Dollaro FED BCE

tontolina

Forumer storico
Ovunque Bolle, Bolle

di John Mauldin

ITForum News




Questa settimana parleremo di bolle. Ho deciso di usare questa parte del libro, visto che durante questa settimana nella mia casella di posta sono arrivati numerosi riferimenti a delle bolle. Alla fine quando queste bolle scoppieranno, nessuno potrà dire che quelli che erano dei cigni neri o degli eventi imprevisti. Forse perché oramai in questi ultimi decenni siamo stati testimoni di tanti incidenti e di mercati orso, che oramai siamo pieni di modelli che ci ricordano i dolorosi episodi del passato.
Lasciate che vi riporti alcune segnalazioni di bolle che mi sono arrivate oggi. La prima è del mio amico Doug Kass, che ha scritto:
Io affronterò la questione di una bolla del mercato azionario la prossima settimana, ma qui stiamo assistendo ad una presa in giro: aal 1990, i multipli del P/E dell'indice S&P500 si sono apprezzati di circa il 2% l'anno, viceversa nel 2013 il P/E del S&P è cresciuto del 18%!
Poi da Jolly Olde di Londra, arriva Toby Nangle di Threadneedle Investments (devi adorare questo nome), che ha trovato il seguente grafico che è stato costruito alcuni anni fa dalla Banca d'Inghilterra. Almeno fino a quando Mervyn King era lì sapevano quello che stavano facendo. Guardando il grafico bisogna prestare particolare attenzione alla linea rossa, che raffigura i prezzi dei beni reali. Come loro sanno stanno creando una bolla dei prezzi degli asset e sono molto consapevoli di come alla fine andrà a finire.
Le osservazioni di Toby:
Questo è l'unico grafico che ho trovato che descrive l'impatto che avrà una fine del QE sui prezzi delle attività. La Banca d'Inghilterra lo pubblicò nel terzo trimestre del 2011 e racconta la storia delle loro aspettative ossia che mentre veniva attuato il QE ci sarebbe stato un massiccio aumento dei prezzi degli asset reali, ma che questi si sarebbero distribuiti nel tempo, a partire dal momento in cui gli acquisti di asset sarebbero terminati.
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Oh, cari. Davvero? Riesco ad immaginare i miei amici Nouriel Roubini o Marc Faber mentre costruiscono questo grafico, ma la Banca d'Inghilterra? Davvero?!?
Poi continuando con le nostre riflessioni, prendiamo in esame total margin debt del mercato azionario (per gentile concessione di Motley Fool). Si chiedono se, forse, probabilmente, in teoria questo è un segnale di pericolo?
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E non vogliamo andare a discutere dell’innumerevole lista di titoli azionari che vengono venduti a multipli molto elevati, e non legati agli utili ma alle VENDITE. Cosi come era avvenuto con le valutazioni delle dotcom.
In Code Red abbiamo fatto l’ipotesi che le banche centrali stanno generando bolle ovunque, e che anche se le bolle sono imprevedibili quasi per definizione ci saranno comunque dei modi per trarne beneficio. Quindi, senza attendere ulteriormente diamo un'occhiata a ciò che il mio co-autore Jonathan Tepper ed io abbiamo scritto in merito alle bolle nel capitolo 9 del libro.
I soldi facili ci porteranno a delle bolle, come trarre profitti da questi eventi
Ogni anno, i Darwin Awards vengono dati per onorare gli sciocchi che si uccidono accidentalmente e rimuovono se stessi dal pool genetico umano. Il Premio 2009 è andato a due rapinatori di banche. I ladri avevano capito che avrebbero dovuto usare la dinamite per entrare in una banca. Hanno preparato una grande quantità di dinamite vicino al bancomat in una banca a Dinant, Belgio. Scontenti di aver messo la dinamite solo vicino al ATM, hanno pompato un sacco di gas attraverso la buca delle lettere per rendere l'esplosione ancora più intensa. E poi hanno fatto saltare tutto. Sfortunatamente per loro, erano fermi in piedi vicino alla banca. Tutta la banca è andata completamente a pezzi. E quando è arrivata la polizia e ha trovato un rapinatore con delle lesioni molto gravi. L'hanno portato immediatamente in ospedale, ma da li a poco morì. Successivamente tra le macerie, hanno trovato il corpo anche del suo complice. Mi ricorda un po' la trama del film The Italian Job dove i ladri guidati da Sir Michael Caine, distruggevano completamente un furgone con una spettacolare esplosione.
Le banche centrali stanno cercando di fare salire i corsi azionari e i prezzi delle case, ma proprio come i vincitori del 2009 Darwin Awards quello che molto probabilmente otterranno sarà un implosione del dollaro molto più ampia di quanto loro si aspettino. Tutti gli strumenti di Code Red sono destinati a generare delle ricadute verso gli altri mercati finanziari. Ad esempio, il quantitative easing (QE) e gli acquisti di asset su larga scala (LSAPs) hanno lo scopo di aumentare i prezzi delle azioni e indebolire il dollaro, dei bassi rendimenti obbligazionari portano gli investitori ad andare verso attività maggiormente rischiose. I responsabili delle banche centrali sperano di poter trovare la giusta quantità di dinamite per aprire le porte, ma è altamente improbabile che essi saranno in grado di trovare la giusta quantità di denaro da stampare, ossia manipolare il tasso di interesse e svalutare la moneta quanto basta senza creare alcun danno. Probabilmente a causa delle politiche da Code Red delle banche centrali assisteremo a dei contagi in tutti i mercati, così come è già avvenuto in passato.

