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tontolina

Forumer storico


Costi della politica. tutti i tagli che si possono fare subito


Mentre la crisi economia imperversa, loro sono comodamente a bordo piscina nelle loro ville in Costa Smeralda.
Ci hanno detto e ridetto che bisogna fare i sacrifici, tutti devono fare i sacrifici. Tranne loro.
Siamo tutti sulla stessa barca, lo ripetono ossessivamente.
Peccato che su quella barca loro sono sulle sdraio a prendere il sole, mentre milioni di persone remano e sudano tutto il giorno.
I piccoli risparmiatori, illusi dalle sirene della finanza, bruciano in pochi giorni i loro risparmi, mentre nei piani alti dei palazzi del potere sono tutti ben coperti con "future" e posizioni ribassiste: già da tempo informati della tempesta finanziaria, festeggiano nelle loro ville e sui loro yacht i milioni di euro che ogni giorno guadagnano con il crollo della borsa.
E così i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
E la politica parallelamente diventa sempre più debole nei confronti dei forti e sempre più forte nei confronti dei deboli.
Informare per spezzare queste catene di illusione e di sudditanza, è il primo passo da fare.
Vi giro quest'articolo di Stella e Rizzo, pregandovi di farlo circolare.
Ringrazio Marco di Roma per la segnalazione.
Aggiungo, come suggeriscono in tanti nei commenti, che la prima cosa da tagliare subito sarebbero le loro teste.
Spider Truman



Costi della politica: tutti i tagli che si possono fare subito


Vogliono la fiducia dei cittadini in questo momento nero? Se la guadagnino. Il governo, la maggioranza e la stessa opposizione non possono chiedere un centesimo agli italiani senza parallelamente (anzi: prima) tagliare qualcosa di loro. Conosciamo l'obiezione: non sarà un taglio di 1000 euro dallo stipendio reale (l'indennità è solo una parte) di deputati e senatori a risolvere il problema. Perfino se tutti fossero condannati a lavorare gratis risolveremmo un settemillesimo della manovra. Vero. Ma stavolta non hanno scelta: è in gioco la loro credibilità.
Per partire devono aver chiaro un punto: il perfetto è nemico del bene. In attesa di una ridefinizione generale dello Stato (campa cavallo) certe cose si possono fare subito. Alcune simboliche, altre di sostanza.
 
Sono stati presentati nove progetti di legge, dall'inizio della legislatura, per ridurre o addirittura dimezzare il numero dei parlamentari. Da destra, da sinistra... Dove sono finiti? Boh... Sono tutti d'accordo, a parole? Lo facciano, quel taglio. Senza allegarci niente. Sennò finisce come sempre finisce: la sinistra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla destra, la destra ci aggancia una cosa inaccettabile dalla sinistra. E tutto resta come prima. Esattamente il giochino della riforma bocciata al referendum del 2006, che vedeva sì una modesta riduzione da 630 a 518 deputati, da 315 a 252 senatori (non il dimezzamento sbandierato: quella è una frottola) ma anche uno svuotamento dei poteri del Quirinale e un aumento dei poteri del premier. Dettagli che garantivano la bocciatura: la sinistra non l'avrebbe votato mai. Vogliono ridurre davvero? Trovino un accordo e lo votino tutti insieme: non servirà neanche il referendum confermativo. Sennò i cittadini sono autorizzati a pensare che sia solo propaganda. Come propaganda appare per ora la mega-maxi-super-riforma votata dal Consiglio dei ministri il 22 luglio. Se era così urgente perché non risulta ancora depositata e non se ne trova traccia neanche nel sito di Palazzo Chigi? Era sufficiente l'annuncio stampa? Forse erano più urgenti le vacanze.
 
Non si possono abolire subito le province senza ripartire parallelamente le competenze e i dipendenti? Comincino a toglierle dal tabù della Costituzione e a sopprimere quelle che hanno come capoluogo la capitale regionale destinata a diventare area metropolitana o non arrivano a un numero minimo di abitanti.
 
Vogliono inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione? Inizino col riconoscere, concretamente, che la cosa oggi più lontana dal pareggio sono le pensioni dei parlamentari: alla Regione Lazio i contributi versati sono un decimo di quanto esce per i vitalizi. Alla Camera e al Senato un undicesimo. Al netto dei reciproci versamenti addirittura un tredicesimo. Immaginiamo la rivolta: non si toccano i diritti acquisiti! Sarà, ma quelli dei cittadini sono già stati toccati più volte.
Deve partire una stagione di liberalizzazione? Partano introducendo una regoletta esistente nei Paesi più seri: un deputato pagato per fare il deputato può far solo il deputato. Un caso come quello di Antonio Gaglione, il parlamentare pugliese espulso dal Pd per avere bucato il 93% delle sedute e così assenteista («preferisco fare il medico»), da bigiare addirittura il passaggio chiave del 14 dicembre scorso che vide Berlusconi salvarsi per pochissimi voti dalla mozione di sfiducia, in America è impensabile. E così quelli dei tanti avvocati (uno su sette alla Camera, uno su sette al Senato) e professionisti di ogni genere che pretendono di fare l'una e l'altra cosa. Dice uno studio de «lavoce.info» che un professionista che continua a fare il suo lavoro anche dopo l'elezione «bigia» in media il 37% in più degli altri parlamentari. Basta.
 
