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Piazza Affari, ecco le prede dei prossimi mesi A cura di websim



JOURNAL - 17:34 - 19 Aprile 2005


In Europa i prossimi mesi saranno caratterizzati da un consistente numero di scalate, acquisizioni e fusioni. Lo dice Chevreux, la società d’investimento del Credit Agricole, che all’argomento ha dedicato un ricco studio corredato dell’elenco delle società che, Paese per Paese, potrebbero cambiare proprietà. Negli ultimi anni la riduzione dei tassi di interesse e i livelli di efficienza raggiunti hanno permesso a diverse società di ridurre l’indebitamento. Ciononostante sono stati pochi i gruppi che, pur in presenza di un ambiente favorevole, hanno deciso di darsi allo shopping. Ora, però, le cose stanno cambiando: “Una simile politica, che si limita a restituire il capitale agli azionisti senza effettuare ulteriori investimenti sulla crescita, alla lunga non dà frutti”, si legge nello studio del broker francese.

Il nuovo clima, dice Chevreux, è gia visibile: lo dimostrano le agguerrite lotte che si stanno scatenando su Bnl, oggetto dei desideri della spagnola Bbva, e su Euronext, nelle mire del London Stock Exchange, ma anche le trattative di matrimonio tra Allied Domecq e Pernod Ricard. Le società italiane che secondo il broker, potrebbero finire nel mirino di qualche scalatore sono soprattutto banche (Pop.Milano, Capitalia, CariFirenze, Credem), ma anche società di telecomunicazioni (Fastweb) e media (Rcs).



Per quanto riguarda Pop.Milano, qualora cambiasse la normativa sulle popolari che prevede il voto capitario (un voto per ciascun socio a prescindere dalla partecipazione detenuta), ci sarebbe già un pretendente: Unicredito. Per Cheuvreux l’istituto guidato da Alessandro Profumo potrebbe arrivare a pagare fino a 10 euro per ogni titolo della popolare, riconoscendo così un premio del 30% rispetto agli attuali livelli, premio giustificato dalle prospettive di ristrutturazione (il rapporto cost/income della Popolare è al 67% rispetto al 55% di Unicredito) e di crescita (utile operativo in crescita del 27% tra il 2004 e il 2007).

Sempre Unicredito potrebbe chiedere la mano di Credem. Si tratta di vecchie indiscrezioni di mercato che tuttavia si sono intensificate all’indomani della morte di Achille Marmotti, l’azionista di controllo del Credito Emiliano. Tra le banche di piccole-medie dimensioni, infine, anche Carifirenze potrebbe entrare nelle mire altrui, di SanPaolo ad esempio. Tanto più che il patto di sindacato che la governa dovrà definitivamente essere rinnovato entro fine mese.

Anche Capitalia poi, nonostante in più occasioni si sia proposta come polo aggregante, potrebbe facilmente trasformarsi in preda, soprattutto se Abn Amro (che ha in mano il 9% del gruppo capitolino) dovesse riuscire a conquistare Antonveneta, mettendo così già un primo piede in Italia.



Ma non è solo il settore finanziario ad essere in fermento. Al di là di Rcs, dove l’andamento di Borsa mostra che è in atto un rastrellamento nonostante l’esistenza di un patto di sindacato che controlla il 60% della società, tra le prede più ambite del mercato, a giudizio del broker, c’è Fastweb, uno dei pochi operatori di tlc alternativi a Telecom Italia e sicuramente quello con la rete più sviluppata. Fastweb potrebbe costituire un ottimo punto di appoggio per gli ex monopolisti stranieri, come Deutsche Telekom o France Telecom, che volessero sbarcare in Italia. Il gruppo fondato da Silvio Scaglia vanta un ottimo Ebitda margin (superiore al 30%) che potrebbe crescere ulteriormente grazie ai servizi aggiuntivi. Per Cheuvreux gli interessati potrebbero arrivare a pagare 50-55 euro per azione, senza che un simile prezzo, considerate le prospettive di crescita del gruppo, si riveli diluitivo.



Al di là di eventuali campane nuziali, i piccoli investitori potrebbero, nei prossimi mesi, beneficiare di ulteriori operazioni sul capitale. E’ questo il caso di Banca Fideuram che dovrebbe integrarsi con Aip, la divisione assicurativa della controllante SanPaolo, e di Ifi su cui da anni si scommette che arrivi un delisting delle azioni privilegiate che permetterebbe agli Agnelli di fondere Ifi con la controllante Giovanni Agnelli & C.

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