Crisi dell’Est, nuovo incubo dell’Europa

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Crisi dell’Est, nuovo incubo dell’Europa
Alfonso Tuor

Le speranze di uscire dalla crisi stanno dissolvendosi come neve al sole. Una serie di notizie negative sta piegando anche i più inguaribili ottimisti e sta facendo scendere le borse a livelli inferiori ai minimi registrati nello scorso mese di novembre.
L’ultima in ordine di tempo è il crescente rischio che i Paesi dell’Est europeo si trasformino, come ha scritto l’agenzia di rating Moody’s, in una specie di «mercato dei mutui ipotecari subprime» degli istituti di credito del Vecchio Continente.
I timori sul futuro dei Paesi dell’ex blocco sovietico stanno affondando le loro monete con svalutazioni di portata tale da mettere in pericolo la loro capacità di onorare e rimborsare i prestiti contratti in valute estere, ossia in franchi svizzeri, dollari americani, yen giapponesi, corone svedesi ed euro. In mancanza di risparmi interni sufficienti per finanziare la loro crescita economica, questi Paesi si sono indebitati con l’estero.
A preoccupare non è tanto il debito dei governi, che non è di grande entità, ma il fatto che le famiglie hanno contratto mutui ipotecari in valute estere per poter usufruire di tassi più bassi (in Ungheria, Polonia e Romania spicca il franco svizzero). Altrettanto hanno fatto numerose imprese. Ora però la caduta delle valute locali (basti pensare che lo zloty polacco ha perso più del 23% nei confronti dell’euro negli ultimi tre mesi e il fiorino ungherese più del 13%) rende e soprattutto renderà più difficile onorare questi prestiti.
La discesa di queste valute è destinata ad accentuarsi, poiché gli istituti europei che dominano il mercato bancario dell’Europa dell’Est stanno restringendo l’erogazione del credito. L’Institute for International Finance, un’associazione delle grandi banche, prevede che l’afflusso dei capitali stranieri nell’Europa dell’Est scenda dai 254 miliardi di dollari dell’anno scorso ad appena 30 miliardi quest’anno. Alcuni ritengono queste cifre troppo ottimistiche e pensano che questi Paesi accuseranno addirittura un deflusso netto di capitali, poiché potrebbe prendere corpo anche una fuga di capitali interni. Tutto ciò induce a ritenere che, come accade sempre in ogni crisi valutaria, il tasso di cambio sia destinato a cadere ancora e ad ampliare i problemi posti dal loro debito estero.
La crisi investe duramente le banche europee che si erano espanse nella regione diventando leader del mercato del credito di molti di questi Paesi. L’esposizione è notevole. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, solo le banche austriache hanno un’esposizione di 278 miliardi di euro. Fortemente esposte sono anche altre grandi banche europee. Per questi motivi, l’Unione Europea e la Banca centrale europea non potranno rimanere con le mani in mano. L’Ungheria ha già beneficiato di un prestito del Fondo Monetario Internazionale di 10 miliardi di dollari oltre all’apertura di linee di credito da parte della Bce e della nostra Banca Nazionale.
Questi interventi di emergenza non cambieranno comunque la dinamica di una crisi, che sembra una fotocopia di quella asiatica del 1997, e aggraveranno la recessione, che già colpisce molte economie dell’Est, portando a fallimenti di banche locali e ad enormi perdite per alcune banche occidentali attive in questi Paesi.
Insomma, la crisi dei Paesi dell’Est rappresenta un nuovo incubo per l’Europa. La Svizzera invece non dovrebbe esserne toccata in modo pesante. I prestiti ipotecari in franchi svizzeri concessi in questi Paesi sono stati erogati da banche austriache, italiane, tedesche e francesi che si sono finanziate emettendo obbligazioni nella nostra valuta. Il problema è dunque dei rispettivi Stati. Vi sono state anche molte emissioni di questi Paesi in franchi svizzeri, ma in questo caso il problema riguarda unicamente gli acquirenti dei titoli. Se non vi sono importanti linee di credito delle due grandi banche, la Svizzera non dovrebbe essere direttamente toccata. Vi sarà comunque una conseguenza indiretta: la chiusura di queste operazioni bancarie in franchi potrebbe spingere al rialzo la nostra valuta soprattutto nei confronti di un euro indebolito da questa nuova crisi.
La crisi dei paesi dell’Europa dell’Est coinvolge l’Ucraina, ormai sull’orlo del collasso, investe la Russia, che si appresta a reintrodurre il controllo dei movimenti dei capitali per frenare il calo del rublo, e si estende fino al Kazakhstan, un Paese asiatico ricco di materie prime, il cui governo è dovuto intervenire per fermare una corsa agli sportelli della principale banca.
Questa nuova emergenza non ha solo gravi conseguenze finanziarie, ma rappresenta la chiusura di fatto di importanti mercati dell’industria di esportazione europea. Essa è quindi destinata anche ad aggravare la crisi economica del Vecchio Continente e a peggiorare la crisi finanziaria internazionale.

19.02.09 07:37:04
 

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