Non sembra che imparino nulla dagli errori del passato.
Il target dei prezzi delle azioni è causato da un mondo da Code Red. Ufficialmente, la Fed riceve i suoi ordini dal Congresso e ha un doppio mandato: prezzi stabili e alta occupazione. Ma negli ultimi anni, ha intrapreso politiche da Codice Rosso, Bernanke e i suoi colleghi hanno unilateralmente aggiunto un terzo mandato: prezzi elevati delle azioni. Lo stesso presidente ha sottolineato che i mercati azionari erano aumentati in modo significativo da quando durante un intervento a Jackson Hole, nel Wyoming nel 2010 aveva detto che la Fed avrebbe probabilmente incrementato il QE. "Io credo che le nostre politiche abbiano contribuito a generare un forte mercato azionario, proprio come era avvenuto nel marzo del 2009 quando abbiamo effettuato la iterazione [di QE]. L'S&P500 in quel periodo è aumentato di circa il 20 per cento e il Russell 2000 è cresciuto di più del 30 per cento. "Non è difficile comprendere perché i mercati azionari crescono quando ritengono che il più potente responsabile della banca centrale del mondo vuole stampare moneta e vedere i mercati azionari salire.
Gli investitori sono entusiasti. Come ha detto Mohamed El-Erian, chief executive officer di Pacific Investment Management Company: "Le banche centrali sono i nostri migliori amici non perché a loro piacciono i mercati, ma perché possono raggiungere i loro obiettivi macro solo passando attraverso i mercati."
Ho riflettuto su questo aspetto e la cosa è sconcertante nelle sue implicazioni. Una banca centrale apparentemente neutra ha deciso che si può progettare un recupero gonfiando i prezzi degli asset. L'obiettivo è quello di creare un "effetto ricchezza" che farà sentire coloro che investono in azioni più ricchi, così poi possono decidere di spendere più soldi ed investire in nuovi progetti. Questo finirà per riflettersi in tutta l'economia. Questa politica monetaria "trickle-down" ha avuto solo l’effetto di creare maggiore ricchezza per chi era già ricco (e per le banche e le società di gestione del risparmio), ma è stata anche uno spettacolare fallimento nella creazione di validi posti di lavoro e un'economia in forte crescita. Nell'ultimo trimestre mentre stiamo scrivendo questa lettera, la percentuale di prodotto interno lordo (PIL) si troverà in un range del 1 per cento.
Ascoltando i discorsi della maggioranza dei membri del Federal Reserve Open Market Committee, la loro percezione è sempre la stessa. In effetti, quando Bernanke solo quest’estate ipotizzava che il QE avrebbe potuto ad un certo punto terminare, è successo un qualcosa che ora tutti sanno molto bene ossia il mercato è quasi svenuto ed una mezza dozzina di suoi colleghi che fanno parte della commissione si sono sentiti in dovere di rilasciare dichiarazioni e fare diversi interventi la settimana successiva, dicendo: "No ragazzi, non è proprio come abbiamo detto, pensiamo invece di continuare a tenerlo ancora per un po'."
Abbiamo già visto questo film. Nel libro When Money Dies di Adam Fergusson ha inserito delle citazioni dal diario di Anna Eisenmenger, una vedova austriaca. Nei primi mesi del 1920 Eisenmenger ha scritto: "La speculazione in borsa si è diffusa in tutti i ceti della popolazione e le azioni salgono come palloncini gonfiati e raggiungono altezze illimitate . ... La mia banca si congratula con ogni nuovo aumento, ma lui non nasconde il disagio nascosto che questa mia ricchezza che continua a crescere suscita in me ... già oggi ammonta a milioni."

Proprio come dopo lo shock iniziale causato da Nixon nel 1970, i prezzi delle azioni salgono molto rapidamente quando una valuta si indebolisce e l'offerta di moneta cresce. Non a caso, nel 1970 questo ha generato la bolla nelle materie prime.


