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Come Scegliere una Banca Sicura in Italia (Difendersi dal Bail-In)

Di FunnyKing , il 11 dicembre 2015 77 Comment





Aggiorniamo i dati al terzo trimestre 2015, per giudicare la nostra banca “sicura” in Italia.
Commento preliminare: in generale nel terzo 2015 il sistema bancario ha visto un rafforzamento dei coefficienti di patrimonializzazione. Tuttavia tra Novembre e Dicembre 2015 abbiamo avuto un primo scassato assaggio del nuovo “normale” ovvero i salvataggi bancari attraverso il coinvolgimento non solo degli azionisti ma anche degli obbligazionisti fino eventualmente ad arrivare ai correntisti sopra i 100.000€.
Dal 1 Gennaio 2016, sarà proibito qualsiasi intervento pubblico per salvare le banche e le procedure di ricapitalizzazione saranno interamente a carico di tutti gli stakeholderes delle banche da salvare (azionisti, obbligazionisti subordinati e senior, correntisti) in primis, e poi a carico del sistema bancario nel suo complesso.
In questo nuovo normale è fondamentale conoscere per deliberare in quale banca tenere i propri soldi, oppure se è il caso investire in azioni e obbligazioni di una certa banca o meno.
In questo ultimo periodo del 2015 ci sono alcune vicende che meritano attenzione e precisazioni:
Veneto Banca e Popolare di Vicenza hanno requisiti patrimoniali pessimi, al limite dell’insolvenza e DEVONO ottenere capitali dal mercato. Un eventuale fallimento nell’ottenimento di capitali freschi determinerebbe in automatico la procedura di salvataggio bancario conosciuta come Bail-IN. E’ pertanto temerario mantenere in questa fase i propri risparmi e eventuali investimenti in queste due banche
Banca Monte dei Paschi (un evergreen) è stata attenzionata dalla Consob per altri eventuali probelmi sui bilancio 2012, la cosa ha rilevanza per eventuali rivalse di chi ha sottoscritto gli aumenti di capitale successivi (che si sono rivelati un bagno di sangue)
Infine c’è la questione delle 4 banche commissariate “salvate” con un decreto di urgenza del Governo e con l’azzeramento SENZA CORRISPETTIVO in azioni delle nuove entità delle obbligazioni subordinate in mano a 130.000 famiglie italiane., Banca delle Marche, Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara. Appena avremo i coefficienti di patrimonializzazione delle Nuove Banche oggetto di salvataggio ve li daremo.
Vorrei fare notare lo strano destino di Unicredit, la quale ha coefficienti di patrimonializzazione molto bassi, ma ha scelto di non fare aumenti di capitali e di ripatrimonializzarsi per linee interne con un aggressivo piano industriale di taglio dei costi (e dunque licenziamenti). La controllata Fineco viceversa si trova al top o quasi della classifica.
Buona lettura:
Come Scegliere una Banca Sicura in Italia

Non è più una economia per vecchi.
Fin dalla culla siamo stati abituati a pensare che tutte le banche sono uguali, se ci pensate bene l’espressione “avere i soldi in banca” è neutra e ispira(va) sicurezza. Oggi non è più così.

Dopo il caso Cipro, in cui i correntisti sono stati chiamati a ripianare i debiti di due grandi banche, dobbiamo prendere atto che il sistema di utilizzare anche i soldi dei correntisti per tappare i buchi creati da gestioni bancarie allegre è diventato un sistema consolidato, legale e codificato dalle norme europee per i salvataggi bancari.
Ne consegue che diventa fondamentale attuare delle strategie per selezionare la propria banca, meglio se queste strategie sono semplici, comprensibili e in passato hanno dimostrato di funzionare.
In questo vi mostrerò 3 semplici modi per sapere se la vostra banca italiana è sicura e come fare a cercare una alternativa valida. E lo farò con dati reali e aggiornatissimi in modo da darvi già una traccia per prendere una decisione.
Passo 1: Il Controllo del Patrimonio di Vigilanza

Il criterio comunemente accettato che definisce il rischio bancario inteso come quantità di investimenti fatti da una banca rispetto al suo patrimonio è il CORE TIER 1 (RATIO), ovvero il rapporto fra investimenti bancari ponderati per il loro rischio e il capitale proprio della banca ( definizione precisa ).
Recentemente il Core Tier 1 Ratio, è stato sostituito da un nuovo coefficiente redatto secondo i criteri di Basilea 3, Ovvero il CET1 Ratio Ovvero il Core Equity Tier 1 Ratio (definizione precisa).
Le norme di Europee prevedono come “minimo” (sindacale) un CET1 Ratio del 10% , il che significa che una banca “regolamentare” può effettuare investimenti ponderati per il rischio superiori a 10 volte il suo capitale proprio. Il che non pare una garanzia di sicurezza “estrema”.
Dunque un primo criterio per scegliere la nostra banca italiana è quella di controllare il suo Cet1 Ratio, e siccome questo è Rischio Calcolato:
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Passo 2: Il Confronto delle Performance Relative in Borsa

Il prezzo di una azione in borsa è il risultato delle decisioni di acquisto e di vendita degli investitori. Gli investitori si comportano più o meno razionalmente sulla base delle informazioni in loro possesso.
C’è una speciale categoria di investitori che influenza in maniera determinante le quotazioni, ovvero gli investitori istituzionali. Ovvero quei soggetti che dispongono di grandi quantità di denaro da impiegare e che si muovono secondo logiche professionali.
Tra gli investitori istituzionali ci possono essere soggetti che hanno informazioni privilegiate e dunque si muovono di conseguenza.
Per questa ragione il Prezzo di una azione, se osservato in un arco temporale e con un semplice accorgimento non troppo breve contiene di per se una informazione importante: Come sta andando la società, la banca in questo caso, rispetto alla media del suo settore.
Diciamo che il prezzo dell’azione non può rappresentare in assoluto lo stato di salute di una banca, esso è troppo influenzato dal sentimento generale su un certo settore (quello bancario appunto), ma se confrontiamo il prezzo di una banca con il valore di una media dei prezzi dell’intero settore bancario di una nazione scopriamo cosa pensi il mercato, ed in particolare gli investitori istituzionali che spesso hanno informazioni privilegiate, su quella singola banca.
Ed in pratica nel 100% dei casi un fallimento bancario è stato sempre preceduto da un crollo dei valori azionari rispetto all’indice di riferimento, mesi se non anni prima dell’evento infausto.
In Italia esiste un indice chiamato FTSE Banche, facilmente confrontabile in termini percentuali con l’andamento dei prezzi dei singoli titoli delle banche quotate.
Vi faccio due esempi di banche agli opposti,
Banca Carige:
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Banca Intesa San Paolo:
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Le differenza sono evidenti, la sottoperformance di Banca Carige indica una sfiducia del mercato e dunque anche di eventuali insider sulla gestione e la patrimonializzazione dell’istituto di credito, al contrario il mercato sta premiando il Gruppo Intesa.
Forse avrete sentito parlare non troppo bene di Banca Carige negli ultimi tempi……
Ad ogni modo, purtroppo questo metodo non è utilizzabile se non con banche che hanno azioni quotate sul mercato ufficiale, ma se la vostra banca lo fosse, vi consiglio di confrontarne il prezzo con l’indice FTSE Banche.
E… tanto per fare un esempio celebre, guardate un pochino cosa accadde in borsa a Lehamn MESI anzi 2 ANNI prima del crac:
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Passo 3: la lettura della cronaca giudiziaria (anche attraverso internet)

Paradossalmente questo terzo metodo, per quanto richieda un minimo di attenzione da parte del correntista è allo stesso tempo il più sicuro ed il più semplice. Il fatto è che non è mai esistito un singolo fallimento bancario che non sia stato preceduto da MESI se non da ANNI di articoli polemici e allarmanti in cronaca economica e giudiziaria.
Ne Lehaman, ne Man Financial, ne le nostre Banca Itallease, Banca Marche, Banca Spoleto, Banca Etruria sono veramente state fulmini a ciel sereno. Prima dell’evento c’è sempre e dico SEMPRE nel 100% dei casi un gigantesca storia di cronaca sui giornali mainstream.
Faccio qui un esempio:
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Quello che vedete è solo un flusso di notizie apparse su varie testate su Bnaca Etruria in vari momenti del 2014, si parla di ispezioni della Banca d’Italia, sofferenze, necessità di ricapitalizzazione, appelli alla solidarietà.
Possiamo dire che lo scandalo di Banca Popolare Etruria e Lazio sia venuto fuori dal nulla?: no, non possiamo.
Le banche italiane per la maggior parte hanno una connotazione territoriale e vengono “raccontate” nei dettagli dagli organi di stampa locali, ad esempio le vicissitudini di Carige sono attualmente materia quotidiana di articoli, interviste e analisi del locale Secolo XIX, tutti a Genova sanno che Carige ha gravi problemi di bilancio e di crediti dati senza garanzie. Ove dovesse esserci un problema NESSUNO potrebbe dirsi innocenten per non avreci pensato prima.
In Sintesi: e’ dovere di ciascuno fare un minimo di controllo sulla propria banca, si tratta in fondo del luogo a cui affidiamo la gran parte dei nostri soldi.
 
