Cina: l’utilizzo ideale delle riserve valutarie

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Forumer storico
Cina: l’utilizzo ideale delle riserve valutarie
Carlo Rezzonico

Tra i tanti problemi che la Cina deve affrontare uno dei più impellenti consiste nella disparità di benessere tra le regioni che hanno approfittato largamente dell’espansione economica e quelle che invece ne hanno beneficiato poco o non ne hanno beneficiato affatto. La circostanza è fonte di tensioni sociali e preoccupa a ragione i governanti. Negli ultimi mesi i responsabili della conduzione del paese hanno insistito sulla necessità di uno sviluppo meno tumultuoso di quello che sta avvenendo attualmente ma in compenso più solido e armonioso. In questo clima alcuni hanno avanzato l’idea di utilizzare una parte delle riserve valutarie a favore delle aree particolarmente povere della nazione. Da anni la Cina consegue saldi positivi elevati negli scambi con l’estero e di conseguenza accumula averi molto sostanziosi, investendone una parte considerevole in titoli dello stato americano. Perchè non impiegarne almeno una frazione per sollevare le sorti di chi è rimasto nell’indigenza? L’idea parrebbe azzeccata e la sua attuazione semplice. Ma non è così.
Se i beni e servizi necessari per creare infrastrutture nelle regioni arretrate o per rifornire le loro popolazioni venissero acquistati nella Cina medesima, per cui dovrebbero essere pagati in yuan, la banca centrale dovrebbe vendere dollari ed acquistare la moneta nazionale, ad esempio da importatori cinesi ai quali la valuta americana serve per regolare acquisti negli Stati Uniti oppure da esportatori esteri che ricevono yuan in pagamento di forniture alla Cina. In questo caso però sui mercati delle divise lo yuan si rafforzerebbe ed il dollaro si indebolirebbe, ossia avverrebbe, probabilmente in modo disordinato, quanto la banca centrale, comperando valute estere e accumulando riserve, ha cercato per anni di impedire.
Si potrebbe peraltro suggerire che le autorità monetarie non vendano i dollari ma semplicemente, per un importo pari al controvalore di una certa percentuale delle riserve, mettano in circolazione yuan. Si osserva però che un aumento della quantità di denaro in circolazione sarebbe attuabile anche se le riserve valutarie non esistessero. In ogni caso l’abbondanza di mezzi liquidi avrebbe l’effetto di accrescere il surriscaldamento dell’economia e di compromettere ulteriormente la stabilità dei prezzi. La banca centrale, volendo evitare tali conseguenze, dovrebbe eseguire sterilizzazioni di denaro, le quali tuttavia non sarebbero indolori e causerebbero distorsioni, ad esempio facendo salire i tassi di interesse.
Un discorso meno negativo potrebbe essere fatto qualora le riserve valutarie venissero utilizzate per acquistare all’estero i beni e servizi da destinare delle regioni povere. Se ciò avvenisse al di fuori degli Stati Uniti e quindi le importazioni dovessero essere pagate in valute diverse dal dollaro le autorità monetarie cinesi dovrebbero convertire dollari in euro o yen o altre monete, causando, ancora una volta, un indebolimento della divisa americana. Il solo caso in cui l’utilizzazione delle riserve non porterebbe ad effetti indesiderati sarebbe quello in cui gli acquisti venissero effettuati negli Stati Uniti: allora i mercati delle divise resterebbero indisturbati, le eccedenze del commercio estero cinese da un lato ed i disavanzi di quello americano dall’altro diminuirebbero ed un grosso squilibrio negli scambi internazionali verrebbe attenuato. Ma non è pensabile che le zone bisognose della Cina vengano aiutate mediante beni e servizi comperati soltanto in America.
Le difficoltà alle quali si è accennato confermano che le forze naturali dell’economia non si lasciano imbrigliare facilmente. La autorità cinesi hanno voluto opporsi a quel rafforzamento della loro moneta nei confronti del dollaro che la legge della domanda e dell’offerta avrebbe richiesto. Sono state costrette ad acquistare valuta americana per somme enormi e si trovano nella condizione di non potersene liberare facilmente. Se è vero che le riserve costituiscono una ricchezza, d’altra parte rappresentano un ingombro ed un peso, oltre che un elemento di rischio qualora un giorno, come è probabile, il dollaro perdesse terreno nei confronti dello yuan. Insomma il mercato, quando gli si impedisce di operare, trova la via per far pagare un caro prezzo ai suoi oppositori.

CdT

04/05/2007 22:07
 

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