storm
Forumer storico
ANALISI -Italia, corporate bond fermi in attesa momento migliore
Reuters - 16/01/2009 12:41:05
di Gabriella Bruschi
MILANO, 16 gennaio (Reuters) - Di fronte a un'attività piuttosto vivace sul mercato dei capitali in questo primo scorcio dell'anno da parte di società europee, quelle italiane latitano. Anche quelle che pure recentemente avevano mostrato interesse a nuove emissioni.
E ciò per varie ragioni: da una parte perchè - dicono fonti bancarie e industriali - non hanno una necessità così impellente di collocare titoli da sobbarcarsi gli attuali costi, molto
elevati. In molti casi vi sono poi fattori che rendono difficile presentarsi con successo sul mercato: un rating non elevato o un business con poco appeal piuttosto che prospettive non chiare.
Non manca invece la liquidità, nonostante le tensioni
internazionali. A dimostrarlo l'ammontare di ordini che sono stati raccolti dalle capofila delle operazioni europee viste nei giorni scorsi.
"Chi va sul mercato dei capitali ora, approfittando di questa finestra di investitori liquidi, lo fa perchè ha un nome che se lo può permettere, gli altri, se possono, aspettano" dice il responsabile del primario di una grande banca londinese.
Le grandi banche d'affari indicano una sorta di tavola della legge con i requisiti richiesti dal mercato: "Avere un rating nell'area 'A'. Qualche volta va bene anche una 'tripla B', ma dipende dal nome. Appartenere a un settore relativamente stabile, quindi benvenute le utilities e il settore energetico, meno i settori dei consumer o del retail. Essere un 'national champion', cioè una società tra le più importanti nel suo settore nel suo paese. Avere grosse scadenze finanziarie che non si possono coprire con strumenti alternativi" spiega.
"Chi va sul mercato oggi deve possedere il maggior numero di questi requisiti, se no molto meglio rinviare l'operazione a momenti più propizi" dicono da un'altra banca internazionale.
Daimler (2 mld euro), Gaz de France (4,25 mld euro), Volkswagen (1,5 mld euro), Bmw (1,5 mld euro), France Telecom. Sono solo alcuni dei nomi europei che hanno emesso bond nell'ultimo mese, con una decisa intensificazione in questo primo scorcio di nuovo anno. I nomi italiani, Eni (ENI.MI) con 1,25 miliardi, e Fimeccanica (FNC.MI) con 750 milioni, risalgono invece a fine novembre.
"La dimensione delle emissioni europee, ma anche la consistenza dei loro libri ordini, dimostra che di investitori interessati ce ne sono" dice una fonte bancaria. "Il più delle volte sono asset manager che, nonostante i pesanti riscatti dai fondi, si sono ritrovati con un liquidità residua da investire".
SOCIETA' ITALIANE IN POSIZIONE DI ATTESA
Ma i nomi italiani che per la loro struttura finanziaria e
debitoria potrebbero essere interessati a raccogliere fondi, al momento per motivi diversi preferiscono stare alle finestra in attesa di tempi migliori. Segue la rassegna di alcuni emittenti.
ENEL (ENI.MI)
E' un'altra delle emittenti pi ù blasonate del mercato italiano, con un rating 'A-' per S&P's seppur messo giovedì 15 in creditwatch negativo. L'emittente, appartenente a un settore molto appealing per il mercato, ha a che fare con il pesante esborso per l'acquisto di Endesa (ELE.MC) e con un indebitamento di circa 50 miliardi e soprattutto con un Cds di 500 pb, tra i maggiori nel settore delle utilities.
Sul mercato sono circolate ipotesi di un bond al retail o di un bond istituzionale. "Per tutto quest'anno e per l'anno prossimo non è in programma nè l'uno nè l'altro, a meno che il mercato non diventi decisamente buono" dice una fonte finanziaria aggiungendo che, come si legge nella relazione dei primi nove mesi 2008, "la società ha in programma di far fronte
all'indebitamento con dismissioni, con il cash flow operativo e con il rinvio di capex programme".