Ma la mia BANCA è sicura e solida? (Occhio alla caccia alle streghe!)

Scritto il 11 dicembre 2015 alle 15:11 da Danilo DT



I miei risparmi sono al sicuro? Come faccio a sapere se la mia banca è solida, ben patrimonializzata e non è a rischio default (fallimento)?

Alcuni indici patrimoniali possono aiutare moltissimo. Ecco quali sono.

Fare populismo è fin troppo facile con la vicenda del “risparmio tradito” e delle perdite per gli investitori che hanno acquistato azioni ed obbligazioni subordinate delle famose quattro banche smembrate e parzialmente salvate.
Magicamente, ora, tutte le banche sono diventate teoricamente insolventi, tutte stanno per fallire e tutti i risparmi stanno per essere polverizzati.
Fermi tutti.
Andiamoci cauti e cerchiamo di fare rapidamente luce sulla vicenda.
E’ indiscutibile il fatto che probabilmente molti titoli sono stati venduti male, e che molti risparmiatori hanno sottoscritto obbligazioni subordinate senza essere consapevoli di cosa significhi la frase “clausola di subordinazione”.
Ma è altrettanto vero che molti risparmiatori si sono lasciati ingolosire da cedole più “grasse” e che hanno sottoscritto pensando che tanto è una banca e non può fallire (credenza popolare).

Come tutte le volte, anche in questo caso bisogna guardare l’altra faccia della medaglia e quindi occhio al terrorismo mediatico.
Non voglio dilungarmi su quanto sta accadendo in questo momento sulle banche italiane, anche perchè ne ho già palato generosamente in passato nella categoria BAIL IN e poi, siamo onesti, siamo informati sull’argomento in modo fin troppo invasivo ed estremista.

Quello che voglio ricordare ai risparmiatori è che non bisogna fare di TUTTA l’erba un fascio. Ci sono banche più solide e altre meno, come ci sono investimenti più rischiosi di altri. Ciò che il risparmiatore deve a questo punto chiedere alla propria banca sono i requisiti patrimoniali, i quali devono essere in linea con quanto definito dalla BCE.


Uno di questi indicatori rappresenta il rapporto tra il patrimonio di base di una banca (Tier1) e gli impieghi ponderati per il rischio.
E’ un ratio importante che illustra bene la qualità del bilancio di una banca, Le banche più virtuose avranno quindi un indicatore più grande. Quelle meno solide, produranno un numero più piccolo.
Andiamo al sunto.
Occhio a questi tre parametri, annotateveli e provate a chiedere alla vostra banca news a questo proposito, possibilmente con dati aggiornati al mese di SETTEMBRE 2015.
a) Common Equity tier 1 capital ratio: minimo richiesto da normativa Europea “Basilea 3″ pari al 7%
b) Tier 1 capital ratio: minimo richiesto da normativa Europea “Basilea 3″ pari all’8,5%
c) Total capital ratio: minimo richiesto da normativa Europea “Basilea 3″ pari al 10.5%


Se gli indici della vostra banca sono superiori a queste cifre, potete stare tranquilli. E più sono elevati e meglio è.
Una banca che considero “benchmark” in italia è Intesa San Paolo.
I tre indici sopra descritti sono pari a 13.4%, 14.3% e 17.30%.
Tenete conto che nel panorama italiano, parlando di banche NON di investimento ma tradizionali, questa banca rappresenta una delle realtà più solide.
ALLEGATO: Basilea 3 – L’indice di leva finanziaria e irequisiti di informativa pubblica

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Tags: banche italiane, core tier 1, obbligazioni subordinate, rischio default |
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paolo41
Danilo, va bene quando ti rivolgi a noi che ti seguiamo sul blog , dove penso che ci sia un discreto livello di preparazione e di conoscenze. Ma quando in banca ci va la vecchietta o il pensionato l’unica cosa che capiscono è quanto rende l’obbligazione; quindi c’è truffa da parte della banca con i suoi direttori e gli addetti agli investimenti delle singole filiali quando propongono le obbligazioni subordinate. La regola dei promotori finanziari (fra l’altro ho superato anni fa l’esame per sfizio ma non ho mai esercitato) è che non dovrebbero proporre tali obbligazioni a clienti che non abbiano un elevato profilo di conoscenze finanziarie.
Anzi tali titoli dovrebbero essere proposte solo a investitori istituzionali e per un ammontare non inferiore ai € 100000. In aggiunta se una banca non è quotata in borsa difficile reperire i dati che hai indicato a meno che tu non sia inserito nel sistema come lo sei tu. Ti ricordi che tempo fa mi aiutasti a cercare alcuni dati su una banca di cui avevo bisogno di informazioni. Tanto per farti un esempio recentemente ho chiesto il bilancio ad una banca locale che fa parte di una banca holding regolarmente quotata in borsa, scoprendo, come prevedevo, che la banca locale era controllata da quella più grande ma la gestione era indipendente e passiva quindi di potenziale fallimento. Oltre a riclassificare il bilancio sono riuscito a tirar fuori alcuni dei ratio che hai indicato solo in prima approssimazione ovviamente. Però quando vedi che gli attivi immateriali sono stati azzerati e non ci sono più possibilità di scaricare altri attivi a conto economico, quando vedi che negli ultimi due anni sono stati scaricate significative quote di sofferenze a conto economico e tante ne rimangono nell’attivo nonostante in ambo gli anni l’EBIT sia negativo e non puoi sapere quanti NPL ci sono ancora nell’attivo (che avrebbero volentieri scaricato ma avrebbero peggiorato ancor di più l’EBIT) cosa vai a raccontare alla vecchietta o al pensionato???? E qui siamo nel caso di una banca locale che fa parte di una holding quotata.
Ora se è una delle tantissime banche locali non quotate che hanno piccole filiali in ogni cittadina della loro zona di copertura, cosa vai a chiedere e a chi, che se parli con l’addetto ai titoli pensa probabilmente che gli stai chiedendo informazioni sule ricette dei nuovi piatti dei vari programmi di gastronomia che imperversano in TV.
Quindi non dobbiamo chiedere i dati , ma abbiamo bisogno di regole precise che impediscano la vendita di cambiali subordinate a persone che per ignoranza tendono a farsi fregare.
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Scritto il 11 dicembre 2015 at 18:13

Danilo DT
paolo41,
Certo, ma a tendere qualcosa si farà. Il problema però oggi è: i miei soldi sono al sicuro? Non vedo grosse alternative nel breve per avere delle risposte e, con esse, un po’ di serenità
Rating: +2 (from 2 votes)


Scritto il 11 dicembre 2015 at 20:57

pdf79
Il parametro core tier 1 e NPL sono importanti per la pace mentale e del sonno ristoratore notturno del correntista, in rete si trova qualcosa delle maggiori, il parametro “Too big to fail” permette di illudersi e godersi la consapevolezza che se viene giù una tale banca lo stato molto probabilmente la segue a ruota e si avranno altri problemi come garantirsi l’incolumità fisica, le cure mediche e di welfare. La vecchietta inconsapevole e gli aderenti spintanei (ti do il fido ma tu mi sottoscrivi tot % del fido in azioni o obbligazioni subordinate ecc.) sono necessari e propedeutici per i vertici di una banca che vogliono “autoconcedersi” 185 milioni di euro di fido che non restituiranno come sembra successo ad una delle banche fallite.
Vorrei segnalare che alcune notizie delle banche “salvate” risalgono a molti mesi fa se non anni, per chi utilizza banche piccole è più semplice mettere un alert su google news di ricevere via email notizie relative alla propria banca sul telefonino e nel caso abbandonare la nave.
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Scritto il 11 dicembre 2015 at 21:29

Avete ragione entrambi – Paolo e DT.
Il problema SERISSIMO – che pongo all’attenzione di Tutti ed in particolare modo a Voi SILENTI che leggeTe ed aveTe anche risparmi od investimenti, oltre che ancora un CERVELLO DAVVERO FUNZIONANTE – è che i Politici ed i Media – ossia, i soliti pallonari inetti e NON OPERATIVI e/o i markettari della prima e dell’ultima ora -, sono entrati a piedi uniti nel “piatto” e solo per puro “opportunismo” – creando un clima populistico che sfocia nel più becero “pressappochismo” (in altri tempi, visti i tempi cupi, avrei scritto di/da “terrorismo finanziario”, ma Mi astengo dallo scrivere direttamente).
Lo rammento – nuovamente (non per Me o per Alcuni di Voi, tempratissimi).
La Paura è il quarto Spirito maligno.
È la Figlia degli altri Spiriti maligni: della Povertà, dell’Ignoranza e dell’Ingiustizia; ma è più potente, più penetrante e più dannosa di tutti. Per Tutti, sempre, nella Vita.
La Paura si annida in ogni piega – anche quando non Lo si sospetta od aspetti.
Mi fermo qui.
サーファー © Surfer
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Scritto il 11 dicembre 2015 at 21:42