Questo capitolo vi mostrerà come individuare le bolle quando queste si formano, come trarne profitto e come evitare le conseguenze disastrose di quando scoppiano.





L'eccesso di liquidità sta creando delle Bolle
Mentre scriviamo Code Red, i prezzi delle azioni continuano a crescere. In realtà, molte asset classes sono alla ricerca di bolle. (Anche se ad un certo punto ci aspettiamo una correzione, quando la Fed o la Banca del Giappone crea denaro questo dovrà pure incanalarsi da qualche parte.)
Un settore che si contraddistingue come particolarmente frizzante è il mercato delle obbligazioni societarie. Gli investitori sanno di essere a malapena compensati per i rischi che si stanno prendendo. Nel 2007, un certificato di deposito a tre mesi rendeva di più di quello che oggi rendono i titoli spazzatura. A livello mondiale i rendimenti medi sul debito investment grade è sceso al minimo storico, il 2,45 per cento mentre scriviamo dal 3,4 per cento di un anno fa, secondo il dato della Bank of America Merrill Lynch Global Corporate Index. I veterani investitori in obbligazioni ad alto rendimento e sul debito bancario vedono che si sta formando una bolla. Wilbur L. Ross Jr., presidente e CEO di WL Ross&Co. ha dichiarato che siamo di fronte ad una "bomba a orologeria" nei mercati del debito. Ross ha osservato che un terzo degli attuali emittenti ha ricevuto per la prima volta la CCC o un basso rating del credito e l'anno scorso oltre il 60 per cento delle obbligazioni ad alto rendimento sono state rifinanziate. Nessuno ha usato il capitale ricevuto per espandersi o effettuare investimenti, ma solo come forma di rifinanziamento del bilancio.

Alcune persone pensano che sia un bene che non ci sia della nuova leva, ma invece è molto peggio. Questo significa che molte aziende non hanno del denaro in cassa per pagare il vecchio debito e quindi sono state costrette a rifinanziarlo.
Un giorno accadrà che tutto il debito arriverà a scadenza, e questo genererà un grande botto. "Stiamo costruendo una grande bomba a orologeria," con 500 miliardi di dollari l'anno di debito in scadenza tra il 2018 e il 2020, in un momento in cui le obbligazioni non saranno in grado di essere rifinanziate cosi facilmente come lo sono oggi, ha detto mr. Ross. I titoli di Stato non sono così sicuri, perché se dovessero ritornare al rendimento medio che abbiamo visto tra il 2000 e il 2010 le obbligazioni decennali subirebbero un calo del 23 per cento.
"Se c'è il rischio di ribasso quando ci troviamo in condizioni normali," il fatto che siano ancora più rischiose del normale le rende ancora di più mal valutate, ha detto mr. Ross. "Possiamo guardare indietro e dire che la vera bolla è il debito."

