DIRITTO e FILOSOFIA

carrodano

Forumer storico
La filosofia del diritto è l'ambito di confine tra
il diritto e la filosofia.

Quel'è lo scopo del diritto, di quello penale in particolare.
Difendere la società dai comportamenti criminosi,
prevedento gli atti contrari alla legge
e predisponendo le adeguate pene
oppure
realizzare norme per indirizzare i comportamenti,
onde favorire l'equilibrato andamento sociale.
Certo entrambe le cose.

In quanto il comportamento contrario alla legge penale
viola i diritti individuali e turba il buon andamento
della società.
 
L'argomento è INTERESSANTISSIMO ed io ci sguazzo perchè adoro la materia.
Non ho molto tempo ora per approfondire, devo scappare.
Ma vorrei subito consigliare due testi che ho qui sottomano:
"Lineamenti di filosofia del diritto" di Friedrich Hegel
"Lineamenti di dottrina pura del diritto" di Hans Kelsen


...dopo magari ne riparliamo :Y


Non c'è alcun pretore, al massimo arbitri o mediatori tra stati, e anche questi soltanto in modo accidentale, cioè secondo volontà particolari. La concezione kantiana di pace perpetua, grazie a una federazione di stati, alla quale appianasse ogni controversia, e come un potere riconosciuto da ciascun singolo stato componesse ogni discordia, e con ciò rendesse impossibile la decisione per mezzo della guerra, presuppone la concordia fra gli stati, la quale riposerebbe su fondamenti e riguardi morali, religiosi o quali siano, in genere sempre su volontà sovrane particolari, e grazie a ciò rimarrebbe affetta da accidentalità. (Lineamenti di filosofia del diritto, Hegel)
 
positivismo giuridico: il diritto viene posto dalla procedura.


Formalismo del diritto. E' diritto qualsiasi atto o comportamento formalmente recepito dall'ordinamento, secondo le procedure contemplate dall'ordinamento stesso: “Le norme giuridiche non sono valide in forza del loro contenuto. Non vi è nessun comportamento umano che, come tale, in forza del suo contenuto, non possa diventare contenuto di una norma giuridica. Una norma vale come norma giuridica, sempre e soltanto perché si è presentata in un modo particolarmente stabilito, è stata prodotta secondo una regola del tutto determinata, è stata posta secondo un metodo specifico. Il diritto vale soltanto come diritto positivo, cioè come diritto posto". (Hans Kelsen, Lineamenti di dottrina pura del diritto, 1934, cap. V, § 28)
 
idealismo giuridico: il diritto come realizzazione (figurazione) dell'idea (sintesi di concetto e realtà)


sintesi dei lineamenti di filosofia del diritto

http://www.filosofico.net/hhhhhhhegelk52.htm

La scienza filosofica del Diritto ha per oggetto l’Idea di diritto. Il concetto e la realizzazione del concetto di diritto. Cioè la forma e la figurazione dell’Idea di diritto. La forma del Concetto o Idea di diritto è la sua forma logica; così come noi ora la esponiamo e la concepiamo. La figurazione dell’Idea di diritto è la realizzazione del diritto nella realtà storica, il suo processo di realizzazione. L’idea-concetto di diritto contiene entrambe le determinazioni (razionale e reale). Per Idea si intende proprio l’unità di concetto e realtà. L’Idea è quel concetto che si conferisce la realtà da se stessa, ossia è quel procedere razionale che dà senso alla realtà; ricomprende in sé la realtà che permane e che non è transeunte. Questa corrispondenza fra realtà e concetto (nell’Idea) è la stessa corrispondenza fra forma semplicemente concettuale e figurazione del concetto nel corso della sua realizzazione
 
sono appena tornata da mare, ora vado a togliere un po' di cacchepipì del cane in veranda,
poi mi faccio doccia, quindi torno (forse) per parlare di Hegel & Kelsen.
devo dire un connubio di cose più unico che raro ihihih
 
carrodano ha scritto:
Quel'è lo scopo del diritto

Quando si parla di "filosofia del diritto" c'è da fare una piccola premessa:
la natura dell'espressione è di appena due secoli fa. Per questo ho segnalato
in tutta fretta, nel pomeriggio, il testo di Hegel; perchè Hegel, e parimenti
un altro luminare della cultura giuridico-filosofica tedesca che si chiama Fichte,
sul finire del '700 scrisse appunto l'importantissima opera denominata
"Lineamenti di filosofia del diritto". Fu il primo, dunque, ad usare quell'espressione
"filosofia del diritto"; di contro, sappiamo benissimo che la nascita e lo studio
separato delle due parole, sono di gran lunga più antichi.

La filosofia del diritto si preoccupa di indagare il cosiddetto "diritto oggettivo",
ovvero il diritto di tutti; il diritto oggettivo è l'ordinamento giuridico generale,
quell'insieme di regole che provvede all'organizzazione giuridica della collettività, ecco.

Il filosofo del diritto, si pone una domanda (a cui eventualmente solo dopo segue la tua quotata in questo post):
che cosa è il diritto? (mentre Kant, relativamente al diritto, poneva una seconda domanda
che invece tocca al giurista: che cosa, è diritto?). Questa prima domanda che il filosofo
del diritto si pone, rappresenta il problema ontologico del diritto.
Poi vi è anche il problema deontologico: cosa il diritto deve essere?
...ed il problema fenomenologico: in quale modo opera il diritto sulla realtà?


Detto ciò, facciamo un salto alla tua interessante domanda, che appartiene più che altro
all'ambito fenomenologico: qual è lo scopo del diritto, cioè qual è il suo fine ultimo dell'operare nella realtà.

Hegel sostiene che lo scopo del diritto sia quello di creare un sistema delle libertà
individuali, con l'aiuto del pensiero e dell'intelletto. Questo sistema potrebbe garantire
ad ogni individuo, autonomamente, di riconoscere la propria autonomia di movimento
(che potremmo anche chiamare libertà o volontà libera) in un contesto universale di autonomie
di movimento; in questo modo ognuno si garantirebbe uno spazio libero proprio senza interferire in quello degli altri.
Naturalmente in questo concetto, vi è l'astrazione massima del termine "individuo",
inteso cioè come persona giuridica e, pertanto, detentore/portatore di diritti.

Kelsen non lo cito, in questo senso, perchè egli si è occupato della dottrina PURA del diritto
e quindi del suo problema ONTOLOGICO (di cui ho detto più su); problema dal quale comunque
bisogna partire per poi arrivare a quello fenomenologico di cui vorremmo occuparci nel 3d
(ecco perchè ho citato il suo manuale, oltre al fatto che è stato un mio testo universitario).




Citerò invece (e concludo perchè il letto mi chiama) un concetto di Platone, a proposito della
questione che tu sollevi (arriveremo, quindi, al lato penale) e legata alla filosofia, al diritto
e all'operare di queste sulla realtà umana:

"A meno che i filosofi non regnino negli Stati
o coloro che oggi sono detti re e signori non facciano genuina e valida filosofia,
e non si riuniscano nella stessa persona la potenza politica e la filosofia,
non ci può essere una tregua di mali per gli Stati e nemmeno per il genere umano"

(Platone, Repubblica)



P.s. sarebbe bello se molti altri intervenissero (e so che ci sono menti eccelse qui)
perchè la mia esperienza non è tantissima e potrò sempre dare nient'altro che un modesto parere.
 

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