Danilo DT
@finanza,
Ben detto Surfer, e la paura rende le persone deboli, malleabili e state pur certo che qualcuno ne approfitta…
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Scritto il 11 dicembre 2015 at 22:26

kry
1) All’inizio del 2015 sono stato contattato da una banca locale per l’apertura di un CC.
Dopo un paio d’incontri ho chiesto il LORO bilancio ed in particolare il dato del core tier 1, sono ancora in attesa della risposta , anzi uno spasso andare a cambiare 50€ in moneta da 1€ presso il loro sportello e il responsabile perennemente fuori sede.
2) Un paio di settimane fa sono andato dal direttore della mia filiale per chiedere una rinegoziazione e dopo 2 minuti di giradischi mi sono permesso di interromperlo e rispondergli che so bene come le banche creano il denaro e se era interessato ad una rinegozazione o se preferiva che mi attivassi per una surroga. Risultato: 2 minuti richiesta effettuata.
Sono sicuro che se non esistesse Danilo con i suoi post e i frequentatori con i loro commenti non sarei stato in grado di comportarmi come appena esposto.
Grazie a tutti.
Grazie Danilo.
Rating: 0 (from 0 votes)


Scritto il 11 dicembre 2015 at 22:59

kry
@finanza,
Vieni, Santo Spirito! - www.maranatha.it
Nella ….
nella paura , coraggio
nella pigrizia e svogliatezza , forza di buona volontà.
??? PAURA ???
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché ….
Grazie. Ciao.
Rating: 0 (from 0 votes)


Scritto il 11 dicembre 2015 at 23:12

Kry,
per le Persone minute, normali, comuni la Paura è il (Loro) “sangue” e la perdita della relativa dimensione: ossia, non si valuta, o meglio, non sono in grado di valutare effettivamente la “realtà” e il “divenire delle cose” (quei “famosi punti”, non Li dimenticare; MAI – quando Te/Ve ne raccontai/scrissi, a proposito dello “scenario” che si ha sempre “davanti”).
Per gli “Altri” è un “giro di valzer”.
Con i relativi orchestrali – e soprattutto col CERIMONIERE (che ha aperto – vediamo dove e per chi).
Ciao.
サーファー © Surfer [Fai il “bravo”, capisciMi]
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Scritto il 11 dicembre 2015 at 23:30

pasolo
Danilo DT,
“la paura rende le persone deboli, malleabili e state pur certo che qualcuno ne approfitta…” vero, ed è criminale e pezzo di M…. colui che diffonde la paura per farsi dare in affidamento i risparmi di una vita. Buonanotte.
Rating: +1 (from 1 vote)


Scritto il 12 dicembre 2015 at 00:17

kry
Domando perconferma.
Banco posta risulterebbe essere il più sicuro perchè opera per conto terzi.
@finanza,
[ Cerco di essere sempre buono ] Ciao.
Danilo DT:
@finanza,
Ben detto Surfer, e la paura rende le persone deboli, malleabili e state pur certo che qualcuno ne approfitta…
Quando ancor peggio ( come dice pasolo in maniera criminale ) prevarica e non solo in ambito finanziario
Buon fine settimana a tutti.
Rating: 0 (from 0 votes)


Scritto il 12 dicembre 2015 at 09:06




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La doppia beffa del Bail In (Pag. 2)



Giancarlo Dall'Aglio | Articolo pubblicato il 15/12/2015 11:02:55



Tutto comincia con la crisi delle banche cipriote a marzo 2013:
In quell’occasione scrivevo : “Un gruppo ristretto di Euroburocrati (non eletti), dovendo occuparsi del salvataggio di Cipro (Pil inferiore all’1% dell’Eurozona), ha deciso di attuare un vero e proprio blitz , imponendo alle autorità locali di espropriare i conti correnti delle banche con sede in quello Stato, attraverso un prelievo forzoso. Che la cosa fosse stata studiata a tavolino è lampante, visto che è stata annunciata durante lo scorso week end alle porte di un lunedì festivo. Per essere sicuri che non ci fosse alcuna fuga di capitali (eccetto quelli già spostati da parte di chi sapeva), si è disposto il blocco di ogni transazione elettronica on line e la chiusura degli sportelli fino a giovedì.


Gli elementi che colpiscono immediatamente sono almeno un paio:
a) Il prelievo diretto dai conti correnti dei cittadini, prima ancora di passare attraverso la trafila di manovre lacrime e sangue, tasse , tagli ai servizi essenziali e quant’altro. In questo modo si evita di trovare i conti prosciugati e sistema, per chi lo sta attuando, appare molto più efficace.
b) L’immediata propaganda partita ieri, attraverso i media, tesa a tranquillizzare non tanto i ciprioti, quanto i correntisti degli altri Stati periferici europei, del fatto che non vi sia alcun rischio di contagio, perché questo è un caso particolare che resterà isolato.
Ora poiché di esempi in cui le autorità hanno negato il rischio contagio, sbagliando o mentendo clamorosamente, abbiamo visto che ce ne sono eccome, la domanda non è se potrà toccare anche a noi .

La vera domanda
è: tra quanto tempo succederà ?”
E qui potete leggere l’articolo completo


Solo tre mesi più tardi, a giugno 2013, il modello Cipro diventa regola e la UE introduce la procedura di salvataggio del BAIL IN:
a perdere i propri soldi, in caso di default, saranno
prima gli azionisti,
poi gli obbligazionisti subordinati
e infine i correntisti per importi superiori ai 100.000 Euro.
Ecco l’articolo completo



Chi segue anche in minima parte le vicende di ciò che si svolge nelle sedi dell’“unione europea” , avrà sicuramente sentito con quanta enfasi si parli ultimamente di unione bancaria. Il meccanismo che punta ad avere regole uguali ed un organo supremo di controllo per tutte le banche facenti parti dell’UE, tende a centralizzare ancor di più il potere nelle mani di pochi burocrati non eletti, togliendo un'altra fetta di discrezionalità e potere sovrano ai singoli Stati.
Ci sono molte cose però che i nostri cari Letta, Saccomanni e fautori del “ce-lo-chiede-l-Europa” . si guardano bene dal dirci e una di queste riguarda il cambio dei criteri con cui avverranno i salvataggi bancari d’ora in poi.



dunque
la domanda non è se potrà toccare anche a noi.
La vera domanda
è: tra quanto tempo succederà?
Ebbene, a quella domanda, che poteva sembrare di un esaltato complottista, l’EU sta dando risposta. In realtà un assaggio lo avevano già dato quando i clienti della spagnola Bankia avevano visto svalutare le azioni ricevute in cambio dei loro depositi del 50%.


Adesso però il meccanismo è stato ulteriormente affinato e lo dimostra la dichiarazione festante del ministro delle Finanze olandese Dijsselbloem, dopo la riunione di questa notte: “Per la prima volta abbiamo trovato un accordo su un significativo bail-in che protegga i contribuenti degli Stati”.
Bene direte voi, era ora, finalmente non verranno più sprecate risorse dello Stato per salvare le banche. Peccato che i contribuenti siano anche i depositanti delle banche stesse da salvare e che il meccanismo da adesso preveda per legge che si possa mettere mano finanche nei depositi dei correntisti per effettuare salvataggi bancari, visto che dovranno avvenire tramite risorse interne (Bail-in).
Non è ancora chiaro ?
Beh allora cerco di spiegarlo ancora meglio: avete presente quello che è successo a Cipro?
Da adesso, si potrà utilizzare lo stesso metodo anche in tutti gli altri Stati della UE, in caso di necessità.
In un caso tipo MPS ad esempio, i 4 mld necessari a rimpolpare le casse, saranno reperiti espropriando capitali in primo luogo ai possessori di azioni, poi agli obbligazionisti e infine, se ne sarà bisogno, prelevando comodamente con un click (magari durante un week end), i soldi dai conti correnti di chi possiede oltre 100.000 Euro (per ora, ma potete giurarci, il limite sarà presto abbassato o annullato).