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Un'altra bolla che si sta formando e che esploderà è quella legata ai terreni agricoli in molte aree degli Stati Uniti (anche se in altri paesi i valori dei terreni agricoli si trovano a valori interessanti). La bolla ha preso forma una volta che la Fed ha iniziato le sue politiche da Code Red. I prezzi dei terreni nel cuore della Corn Belt sono aumentati a un tasso a due cifre in sei degli ultimi sette anni. Secondo gli studi della Federal Reserve, i prezzi dei terreni agricoli lo scorso anno sono aumentati del 15 per cento nella parte maggiormente fertile del Corn Belt, e del 26 per cento nel Corn Belt occidentale. I terreni che dieci anni fa erano in vendita nello Iowa per 2.275 dollari per acro ora sono a 8.700 dollari per acro. Come si può vedere dalla Figura 9.2, l'aumento dei prezzi dei terreni agricoli si sta espandendo a quasi tutti gli Stati Uniti allo stesso modo di come è avvenuto durante la bolla immobiliare. Un sacco di banche del Midwest avranno dei problemi con i prestiti che hanno erogato.
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Perché in questo momento stiamo vedendo così tante bolle? Una ragione è che l'economia è debole e l'inflazione è bassa. La crescita dell'offerta di moneta non fa crescere i prezzi di beni come il dentifricio o le automobili. Ma fa salire i prezzi degli immobili, delle obbligazioni e delle azioni.
L'eccesso di liquidità rappresenta del denaro creato che va al di là delle esigenze dell'economia reale. In termini tecnici, Marshallian K è la differenza tra la crescita della massa monetaria e il PIL nominale. La misura rappresenta il surplus di denaro che non viene assorbito dall’economia reale. Il termine prende il nome dal grande economista inglese Alfred Marshall. Quando l' offerta di moneta cresce molto più rapidamente del PIL nominale, la liquidità in eccesso tende a fluire verso le attività finanziarie. Tuttavia, se l'offerta di moneta cresce più lentamente del PIL nominale, allora l'economia reale assorbe tutta la liquidità disponibile. Questa è una delle ragioni per cui le azioni salgono così tanto quando l'economia è debole, ma in contemporanea continua a crescere l'offerta di moneta.
Ed è anche per questo che i mercati azionari sono così sensibili a qualsiasi accenno che indichi che la Fed possa ridurre il QE. I veri giocatori sanno come si gioca. Potete i mezzi di comunicazione legati al business o leggere i giornali e trovare centinaia di "esperti" che dichiarano che i prezzi delle azioni stanno aumentando in base ai fondamentali. Potete prendere estrapolare i punti chiavi sui quali stanno discutendo e cambiare le date e trovare che sono essenzialmente i medesimi del 1999, e del 2006-2007.
La crescita nel settore immobiliare, in quello delle obbligazioni e delle azioni non conta ai fini della misura dell'inflazione. Einstein aveva scritto le seguenti parole sulla scrivania del suo ufficio a Princeton, "non tutto ciò che può essere misurato conta, e non tutto ciò che conta può essere misurato." L'inflazione sembra essere una delle cose che conta, ma non può essere misurata (se non in termini molto contenuti). L'eccesso di liquidità si sposta da talune asset class verso altre asset class. Dal grafico 9.3 si può vedere l'impatto sul mondo, ogni volta che le banche centrali stringono o allentano la politica monetaria.
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Gli uomini non imparano mai
Le bolle finanziarie accadono molto frequentemente. Nel 1970, l'oro è passato da $35 a $850 prima di schiantarsi. Nel 1980, il Nikkei giapponese è passato da 8.000 a 40.000 prima di perdere poi 80 per cento del suo valore. Nel 1990, il Nasdaq ha vissuto la bolla delle dot-com e l’indice è passato da 440 a 5.000 prima di schiantarsi in modo spettacolare nel 2000. Il Nasdaq ha perso l'80 per cento del suo valore in meno di due anni. Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto un numero significativo di bolle immobiliari nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Irlanda, Spagna e Islanda, questi paesi hanno visto i prezzi delle case salire del 200 se non addirittura del 500 per cento e poi successivamente perdere in termini reali più della metà del loro valore.
Il mercato degli Stati Uniti ha avuto frequenti crash: nel 1929, 1962, 1987, 1998, 2000, e 2008. Ogni volta, la bolla è stata guidata da diversi settori. Nel 1929, le azioni legate alle radio erano i titoli Internet di quel periodo. Nel 1962, si è schiantato il settore elettronico. L'anno precedente, la maggior parte dei titoli elettronici erano aumentati del 27 per cento, con i principali titoli tecnologici come Texas Instruments e Polaroid che quotavano fino a 115 volte gli utili. Nel 1987, l’indice S&P era salito di oltre il 40 per cento in meno di un anno e di oltre il 60 per cento in meno di due anni. Nel 1998, sono crollate le forte aspettative sulle opportunità di investimento in Russia. Nel 2000, la bolla di Internet è stata così pazzesca che le aziende spesso senza dei reali ricavi sono state in grado di essere quotate e vedere i loro valori andare alle stelle, per poi successivamente crollare. Alla fine, in tutte le bolle i valori basati sui fondamentali si riaffermano.