Nel frattempo Enel - secondo fonti bancarie - è in trattativa con un gruppo di banche per ottenere un prestito sindacato di 8 miliardi di euro, con cui rilevare anticipatamente il 25% di Endesa da Acciona. Oggi un giornale spagnolo scrive che l'operazione potrebbe venir perfezionata dopo il 26 gennaio.
"Il pacchetto di azioni ha il valore di 11 miliardi di cui tre vengono pagati con asset, il rimanente con un prestito sindacato" dice una fonte bancaria.
ENI (ENI.MI)
Dall'alto del suo rating 'doppia A', Eni ha già fatto ricorso al mercato a novembre con un bond da 1,25 miliardi di euro. "Sarebbe l'emittente ideale. Ma lo scorso anno ha trovato una finestra per emettere e gode di un'ottima cassa. Non mi sembra il caso che torni su un mercato così caro" dice il funzionario di una della banche interpellate.
FIAT (F.MI)
E' forse l'emittente, tra le maggiori italiane, che per il momento ha forse meno necessità di servirsi del mercato dei capitali. Non ha bond in scadenza nel 2009, e nel 2010 deve rifinanziare un miliardo. In termini di cds il suo spread naviga sui 900 punti base, dopo aver anche superato quota mille. Giovedì 15 Moody's ha detto che potrebbe ridurre il suo rating, attualmente pari a Baa3, riportandolo al livello di junk.
"Tutto ciò dice che non è opportunino uscire con un'emissione in questo momento" spiegano da una banca d'affari londinese.
FINMECCANICA (FNC.MI)
La società lo scorso ottobre ha concluso l'operazione di acquisizione dell'americana Drs. Per far fronte in parte al pesante indebitamento ha emesso a novembre un bond da 750 milioni di euro, e ne ha in programma un altro in dollari. "L'emissione in dollari è sempre in programma, ma non se ne parla per ora, almeno per i prossimi due mesi" dice una fonte finanziaria.
Finmeccanica ha rating 'BBB' per Standard & Poor's e Fitch Ratings e 'A3' per Moody's Investors Service, confermato lunedì scorso.
GENERALI (G.MI)
Ha un rating che piacerebbe al mercato dei capitali, con la sua 'doppia A' e in più avrebbe necessità di rifinanziarsi poichè quest'anno ha in calendario la scadenza di un bond senior da 750 milioni oltre al possibile esercizio della call sul bond 2019 da altri 500 milioni.
"Ci potrebbero essere le condizioni, ma la compagnia sta studiando il mercato per capire che strumento potrebbe essere più adatto, tenendo conto degli elevati livelli di spread" dicono da una grande banca italiana.
Il Cds di Generali è sui 90 punti base. Sul tavolo ci sono varie possibilità. Da un bond rivolto ai soli investitori retail (sarebbe il primo da parte di una compagnia di assicurazioni italiana), a un bond subordinato a un senior. "Normalmente un'assicurazione preferisce fare un subordinato, ma è uno strumento molto più costoso dei senior, visto anche il livello già evevato degli spread" aggiunge la fonte bancaria.
TELECOM ITALIA (TIT.MI)
La società si troverà a dover rimborsare nel 2009 bond tra i 4 e i 5 miliardi di euro e opera in un settore ritenuto buono. Tuttavia il suo rating è limitato a una 'tripla B'.
"Il mercato ha molto penalizzato questo nome, non tanto per il suo livello di indebitamento che è comunque consistente, quanto per per le non chiare prospettive di business" spiegano da una banca internazionale. Il mese scorso la società aveva detto che avrebbe preso in considerazione anche il mercato asiatico nel suo programma di emissioni.
"La società deve fare i conti con un Cds a 450 punt base [per France Telecom è a 95 pb] e con un'azione in borsa a 1,07 euro. Per contro ha una buona cassa e quindi può attendere" commentano da un'altra banca d'affari a Londra.
In alternativa al mercato dei capitali, ieri - secondo notizie stampa confermate da una fonte vicina alla vicenda - TI ha raccolto 500 milioni di euro con un private placement
organizzato da Goldman Sachs.
