Ora, il dubbio e': sarebbe stato meglio il totale asservimento della cultura al potere politico (a quello economico e' gia' in buona misura asservita) per farne strumento di persuasione propagandistica, come pensava Bettino, o, come ha fatto il triconano, la sua emarginazione e deprivazione di qualunque significato e funzione, il suo continuo e insistito svilimento, l'ammanimento alle folle di circensi, anche in vesti di parlamentari e giornalisti (senza peraltro neppure abbondare col pane), fatti passare per degno sostituto delle buone letture e della buona informazione, lo spaccio dell'oppio mediatico e gossipparo millantato quale cibo spirituale piu' utile di cio' che puo' aiutare a sviluppare il senso critico e il movimento autonomo degli ingranaggi cerebrali, la concezione secondo la quale il valore e il significato della cultura, della conoscenza, rigorosamente misurato in danée, e' zero?
Sinceramente, pensando a quel po' di bellezza che la cultura romana e' riuscita a lasciarci al tempo di quel gran cinico propagandista che fu Mecenate, mi vien da rimpiangere Craxi, cosa che quindici anni fa mai, mai, mai avrei creduto di arrivare a fare...