D’Alema, che com’è noto è molto intelligente

Fleursdumal

फूल की बुराई
:D :sorpresa:


Da www.Marco Travaglio.it

Clementina facci sognar

di Marco Travaglio


Oggi l’Unità non sarà in edicola per uno sciopero sacrosanto
(gli editori stanno cercando di far fuori il direttore Antonio Padellaro e di rimetter mano al contratto di collaborazione di Furio Colombo).

Dunque non uscirà nemmeno la rubrica “Uliwood Party”.
Chiedo ospitalità al sito per dire quel che penso delle intercettazioni del caso Unipol.


Se in Italia non esistesse Berlusconi con la fairy band dei Previti e dei Dell’Utri,
ce ne sarebbe a sufficienza per chiedere le dimissioni di Massimo D’Alema da vicepremier,
di Piero Fassino da segretario dei Ds
e di Nicola Latorre da vicecapogruppo dell’Ulivo al Senato.

Quello che emerge dalle loro telefonate con Giovanni Consorte
(e, nel caso di Latorre, anche con il preclaro “compagno” Stefano Ricucci)
ha un solo nome:
conflitto interessi, e dei più gravi.

Naturalmente tutto il dibattito è falsato dalla presenza in Parlamento di Berlusconi
e della fairy band, al cui confronto il gravissimo conflitto d’interessi Ds-Unipol-coop rosse impallidisce.

Ma in un paese normale (espressione cara a D’Alema),
nel quale dunque Berlusconi & C. fossero già stati sbattuti fuori dalla vita pubblica,
i telefonisti rossi se ne dovrebbero andare su due piedi.


Fassino doveva incontrare il banchiere Luigi Abete (chissà perché, poi)
e non sapeva cosa dirgli: perciò chiedeva a Consorte di scrivergli i testi.

Poi si lamentava perché Chicco Gnutti era andato a una cena elettorale di Berlusconi: credeva che anche lui fosse un “compagno”,
solo perché aveva partecipato all’orrenda scalata Telecom insieme a Consorte e Colaninno,
e osservava che Gnutti stava puntando sul cavallo sbagliato,
il Cavaliere, che prevedibilmente di lì a un anno avrebbe perso le elezioni.


Intanto Latorre amoreggiava con Ricucci,
un tipo che Enrico Berlinguer non avrebbe sfiorato nemmeno con una canna da pesca.

Ci scherzava, lo trattava da pari a pari, faceva il tifo per lui.


D’Alema, che com’è noto è molto intelligente,
avvertiva Consorte delle possibili intercettazioni telefoniche
(“attenzione alle comunicazioni”) parlandogli al telefono:
una mossa davvero geniale, machiavellica, volpina.

Poi lo esortava ad “andare avanti” nella scalata alla banca romana,
abbandonandosi a un tifo da stadio (“facci sognare!”).

E si occupava personalmente della quota detenuta in Bnl da Vito Bonsignore, pregiudicato per corruzione nonché europarlamentare dell’Udc.


Stiamo parlando dei tre massimi dirigenti de Ds che,
due estati fa, negavano spudoratamente di essersi occupati dell’Opa di Unipol alla Bnl, affermando di essersi limitati a rivendicare il buon diritto dell’assicurazione delle coop rosse a partecipare alla contesa bancaria.

Latorre negava addirittura di aver passato il suo telefono a D’Alema perché parlasse con Consorte.

I cavalli sui quali questi insigni statisti puntavano sono poi finiti tutti sotto inchiesta
per gravissimi reati finanziari.
Ricucci addirittura in galera e in bancarotta.
Consorte e Gnutti hanno condanne non definitive per insider trading.


Se questa non è una gigantesca “questione morale”, come solo Parisi, Di Pietro e pochi altri politici dissero fin dall’estate 2005, non si sa proprio che cosa lo sia.

Ma, nelle reazioni del Botteghino alla divulgazione di brani di intercettazioni,
non c’è un’ombra di autocritica,
di ripensamento,
di riflessione.

Anzi si sentono e si leggono frasi copiate pari pari dalla propaganda berlusconiana
e craxiana: “veleni”, “attacco”,
“operazione scandalistica”,
fughe di notizie”,
“circuito mediatico-giudiziario”.

Condite con attacchi vergognosi alla giudice Clementina Forleo,
che ha fatto semplicemente il suo dovere,
applicando una legge demenziale - la Boato - varata da destra e sinistra
amorevolmente a braccetto nell’estate 2003.

Se ieri, per tutta la giornata, sono usciti brandelli di intercettazioni, è soltanto
perché,
con una decisione giuridicamente inedita quanto discutibile,
il vertice del Tribunale di Milano ha stabilito che gli avvocati difensori degli 83 indagati del caso Antonveneta potessero soltanto prendere appunti dalle centinaia di pagine di trascrizioni, ma non prelevarne copia.