Morale: perchè sforzarsi troppo a lavorare per inventare qualche altra nuova tassa? Basta trasformare i conti correnti dei cittadini in bancomat ad uso e consumo dei burocrati. Più facile di così!
- See more at: Bail in il modello cipro diventa la regola - Mercati - Commoditiestrading
 
QUANDO LA CATTIVA INFORMAZIONE TELEVISIVA RISCHIA DI PRODURRE PIU' DANNI DEI FALLIMENTI BANCARI


Essendomi imbattuto in un intervento dell'Avvocato Vassalle alla trasmissione La Gabbia (lo potete vedere QUI, dal minuto 53), alla luce di ciò che sta accadendo ad alcune banche (e di conseguenza ai risparmi di decine di migliaia di persone), nell'interesse di tutti i risparmiatori che leggono questi pixel, mi sento in dovere di precisare alcune cose (pericolose) dette dall'avvocato Vassalle.
L'Avvocato usa toni forti per rappresentare la fragilità di molte banche italiane. Fin qui nulla di nuovo, se non fosse che in Italia esistono comunque alcune banche la cui possibilità di dissesto è fattore assai remoto.
L'avvocato inoltre "suggerisce" di "liquidare gli investimenti e depositare i soldi nelle cassette di sicurezza". Personalmente, al netto della mera questione di opportunità, ho nulla in contrario all'utilizzo del contante come strumento di tutela dei propri risparmi. Anzi, ricorrendo taluni rischi, l'utilizzo del contante è un'ottima soluzione. Tuttavia, se non fatto con opportuni accorgimenti, potrebbe essere molto pericoloso per il risparmiatore per i motivi che potete leggere in seguito.


Della possibilità di utilizzare il contante come strumento di protezione del patrimonio, ne abbiamo già parlato in diversi articoli (che potete leggere in seguito) e, spesso, mi capita di parlane anche nei convegni a cui partecipo.
A tal proposito, vale la pena riproporvi un video di un convegno di un paio di anni fa, nel quale, appunto, si parlava dell'utilizzo del contante come strumento per evitare la patrimoniale. Tenete ben presente che, all'epoca del video, non era ancora stata definita la normativa europea sulla risoluzione delle crisi bancarie, ma già l'esperienza cipriota ne aveva innescato i prodromi.

https://www.youtube.com/watch?v=t0CR2bqrC34



Primo: ammesso e non concesso che prelevare in contanti (e convertire) una somma di denaro dal proprio conto corrente potrebbe accendere l'interesse del fisco, che potrebbe essere indotto a promuovere qualche accertamento non solo limitato alla sfera di quel patrimonio, il vero problema, sotto il profilo fiscale, sorge successivamente, magari dopo molto tempo, nella fase di riemersione di queste sostanze liquide. Cioè, quando un giorno queste valute torneranno nel conto corrente. Perché, è ovvio, la banca, non solo ai fini della normativa sull'antiriciclaggio, sarà tenuta ad effettuare le relative segnalazioni alle autorità preposte. E posso garantirvi che segnalazioni riguardati importi di elevata entità danno assai nell'occhio. Quindi, ammesso che si eviti l'accertamento del fisco in occasione del prelievo dal conto, è abbastanza remota la possibilità che possa essere evitato successivamente, in futuro, in occasione della riemersione delle sostanze, con il versamento sul conto corrente. E, in questo caso, l'onore di provare la legittimità (non solo fiscale) del patrimonio versato sul conto, spetta al risparmiatore, che rischia di diventare anche contribuente, per via dell'accertamento fiscale che potrebbe subire.

Se sei interessato a scoprire le forme di tutela puoi scrivere a [email protected], indicando nome, cognome e recapito telefonico.

Secondo: e' chiaro che chiunque depositi dei valori in una cassetta di sicurezza voglia anche avere tutte le garanzie, in termini assicurativi, circa il fatto che i propri valori siano custoditi in tutta sicurezza e tranquillità. Quindi, anche al riparo da furti. In genere, quando si paga il canone relativo alla cassetta di sicurezza, questo comprende anche un'assicurazione contro il furto, che copre, nella maggior parte dei casi, fino ad un massimo di 2500/5000 euro di valori depositati. Va da sé che se si depositano valori significativamente più elevati, occorre quantomeno elevare la garanzia fino allo stesso livello delle somme ivi depositate, pagando l'integrazione assicurativa, che sono comunque dei bei soldini.

Si da il caso che le banche, nell'ambito delle comunicazioni che sono tenute ad effettuare periodicamente al fisco, siano obbligate a segnalare anche i dati anagrafici dei titolari di cassette di sicurezza, i relativi accessi e, guarda caso, anche il valore dell'assicurazione posta a tutela delle somme ivi depositate. Ciò potrebbe lasciar supporre che, in caso di una eventuale imposta patrimoniale, il fisco potrebbe essere tentato di colpire anche le cassette di sicurezza ampliando la base imponibile del prelievo, fondando la pretesa proprio in base al valore dell'assicurazione. A parer di chi scrive, per quanto esistano dubbi sulla legittimità di un eventuale imposta patrimoniale fondata su una base imponibile assunta in base al valore assicurato di una cassetta di sicurezza, è chiaro che, se così non fosse, il fisco potrebbe colpire i valori depositati al pari di altri tipi di impieghi o di investimenti. Quindi, gli sforzi profusi dal risparmiatore per mettere al riparo i risparmi dall'aggressione del fisco, potrebbe risultare del tutto vani, se non, addirittura, almeno parzialmente, letali.



Terzo: e anche questo è una fattore di non poco conto, che determinerebbe dei costi che potrebbero essere addirittura superiori all'imposta patrimoniale che si vorrebbe evitare.

Per quanto siano preoccupati (e anche inquietanti) i segnaliprofusi da molteplici esponenti politici e non, che si dicono favorevoli all'applicazione di un'imposizione patrimoniale straordinaria, non è fatto detto che si possa giungere ad una soluzione del genere e che lo si possa fare in tempi brevi. Pertanto, ammesso che depositare il proprio patrimonio liquido in una cassetta di sicurezza, possa considerarsi una strategia priva di rischi (ma, come abbiamo dimostrato, non lo è affatto), esiste l'ulteriore rischio di dover prolungare per un periodo di tempo non breve questa strategia, rinunciando, quindi, a qualsiasi forma di remunerazione, ad esclusione di quella eventualmente derivante dall'apprezzamento delle valute stranieri, qualora siano state depositate sostanze liquide in valuta estera. Analogo ragionamento può essere osservato per coloro che intendano depositare nelle cassette di sicurezza sostanze liquide in valuta straniera, al fine di avvantaggiarsi da un eventuale crollo della moneta unica, poiché non è affatto detto che ciò avvenga (anzi, appare abbastanza remoto) e soprattutto quando possa avvenire. In questa ultima i ipotesi, si ritiene che i tempi non siano affatto brevi.


Quarto: L'ultima considerazione da fare riguarda poi la solidità della banca prescelta. Nel senso che occorrerebbe comunque valutare con molta attenzione la banca sulla quale depositare il risparmio, stante il precario equilibrio in cui versano un numero non del tutto trascurabile di banche. Ma questo, a dire il vero, andrebbe fatto e ponderato con estrema cautela per qualsiasi tipo di investimento e/o deposito, onde evitare che i risparmi di una vita possano andare in fumo.


La conclusione a cui possiamo giungere è che ogni risparmiatore dovrebbe affidarsi ad un consulente serio e preparato che sappia orientarlo nelle scelte di investimento e di gestione del patrimonio più aderenti al suo profilo di rischio, alle aspettative, implementando soluzioni di messa in sicurezza dei patrimoni.
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La Nota del FMI che ha aperto la strada alla Rivoluzione del Bail-In L’analista finanziario Daniel Amerman analizza una “Nota di discussione” del FMI del 2012, intitolata “Dal Bail-Out al Bail-In”, in cui forse per la prima volta si prospetta l’audace piano per risolvere il problema delle crisi finanziarie sistemiche: considerare i depositanti e gli investitori come degli “assicuratori” delle banche, e far loro assorbire le perdite, senza dover mettere in gioco salvataggi pubblici, aumenti di pressione fiscale o di debito pubblico. Naturalmente il ritorno a una sana repressione finanziaria e a una banca centrale prestatrice di ultima istanza non è nemmeno contemplato.

di Daniel Amerman
La buona notizia è che il colpevole è stato trovato, il problema risolto, e grazie agli sforzi eroici di politici e regolatori di tutto il mondo, non avremo mai più bisogno di preoccuparci di nuovo che il fallimento delle grandi banche possa distruggere l’economia mondiale.


La cattiva notizia è che il colpevole globale si è scoperto essere… tu. Tu e il tuo rapporto vergognosamente egoista con i tuoi depositi bancari, gli investimenti, le polizze assicurative e le pensioni.


Sembra che il vero cuore del problema non siano mai state le banche che fanno cattivi investimenti, o piani pensionistici sottofinanziati.
Oh no, la questione di fondo sin dall’inizio era la tua aspettativa egoista di avere il diritto di riavere indietro tutti i tuoi soldi. O il tuo piano assicurativo pagato. O di ricevere tutti i pagamenti della pensione contrattualmente previsti.

Quindi, se una grande banca, un fondo pensione o una società finanziaria si mette nei guai e in tal modo mette in pericolo la stabilità del sistema finanziario, la terapia non richiede un costoso salvataggio governativo (bail-out). Piuttosto, la soluzione davvero molto moderna e molto meno costosa per governi e aziende è semplicemente quella di decidere che non hai più diritto ai soldi che pensavi di avere.