Negano di intascare i soldi destinati ai collaboratori non messi in regola e pagati in nero? La riforma è già pronta e depositata: il deputato o il senatore fornisce al Parlamento il nome del collaboratore di fiducia e questi viene pagato direttamente dal Parlamento. Ed ecco che l'«equivoco infamante» su certe furbizie sarebbe all'istante risolto.
 
Il vero cambiamento, però, quella rivoluzionario, sarebbe la decisione di spalancare finalmente le porte alla legittima curiosità dei cittadini. Massima trasparenza: quella sarebbe la svolta epocale. Se un americano vuole vedere se «quel» deputato che si batte per la ricerca farmaceutica ha avuto finanziamenti, commesse, incarichi professionali da un'azienda di prodotti farmaceutici va su Internet e trova tutto. Se un tedesco vuol sapere se «quel» deputato ha guadagnato dei soldi fuori dal Parlamento e in che modo, va su Internet e trova tutto. Se un inglese vuole conoscere i nomi di chi quel giorno ha viaggiato su quel volo blu dal 1997 ad oggi o quanto spendono a Buckingham Palace per le bottiglie di vino va su Internet e trova tutto.
 
Da noi per avere le sole dichiarazioni dei redditi dei parlamentari un cittadino di Vipiteno o di Capo Passero deve andare a Roma, presentarsi in un certo ufficio della Camera o del Senato, dimostrare di essere iscritto alle liste elettorali e poi accontentarsi di sfogliare un volume senza manco la possibilità di fare fotocopie. Per non dire del Quirinale dove ogni presidente, per quanto galantuomo sia, pur di non smentire la cautela del predecessore, mantiene riservato il bilancio del Colle limitandosi a dare delle linee generali. Che magari sono sempre meno oscure ma certo sono lontanissime dalla trasparenza britannica.
Cosa risparmieremmo? Moltissimo. Un solo esempio: sapere che il passaggio dato su un volo di Stato a una ballerina di flamenco finirebbe all'istante sui giornali, spingerebbe automaticamente a ridurre se non a eliminare del tutto certi «piacerini». Lo stesso vale per certi voli elettorali vietati, come ricorda una dura polemica sui giornali, anche in Turchia. Il governo, la maggioranza e l'opposizione (per quanto possa incidere) ritengono di avere, sui costi della politica, la coscienza a posto? Pensano di avere tagliato il massimo del massimo e che non si possa tagliare di più? Mettano tutto online. Con un linguaggio non inespugnabile. Ma soprattutto, vale per la destra e per la sinistra, la smettano una volta per tutte di gettare fumo fingendo di fare confusione (confusione voluta, ipocrita, pelosa) tra il qualunquismo, la demagogia e il diritto di sapere dei cittadini. Che sudditi non sono.
 
Sergio Rizzo
Gian Antonio Stella
08 agosto 2011
 
Il vecchio menù del ristorante del Senato e i nuovi prezzi della Camera.


Per una questione di correttezza e di onestà, volevo semplicemente far presente che il menù qui riportato (pubblicato alcuni giorni fà su l'Espresso e ripreso da vari siti) risale in verità almeno ad un paio di anni fà. Nel 2009 i prezzi dei ristoranti (ai quali possono accedere non solo i parlamentari, ma anche i cronisti parlamentari: della serie, cercano di comprare il silenzio a suon di orata e pesce spada) sia alla camera che al Senato, sono vertiginosamente aumentati, insieme a quelli della buvette (http://qn.quotidiano.net/politica/2008/09/01/115211-carovita_entra_alla_camera.shtml) . Infatti, le stesse pietanze riportate su questo menu' oggi costano alla Camera dei Deputati "almeno", udite udite, 50 centesimi in più! Oggi dal presidente del Senato Renato Schifani arriva la conferma, come già nel 2009 fece la presidenza della Camera, di un innalzamento dei prezzi del ristorante. Vedrete che dall'anno prossimo gli toccherà pagare altri 50 centesimi in più.
La speranza, anche in questo caso, è che gli vada tutto di traverso!
 
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