Cina, morto il premio Nobel e dissidente Liu Xiaobo

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Forumer storico
13 luglio 2017

Il governo di Pechino e il First Hospital of China Medical University di Shenyang hanno confermato che il premio Nobel Liu Xiaobo si è spento all'età di 61 anni. L'attivista democratico era stato rilasciato alla fine di giugno a casa del peggioramento delle sue condizioni di saluti. A maggio gli era stato diagnosticato un cancro terminale al fegato. Nel comunicato ufficiale del governo cinese non si fa mai menzione del Nobel per la pace, vinto nel 2010, ma solo alle condanne per sovversione.

MORTO PER INSUFFICIENZA MULTIPLA. L'ufficio giudiziario di Shenyang ha reso noto in serata, dopo una lunga giornata senza bollettini medici, che Liu è deceduto a causa dell'insufficienza di diversi organi primari.. Nelle scorse settimane le sue condizioni erano state un terreno di scontro diplomatico tra Pechino e altri governi stranieri, in particolare la Germania. Secondo Berlino le condizioni non erano così gravi da impedire uno spostamento in altre strutture sanitarie, ma la Repubblica popolare si era opposta in modo molto netto.

ACCADEMIA DEI NOBEL: «GOVERNO RESPONSABILE». Duro l'attacco del comitato per il Premio Nobel che ha puntato il dito sul governo cinese sostenendo che ha «responsabilità pesanti» per la morte «prematura» del dissidente. Intanto la notizia della prematura scomparsa è circolata tra la rete di attivisti del Paese. Ye Du, amico storico, ha postato ad esempio sull'account WeChat (il WhatsApp cinese) un «annuncio di morte», con una lunga biografia e stralci di 'Carta 08', manifesto diffuso a dicembre 2008 di cui Liu fu tra gli ispiratore in cui si chiedeva un pacchetto di riforme non più rinviabili e una svolta democratica con la fine del modello del Partito comunista come unico soggetto nella vita dello Stato.

La libertà «al centro dei valori universali», i diritti umani «propri e inerenti a ogni persona», la democrazia il cui significato primario vede la «sovranità che appartiene al popolo e il governo che è eletto dal popolo» sono i punti cardine di "Carta 08", il manifesto di cui Liu Xiaobo fu ispiratore e che chiedeva cambi drastici in Cina, mutamenti con riforme «non rinviabili» come la divisione dei poteri sul modello di Montesquieu e la fine del sistema «autoritario» col Partito comunista, unico attore nella vita statale a tutti i livelli.


IL MANIFESTO PER LA LIBERTA' PUBBLICATO NEL 2008. A quasi vent'anni dai fatti sanguinosi di Piazza Tiananmen, la mossa di "Carta 08", la rivoluzione invocata da Liu e da oltre 300 tra accademici, attivisti e persone «di alto profilo», fu presentata il 9 dicembre 2008 e causò la reazione immediata e dura di Pechino. Liu, che aveva già trascorso lunghi periodi in galera, fu arrestato sempre nello stesso mese e condannato il giorno di Natale del 2009 a 11 anni di carcere per «incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato», ma impegno e coraggio gli furono riconosciuti con il premio Nobel per la Pace 2010 consegnato in «absentia».

Nato nel 1955 nella città industriale di Changchun, nordest cinese, Liu era un giovane e brillante professore di letteratura comparata alla Beijing Normal University quando scoppiò il movimento studentesco del 1989 e fu tra gli intellettuali che si schierarono coi giovani partecipando insieme ai leader Wang Dan e Wu'er Kaixi alla fondazione della Federazione autonoma degli Studenti che fu la struttura portante delle proteste.

NEL 1989 SCIOPERO' CON GLI STUDENTI. Più volte Liu partecipò al fianco degli studenti ai falliti tentativi di dialogo con le autorità. La situazione su piazza Tiananmen, ormai occupata, precipitò tra fine maggio e inizio giugno, quando fu chiaro che i riformisti del Partito comunista del segretario Zhao Ziyang, erano stati sconfitti e che il leader Deng Xiaoping aveva scelto la via della repressione. Il primo giugno Liu, col popolare cantante taiwanese Hou Dejan, aderì allo sciopero della fame proclamato dagli studenti.

L'APPELLO PER EVITARE I MORTI DI TIANANMEN. Nelle ore e nei giorni successivi, secondo Andrew J. Nathan e Perry Link, autorevoli sinologi e responsabili della pubblicazione del libro "The Tiananmen Papers" - che rimane la ricostruzione più completa di quei drammatici avvenimenti -, si adoperò per cercare di convincere i giovani a evacuare la piazza prima di un'azione di forza. Ebbe parziale successo e il 4 giugno i soldati dell'Esercito di liberazione popolare sgombrarono la piazza con la forza uccidendo un numero mai chiarito, tra le centinaia e le diverse migliaia, di persone.

