FORTEBRACCIO
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Le due coalizioni, centrosinistra e centrodestra, si presentano all’appuntamento con Napolitano fortemente divise.
Nelle consultazioni al Quirinale per trovare una via d’uscita alla crisi politica, la maggioranza appare sempre più frantumata, con un Pd predominante che intende correre da solo e gli altri, Prc, Pdci e Sd alle prese con le solite polemiche invasive, che impediscono, al momento, la realizzazione del progetto della cosa rossa.
Al contrario, nel centrodestra i centristi continuano a caldeggiare la soluzione di un governo istituzionale ma si scontrano con il fronte dei favorevoli, FI, Lega e An, al voto immediato senza più indugi.
Casini, subito dopo l’incontro con il capo dello Stato, ha ribadito ancora una volta di voler perseguire questa idea.
“Il Paese -ha puntualizzato- è in ginocchio: ha bisogno di un governo di pacificazione tra la gente più responsabile di centrodestra e di centrosinistra.
Se non è possibile, allora elezioni subito”.
Dunque, l’Udc appoggia questa posizione del Quirinale che servirebbe solamente a procrastinare una situazione d’impasse della politica.
Non è certo una nuova legge elettorale a rimettere ordine ad un quadro politico così eterogeneo ma il saper governare, con l’obiettivo primario di non perseguire quell’idea liberista che svendere i beni dello Stato sia salutare.
Nel colloquio con Napolitano il leader dell’Udc Casini ha posto anche una condizione ovvero l’inserimento nell’attuale legge elettorale delle preferenze, credendo che togliere alle segreterie di partito tale potere decisionale sia la soluzione ottimale.
Ma si tratta di un problema strumentale.
Insomma, i centristi si tengono sempre aperta la via della trattativa per una soluzione alternativa a quella del voto anticipato.
Al contrario, la Lega ha posto all’attenzione dell’inquilino del Quirinale la necessità di ricorrere alle urne.
Al colloquio con Napolitano, Bossi si è presentato accompagnato da Maroni, Calderoli e Castelli.
“Elezioni politiche immediate, senza alternativa” questa la posizione espressa dal numero 2 Roberto Maroni “abbiamo chiesto che il presidente Napolitano sciolga subito le Camere, senza ritardo, per consentire la formazione di un nuovo governo che affronti le questioni più urgenti che sono sul tappeto e che non possono essere affrontate e gestite da un governo incaricato degli affari correnti e senza una maggioranza”.
E’ innegabile che dopo questi 20 mesi con esiti irrilevanti per l’economia del Paese, almeno questa la sensazione dei cittadini comuni, occorre dare al più presto una virata alle politiche liberiste di questi schieramenti che hanno come priorità assoluta la svendita dei beni nazionali, tanto per andare incontro ai diktat della grande finanza d’Oltreoceano.
Tra le priorità espresse dalla delegazione leghista nell’incontro con il capo dello Stato c’è soprattutto la questione degli stipendi inadeguati rispetto al costo della vita.
Tra i due schieramenti è in corso una querelle sulla legge elettorale ritenuta dal centrodestra un problema ininfluente mentre viene considerata dal centrosinistra come un muro da abbattere.
E quindi è in atto uno scontro tra chi, la CdL, vuole andare direttamente al voto senza mettere mano alle riforme e chi, Pd e sinistra radicale, intende bloccare questo passaggio anche perché in questo momento sa bene di aver perso la partita.
“Anche con questa legge elettorale –ha chiosato Maroni nella conferenza stampa- ci sarebbe una maggioranza solida per il centrodestra sia alla Camera che al Senato. Quindi, questa resta per noi l’unica via: non c’è spazio per altre soluzioni.
La riforma della legge elettorale non è possibile farla, perché non ci sono le condizioni e del resto non si è fatta in 18 mesi”.
E’ indubbio che i 20 mesi di politica di Prodi e company non ha dato nessun conforto alle aspettative dell’elettorato che si aspettava ben altro.
Le politiche di centrosinistra e di centrodestra si somigliano come due gocce d’acqua.
Più che servire il Paese fungono a servire gli interessi delle banche, delle assicurazioni e della grande finanza.
Secondo i leghisti anche mantenendo questa legge elettorale sarà possibile governare, forse contando nei sondaggi che danno la maggioranza uscente in caduta libera.
Anche la delegazione di An è sembrata ferma su un punto inderogabile: le elezioni.
“Il tentativo” ha sottolineato Fini “di dare vita ad un governo unicamente per fare la legge elettorale non ha senso, perché in 24 mesi di legislatura sulla legge elettorale si sono registrate solo divisioni”.
Dunque, nel centrodestra c’è un ricompattamento che parte proprio dal presupposto del voto anticipato.
La fine della legislatura diventa un punto di condivisione tra FI, Lega e An purché porti alle urne senza più alcun indugio. Salvo Casini ancora tentato dall’idea di un governo istituzionale del tutto fuori luogo.
Intanto, la terza giornata di consultazioni si è conclusa con l’audizione dei tre ex capi di Stato, Cossiga, Scalfaro e Ciampi. Oggi, toccherà al leader di FI Belrusconi e a quello del Pd Veltroni. Staremo a vedere se l’inquilino del Colle si convincerà che la via del voto anticipato è l’unica da percorrere.
di Michele Mendolicchio