E poiché non devono più pagarti tutto il dovuto, il fondo pensione o la banca ora possono rimanere solvibili, non viene attivata nessuna bancarotta o crisi finanziaria, il governo non deve pagare nulla, e il problema è risolto.



Anche se ho usato un po’ di humor nero, non vi sbagliate: c’è in corso un cambiamento fondamentale che riguarda la natura stessa del risparmio, degli investimenti e della sicurezza della pensione, ed è abbastanza reale.
L’ordine finanziario globale è quasi crollato nel 2008 ─ e, successivamente, il G20 ha ordinato che andavano trovate nuove soluzioni. Questi cambiamenti fondamentali nelle norme finanziarie sono stati in corso di sviluppo a livello internazionale per alcuni anni, e alcuni sono stati ufficialmente adottati come politica finanziaria globale ad un vertice del G20 nel novembre del 2014.


I rating delle grandi banche sono già stati modificati negli Stati Uniti e in Europa a causa di questi cambiamenti normativi. I primi casi di applicazione di queste norme alle crisi del mondo reale si sono già verificati, con il sistema bancario cipriota e il sistema pensionistico polacco.
Secondo una delle applicazioni di questo nuovo approccio alla soluzione delle crisi finanziarie di banche e società (anche se non è un risultato diretto del vertice G20), gli obblighi previdenziali delle società negli USA potrebbero presto essere cambiati per legge, con una riduzione dei pagamenti ad alcuni pensionati.
Se, e in che modo, tutto questo potrebbe influenzarvi personalmente è una questione aperta – molte questioni specifiche sono ancora in evoluzione mentre i negoziati vanno avanti, le versioni differiscono da paese a paese, e, in definitiva, tutto è legato al tipo e alla gravità della crisi che potrebbe verificarsi in futuro.
Detto questo, si tratta di una faccenda rivoluzionaria.
Non vi è mai stata insegnata a scuola – anzi contraddice alcuni dei fondamenti dell’istruzione finanziaria tradizionale. E mentre è possibile che possa anche non toccarvi personalmente – c’è anche la possibilità che possa cambiare ogni aspetto della vostra vita quotidiana e del vostro tenore di vita, in particolare nell’età della pensione. Perciò vale la pena di esplorare quello che cambia in questo nuovo approccio globale, e qual’è il rischio.


La rivoluzione del bail-in
Quando le rivoluzioni cominciano, non è raro che quasi nessuno le noti. Potrebbero volerci anni o addirittura decenni prima che gli storici possano guardare indietro, puntare il dito e dire “ecco dove realmente è cominciato tutto”.
Come risultato della direttiva del G20 di trovare nuove soluzioni finanziarie, un’oscura “Nota di Discussione interna” del Fondo Monetario Internazionale potrebbe avere dato inizio alla rivoluzione del “bail in”, che potrebbe trasformare il mondo degli investimenti globali.
In questo significativo documento, lo staff discute di un mondo in cui i rischi per il sistema finanziario globale non sono scomparsi – anzi sono peggiori che mai. Come candidamente ammesso, il problema “SIFI” (Sistemically Important Financial Institution [istituzione finanziaria di importanza sistemica, NdT]) non è migliorato, è invece andato peggiorando come non mai – e non sembra esserci alcuna soluzione sotto il diritto contrattuale e il diritto fallimentare vigenti.
Un rischio enorme è concentrato in poche istituzioni finanziarie, e non vi è modo, sotto il diritto esistente, di gestire il fallimento di una di queste istituzioni senza rischiare di innescare un caos finanziario globale. Inoltre, vi è un circolo vizioso letale tra queste istituzioni “troppo grandi per fallire” e i governi sovrani. Cioè, secondo lo staff del FMI, il salvataggio di queste enormi istituzioni può far fallire i governi sovrani e i governi sovrani andando in bancarotta possono spazzare via le istituzioni “troppo grandi per fallire”.
Così lo staff del FMI ha messo a punto un audace piano per far uscire il mondo da questa situazione apparentemente impossibile. La parola chiave è “assicurazione”.
La proposta è di prendere classi selezionate di investimenti, e decidere con effetto retroattivo che queste attività non sono affatto attività. Infatti, i proprietari di queste attività hanno accettato – senza rendersi conto di averlo fatto – di fornire un’assicurazione al sistema finanziario globale. Quindi, se si presenta una grave crisi, il sistema finanziario globale semplicemente va da questi ignari “assicuratori” e si serve efficacemente dei loro attivi, e la crisi è risolta. E’ una soluzione miracolosa!
Ora, c’è il problema che alcuni investitori potrebbero effettivamente opporsi a un tale prelievo dei loro beni di investimento a vantaggio del bene più grande della società. Questo è esattamente il motivo per cui il FMI raccomanda che ciò avvenga per mezzo di una legge, in modo che sia scavalcato il diritto contrattuale – e che sia indipendente dalla volontà, senza che sia necessario il permesso dell’investitore. Dovrebbe essere anche retroattivo, se necessario, per applicarlo così alle persone che già possiedono queste categorie di investimenti.


Dopo i bail-in delle banche cipriote e del sistema pensionistico polacco, lo sviluppo di procedure di bail-in si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo, compresa l’Unione Europea, il Canada e gli Stati Uniti.



La cosa affascinante e inquietante – anche se forse non sorprendente – è come i politici a livello globale stiano in pratica completamente cambiando il concetto di “bail-in”, lasciando da parte le modifiche proposte dal FMI che avrebbero potuto costringere a genuine riforme bancarie e aumentare potenzialmente la stabilità finanziaria globale, e invece stanno creando una minaccia ancora maggiore per gli investitori.




Un mondo a rischio
La nota di discussione per lo staff del FMI è intitolata “Dal Bail-Out al Bail-In: la ristrutturazione obbligatoria dei debiti delle istituzioni finanziarie sistemiche“. Originariamente pubblicata nel 2012, potrebbe essere considerata una delle fonti documentali del movimento globale per i bail-in. La nota è disponibile sul sito web del Fondo Monetario Internazionale, e questo è il link per il download del PDF.
(Vale la pena leggere la discussione originale, e questa analisi si riferisce a particolari pagine all’interno del documento. Notare che le pagine del documento reale hanno una numerazione diversa da quella del documento in formato PDF)
Una delle principali questioni affrontate nel documento è proprio il motivo per cui il FMI ritiene che il mondo abbia bisogno di questi grandi cambiamenti nelle leggi e nel modo in cui sono trattati gli investimenti.
Mentre nei media abbondano i titoli che inneggiano all’aumento dei mercati azionari e al miglioramento delle condizioni, a quanto pare invece, lo staff del Fondo Monetario Internazionale vede un quadro ben diverso. Quello che vede sono seri rischi per l’ordine finanziario globale, causati dalle maggiori istituzioni finanziarie di tutto il mondo – alle quali si riferiscono come SIFI, altrimenti note come istituzioni “troppo-grandi-per-fallire”.
Come documentato a pagina 4 (pagina 5 del PDF), ​​ci sono tre modi diversi in cui il fallimento anche di un solo SIFI può mettere in pericolo l’intero ordine finanziario globale.

- Il primo grande rischio è il “rischio diretto di controparte”; le SIFI hanno una rete straordinariamente complessa di centinaia di migliaia di miliardi di dollari di contratti e obbligazioni intrecciate tra di loro. Il fallimento di una singola SIFI potrebbe innescare una reazione a catena di perdite che si diffonderebbero come un domino, abbattendo una SIFI dopo l’altra – come anche altre banche e investitori di tutto il mondo.


- Il secondo grande rischio è quello della “liquidità”. Poiché le SIFI fanno molto affidamento sui prestiti, se le fonti dei loro finanziamenti in caso di problemi fuggono via, questo lascerebbe le SIFI potenzialmente insolventi, a meno che non possano vendere rapidamente le loro attività per rimborsare i creditori, cosa che farebbe crollare rapidamente i prezzi, e con tutti che mettono in vendita contemporaneamente le loro attività si potrebbe creare una “svendita” globale degli investimenti sufficiente a mandare in crash il sistema finanziario mondiale nel giro di pochi giorni.


- Il terzo grande rischio è quello del “contagio”, dove il fallimento – o addirittura il possibile fallimento – di un istituto importante provoca il panico nei mercati, cosa che di per sé è più che sufficiente a far crollare l’ordine finanziario globale. Dopo tutto, la percezione può creare e crea la realtà, quando si tratta di mercati finanziari.