Gli economisti e gli investitori hanno versato molto inchiostro per descrivere le bolle, ma i responabili delle banche centrali e gli investitori sembrano che non imparino mai nulla. Peter Bernstein in Against the Gods sottolinea che "modelli di irrazionalità, incoerenza, e incompetenza portano gli esseri umani a prendere delle decisioni e a compiere scelte quando devono gestire l'incertezza."
La cosa straordinaria è che la quantità di bolle sembrano tutte uguali. Le situazioni sono sempre molto simili. Nel 1920, il boom finanziario è stato alimentato dalle nuove tecnologie come la radio che presumibilmente avrebbe cambiato il mondo. Nel 1990, il mercato azionario è salito sulla rapida adozione di Internet. Entrambe le tecnologie stavano per cambiare radicalmente il mondo. Azioni come RCA nel 1920 e Yahoo nel 1990 salivano come dei razzi. Nella grafico 9.4 riportiamo due grafici uno sovrapposto all'altro. Le somiglianze e le tempistiche dei movimenti dei mercati sembrano tra loro inspiegabili.
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Se si guarda il grafico 9.5 è possibile vedere la bolla che si è creata sull’oro nel 1970. (Alcuni studiosi hanno notato che l'impennata dei prezzi sull'oro, è stata consequenziale all'aumento dell'inflazione che c’è stata alla fine del 1970, in quanto i valori raggiunti dall’oro hanno rappresentato una valida copertura contro l'inflazione. Quando nel 1980 l'inflazione è scesa, sono scesi di conseguenza anche i prezzi dell'oro. Quindi è una questione ancora aperta se nel 1970 l'oro si sarebbe dovuto considerare in bolla.)
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10 anni dopo si può vedere dal grafico 9.6 che la bolla sul Nikkei giapponese, sembra quasi esattamente la stessa cosa di quella precedente.
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Le bolle continuano ad avvenire ogni volta. Ogni volta si creano degli ingredienti di base : che inizialmente sono alimentati da dei precisi fondamentali economici, gli investitori sviluppano un ottimismo che si auto avvera a seguito della quantità di persone che seguono il movimento, questo porta ad un forte e veloce aumento insostenibile dei prezzi. E poi ogni volta le persone si stupiscono del fatto che si sia creata una bolla. Come ha detto una volta l’investitore miliardario George Soros a proposito dei cicli finanziari: "L'unica sorpresa, è che ogni volta continuiamo a sorprenderci."
Ad esempio, il mercato delle obbligazioni societarie sembra che si trovi in un'altra bolla. "In questo momento abbiamo un mercato obbligazionario che è molto forte, ha dichiarato in una intervista "Il presidente Richard Fisher della Fed di Dallas, un ex gestore di investimenti. Ha detto che questi mercati così tonici sono parte degli intenti della politica della Fed, ma che però la crescita del mercato del credito lo ha messo in guardia rispetto ad un nuovo boom del credito che possa essere particolarmente destabilizzante. "Non si può rimanere seduti su una stufa che scotta per due volte consecutive."
Però, gli economisti e gli investitori, più volte si sono seduti su delle stufe che scottavano. Dei ricercatori economici sono riusciti a creare delle bolle all’interno dei laboratori. Una volta l’economista Reshmaan N. Hussam ed i suoi colleghi sono riusciti non solo a creare delle bolle, ma a portare gli stessi soggetti a ripetere il medesimo esperimento e a riprodurre ancora una volta delle altre bolle. Non importa se a delle persone erano state date delle informazioni fondamentali riguardo a ciò che era disponibile o meno. Non importa quanto fossero finanziariamente sofisticati i partecipanti: manager aziendali, piccoli imprenditori o commercianti. Nessuno era immune dal ri-creare delle bolle.
Sembra che tutti siano nati sotto una ventosa. Come esseri umani, nel corso di centinaia di migliaia di anni abbiamo sviluppato dei nostri istinti nell’essere in grado di evitare leoni e andare a caccia di antilopi nella savana africana. Ora invece sembra che rincorriamo continuamente i prezzi degli asset. E' come se noi fossimo comandati a distanza nel rispondere ai movimenti di mercato, nel seguire quello che in quel momento stiamo seguendo. La conclusione di esperimenti ripetuti più volte dimostra che non importa il fatto se la gente vive una bolla o anche due bolle, in quanto molto probabilmente queste ricadranno nuovamente in altre bolle. I più intelligenti imparano dalle bolle. Ma non imparano ad evitarle; decideranno di partecipare nuovamente, semplicemente pensando di essere abbastanza intelligenti di sapere quando è il momento di uscire. Questo è stato dimostrato molte volte in esperimenti che sono stati condotti da Vernon Smith professore alla George Mason University, che nel 2002 ha vinto il Premio Nobel per l'economia. Come ha detto Smith, "I soggetti sono molto ottimisti sul fatto che essi saranno in grado di percepire il punto di svolta. Ogni volta essi dicono che sono sempre sorpresi da quanto velocemente avviene il tutto, e quanto sia difficile uscire ad un prezzo che possa essere considerato vantaggioso."
 
