Cosa resta oggi in Borsa delle società quotate negli anni della bolla speculativa quando centinaia di migliaia di risparmiatori furono spinti ad acquistare i titoli "tecnologici", accecati dall'illusione di moltiplicare il capitale nel breve periodo? Dei 45 titoli che sbarcarono al Nuovo mercato (ormai soppresso) ne sopravvive un discreto numero: 34.
Ma è positivo il bilancio di quell'esperienza?
Per la Borsa lo è di certo. Probabilmente, in altre condizioni, parecchie delle società che in quella circostanza furono catapultate in Piazza Affari non avrebbero trovato l'appoggio per compiere questo passo o lo avrebbero trovato a condizioni più onerose. Per alcune di esse sarebbe stato, forse, un bene, dato che la quotazione non ne impedì il disastro.
Opengate, Gandalf, Tecnodiffusione, Finmatica, Tc Sistema, Cto e Algol fallirono nel giro di qualche anno. Finmatica, dapprincipio quotata al mercato principale, fu travolta da un'inchiesta della magistratura e il suo azionista, Pier Luigi Crudele, arrestato. Parliamo di un'azienda che era arrivata a capitalizzare quanto il Monte dei Paschi e più di Capitalia e Edison. E Freedomland, anche se non fallì, fu ugualmente un fiasco; con coda giudiziaria, anche in questo caso, a carico del fondatore, Virgilio Degiovanni.
Diverso il discorso per i risparmiatori. Per loro la new economy è stato un bagno di sangue. L'assalto ai titoli "tecnologici" da parte dei piccoli avvenne mentre il mercato era ai massimi. E per recuperare i livelli del giugno 1999, che segnò lo sbarco in Borsa della prima società del Nuovo mercato, Piazza Affari ha impiegato nove anni. Nel frattempo, quel poco che è arrivato nelle tasche dei risparmiatori è venuto dai dividendi: 693 milioni. Ma 17 delle 45 imprese non hanno mai distribuito un centesimo.
Con le offerte pubbliche iniziali le 45 società del Nuovo mercato portarono all'incasso 4,738 miliardi di liquidità. E altri 3 li rastrellarono con successivi aumenti di capitale. In tutto fanno 7,7 miliardi.
Oltre un terzo di questa somma, quasi 1,7 miliardi, fu raccolta dall'allora e.Biscom – l'odierna Fastweb –, creata dal finanziere Francesco Micheli e dall'ex amministratore delegato di Omnitel e Vodafone Italia Silvio Scaglia per portare la fibra ottica a banda larga e i connessi servizi multimediali a casa dell'utente. Quell'operazione, effettuata con eccezionale tempismo, mentre la capitalizzazione di Borsa era al culmine, rimase per anni il più grande collocamento privato, superato nel maggio 2006 solo da quello della Saras, della famiglia Moratti. E oggi a conti fatti si può dire che Fastweb è stata una delle poche realtà del Nuovo mercato ad aver agito con un consistente progetto industriale. Non a caso è riuscita a raggiungere il pareggio operativo nel 2007 (anche se chiude il bilancio ancora in perdita) ed è stata oggetto di un'Opa da 3 miliardi di euro da parte dell'elvetica Swisscom: denaro ritornato nelle tasche degli investitori.
Freedomland, promettendo un servizio integrato di Internet tv e televisione interattiva, rastrellò sul mercato 346 milioni di euro. Ma l'offensiva della magistratura fece emergere l'inconsistenza dei suoi piani d'impresa. Degiovanni fu accusato di falso in prospetto per aver dichiarato decine di migliaia di abbonamenti fittizi. L'operazione andò a monte. Su quei 346 milioni raccolti in Borsa che erano ciò che restava della Freedomland lanciò poi un'Opa la Content, la quale vendette successivamente all'Eutelia.
Il 10% dei flussi netti provenienti dal mercato, pari a 3,8 miliardi, fu incassato, e bruciato, dalle sette società poi dichiarate fallite.
Tra le 34 imprese che riuscirono a superare indenni la momentanea ondata di euforia borsistica oggi la prima per giro d'affari è la Esprinet, che ha chiuso il 2007 con 2,4 miliardi di fatturato, 67 di margine operativo netto e 31,4 di utile. L'azienda, attiva nel settore della rivendita di personal computer, occupa 1.134 dipendenti ed è tra l'altro uno dei primi operatori sul mercato spagnolo. Al secondo posto troviamo Fastweb, con 1,4 miliardi di ricavi, 13,4 milioni di margine e una perdita netta di 125 milioni. In terza posizione spicca Tiscali, fondata da Renato Soru, oggi presidente della Regione Sardegna, con 911 milioni di fatturato, che però non ha mai raggiunto il pareggio operativo. Seguono Cdc e Eutelia. La prima ha un fatturato di 470 milioni e ha chiuso il 2007 in sostanziale pareggio. La seconda, a fronte di 449 milioni di ricavi, registra una perdita operativa e chiude il bilancio in "rosso". Le rimanenti realizzano nel loro insieme un giro d'affari di quasi 3,2 miliardi, un margine operativo di 247 milioni e un utile netto di 97.
Due aziende, Biosearch Italia e Novuspharma, si sono rivelate interessanti nel campo della ricerca biotecnologica. La prima è stata incorporata da Vicuron a sua volta acquisita nel 2005 dal colosso farmaceutico Pfizer. La seconda è stata fusa nella Cell Therapeutics.
Tra le imprese emerse dal Nuovo mercato non va trascurata la Cairo Communication, da cui è nato in questi anni un dinamico gruppo editoriale, e la Replay, che costituisce un'apprezzato fornitore di servizi informatici, presente anche in Germania.
