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tontolina

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tontolina

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probabilmente crolla perchè
forse è coinvolta cell'affare Credit Suisse

ma anche perchè adesso è di dominio pubblico il suo coinvolgimento nell'affare pedofilo Epstein
ed anche
 

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Scandalo Epstein, Deutsche Bank accetta di pagare 75 mln ...​

Il Sole 24 Ore: notizie di economia, finanza, borsa, fisco, cronaca italiana ed esteri - Il Sole 24 ORE › art › scandalo-epstein-deu...
La Deutsche Bank ha accettato di pagare fino a 75 milioni di dollari per chiudere la causa intentata da una donna rimasta anonima che ...

samir dice di riflettere
 
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adesso mi spiego il motivo per cui Goldaman ha mollato praticamente tutte le azioni che possedeva di Unicredit.... mo' cerco il trafiletto della comunicazione
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in caso di grosspi pèroblemi non credo che faranno il bai-lin
ma le forniranno tutta la liquidità necessaria per non far saltare l'Europa tutta.
 

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Deutsche Bank affossa le Borse: le differenze con Credit Suisse

Il colosso Deutsche Bank è finito sotto tiro dopo l'annuncio di voler rimborsare anticipatamente un bond subordinato Tier 2 da 1,5 miliardi di dollari. Difficile capire che cosa abbia innervosito gli investitori, in quanto l'estinzione anticipata di un'obbligazione rappresenta un segnale di forza e non il contrario

Per gli analisti di Citi, Deutsche Bank è rimasta vittima di "un mercato irrazionale", ipersensibile ai timori che la crisi di fiducia scatenata dal fallimento di Svb negli Usa e dal salvataggio del Credit Suisse in Europa possa allargarsi a macchia d’olio


In realtà, Deutsche Bank è un gruppo con diverse analogie ma molte differenze con Credit Suisse e, negli scorsi anni, malgrado una lunga serie di difficoltà è riuscito ogni volta a risalire la china. Tracciare un parallelo tra le due banche rischia di creare equivoci. Il gruppo tedesco, fondato nel 1869, ha conosciuto problemi legali e di reputazione, scandali e cambi al vertice negli ultimi 10 anni dove ha bruciato miliardi di euro e perso un terzo del suo attivo

Annovera grandi azionisti del Golfo Persico come il Credit Suisse, lì i sauditi qui i qatarioti, che come primi azionisti hanno il 6,5%, davanti a Black Rock (5,23%) e altri investitori istituzionali com Hudson (3,1%). Ma osservando più nel dettaglio, i gruppi si differenziano molto fra loro: Deutsche Banck ha alle spalle la Germania, un Paese per cui l'attivo del gruppo è una parte minore del proprio pil, a differenza della Svizzera per la quale una crisi sistemica di Credit Suisse avrebbe rappresentato un terremoto nel suo bilancio

Deutsche Bank poi non ha subito, almeno fino a ora, come il gruppo elvetico l'incubo di ogni banchiere: la fuga dei depositi. Un evento che mina alle basi ogni istituto di credito più di una perdita, seppur grande, nel conto economico. Deutsche anzi, dopo la ristrutturazione del 2019, ha migliorato di molto la sua situazione, chiuso i maggiori contenziosi legali, rimesso in bonis o ceduto le sue divisioni commerciali

Un percorso sofferto frutto, secondo alcuni, anche di una vigilanza, quella Bce sicuramente più intrusiva. Il gruppo, nonostante i contraccolpi dell'invasione ucraina, ha chiuso il 2022 con un utile netto di 5,7 miliardi di euro e vanta un indice di capitale Cet1 del 13,4%. Certo il panorama dei mercati è molto cambiato negli ultimi mesi. La maxi liquidità degli anni scorsi viene drenata dalle banche centrali che continuano nella strada del rialzo dei tassi

Cambiamenti che sono positivi per le banche (tramite la crescita dei margine d'interesse) ma che impongono anche un ripensamento dei portafogli degli investitori e clienti in maniera brusca, della redditività e tenuta di alcuni business ad esempio quello degli immobili commerciali o della componentistica auto


Tutti elementi che i diversi Paesi europei, le autorità di vigilanza e la stessa Bce dovranno tenere conto. Il mercato, con la sua irrazionalità e volatilità tipiche di momenti di passaggio, sembra indicare la necessità di una frenata nella crescita dei tassi e Deutsche appunto potrebbe essere finita nella prima linea di questa scossa

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Deutsche Bank ha appena girato il sequel finanziario dal titolo Mamma ho perso le azioni.
E per dirlo, il colosso tedesco ha deciso di emanare una circolare. Con la quale avvisava i clienti sulla scoperta di uno shortfall su azioni facenti capo a depositary receipts (DR) emesse prima dell’invasione dell’Ucraina.

In parole povere, titoli di aziende russe attualmente detenute da una differente banca depositaria di quel Paese. E sparite dal radar.
E nella nota Deutsche Bank sposa il millenaristico a scoppio ritardato, sottolineando le sfide globali che gli investitori stanno affrontando per recuperare investimenti incagliati nelle aziende russe.
C’è però un problema: quella nota è datata 9 giugno.
E Reuters ne ha preso visione.
Ovvero, prima del golpe-farsa dello scorso weekend e dopo oltre un anno di guerra e di sanzioni e congelamenti verso Mosca, Deutsche Bank decide di avvisare che certi titoli sono spariti.
Deutsche Bank è la prima banca ad ammettere la situazione, ma non certamente l’unica.
Perché? Forse quei titoli sono troppi per poter tenere nascosta la loro “sparizione” ancora per molto, stante il rischio di showdown totale tra Russia e Occidente dopo il blitz della Wagner?
D’altronde, i DR altro non sono che certificati emessi da una banca che rappresentano a tutti gli effetti titoli di un’azienda estera quotata sul suo mercato locale. Di fatto, uno swap fra DR e titolo della compagnia russa rappresenta il primo tentativo di recupero dell’investimento.
Spesso inutile.
E i nomi coinvolti contemplano Aeroflot, il gruppo di costruzioni LSR Group e grandi nomi minerari e dell’acciaio come Mechel e Novolipetsk Steel.
E chi opera, fra gli altri, come depositary bank per gran parte dei programmi di DR su aziende russe, stando a dati ufficiali di Clearstream? JPMorgan & Chase, Citigroup e BNY Mellon. Insomma, i fiori all’occhiello del capitalismo sanzionatorio.
Deutsche Bank decide, di colpo, di permettere gli swaps fra DR e azioni locali, in modo da garantire almeno una formale possibilità di uscita dal mercato russo agli investitori. Mosca, dal canto suo, chiede un 10% come exit tax, stando alla definizione del Tesoro Usa.
 

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