MILANO, 16 gennaio (Reuters) - Di fronte a un'attività piuttosto vivace sul mercato dei capitali in questo primo scorcio dell'anno da parte di società europee, quelle italiane latitano. Anche quelle che pure recentemente avevano mostrato interesse a nuove emissioni.
E ciò per varie ragioni: da una parte perchè - dicono fonti bancarie e industriali - non hanno una necessità così impellente di collocare titoli da sobbarcarsi gli attuali costi, molto
elevati. In molti casi vi sono poi fattori che rendono difficile presentarsi con successo sul mercato: un rating non elevato o un business con poco appeal piuttosto che prospettive non chiare.
Non manca invece la liquidità, nonostante le tensioni
internazionali. A dimostrarlo l'ammontare di ordini che sono stati raccolti dalle capofila delle operazioni europee viste nei giorni scorsi.
"Chi va sul mercato dei capitali ora, approfittando di questa finestra di investitori liquidi, lo fa perchè ha un nome che se lo può permettere, gli altri, se possono, aspettano" dice il responsabile del primario di una grande banca londinese.
Le grandi banche d'affari indicano una sorta di tavola della legge con i requisiti richiesti dal mercato: "Avere un rating nell'area 'A'. Qualche volta va bene anche una 'tripla B', ma dipende dal nome. Appartenere a un settore relativamente stabile, quindi benvenute le utilities e il settore energetico, meno i settori dei consumer o del retail. Essere un 'national champion', cioè una società tra le più importanti nel suo settore nel suo paese. Avere grosse scadenze finanziarie che non si possono coprire con strumenti alternativi" spiega.
"Chi va sul mercato oggi deve possedere il maggior numero di questi requisiti, se no molto meglio rinviare l'operazione a momenti più propizi" dicono da un'altra banca internazionale.
Daimler (2 mld euro), Gaz de France (4,25 mld euro), Volkswagen (1,5 mld euro), Bmw (1,5 mld euro), France Telecom. Sono solo alcuni dei nomi europei che hanno emesso bond nell'ultimo mese, con una decisa intensificazione in questo primo scorcio di nuovo anno. I nomi italiani, Eni (ENI.MI) con 1,25 miliardi, e Fimeccanica (FNC.MI) con 750 milioni, risalgono invece a fine novembre.
"La dimensione delle emissioni europee, ma anche la consistenza dei loro libri ordini, dimostra che di investitori interessati ce ne sono" dice una fonte bancaria. "Il più delle volte sono asset manager che, nonostante i pesanti riscatti dai fondi, si sono ritrovati con un liquidità residua da investire".
SOCIETA' ITALIANE IN POSIZIONE DI ATTESA
Ma i nomi italiani che per la loro struttura finanziaria e
debitoria potrebbero essere interessati a raccogliere fondi, al momento per motivi diversi preferiscono stare alle finestra in attesa di tempi migliori. Segue la rassegna di alcuni emittenti.
ENEL (ENI.MI)
E' un'altra delle emittenti pi ù blasonate del mercato italiano, con un rating 'A-' per S&P's seppur messo giovedì 15 in creditwatch negativo. L'emittente, appartenente a un settore molto appealing per il mercato, ha a che fare con il pesante esborso per l'acquisto di Endesa (ELE.MC) e con un indebitamento di circa 50 miliardi e soprattutto con un Cds di 500 pb, tra i maggiori nel settore delle utilities.
Sul mercato sono circolate ipotesi di un bond al retail o di un bond istituzionale. "Per tutto quest'anno e per l'anno prossimo non è in programma nè l'uno nè l'altro, a meno che il mercato non diventi decisamente buono" dice una fonte finanziaria aggiungendo che, come si legge nella relazione dei primi nove mesi 2008, "la società ha in programma di far fronte
all'indebitamento con dismissioni, con il cash flow operativo e con il rinvio di capex programme".