Oltre a Tiscali e Eutelia, sono tutt'oggi in perdita operativa Fullsix, Chl, Mondo Tv, Data Service, Kaitech, Poligrafica San Faustino e Retelit. (G.O.)
Ma è positivo il bilancio di quell'esperienza?
Per la Borsa lo è di certo. Probabilmente, in altre condizioni, parecchie delle società che in quella circostanza furono catapultate in Piazza Affari non avrebbero trovato l'appoggio per compiere questo passo o lo avrebbero trovato a condizioni più onerose. Per alcune di esse sarebbe stato, forse, un bene, dato che la quotazione non ne impedì il disastro.
Opengate, Gandalf, Tecnodiffusione, Finmatica, Tc Sistema, Cto e Algol fallirono nel giro di qualche anno. Finmatica, dapprincipio quotata al mercato principale, fu travolta da un'inchiesta della magistratura e il suo azionista, Pier Luigi Crudele, arrestato. Parliamo di un'azienda che era arrivata a capitalizzare quanto il Monte dei Paschi e più di Capitalia e Edison. E Freedomland, anche se non fallì, fu ugualmente un fiasco; con coda giudiziaria, anche in questo caso, a carico del fondatore, Virgilio Degiovanni.
Diverso il discorso per i risparmiatori. Per loro la new economy è stato un bagno di sangue. L'assalto ai titoli "tecnologici" da parte dei piccoli avvenne mentre il mercato era ai massimi. E per recuperare i livelli del giugno 1999, che segnò lo sbarco in Borsa della prima società del Nuovo mercato, Piazza Affari ha impiegato nove anni. Nel frattempo, quel poco che è arrivato nelle tasche dei risparmiatori è venuto dai dividendi: 693 milioni. Ma 17 delle 45 imprese non hanno mai distribuito un centesimo.
Con le offerte pubbliche iniziali le 45 società del Nuovo mercato portarono all'incasso 4,738 miliardi di liquidità. E altri 3 li rastrellarono con successivi aumenti di capitale. In tutto fanno 7,7 miliardi.
Oltre un terzo di questa somma, quasi 1,7 miliardi, fu raccolta dall'allora e.Biscom – l'odierna Fastweb –, creata dal finanziere Francesco Micheli e dall'ex amministratore delegato di Omnitel e Vodafone Italia Silvio Scaglia per portare la fibra ottica a banda larga e i connessi servizi multimediali a casa dell'utente. Quell'operazione, effettuata con eccezionale tempismo, mentre la capitalizzazione di Borsa era al culmine, rimase per anni il più grande collocamento privato, superato nel maggio 2006 solo da quello della Saras, della famiglia Moratti. E oggi a conti fatti si può dire che Fastweb è stata una delle poche realtà del Nuovo mercato ad aver agito con un consistente progetto industriale. Non a caso è riuscita a raggiungere il pareggio operativo nel 2007 (anche se chiude il bilancio ancora in perdita) ed è stata oggetto di un'Opa da 3 miliardi di euro da parte dell'elvetica Swisscom: denaro ritornato nelle tasche degli investitori.
Freedomland, promettendo un servizio integrato di Internet tv e televisione interattiva, rastrellò sul mercato 346 milioni di euro. Ma l'offensiva della magistratura fece emergere l'inconsistenza dei suoi piani d'impresa. Degiovanni fu accusato di falso in prospetto per aver dichiarato decine di migliaia di abbonamenti fittizi. L'operazione andò a monte. Su quei 346 milioni raccolti in Borsa che erano ciò che restava della Freedomland lanciò poi un'Opa la Content, la quale vendette successivamente all'Eutelia.
Il 10% dei flussi netti provenienti dal mercato, pari a 3,8 miliardi, fu incassato, e bruciato, dalle sette società poi dichiarate fallite.
Tra le 34 imprese che riuscirono a superare indenni la momentanea ondata di euforia borsistica oggi la prima per giro d'affari è la Esprinet, che ha chiuso il 2007 con 2,4 miliardi di fatturato, 67 di margine operativo netto e 31,4 di utile. L'azienda, attiva nel settore della rivendita di personal computer, occupa 1.134 dipendenti ed è tra l'altro uno dei primi operatori sul mercato spagnolo. Al secondo posto troviamo Fastweb, con 1,4 miliardi di ricavi, 13,4 milioni di margine e una perdita netta di 125 milioni. In terza posizione spicca Tiscali, fondata da Renato Soru, oggi presidente della Regione Sardegna, con 911 milioni di fatturato, che però non ha mai raggiunto il pareggio operativo. Seguono Cdc e Eutelia. La prima ha un fatturato di 470 milioni e ha chiuso il 2007 in sostanziale pareggio. La seconda, a fronte di 449 milioni di ricavi, registra una perdita operativa e chiude il bilancio in "rosso". Le rimanenti realizzano nel loro insieme un giro d'affari di quasi 3,2 miliardi, un margine operativo di 247 milioni e un utile netto di 97.
Due aziende, Biosearch Italia e Novuspharma, si sono rivelate interessanti nel campo della ricerca biotecnologica. La prima è stata incorporata da Vicuron a sua volta acquisita nel 2005 dal colosso farmaceutico Pfizer. La seconda è stata fusa nella Cell Therapeutics.
Tra le imprese emerse dal Nuovo mercato non va trascurata la Cairo Communication, da cui è nato in questi anni un dinamico gruppo editoriale, e la Replay, che costituisce un'apprezzato fornitore di servizi informatici, presente anche in Germania.
Oltre a Tiscali e Eutelia, sono tutt'oggi in perdita operativa Fullsix, Chl, Mondo Tv, Data Service, Kaitech, Poligrafica San Faustino e Retelit. (G.O.)