Bentornato Re Dollaro

di Carlo Alberto De Casa Forex Analyst – ActivTrades (ActivTrades - Forex, CFD, Azioni. MT4 e MT5. No Commissioni)

Dopo lunghe settimane in cui l’attenzione dei mercati era focalizzata sugli Stati Uniti, l’Europa è tornata poderosamente al centro del dibattito, con il discorso di Mario Draghi di giovedì scorso e con il nuovo downgrade francese da parte di Standard & Poor's .
Il presidente della Bce Draghi ha infatti tagliato i tassi di interesse, portandoli da 0,50% al nuovo minimo storico di 0,25%. La mossa, che ha sorpreso i mercati, è stata spiegata con un Europa più vicina a una fase con una crescita dei prezzi prossima allo zero (decisivo a tal proposito lo 0,7% di inflazione nel vecchio continente pubblicato la settimana scorsa, contro un’attesa a 1%), ma anche come stimolo a una crescita che stenta a decollare ed un tasso di disoccupazione ancora alto.
Euro Dollaro
Il principale cambio è precipitato nuovamente sulla scia delle parole di Draghi, scendendo nell’intraday di giovedì fin sotto quota 1,33, per poi recuperare 1,34. Il trend di fondo, come segnalato nel precedente report, è ancora impostato al ribasso. Sull’euro/dollaro supporti a 1,336/1,338 ed in area 1,326, mentre le prossime resistenze sono collocate in area 1,346 e 1,354.
Nel complesso i mercati attendono ancora i dati sull’occupazione Usa (pubblicati nel pomeriggio dell’8 novembre) per decifrare la situazione e capire se il tapering Usa arriverà nel 2014 come ormai previsto, oppure se la Fed deciderà di anticipare il rientro dal piano di acquisti sulla scia dei buoni dati macro statunitensi degli ultimi mesi.
Il dibattito nelle prossime settimane sarà verosimilmente ancora una volta incentrato sul tapering Usa e sulle dimensioni quantitative del suo avvio (la Fed non ha ancora chiarito nè le tempistiche nè le modalità del suo avvio).
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Euro Sterlina
Situazione estremamente interessante sul cross euro/sterlina, precipitato in poche sedute da 0,86 all’area supporto, posizionata a 0,833 sui minimi di fine settembre. A metà settimana il cross viaggiava già in area 0,84, poi il nuovo taglio dei tassi ha ulteriormente spinto al ribasso la valuta unica, che ha così aggiornato i minimi degli ultimi 10 mesi.
Trend di fondo ancora impostato al ribasso, con la sterlina più acquistata dell’euro. In caso di rottura dell’area 0,833 spazio per una nuova discesa con spazio anche verso 0,822-0,823.
Pare rischioso puntare su un rimbalzo dell’euro/sterlina sul supporto posizionato a 0,833 (in quanto significherebbe l’apertura di una posizione contro trend), nel caso in cui si scegliesse questa strategia necessario operare con stop loss stretti, ipotizzabili sui minimi intraday di giovedì (area 0,83).
Sul cross avremo un segnale positivo soltanto con il ritorno delle quotazioni al di sopra dell’area 0,842-0,844.

Oro
Si mantiene la correlazione inversa fra euro/dollaro ed oro. Il metallo giallo è tornato sotto quota 1.300 dollari l’oncia proprio mentre il cambio fra la valuta unica e la banconota verde avvicinava quota 1,33, per poi tornare in area 1.310 mentre l’euro/dollaro riguadagnava verso 1,34.
Trend ancora al ribasso anche per il metallo giallo con supporti a 1.300 e 1.270.
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Ricapitoliamo un po' ... 1) Con il BTP Italia il Tesoro italiano potrebbe aver soddisfatto in un solo colpo la rimanente fabbisogno statale per il 2013. Potremmo mettere quindi in conto una forte riduzione dell'ammontare delle aste di BTP nel mese di dicembre (se non addirittura una cancellazione). 2) Draghi taglia i tassi indebolendo l'euro killer dell'export europeo. 3) Mentre Fitch "assolve" il Portogallo e l'Irlanda si appresta ad uscire dal programma di aiuti UE, Moody's taglia il rating della Francia. Addirittura il Ministero del Tesoro Americano attacca frontalmente l'operato della Germania ... scaricandole la responsabilita' della crisi in Eurozona (altro che le critiche del cacchio propinate all'Ifo tedesco a Draghi). Bundesbank sempre piu' denigrata ed isolata (e con un "capo" come Weidmann che non vale un'unghia di Draghi ... piaccia o no il Mario nazionale ... si capisce perche'). Teniamo a mente che il predecessore di Weidmann, Weber, ora e' presidente di un importante istituto di credito famoso europeo finito sotto inchesta recentemente e che Deutsche Bank ora raccoglie i frutti delle sue scellerate scorribande finanziarie con un utile trimestrale ridotto del 94% rispetto a quello dell'anno precedente. 3) l'Abenomics sta incontrando in patria piu' resistenze del previsto in quanto scarica sui consumi interni e sul giapponese medio l'indebolimento dello yen che fa correre l'export nipponico. e la Cina comincia a mostrare il suo vero tallone d'achille ... il suo debito monstre e conseguente vulnerabilita' del suo sistema bancario (specie quello ombra) scarsamente capitalizzato. 4) la Fed ha capito che non si puo' sostituire in eterno ai mercati e quindi deve a tutti i costi inizare in maniera soft un'exit strategy che le consenta di disimpegnarsi dal Qe (magari iniziando a prendere profitto vendendo il debito pubblico che ha in pancia). Se il tapering verra' iniziato "a sorpresa" il mercato in preda al panico correra' a comprare debito pubblico americano come successo durante il taglio del rating USA. Hmmmmm ... mi sembra che sia abbastanza per un bel ribasso dei mercati. Voi cosa ne pensate ?
 