Nel frattempo Enel - secondo fonti bancarie - è in trattativa con un gruppo di banche per ottenere un prestito sindacato di 8 miliardi di euro, con cui rilevare anticipatamente il 25% di Endesa da Acciona. Oggi un giornale spagnolo scrive che l'operazione potrebbe venir perfezionata dopo il 26 gennaio.
"Il pacchetto di azioni ha il valore di 11 miliardi di cui tre vengono pagati con asset, il rimanente con un prestito sindacato" dice una fonte bancaria.
ENI (ENI.MI)
Dall'alto del suo rating 'doppia A', Eni ha già fatto ricorso al mercato a novembre con un bond da 1,25 miliardi di euro. "Sarebbe l'emittente ideale. Ma lo scorso anno ha trovato una finestra per emettere e gode di un'ottima cassa. Non mi sembra il caso che torni su un mercato così caro" dice il funzionario di una della banche interpellate.
FIAT (F.MI)
E' forse l'emittente, tra le maggiori italiane, che per il momento ha forse meno necessità di servirsi del mercato dei capitali. Non ha bond in scadenza nel 2009, e nel 2010 deve rifinanziare un miliardo. In termini di cds il suo spread naviga sui 900 punti base, dopo aver anche superato quota mille. Giovedì 15 Moody's ha detto che potrebbe ridurre il suo rating, attualmente pari a Baa3, riportandolo al livello di junk.
"Tutto ciò dice che non è opportunino uscire con un'emissione in questo momento" spiegano da una banca d'affari londinese.
FINMECCANICA (FNC.MI)
La società lo scorso ottobre ha concluso l'operazione di acquisizione dell'americana Drs. Per far fronte in parte al pesante indebitamento ha emesso a novembre un bond da 750 milioni di euro, e ne ha in programma un altro in dollari. "L'emissione in dollari è sempre in programma, ma non se ne parla per ora, almeno per i prossimi due mesi" dice una fonte finanziaria.
Finmeccanica ha rating 'BBB' per Standard & Poor's e Fitch Ratings e 'A3' per Moody's Investors Service, confermato lunedì scorso.
GENERALI (G.MI)
Ha un rating che piacerebbe al mercato dei capitali, con la sua 'doppia A' e in più avrebbe necessità di rifinanziarsi poichè quest'anno ha in calendario la scadenza di un bond senior da 750 milioni oltre al possibile esercizio della call sul bond 2019 da altri 500 milioni.
"Ci potrebbero essere le condizioni, ma la compagnia sta studiando il mercato per capire che strumento potrebbe essere più adatto, tenendo conto degli elevati livelli di spread" dicono da una grande banca italiana.
Il Cds di Generali è sui 90 punti base. Sul tavolo ci sono varie possibilità. Da un bond rivolto ai soli investitori retail (sarebbe il primo da parte di una compagnia di assicurazioni italiana), a un bond subordinato a un senior. "Normalmente un'assicurazione preferisce fare un subordinato, ma è uno strumento molto più costoso dei senior, visto anche il livello già evevato degli spread" aggiunge la fonte bancaria.
TELECOM ITALIA (TIT.MI)
La società si troverà a dover rimborsare nel 2009 bond tra i 4 e i 5 miliardi di euro e opera in un settore ritenuto buono. Tuttavia il suo rating è limitato a una 'tripla B'.
"Il mercato ha molto penalizzato questo nome, non tanto per il suo livello di indebitamento che è comunque consistente, quanto per per le non chiare prospettive di business" spiegano da una banca internazionale. Il mese scorso la società aveva detto che avrebbe preso in considerazione anche il mercato asiatico nel suo programma di emissioni.
"La società deve fare i conti con un Cds a 450 punt base [per France Telecom è a 95 pb] e con un'azione in borsa a 1,07 euro. Per contro ha una buona cassa e quindi può attendere" commentano da un'altra banca d'affari a Londra.
In alternativa al mercato dei capitali, ieri - secondo notizie stampa confermate da una fonte vicina alla vicenda - TI ha raccolto 500 milioni di euro con un private placement
organizzato da Goldman Sachs.
Ultima modifica di un moderatore: