Ciccio La mò ha scritto:
deve essere traumatico
almeno non deve predendere il traghetto
bah.....sta storia mi puzza......eppoi tutti sti scandali concentrati quest' anno, le inkieste finite tutte quasi contemporaneamente

che sarà mai, l' anno del Dragone
eccierto qualkuno sparerà che il governo è cambiato l' aria si è ripulita ecc ecc ma x piacere
Ma ti pare il caso di difendere certa gentaglia?
EMANUELE FILIBERTO INCARICÒ TRE PERSONE DI "OSCURARE" UN SITO CHE SVELAVA GIÀ L'ANNO SCORSO GLI STRANI AFFARI DELLA FAMIGLIA REALE TRA L'ITALIA, LA LIBIA, LA RUSSIA E LA BULGARIA - UNA STORIA TORBIDA DI MASSONERIA, ALTA POLITICA, SERVIZI SEGRETI…
Fabrizio Caccia per il Corriere della Sera
È atteso per domani Emanuele Filiberto, il figlio di Vittorio Emanuele di Savoia, da ieri mattina in carcere a Potenza. È indagato anche lui, come il padre, in questa storia di sesso, soldi e videopoker truccati. Arriverà insieme a sua madre Marina. Il principe in cella non fa che chiedere di loro («Quando vengono a trovarmi? Questa vicenda è solo un pasticciaccio infame»). Vittorio Emanuele sarà interrogato martedì, ma intanto l'inchiesta del pm Henry John Woodcock si allarga. Sono in arrivo altri arresti e, in ambienti giudiziari, ora si parla anche di un sequestro preventivo dei beni dei Savoia per tutelare i truffati. La procura, al momento, smentisce.
C'era un sito su internet:
www.pravdanews.com. Un sito che cominciava a svelare già l'anno scorso gli strani affari della famiglia reale tra l'Italia, la Libia, la Russia e la Bulgaria. Fu così che Emanuele Filiberto - secondo l'accusa - incaricò tre persone di sua fiducia di compiere una serie di «accessi abusivi al sistema telematico» allo scopo di «bombardare, sabotare, cancellare e oscurare in modo definitivo» il suddetto sito. Insomma, far tacere quella voce ostile, chiuderlo per sempre. Lui, intervistato ieri sera a Parigi dal Tg1 ha respinto tutte le accuse, pur ribadendo la sua «fiducia nella magistratura», «spero di essere sentito al più presto», ha detto.
Pirateria informatica, frode: sono questi i reati ipotizzati contro di lui nell'ordinanza monstre (2.125 pagine) firmata dal gip di Potenza, Alberto Iannuzzi. A difendere Emanuele Filiberto provvederà Giulia Bongiorno, l'avvocato e neoparlamentare di An, già legale di Giulio Andreotti nel processo di mafia.
L'inchiesta era partita due anni fa - ha spiegato Iannuzzi - dalle indagini su un piccolo giro di usura nel potentino, che hanno portato a scoprire una serie di illeciti nella gestione di licenze per i videogiochi in Basilicata. La Procura potentina ha poi individuato altri filoni, fino ad arrivare ai nulla osta per i videogiochi dei casinò di Campione d'Italia. In pratica, secondo gli inquirenti, tutto nasce dal gioco d'azzardo e dalla «penetrante quanto efficace attività di mediazione con la pubblica amministrazione e con gli apparati politico-istituzionali coinvolti» che sarebbe stata svolta proprio dal gruppo, Vittorio Emanuele in testa, e che risulterebbe dalle conversazioni intercettate per circa un anno.
Ne affiora un sistema tangentizio molto ben ramificato, che mirava a ottenere dai Monopoli di Stato il rilascio dei nulla osta per attivare i videogiochi in tutta Italia, macchinette poi taroccate per centuplicare i guadagni. Ma anche mazzette elargite generosamente all'estero: tra i 24 indagati, infatti, figura Simeone Saxe-Coburg-Gotha, principe di Bulgaria e cugino di Vittorio Emanuele. Era proprio lui, il principe Simeone - dicono gli inquirenti - il corruttore delle stanze attigue al governo di Sofia. Il suo compito era ungere le ruote per garantire al cugino e al suo socio Pierpaolo Cerani, imprenditore, l'affidamento di commesse da molti milioni di euro nella sanità e nella telefonia bulgare.
Ma al vertice della piramide c'era solo e sempre Vittorio Emanuele («indizi gravissimi» contro di lui). Il gip Iannuzzi ieri l'ha definito «la carta di credito» di questo sistema perverso. Era lui che «con allarmante sistematicità» utilizzava tutti i suoi legami «istituzionali e massonici per raggiungere e penetrare l'organo istituzionale di interesse, ponendo le basi e curando le linee fondamentali degli accordi corruttivi».
La «carta di credito», cioè il biglietto da visita, l'uomo con le conoscenze e le credenziali giuste per far andare in porto gli affari del sodalizio criminoso (perfino una partita di farmaci scadenti da inviare in Eritrea...). Una storia torbida di massoneria, alta politica, servizi segreti. Su Vittorio Emanuele gravano accuse pesanti, come il favoreggiamento della prostituzione. Ci sono fiumi di intercettazioni. Si parla di sesso a pagamento, «pacchetti completi» per gli amici siciliani in odore di mafia in trasferta al casinò di Campione.
E ancora: prestazioni richieste a soubrette affamate di successo con la promessa di entrare in Rai e perfino minacce al direttore di Novella 2000 dopo la pubblicazione di articoli non graditi, con una lettera anonima di due parole: «Sei morto».
Il pm Woodcock, intanto, accusato da più parti di mania di protagonismo, tira dritto: «Io mi sento solo un servitore dello Stato, se avessi voluto la pubblicità sapeste quante volte avrei accettato gli inviti in televisione. E invece...».
18 Giugno 2006