Ricapitoliamo un po' ... 1) Con il BTP Italia il Tesoro italiano potrebbe aver soddisfatto in un solo colpo la rimanente fabbisogno statale per il 2013. Potremmo mettere quindi in conto una forte riduzione dell'ammontare delle aste di BTP nel mese di dicembre (se non addirittura una cancellazione). 2) Draghi taglia i tassi indebolendo l'euro killer dell'export europeo. 3) Mentre Fitch "assolve" il Portogallo e l'Irlanda si appresta ad uscire dal programma di aiuti UE, Moody's taglia il rating della Francia. Addirittura il Ministero del Tesoro Americano attacca frontalmente l'operato della Germania ... scaricandole la responsabilita' della crisi in Eurozona (altro che le critiche del cacchio propinate all'Ifo tedesco a Draghi). Bundesbank sempre piu' denigrata ed isolata (e con un "capo" come Weidmann che non vale un'unghia di Draghi ... piaccia o no il Mario nazionale ... si capisce perche'). Teniamo a mente che il predecessore di Weidmann, Weber, ora e' presidente di un importante istituto di credito famoso europeo finito sotto inchesta recentemente e che Deutsche Bank ora raccoglie i frutti delle sue scellerate scorribande finanziarie con un utile trimestrale ridotto del 94% rispetto a quello dell'anno precedente. 3) l'Abenomics sta incontrando in patria piu' resistenze del previsto in quanto scarica sui consumi interni e sul giapponese medio l'indebolimento dello yen che fa correre l'export nipponico. e la Cina comincia a mostrare il suo vero tallone d'achille ... il suo debito monstre e conseguente vulnerabilita' del suo sistema bancario (specie quello ombra) scarsamente capitalizzato. 4) la Fed ha capito che non si puo' sostituire in eterno ai mercati e quindi deve a tutti i costi inizare in maniera soft un'exit strategy che le consenta di disimpegnarsi dal Qe (magari iniziando a prendere profitto vendendo il debito pubblico che ha in pancia). Se il tapering verra' iniziato "a sorpresa" il mercato in preda al panico correra' a comprare debito pubblico americano come successo durante il taglio del rating USA. Hmmmmm ... mi sembra che sia abbastanza per un bel ribasso dei mercati. Voi cosa ne pensate ?

interessante thread :bow::bow:

punto 4) il tapering non verra' annunciato a sorpresa , iniziera' quando hanno sotto controllo una crescita accettabile ...e questa sara' visibile a tutti gli operatori del mercato

punto 1) qui è un discorso di credibilita', l'estero osserva il paese italia e il suo governo politico, sta osservando la fine di un delinquente socialmente pericoloso , come definito dalla cassazione , ma ancora ne attende la decadenza ufficiale e si stanno chiedendo se mai arrivera' la parola fine a questo personaggio che ha preso x il qulo gli italiani x 20 anni e ne ha decretato la distruzione economica-sociale.
quindi il btp dipendera' molto se si riuscira' a neutralizzare l'attivita' ricattatoria e spregiudicata del nano, degna del peggior mafioso, ma i giochi sembrano fatti ...visto che non è per caso che lo spread sta sotto i 240 :up:
 
Onorato di conoscerti Ranger. Per quanto concerne il punto 4 ) hai ragione ... ma dal punto di vista della Fed. Per il mercato credo proprio sara' una bella doccia scozzese al pari del declassamento USA. E se vedi quello che blaterano i vari esponenti della Fed credo congiurino affinche' il mercato rimanga ... come dice una famosa canzone ... Confuso e felice. Per quanto concerne il punto 1) anche li' hai ragione ma obiettivamente non mi sembra che il mercato disprezzi parimenti Berlusconi. Basta vedere il poderoso rimbalzo tutt'ora in corso di Mediaset con fondamentali da far vomitare. La cosa comunque non mi meraviglia ... dato che mentre gli States vituperavano tanto Chavez Goldman Sachs gli sottoscriveva le obbligazioni al 7%. Naturalmente parere personale.
 
Ultima modifica:
Onorato di conoscerti Ranger. Per quanto concerne il punto 4 ) hai ragione ... ma dal punto di vista della Fed. Per il mercato credo proprio sara' una bella doccia scozzese al pari del declassamento USA. E se vedi quello che blaterano i vari esponenti della Fed credo congiurino affinche' il mercato rimanga ... come dice una famosa canzone ... Confuso e felice. Per quanto concerne il punto 1) anche li' hai ragione ma obiettivamente non mi sembra che il mercato disprezzi parimenti Berlusconi. Basta vedere il poderoso rimbalzo tutt'ora in corso di Mediaset con fondamentali da far vomitare. La cosa comunque non mi meraviglia ... dato che mentre gli States vituperavano tanto Chavez Goldman Sachs gli sottoscriveva le obbligazioni al 7%. Naturalmente parere personale.