Ora, tutti questi rischi hanno ricevuto una grande attenzione, dopo che il sistema bancario globale è quasi andato a rotoli nel 2008, e in teoria avrebbero dovuto prendersene cura limitando la capacità delle SIFI di correre rischi, e anche riducendo la percentuale delle attività finanziarie globali detenute dalle SIFI.
Tuttavia, come documentato in fondo a pagina 4 (pagina 5 PDF) – questo in pratica non è stato fatto.
Al contrario, si è registrato una concentrazione ancora maggiore delle attività detenute in queste banche “troppo-grandi-per-fallire” e nelle istituzioni finanziarie, più di quanto sia mai stato prima che la crisi iniziasse. Di conseguenza, ciò ha creato un problema di “finanze pubbliche insostenibili”, laddove il costo straordinario dei salvataggi convenzionali potenzialmente minaccia la solvibilità delle nazioni stesse. E una tale insolvenza sovrana potrebbe a sua volta innescare l’insolvenza delle SIFI. Così ancora una volta abbiamo un circolo vizioso tossico tra le SIFI e le nazioni che devono intervenire in loro aiuto nel tentativo di evitare il collasso finanziario globale.
Il FMI identifica anche il relativo problema di un “sistema bancario ombra”, che crea anch’esso il rischio sistemico, ma non è soggetto alle stesse regole, come il sistema bancario formale.


Come discusso a pagina 8 del documento (pagina 9 PDF), ci sono altri due problemi importanti per il sistema finanziario globale che alimentano questi tre grandi rischi e che li rendono molto più pericolosi.
- Il primo è che poiché queste grandi istituzioni finanziarie sono in genere esposte a una enorme quantità di rischi sui loro derivati – che su base globale minimizzano il capitale che essi hanno – questi derivati ​​in una situazione di insolvenza potrebbero portare ad uno “svolgimento disordinato” che potrebbe perturbare i mercati finanziari. In altre parole, potrebbero portare a una crisi finanziaria globale – anche se il FMI usa un vocabolario scelto con un po’ più di cura.
- L’altro problema centrale, come analizzato dal FMI, è che, quando si tratta del fallimento di una SIFI, la procedura generale di insolvenza aziendale non fornisce strumenti sufficienti a gestire i rischi per la stabilità finanziaria. Il che significa che, in base al diritto vigente, semplicemente non c’è la capacità di gestire questo scenario – se non mettendo mano a enormi quantità di fondi pubblici di Stati sovrani già finanziariamente stressati, che a quel punto poi rischiano di innescare la propria insolvenza, che poi è anche il rischio di innescare l’insolvenza di altre SIFI, in questo circolo vizioso tossico.
In poche parole, le leggi esistenti non sono in grado di gestire i problemi che sono stati creati da questo mondo intrecciato di istituzioni “troppo-grandi-per-fallire” che continuano ad assumersi enormi rischi finanziari per il profitto privato, apparentemente al di là del controllo delle nazioni sovrane, anche se le nazioni sovrane che devono fronteggiare i propri problemi finanziari sempre più mancano di risorse finanziarie credibili per un bail-out massiccio di queste istituzioni, e rischiano la propria solvibilità. Così non ci si possono permettere salvataggi, tuttavia un mancato salvataggio porterebbe rapidamente al caos finanziario globale.


La scappatoia dell’assicurazione
Per un investitore esterno ma razionale, la soluzione potrebbe sembrare ovvia. Non avevamo questo problema prima delle SIFI – quindi sbarazzatevi di queste istituzioni finanziarie “troppo-grandi-per-fallire”. Smembratele. Limitate la loro capacità di assumersi dei rischi, se è necessaria la garanzia pubblica sui rischi che si assumono. Rischi illimitati e non regolamentati vanno anche bene, ma solo quelli che i loro investitori/proprietari privati ​​possono realmente permettersi di assumere. In modo che, in caso di decisioni sbagliate che portano al fallimento, gli investitori privati ​​possono essere spazzati via, senza che sia necessaria alcuna garanzia pubblica.
E in tal modo, la necessità per il pubblico di salvare queste istituzioni non ci sarebbe più, e allo stesso modo cesserebbe il circolo vizioso tossico tra le SIFI e le nazioni sovrane.
Ora il FMI è a conoscenza di questa soluzione ovvia, ma è molto attento a non menzionarla, tranne forse quando implicitamente afferma solo che non funziona così.
Questo succede perché il cuore del problema è politico. Le SIFI sono semplicemente troppo potenti politicamente per poter essere spezzate via dai politici delle nazioni sovrane sviluppate. Semplicemente non è politicamente praticabile per i governi modificare il comportamento di queste istituzioni – anche se hanno messo a rischio la stabilità dell’intero sistema finanziario mondiale giorno dopo giorno.
Così, da una prospettiva politica pratica, deve essere trovata un’altra soluzione.
La soluzione alternativa che il documento FMI propone è quella di utilizzare il “bail-in” al posto del “bail-out”.
Il mio articolo intitolato “Bail-ins & Taking Private Wealth” (qui), spiega in dettaglio il concetto di bail-in, e il modo in cui è attualmente utilizzato nel mondo reale.
Un modo di guardare ad un bail-in è di considerarlo come l’opposto di un bail-out. Nel caso di un bail-out, quando c’è un problema con una banca (o un governo, o un sistema pensionistico pubblico) che non ha abbastanza risorse disponibili per soddisfare le pretese dei creditori, i fondi sono forniti dal pubblico, presumibilmente per le finalità di interesse pubblico generale.
Con un bail-in, non c’è fallimento, ma le attività sono prese da classi di investitori selezionati, riducendo in tal modo i crediti nei confronti dell’azienda. Si ottiene così la solvibilità e le esigenze del grande pubblico sono soddisfatte, ma senza che il grande pubblico in generale debba pagare.
Ora, mentre il documento del FMI utilizza il termine “bail-in”, offre anche un modo completamente diverso di spiegare il processo, come mostrato a pagina 7 (pagina 8 PDF). Come detto, “il capitale per il bail in potrebbe essere visto come una forma di assicurazione (fornita dai creditori) contro l’insolvenza della banca”.
Ora, se pensiamo a questo approccio – questo modo di trovare soluzioni completamente nuove per un sistema che manca altrimenti di soluzioni – le implicazioni sono globali, e sono straordinarie.
Il modo in cui funziona è che nel caso di una potenziale crisi finanziaria, il governo – o un’organizzazione internazionale – individua particolari tipi di investimento e classi di investitori. Questi investitori detengono attività, e in alcuni casi tali attività sono le passività (come obbligazioni o depositi) della istituzione in difficoltà.
Il governo dice di fatto a questi investitori, “potreste pensare di possedere un’attività, ma quello che avete veramente fatto è che avete sottoscritto una polizza di assicurazione.
E se questo istituto in cui avete investito il vostro patrimonio dovesse incorrere in difficoltà finanziarie, avete di fatto impegnato le vostre risorse per evitare l’insolvenza della società, per il bene superiore dell’ordine finanziario globale “.
Ora, i proprietari dei beni d’investimento non avevano idea del fatto che quando avevano investito avevano sottoscritto un’assicurazione. Non hanno mai ricevuto un premio di assicurazione per l’assunzione di questo rischio. Ma, ciò nonostante, una categoria di beni di investimento è stata retroattivamente dichiarata essere un’assicurazione, e in questo modo possono effettivamente assorbire tutte le perdite e mantenere la SIFI – o il governo, o il sistema pensionistico pubblico – solvente per il bene di tutti.


Utilizzare la forza della legge per scavalcare l’obbligatorietà del contratto
Ora, poiché gli investitori – le cui attività sono essenzialmente il finanziamento dell’assicurazione che preserva le maggiori istituzioni finanziarie – in realtà non si erano resi conto che quello che stavano facendo era di impegnare i loro beni per garantire il pagamento dei crediti, c’è da osservare che questo potrebbe essere un po’ problematico dal punto di vista del diritto contrattuale. Dato che questo non appariva da nessuna parte nel prospetto.
Il che ci riporta alla nostra discussione precedente di pagina 8. Una delle ragioni per il bail-in, in primo luogo, è che utilizzare le leggi vigenti, scritte per una procedura fallimentare tradizionale, semplicemente non funziona quando si tratta di risolvere una di queste banche “troppo-grandi-per-fallire”. Per lo staff del FMI, non si può fare, in quanto c’è semplicemente troppo rischio e danni globali.
Quindi ci sono tre paragrafi fondamentali a pagina 12 (PDF pagina 13) che affrontano questo punto. Il primo è che ci sono argomenti convincenti a favore di un approccio che minimizza il ruolo dei tribunali“. In altre parole, bisogna tenere i giudici fuori da questa storia, in quanto potrebbero non fare quello che dovrebbero fare. In effetti, il FMI raccomanda esplicitamente di non lasciare alla magistratura il potere di rovesciare questa risoluzione, anche se in alcuni casi potrebbe essere consentito il risarcimento dei danni.
Invece, è più appropriato che “le decisioni siano prese dalle autorità bancarie“. In altre parole, le stesse autorità di sorveglianza che non sono riuscite a regolare adeguatamente le banche e hanno permesso la situazione disastrosa che si è creata, sono i migliori esperti possibili per risolvere la crisi.
C’è anche il problema di ottenere l’approvazione del creditore che potrebbe essere richiesta in un fallimento. Il documento del FMI affronta anche questo, affermando che “la necessità di un’azione rapida e decisiva nell’interesse della stabilità finanziaria sconsigliadi prevedere una procedura di approvazione da parte del creditore”. Ottenere l’approvazione del creditore può essere una faccenda molto difficile quando si affronta una procedura di fallimento – quindi nella struttura del bail-in è semplicemente eliminata.
Forse la parte più importante di tutte è il paragrafo a pagina 12, in cui si afferma che i “bail-in devono essere applicati sia ai debiti esistenti che ai debiti emessi dopo l’introduzione del bail-in“.
In altre parole, quando si tratta di decisioni di investimento, è retroattiva. In teoria, le proposte del FMI sono basate sulle nazioni che hanno attuato la legislazione del bail-in in anticipo, per cui gli investitori sono avvertiti, e i rendimenti dei titoli che sono oggetto di bail-in dovrebbero aumentare proporzionalmente, in quanto il mercato valuta il premio assicurativo che dovrebbe ricevere per fornire questa protezione ad altri investitori.
Tuttavia, nel mondo reale, come riconosce il Fondo monetario internazionale, quando si ha bisogno delle attività – se ne ha bisogno. Quindi il governo le prende, indipendentemente dal fatto che l’investitore avesse qualche idea, al momento in cui aveva fatto l’investimento, che sarebbero potuti diventare una “assicurazione” e che i loro attivi effettivamente avrebbero potuto essere presi e convertiti in azioni potenzialmente inutili.