Se, come dovrebbe avvenire in un paese civile,
e come infatti avviene in America e in Inghilterra,
gli atti giudiziari non più segreti venissero messi integralmente
a disposizione delle parti e anche della stampa,
si saprebbe tutto subito,
e si eviterebbe di costringere i giornalisti a pendere dalle labbra
di questo o quell’avvocato,
a fidarsi dei loro appunti non certo completi né disinteressati.

Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

Ma qui non c’è alcun “attacco”, nessuna “operazione”, nessun “circuito mediatico-giudiziario”.

Si chiama, molto più semplicemente, “informazione”.

I cittadini da oggi sanno qualcosa in più delle scalate bancarie illegali all’Antonveneta, alla Bnl e alla Rcs avviate dai furbetti del quartierino
sotto l’alta protezione dello sgovernatore Fazio,
dell’allora premier Berlusconi,
dei vertici dei Ds,
della Lega Nord e di Forza Italia
(ci sono anche i berlusconiani Cicu, Grillo e Comincioli, al telefono con Fiorani).

Ed è doveroso che sappiano,
visto che su quelle telefonate il Parlamento sarà chiamato molto presto a votare pro o contro l’autorizzazione a usarle nei processi ai furbetti.


Invece il senatore-avvocato Guido Calvi, già difensore di Ricucci e di D’Alema, nonché attuale difensore dell’ottimo Geronzi,
dunque in pieno conflitto d’interessi anche lui,
dice cose assurde contro i giudici di Milano e contro i giornalisti.

Invoca interventi della Procura per “bloccare” le notizie
che doverosamente la libera stampa fornisce ai cittadini.

E chiede l’immediata approvazione al Senato della legge-bavaglio-Mastella,
già varata dalla Camera con maggioranza bulgara:
tutti i partiti affratellati,
nessuno escluso.

I voti del centrodestra all’ennesima porcata non mancheranno:
Berlusconi ha già solidarizzato con D’Alema
e D’Alema ha già solidarizzato con Berlusconi per la splendida contestazione
(uova a parte) subìta da Bellachioma a Sestri Ponente.

E la Cdl ha già annunciato con non userà politicamente quelle telefonate,
onde evitare che a qualcuno,
a sinistra,
salti in mente di usare i gravissimi reati della fairy band berlusconiana
per rinfacciare finalmente la questione morale alla destra.


Persino Veltroni perde la testa e vaneggia di “crisi del sistema democratico”:
ma non per il contagio del conflitto d’interessi che infetta il maggior partito della sinistra, bensì perché è finalmente affiorato alla luce del sole.

Come se il problema non fosse ciò che i suoi compagni dicevano al telefono con personaggi ben poco raccomandabili, nel pieno di un’Opa e di una contro-Opa,
in spregio alle più elementari regole del libero mercato;
ma il fatto che finalmente tutto ciò stia venendo fuori.

Hai la faccia sporca?

Invece di andarti a lavare, dai la colpa allo specchio che la riflette.

E tenti di romperlo, lo specchio, per non vedere mai più la faccia sporca.

Che schifo.
 
sono veramente squallidi...
tanto casino con Bellachioma ( e con giusta ragione direi) perche' sparisca dall ascena politica , e loro sono uguali e alla fine solidarizzano con quelli di forza italia, che non vedevano l'ora di poter trovare qualcosa da tenere li, per avere la contropartita di non rompere piu' con il conflitto di Bellachioma...

che schifo....

bah, ormai bisogna andare al mare.. come disse craxi ( altro bel soggetto..) ai tempi..
 
Re: D’Alema, che com’è noto è molto inte

Fleursdumal ha scritto:
condivido

intanto, stamattina ho sentito al TG Rai che si e' riunita la commissione parlamentare per discutere delle rendite da capitale e rendite catastali:
ci aspettano altre sorprese sul fronte del moderno sfruttamento del popolo :rolleyes:
 
non so cosa ne pensate voi, ma secondo me l'unico di tutta la spregevole politica italiana che esce con la testa alta, sopra il fango in cui si trovano gli altri, e' DiPietro.
(Non che sia cosi' difficile, per la verita' eh :rolleyes: )


Secondo Di Pietro «il vero problema non è pubblicare o non pubblicare intercettazioni, ma commettere o non commettere fatti di commistione fra politica ed affari. Quindi noi di Idv voteremo contro qualsiasi provvedimento che impedirà ai giornalisti di esercitare il loro lavoro di informazione»
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/06_Giugno/12/Amato_intercettazioni.shtml
 
dal blog di beppe grillo :D

Ho chiesto a Marco Travaglio, che in questi giorni ha pubblicato il libro "Uliwood Party" sulle figuracce del primo anno di governo Prodi, un post sulle ultime imprese telefonico-bancarie di Massimo D'Alema.