NEL 1995 UNA CONDANNA AI CAMPI DI RIEDUCAZIONE. Pochi giorni dopo, accusato di essere una delle «mani nere» che secondo il Pcc manovravano gli studenti, fu arrestato e costretto a 18 mesi di prigione come «controrivoluzionario». Nel 1995 fu condannato a tre anni in un campo di «rieducazione attraverso il lavoro» per aver diffuso articoli critici verso il governo. Scontata la pena, gli fu vietato l'insegnamento, ma l'ex professore continuò nella sua attività avendo nel mirino il modello autoritario con articoli e saggi pubblicati all'estero e diffusi clandestinamente in Cina.

DIVIETO DI ESPATRIO ANCHE PER LA MOGLIE. Negli anni precedenti al suo arresto, Liu era diventato uno dei principali punti di riferimento per i dissidenti cinesi e gli attivisti dei gruppi internazionali per i diritti umani. La moglie Liu Xia ha condiviso i duri effetti della vita «contro» finendo ad esempio agli arresti domiciliari senza processo quando maturò il premio Nobel per la Pace. A entrambi è stato vietato il libero accesso al mondo esterno, fino all'ultimo. La morte di Liu è la prima di un Nobel per la Pace avvenuta in stato di detenzione da quella del pacifista tedesco Carl von Ossietzky, deceduto in un ospedale nazista nel 1938.

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Liu Xiaobo, Nobel laureate and political prisoner, dies at 61 in Chinese custody
 
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corrispondente ANGELO AQUARO
13 luglio 2017

PECHINO – Se n'è andato nel modo peggiore: prigioniero fino all'ultimo. Liu Xiaobo, il premio Nobel per la pace condannato a 11 anni per 'incitamento al sovvertimento dello stato', era stato trasferito dal carcere all'ospedale di Shenyang, ma la libertà concessa il 26 giugno scorso perché malato di tumore terminale era condizionale solo a parole.

Dice un comunicato dell'ospedale che nelle ultime ore i medici hanno proposto l'intubazione per provare a mantenerlo in vita, e che la famiglia avrebbe rifiutato. Anche qui, nei giorni scorsi la stessa famiglia ha messo in guardia dal prendere per vere tutte le dichiarazioni uscite dall'ospedale: e sapremo mai com'è andata davvero?


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Liu Xiaobo era nato a Changchun, nel nord della Cina, il 28 dicembre 1955, ma l'infanzia l'aveva spesa nella Mongolia interna, la sua famiglia spedita in una comune dalla Rivoluzione Culturale di Mao Zedong. Quando alla morte del Grande Timoniere finalmente riaprono le scuole piombate nel caos, prima si laurea all'università di Jilin e poi si specializza alla Normale di Pechino, con un master su 'Estetica e libertà dell'uomo', che già dice tutto. Una carriera velocissima lo porta a studiare prima in Europa e quindi negli Stati Uniti. Ed è proprio negli Usa che si decide la sua vita, e la sua morte. È l'aprile del 1989 quando abbandona New York, dove lavora alla Columbia University, per diventare protagonista della primavera cinese. Tiananmen cambia tutto, il professore scende in piazza con i suoi studenti, è uno dei 'Quattro gentleman' che organizzano lo sciopero della fame e aprono la trattativa con i militari che stanno già invadendo la piazza di carri armati. Dopo il massacro entra ed esce di prigione, si fa anche tre anni di lavori forzati dove l'unica gioia è quella matta di Liu Xia, la poetessa conosciuta quando era ancora un giovane docente, che proprio allora confessa di voler sposare "quel nemico dello Stato".

...

Nel 1999 "torna dal campo di rieducazione, e non rieducato" come scrive proprio Perry Link nella prefazione a No Enemies, No Hatred, una sua raccolta di scritti. Crede ancora che il cambiamento sia possibile. La speranza stavolta si chiama Internet, sono gli anni Duemila e l'indomito prof ora intravede la possibilità di 'libera assemblea nel cyberspazio', trovando ovviamente il modo di scavalcare tecnicamente la Grande Muraglia Web del regime: è il primo a parlare qui in Cina del "potere della pubblica opinione su Internet".

L'ultima battaglia è quella che gli costerà la condanna più dura, la fondazione di Charta 2008, il manifesto firmato da 303 attivisti che chiede la fine del partito unico e il rispetto per i diritti umani, e sarà sottoscritto da oltre 12mila persone: un'enormità nella Cina dove paghi per provare a dire solo 'boh'. "Nonostante il suo arresto - scriverà Václav Havel, l'altro Nobel che fu premiato in carcere, e la cui Charta 77 aveva ispirato i ribelli cinese-, le sue idee non potranno essere arrestate". "Non ho nemici, non provo odio" dirà Liu nella dichiarazione che alla premiazione di Oslo leggerà Liv Ulmann davanti alla sua sedia vuota – vuota come la speranza che ha coltivato fino all'ultimo, prigioniero fino all'ultimo.

è morto Liu Xiaobo, premio Nobel per la pace. Il dissidente cinese era da anni in prigione

(ansa)

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