aveva praticamente fatto esplodere il sistema bancario sotto la poltrona). Solo che... ai meno stolti di loro ho fatto notare che una o due case e un conto in banca ce l'hanno anche loro: a che cosa sarebbe servito far entrare il Paese in un percorso al cui termine si trova la patrimoniale?
Qualcuno ha capito e il fronte interno, come avrete capito, si è sgretolato: il ministro è sempre più isolato nella sua cittadella, il MEF (uno Stato nello Stato), ma la sua linea pro-MES è smentita non solo dalla sua maggioranza, ma
addirittura dal suo stesso partito!
Non è certo finita qui...
Io non credo che dietro a questa pantomima, pericolosa e dispendiosa in termini di tempo, che oggi ci sarebbe così prezioso, ci sia solo incapacità di pensiero laterale, sclerosi intellettuale, subalternità al dogma. Credo che ci sia anche, consapevole o meno, la storica necessità di far sponda su una potenza esterna a fini di politica interna. Che sia la Francia di Carlo VIII, l'Unione Sovietica, o l'Unione Europea, da (quasi) sempre gli italiani chiedono aiuto all'esterno quando si trovano parte soccombente, o comunque per consolidare le proprie posizioni.
In effetti oggi l'unica speranza che i nostri amici "de sinistra" hanno di sopravvivere, di perpetuarsi, è quella di riuscire a farci ostruzionismo da Bruxelles, dagli uffici della Commissione, dove si sono incistati e da dove possono, dato l'attuale ordinamento, impedire a qualsiasi Governo democraticamente eletto di agire in conformità al mandato ricevuto dai propri elettori.
Noi, che siamo europei, e che non odiamo la Germania, abbiamo chiamato amici tedeschi a spiegarci
come ci si debba comportare per aiutare i nostri fratelli europei. Ma possiamo aspettarci che riesca a essere giustamente incisivo chi solo da una prospettiva "europea" può garantire la sopravvivenza del suo partito che gli italiani ormai in maggioranza schifano, ritenendolo non a torto artefice di una delle scelte politiche più infelici nella storia millenaria del Paese?
Ovviamente no.
Inutile dirvi che "i competenti", che continuano a blaterare di un MES "a condizionalità attenuata", non sapevano che questo oggetto non esiste, per i motivi spiegati
qui da Marco Dani (sintesi: perché ai sensi del
two pack il "contratto" col quale il MES ti presta i soldi, detto
memorandum, può essere rivisto in qualsiasi momento dal Consiglio Europeo con un voto a maggioranza, e quindi è del tutto ovvio che se Salvini diventasse premier immediatamente i termini dell'accordo verrebbero rivisti riattivando le regole fiscali e costringendo il Paese ad attuare austerità).
Ci avrebbero venduti per 35 miliardi, e non è detto che non lo facciano, e questo perché accettare le condizioni dei nostri creditori è l'unica speranza che gli resta di avere manforte da loro per scalzarci dal governo qualora ci arrivassimo!
Altra spiegazione non c'è, o almeno la mia fede nella razionalità umana mi fa sperare che non ci sia...
1/2**