"Caro Beppe,
un anno fa ti inviai un post sull'autocandidatura di Massimo D'Alema al Quirinale, sostenuta dagli ottimi Dell'Utri, Confalonieri, Ferrara, Feltri e Cirino Pomicino. Mi permettevo di ricordare che era un tantino azzardato eleggere presidente della Repubblica un tizio che, solo un anno prima, partecipava telefonicamente a una scalata bancaria con l'amico Consorte e tutta la consorteria. Osservavo pure che, prima o poi, quelle telefonate intercettate sarebbero venute fuori e forse qualcuno avrebbe potuto giudicarle incompatibili con la condotta che dovrebbe tenere un presidente della Repubblica.
Fortunatamente l'autocandidatura, pur così autorevolmente sostenuta, sfumò. Così oggi, almeno, non dobbiamo porci il problema delle eventuali dimissioni del capo dello Stato (ammesso e non concesso che la parola "dimissioni" alberghi ancora nel dizionario della politica italiana). A furia di sentir palare di "fughe di notizie" (inesistenti: le telefonate non sono più segrete) e di "attacco alla democrazia" (che Unipol abbia scalato anche quella?), a furia di sentir ripetere che "le intercettazioni non hanno rilevanza penale" (invece ce l'hanno, altrimenti i giudici non le avrebbero trascritte), stiamo perdendo il senso dell'orientamento. Per fortuna qualcuno ancora riesce a orientarsi nelle fumisterie politichesi e ad andare al sodo, cioè ai fatti.
Il D'Alema telefonico, come peraltro quello pubblico, si candida alla successione di Bettino Craxi: stessa concezione del rapporto politica-economia, stesse frequentazioni con affaristi senza scrupoli, stesso spregio per il libero mercato (quello vero), stessi attacchi alla magistratura milanese, stesso disprezzo per la stampa libera (le rare volte che vi si imbatte), stessa predilezione per le reti Mediaset quando si tratta di lanciare proclami obliqui al Paese (vedi l'autointervista dell'altra sera al Tg5).
In più, le intercettazioni aggiungono alcuni succulenti particolari. D'Alema parlò con Vito Bonsignore, eurodeputato Udc, pregiudicato per corruzione e detentore di un pacchetto del 2% di azioni Bnl, perché si alleasse con Consorte e la consorteria, ben sapendo che don Vito avrebbe preteso una contropartita politica. Consorte, tramite l'uomo di mano Latorre, voleva che D'Alema facesse un'analoga telefonata all'ingegner Caltagirone, editore del Messaggero e del Mattino nonché suocero di Casini: non sappiamo se poi D'Alema l'abbia fatta, ma sappiamo che il giorno dopo Caltagirone cedette.
Consorte esultava con D'Alema perché "prendiamo la Bnl a un anno dalle elezioni" e D'Alema non gli domandava che cosa c'entrasse la Bnl con le elezioni. Evidentemente lo sapeva benissimo.Di fronte a queste vergogne, D'Alema e i dalemini ripetono a macchinetta che "non c'è nulla di penalmente rilevante" e "non abbiamo conti all'estero", come se il fatto di non essere imputati o in galera fosse un requisito sufficiente per fare politica. E come se Fassino, un paio di mesi fa, non avesse inserito Craxi - che era penalmente rilevante e aveva almeno tre conti all'estero - nel Pantheon del nuovo Partito Democratico. Naturalmente, quando nel Pantheon arriverà anche D'Alema, Craxi farà le valigie in nome della questione morale."
Marco Travaglio
 
tontolina ha scritto:
tontolina invoca la ghigliottina

io + che tagliargli la testa vorrei che:
- sia riconosciuto che un parlamentare è un lavoratore.... dato che l'italia è una repubblica fondata sul lavoro...

- in quanto lavoratore, il tuo stipendio è aumentato in base all'inflazione programmata e NON all'inflazione reale (giochetto del parlamentare...)
- se lavori 5 anni ti cucchi la pensione minima e NON la pensione d'oro da parlamentare
- lavori 5 giorni a settimana e non hai 40 giorni di NON lavoro a Natale.....
- come ogni lavoratore, se fai delle spese per lavoro, presenti scontrini e biglietti e compagnia bella e NON che i soldi, noi popolo, te li diamo prima...
- pare che far politica sia faticoso, stancante e usurante... non c'è problema, al massimo ti facciamo fare 3 legislature.
- per fare politica un parlamentare ha bisogno di spazio, portaborse, ufficio stampa etc...
non c'è problema , un'isola vuota e pronta ad ospitarvi tutti assieme la troviamo, vista mare, aria buona e tanto tempo per riflettere... volo charter gratuito da Roma, partenza lunedì mattina, rientro venerdì sera ... della settimana successiva.. cosa volete di + .. un weekend su una isola a spese del contribuente

e via di questo passo...
 

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