Ceaspuglio ha paura?

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Se gli americani scoprono quello che la sua banda ha fatto all'America sa che difficilmente finirà come con Nixon.
Vuole controllare i sudditi della sua banda


http://www.repubblica.it/2005/l/sezioni/esteri/terrousa/conti/conti.html


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USA:INTERCETTAZIONI; BUSH DISPERATO CHIESE SILENZIO NYT/ANSA
(di Alessandra Baldini)
(ANSA) - WASHINGTON, 20 DIC - Meno di due settimane fa il
presidente George W. Bush "era così disperato" per la
possibilità che il 'New York Times' pubblicasse lo scoop sulle
intercettazioni segrete della Nsa che convocò l'editore del
giornale, Arthur Sulzberger, e il direttore, Bill Keller, nello
Studio Ovale "in un vano tentativo" di convincerli a non
andare in stampa.
Il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, si è
rifiutato di commentare le rivelazioni del settimanale. "Si
può solo immaginare la disperazione del presidente", scrive
'Newsweek' sul sito online, rivelando l'incontro del 6 dicembre
in cui Bush "non era preoccupato tanto dalla rivelazione di
segreti" che avrebbero compromesso la sicurezza nazionale:
"Sapeva che lo scoop lo avrebbe esposto pubblicamente come
qualcuno che aveva violato la legge", afferma il commentatore
della rivista Jonathan Alter in un durissimo attacco a un
presidente che, "dopo l'11 settembre, pensò che le stragi gli
davano la licenza di comportarsi come un dittatore o, senza
dubbio nella sua mente, come Abraham Lincoln durante la
Guerra Civile".
Nell'articolo di 'Newsweek' il nuovo scandalo che fa tremare
la Casa Bianca viene definito "Snoopgate", l'equivalente
inglese di "Intercettopoli" e paragonato, per tipo di "abuso
di potere" alla catena di eventi che portò all'impeachment di
Richard Nixon per il Watergate.
- VENTI DI IMPEACHMENT IN CONGRESSO - E intanto a Washington
soffiano venti di impeachment: la democratica Barbara Boxer è
stata la prima in Senato a sollevare la possibilità di una
messa in stato di accusa di Bush per aver autorizzato lo
spionaggio su americani. Boxer ha consultato in proposito
quattro storici della presidenza dopo che John Dean, l'ex
consigliere di Nixon reso famoso dalle rivelazioni sui nastri
Watergate, ha sostenuto che le intercettazioni autorizzate da
Bush rappresentano "offesa passibile di impeachment".
Bush può solo ringraziare che il Congresso non sia a
maggioranza democratica, ha osservato 'Newsweek'. Nel frattempo
la Casa Bianca è tornata a tuonare in difesa delle
intercettazioni segrete. Il vice-presidente Dick Cheney, in volo
sull'Air Force Due tra Pakistan e Oman, ha sostenuto che "non
é un caso che in quattro anni non siamo stati attaccati di
nuovo".
- CHENEY, TORNARE A PRE-WATERGATE - Intervenendo nel
dibattito sulla 'presidenza imperiale' suscitato dalle
rivelazioni su Intercettopoli, Cheney ha professato la sua fede
in "un esecutivo forte" dicendosi convinto che i poteri
presidenziali si sono contratti dai tempi del Vietnam e del
Watergate.
"Penso che un esecutivo forte lo richieda il mondo in cui
viviamo", ha detto Cheney, secondo cui "il Watergate e molte
cose accadute con il Watergate e il Vietnam negli anni Settanta
hanno eroso l'autorità di cui il presidente ha bisogno
soprattutto nel settore della sicurezza nazionale".
L'amministrazione Bush è stata però in grado di riportare
in parte le cose a come stavano, ripristinando "alcuni dei
poteri legittimi della presidenza", ha aggiunto il
vicepresidente, citando alcune battaglie condotte in particolare
dal suo ufficio sulla spinta dell'attuale capo di gabinetto
David Addington: tra queste lo scontro con i gruppi
ambientalisti per mantenere segreto l'elenco dei partecipanti
(executive di grosse società petrolifere) alla task force che
nel 2001 mise a punto il piano energetico nazionale.
- DUBBI SU TESI LEGITTIMITA' CASA BIANCA - La Casa Bianca e
Bush stesso ieri in conferenza stampa hanno sostenuto che la
legittimità dello spionaggio elettronico senza mandato su
americani derivava dai poteri attribuiti al presidente dal
Congresso nella risoluzione votata dopo l'11 settembre, che
autorizzava l'uso di 'ogni forza necessaria' nella lotta ad al
Qaida. Ma su Capitol Hill forti dubbi sono stati sollevati dai
democratici e da alcuni repubblicani, come il capo della
commissione giustizia, Arlen Specter
 

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