Casalino dice che si vuole candidare. Prove tecniche per un partito di Conte

tontolina

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Casalino dice che si vuole candidare. Prove tecniche per un partito di Conte

In un’intervista a “Sette” ha dichiarato di non escludere di candidarsi. Ma chi potrebbe presentarlo, se non il premier? Spaccatura nel movimento in arrivo

Casalino dice che si vuole candidare. Prove tecniche per un partito di Conte - Linkiesta.it

Nonostante tutto siamo costretti ad occuparci di nuovo di Rocco Casalino. Il motivo, sembrerà strano, è squisitamente politico. Questa è la cronaca delle ultime battute della grande, e misera, partita che ci porterà alle urne.
«Superiamo questo momento difficile, ricreiamo un clima di squadra» dice l'ex del Grande Fratello in un'intervista agiografica apparsa su Sette, il supplemento del Corriere della Sera.
E fin qui siamo nel novero delle banalità in politichese.
Quello che però ha fatto andare di traverso il caffé a Di Maio e ad un numero infinito di parlamentari del Movimento è stata questa frase, «Mi auguro che il governo duri...non escludo di candidarmi, nel Movimento sentono la mia mancanza».

«Se parla così vuol dire che il partito di Conte è work in progress. Chi si prenderebbe Rocco? Nessuno. Qui lo conosciamo bene», spiegano dai piani alti del Movimento. E di segnali, nell'amabile caminetto che il Corriere apparecchia, ce ne sono molti.

Il primo è alla leadership di Conte perché è evidente che è al "suo" Presidente che Rocco si rivolge, quando non esclude una possibile candidatura. «È un'auto-iscrizione al partito di Giuseppe», come lo chiamano dalle parti del Pd, dove lui si vede già parlamentare e stratega. «Ho la capacità di prevedere dove va l'opinione pubblica e cosa succederà», dice il novello Nostradamus al quotidiano diretto da Luciano Fontana. Che proprio sugli spin di Casalino ha dovuto, nei giorni scorsi, inghiottire una durissima telefonata partita dall'entorurage di Di Maio in cui lo si accusava senza mezzi termini di «scorrettezza».

Chi se non Conte potrebbe candidarlo?
E se questa fosse la prima urgenza vorrebbe dire che tutto starebbe per franare.
Che il partito di Giuseppe Conte è nei fatti e sarebbe l'arma con la quale il Pd, e non solo, mira a spaccare il Movimento relegando Di Maio e i suoi ad una corsa solitaria. Quello che in fondo il capo politico desidera. Un'ammissione che il ministro degli Esteri ha fatto più volte ai suoi, «il Movimento venuto fuori dalle elezioni 2018 non funziona, troppo poco coeso, troppe personalità che vanno in ordine sparso, c'è troppo poco del Movimento cinque stelle che noi abbiamo edificato...».
 

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