La fonte della “libera” assicurazione
Ora esaminiamo più da vicino le potenziale fonti di questa cura miracolosa per le crisi finanziarie, che consente salvataggi senza limiti, e che non richiede l’aumento delle tasse o del deficit.
Lo faremo prendendo in considerazione qualcosa che si considera raramente, e cioè cosa sono realmente i risparmi.
Quando facciamo un deposito presso una banca, stiamo prendendo le nostre risorse e le consegnamo alla banca perché ne faccia uso.
Ciò che la maggior parte di noi di solito non pensa è che nel momento in cui si verifica il deposito, si crea una nuova passività – per la banca. E’ una passività semplicemente perché dovrà restituircelo. Così è la loro promessa di restituircelo – la loro passività – che è la nostra attività, cioè i nostri risparmi, ed è la nostra fonte di sicurezza.
E tradizionalmente – in assenza di un salvataggio – se la banca ne fa un pessimo impiego e gli investimenti valgono meno delle passività, allora l’istituto finanziario diventa insolvente, tutti quelli che ci lavorano perdono il posto di lavoro, gli investimenti azionari vengono spazzati via, e i depositanti e gli altri finanziatori (o il fondo di assicurazione dei depositi bancari) subiscono un brutto colpo.
Ora, con bail-in, il cambiamento drastico rispetto alla prospettiva tradizionale è che sono le nostre attività che sono riconosciute come una minaccia per le banche troppo-grandi-per-fallire.
Con il vecchio paradigma del bail-out, i fallimenti sono provocati dalle attività che diminuiscono di valore. Con il nuovo paradigma del bail-in, non è il crollo dei prezzi delle attività che causano il fallimento – ma è invece l’avere troppi debiti che provoca il fallimento.
E a causa della importanza di queste istituzioni finanziarie e delle loro connessioni politiche estremamente potenti, ciò che ne è venuto fuori è che i governi possono affrontare la minaccia delle banche insolventi gestendo la minaccia posta dalle loro passività.
Una volta accettato che le passività che minacciano l’ordine finanziario globale coincidono con le nostre attività e i nostri depositi – allora dobbiamo accettare che, con il nuovo paradigma del bail-in, in caso di una grave crisi finanziaria le cose non funzioneranno affatto come una volta, e potrebbero essere i nostri risparmi a pagare il prezzo.
 
Paura del bail-in? Meglio saperne di più

Di FunnyKing , il 2 gennaio 2016 2 Comment
Faccio anche notare che secondo le regole del bail-in Europeo gli obbligazionisti subordinati delle 4 banchette piddine “risolte” e salvate avrebbero dovuto almeno in piccola parte essere ristorati con azioni delle nuove entità. Quindi NO non è colpa dell’Europa, della Germania ma proprio del Governo Italiano.




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Post di Mario Seminerio
Da ieri è entrato in vigore lo schema ufficiale di risoluzione delle banche in dissesto, preceduto in alcuni paesi da versioni “modificate” ed “attenuate” che hanno prodotto sconcerto e viva preoccupazione tra i risparmiatori. È quindi utile ed opportuno conoscere l’impianto di base delle procedure di bail-in, e fornire ai risparmiatori una bussola per evitare di mettersi in pericolo.
Essendo consapevoli che, con qualche semplice accorgimento, il pericolo non è poi così elevato.




Intanto, ha suscitato sgomento e forse qualcosa di più simile ad orrore la decisione della banca centrale portoghese che, a quasi un anno dalla risoluzione del Banco Espirito Santo, ha pensato di spostare con un tratto di penna obbligazioni senior non garantite dalla good bank Novo Banco alla bad bank, infliggendo perdite agli obbligazionisti per quasi due miliardi di euro. Il tutto in conseguenza dell’esigenza di colmare il buco di capitale prodotto dallo stress test della Bce, nello scenario avverso. La decisione ha piallato gli investitori istituzionali che avevano acquistato quei bond, collocati con taglio minimo di 100.000 euro, e che un anno dopo il crack di Banco Espirito Santo si ritenevano al sicuro. Tra essi, anche gestori globali del risparmio quali Pimco e Blackrock. Quindi, in ultima istanza, la decisione portoghese ricadrà sui clienti dei fondi comuni e dei fondi pensione che avevano in pancia tali bond.
Ma questo è il passato, da ieri le norme sono chiare e sostanzialmente uniformi.



Vediamo quindi che accade ai risparmiatori italiani in caso di dissesto di una delle nostre banche. In caso foste interessati, potete leggere l’utile documento della Banca d’Italia: lì troverete tutto quello che vi serve. Se invece andate di fretta e vi serve la sintesi essenziale, ecco ciò che serve sapere sul bail-in, cioè sul processo di svalutazione di azioni e crediti e loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in difficoltà o una creare una nuova entità che ne continui le funzioni essenziali.
Il bail-in scatta nella fase di dissesto, cioè quando a seguito di perdite il valore delle attività si riduce e il capitale è azzerato. Nella fase finale (risoluzione o nuova banca), l’autorità dispone il bail-in che permette di ricostituire il capitale attraverso la conversione di parte delle passività ammissibili in azioni. Le risorse finanziarie per la stabilizzazione provengono quindi da azionisti e creditori e di conseguenza non comportano oneri per i contribuenti.



Prima cosa da sapere: quali sono gli strumenti completamente esclusi dal bail-in, cioè quelli che non possono essere svalutati né convertiti in capitale?

Ecco la lista:
1) I depositi protetti dal sistema di garanzia dei depositi, cioè quelli di importo fino a 100.000 euro;
2) Le passività garantite, inclusi i covered bonds e altri strumenti garantiti;
3) Le passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela o in virtù di una relazione fiduciaria, come ad esempio il contenuto delle cassette di sicurezza o i titoli detenuti in un conto apposito;
4) Le passività interbancarie (ad esclusione dei rapporti infragruppo) con durata originaria inferiore a 7 giorni;
5) Le passività derivanti dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con una durata residua inferiore a 7 giorni;
6) I debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali purché privilegiati dalla normativa fallimentare.



Quindi, prendete subito nota di un particolare: le obbligazioni senior garantite (secured, come dicono gli anglosassoni) sono al sicuro. Chiaro?

Questo implica, per quelli tra voi che tendono a vedere il bicchiere mezzo vuoto, che le obbligazioni senior non garantite (unsecured) siano teoricamente assoggettabili a bail-in, ma di questo parleremo tra poco. Come ogni regola che si rispetti, ci sono deroghe. Nelle parole di Bankitalia:
«Le passività non espressamente escluse dalla lista di cui sopra possono quindi essere sottoposte a bail-in. Tuttavia, in circostanze eccezionali, quando l’applicazione dello strumento comporti, ad esempio, un rischio per la stabilità finanziaria o comprometta la continuità di funzioni essenziali, le autorità nazionali possono discrezionalmente escludere ulteriori passività; tali esclusioni sono soggette a limiti e condizioni e devono essere approvate dalla Commissione europea. Le perdite non assorbite dai creditori esclusi in via discrezionale possono essere trasferite al fondo di risoluzione che può intervenire nella misura massima del 5 per cento del totale del passivo, a condizione che sia stato applicato un bail-in minimo pari all’8 per cento delle passività totali»
C’è un numero fondamentale, per capire il meccanismo. Il bail-in si applica infatti almeno all’8% del totale del “lato destro” del bilancio bancario, cioè della somma delle passività della banca in dissesto. Il primo passo dopo il dissesto è quindi quello di agire su questo minimo 8% di passività. Ancora Bankitalia:
«In primo luogo, si sacrificano gli interessi dei “proprietari” della banca, ossia degli azionisti esistenti, riducendo o azzerando il valore delle loro azioni.

In secondo luogo, si interviene su alcune categorie di creditori, le cui attività possono essere trasformate in azioni – al fine di ricapitalizzare la banca – e/o ridotte nel valore, nel caso in cui l’azzeramento del valore delle azioni non risulti sufficiente a coprire le perdite»
Ecco quindi la lista dei soggetti colpiti dal bail-in, sino a concorrenza di almeno l’8% del totale del passivo:
1) Azionisti;
2) Detentori di altri titoli di capitale;
3) Altri creditori subordinati;
4) Creditori chirografari;
5) Persone fisiche e le piccole e medie imprese titolari di depositi per l’importo eccedente i 100.000 euro;
6) Fondo di garanzia dei depositi, che contribuisce al bail-in al posto dei depositanti protetti;



Ricordate, sino alla nausea: si colpiscono questi soggetti, nell’ordine sequenziale di cui sopra, sino al raggiungimento di almeno l’8% del totale delle passività della banca. E veniamo alla domanda che molti di voi stanno ponendosi in queste settimane: abbiamo capito che gli obbligazionisti subordinati sono sulla linea del fuoco.

Ma che accade agli obbligazionisti senior unsecured, cioè non garantiti? In linea teorica, anche loro possono essere colpiti, ma solo se l’aggressione ad azioni e debito subordinato è risultata insufficiente a coprire le perdite e ricostituire il capitale della banca.
Che vi suggerisce, questo?

Che se avete bond bancari senior unsecured dovete preliminarmente calcolare a quanto ammonta il cuscinetto rappresentato da obbligazioni subordinate: se tale cuscinetto è maggiore o uguale all’8% delle passività, avete pochi motivi di preoccupazione, a meno di dissesti così importanti da eccedere ampiamente la soglia minima dell’8%. Peraltro, anche se avete bond senior unsecured e la banca non ha cuscinetto assorbibile nel bail-in a mezzo di bond subordinati, c’è ancora speranza. Sempre Bankitalia:
«Ad esempio, in caso di bail-in, chi possiede un’obbligazione bancaria potrebbe veder convertito in azioni e/o ridotto (in tutto o in parte) il proprio credito, ma solo se le risorse degli azionisti e di coloro che hanno titoli di debito subordinati (cioè più rischiosi) si sono rivelate insufficienti a coprire le perdite e ricapitalizzare la banca, e sempre che l’autorità non decida di escludere tali crediti in via discrezionale, al fine di evitare il rischio di contagio e preservare la stabilità finanziaria»
Finché c’è deroga, c’è speranza.
E per i famosi 100.000 euro in depositi? Lì il problema è ancora più remoto e gestibile. Se state sotto la soglia, la questione manco si pone. Se siete persone fisiche, state sopra i 100.000 euro e gli strumenti finanziari già aggrediti non fossero sufficienti a coprire le perdite e ricostituire il capitale della banca, ecco il vostro caso:
«I depositi al dettaglio eccedenti i 100.000 euro possono inoltre essere esclusi dal bail-in in via discrezionale, al fine di evitare il rischio di contagio e preservare la stabilità finanziaria a condizione che il bail-in sia stato applicato ad almeno l’8 per cento del totale delle passività»
Un po’ più chiaro, così? Lo speriamo. Come sempre, conoscere per deliberare. Poi, valgono le solite regole: non mettete tutte le uova nello stesso paniere, e conoscete gli strumenti finanziari in cui mettere i vostri soldi. Anche solo a grandi linee. Per tutto il resto, c’è un complotto tedesco che vi attende.





Paura del bail-in? Meglio saperne di più - Phastidio.net
 
Anche le obbligazioni senior sono a rischio con il bail-in, lo dimostra il Portogallo


Giuseppe Timpone
Aggiornato il 30 Dicembre 2015, ore 13:09

http://www.investireoggi.it/economi...bail-in-lo-dimostra-il-portogallo/?refresh_ce







Obbligazioni senior coinvolte nelle perdite di Novo Banco in Portogallo, a dimostrazione che il "bail-in" richiederà maggiore prudenza nell'acquisto di bond bancari e nell'accensione di conti correnti.


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Per la prima volta, anche gli obbligazionisti senior sono coinvolti nelle perdite di una banca. Accade in Portogallo, dove la banca centrale ha ordinato il trasferimento di questi titoli da Novo Banco a Banco Espirito Santo (BES), sgravando così il primo di 1,99 miliardi di debiti, che saranno appioppati proprio alla "bad bank". A gennaio, spiega l'istituto, sarà effettuato un nuovo tentativo di cessione di Banco Espirito Santo, già salvato dal governo con 4,99 miliardi di euro e successivamente scisso in 2 istituti: il Novo Banco, che ha ereditato solo gli attivi patrimoniali e il BES, alla quale sono stati lasciati gli assets a rischio e le perdite.
Salvataggio banca a carico dei creditori

In base alle regole europee, gli obbligazionisti senior dovranno contribuire per 100.000 euro a testa. I loro titoli, emessi dal Banco Espirito Santo prima del salvataggio e della successiva scissione, ad oggi erano rimasti in capo a Novo Banco, ma dopo che nel primo semestre l'istituto ha registrato una perdita di 251,9 milioni e i suoi crediti dubbi sono saliti al 20% del totale, la banca centrale ha deciso il loro trasferimento a carico della "bad bank". Restano risparmiati dal provvedimento i correntisti e i creditori generici.
Si tratta di bond con scadenza nel luglio 2016, maggio 2017, gennaio 2018, gennaio 2019 e giugno 2024.

Alla notizia, il bond da 750 milioni con scadenza nel maggio 2017 e con cedola 2,625% è crollato sul mercato secondario a 7,3 centesimi dai 92 centesimi precedenti all'annuncio. E' evidente, infatti, che il valore di queste obbligazioni sarà sostanzialmente azzerato, in quanto il nuovo creditore difficilmente sarà in grado di rimborsarle alla scadenza.


Il travaglio delle banche lusitane

La misura dovrebbe consentire a Novo Banco di aumentare il suo Cet 1 al 13% dal 9,4% di fine giugno di quest'anno.

Il caso arriva a pochi giorni di distanza dal salvataggio pubblico di Banif, che è costato ai contribuenti 3 miliardi di euro, dopo che già erano stati iniettati capitali per complessivi 1,1 miliardi nel gennaio del 2013, di cui 400 milioni in forma di Co.Co.Bond, ovvero di obbligazioni convertibili su richiesta dell'emittente al verificarsi di eventi prefissati. In cambio dei restanti 700 milioni, lo stato lusitano aveva ricevuto il 60% del capitale azionario. L'istituto è stato ceduto nei giorni scorsi alla spagnola Santander, ma il suo secondo salvataggio in meno di 3 anni a carico del contribuente portoghese (2,26 miliardi pubblici copriranno future obbligazioni e 422 milioni sarà il costo del trasferimento degli assets a capo di un veicolo, che successivamente sarà liquidato) ha scatenato polemiche politiche, essendo arrivato a pochi giorni dall'insediamento del nuovo governo socialista del premier Antonio Costa.
L'opposizione socialdemocratica (qui allude al centro-destra) plaude all'iniziativa della banca centrale e il deputato Antonio Leitao Amaro rimarca come essa abbia protetto i contribuenti, a differenza di quella precedentemente assunta dal governo, che li ha gravati di perdite non indifferenti.


Dal Portogallo, quindi, arriva un anticipo della normativa in vigore dall'1 gennaio nota come "bail-in". D'ora in avanti, le banche non saranno salvate più con soldi pubblici, se non in casi estremi e subordinatamente al coinvolgimento delle perdite di azionisti, obbligazionisti e risparmiatori per i conti sopra i 100.000 euro.



Se in Italia ha suscitato un enorme scandalo l'avere imposto perdite agli obbligazionisti subordinati, qui siamo in presenza di un coinvolgimento persino degli obbligazionisti senior, ossia dell'ultima categoria di creditori, prima dei correntisti.
Dunque, i piccoli investitori e i risparmiatori italiani sono avvertiti: i bond bancari diversi da quelli garantiti ("covered") e finanche i conti correnti e deposito al di sopra dei 100.000 euro non saranno risparmiati nel caso di crac dell'istituto.
Se fino a qualche settimana fa, la disciplina europea era passata in sordina, con il salvataggio delle 4 banche popolari locali è diventato chiaro il rischio a cui si va incontro con l'acquisto di obbligazioni emesse dalle banche o accendo conti presso istituti non solidi. Da oggi, il rendimento non potrà più essere l'unica bussola a guidare l'investimento e il risparmio. Serve consapevolezza e il piagnisteo di chi lamenta di avere perso tutto non avrà più alcun valore, come i titoli acquistati.
 

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