Onore anche mio Grifo :bow:

qualche settimana fa JP morgan commentando la crisi italiana sostenne che il miglioramento della legge elettorale era un importante drive x uscire dalla crisi ....implicitamente sottolinea se il gov alfetta (dell'inciucio) riuscisse a prendere una qualche decisione ...quindi a legiferare bene :eek: ...ma senza condizionamenti (stacco della spina ) , ha delle possibilita' x salire sul carro della ripresa economica .
 
Beh ... Jp Morgan deve pagare allo stato federale USA qualcosa come 13 miliardi di dollari per sanzioni e spese legali legate a presunte truffe sui subprime ed alla questione London Whale (qualcosa come 350 miliardi di dollari in credit default swaps lei dice di imprese americane in realta' si mormora scommettesse sul default dei PIIGS italia inclusa). Naturalmente non e' la sola a pagare per le sue nefandezze (vedi lo scandalo libor per esempio). Per come la vedo gli eravamo cari allora e continuiamo ad essergli cari anche adesso.
 
Gli Usa con le spalle al muro. Mark Faber: crisi peggiore di quella del 2008

Ultimo aggiornamento 12 novembre 2013 , ore 10:21
Il finanziere svizzero prevede uno scenario peggiore di quello che portò al collasso finanziario di cinque anni fa e avverte sull'imminente arrivo di una spirale inflazionistica

Tuona ancora contro lo stato dell’economia negli USA e non solo Mark Faber, finanziere svizzero, già noto per le sue affermazioni pessimistiche sul superamento della crisi del 2008. Intervistato dalla CNBC, Faber ritiene che oggi saremmo in una situazione peggiore di quella di cinque anni fa, perché l’economia si troverebbe con una percentuale più alta di credito. E cita l’esempio della Cina, che ha visto esplodere i prestiti del 50% del pil dal 2008 ad oggi.
La domanda, prosegue Faber, è se verrà prima una crisi di dimensioni minori, con la banca centrale che inevitabilmente stamperà moneta, oppure se prima si verificherà la spirale inflazionistica. Vi siete chiesti, domanda, perché i prezzi di determinati beni a Hong Kong e Singapore sono più alti che negli USA? Ciò, risponde, sarebbe la conseguenza della bolla finanziaria, che ha fatto salire i prezzi delle azioni e degli immobili. Ma un negozio che deve pagare un affitto più alto prima o poi scaricherà il maggiore costo sui prezzi dei beni, per cui l’inflazione da asset determinerà una vera inflazione dei beni di consumo.



Per Faber, quindi, il mondo sarà attraversato da una crisi inflazionistica. E’ il timore esattamente opposto a quello che si ha nell’Eurozona, dove la settimana scorsa è arrivato il taglio dei tassi della BCE per paura che prenda piedi la deflazione.
Il timore di Faber riecheggia quello del magnatae canadese Ned Goodman, il quale nei mesi scorsi ha invitato gli investitori ad acquistare tutto quanto possa tutelare dall’inflazione, come oro, materie prime e immobili.
Sia Faber che Goodman ritengono che a fondamento di una potenziale esplosione dell’inflazione vi siano le scelte sciagurate della Federal Reserve, che ha tentato di risolvere i problemi della crisi, stampando moneta. Addirittura, Goodman profetizza per ciò la perdita di status di valuta di riserva mondiale per il dollaro.

APPROFONDISCI - Goodman: “Il dollaro non sarà più valuta di riserva. Presto downgrade Usa”

Inutile dire che lo stato dell’economia oggi è così imperscrutabile che esistono due scuole di pensiero del tutto contrapposte sul tema. Anche la Fed, come in parte anche la BCE, ritiene che sia la deflazione il vero pericolo per l’economia americana, mentre l’enorme massa di liquidità pompata sui mercati fa temere a molti un rischio inflazione.


di Giuseppe Timpone
 
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INCHIESTA ESPLOSIVA DEL FINANCIAL TIMES SULLA BCE: ''TRATTAMENTI DI FAVORE PER LE BANCHE TEDESCHE, EVITATI CONTROLLI''
martedì 11 marzo 2014

LONDRA - Il Financial Times è autore di un'inchiesta finanziaria sulla Banca Centrale Europea che svela una realtà estremamente grave: trattamento di favore - e che favore - per le banche tedesche a discapito di tutte le alte banche europee, ma prima ancora dei cittadini NON tedeschi d'Europa. Ce n'è abbastanza per pretendere le dimissioni di Mario Draghi e la messa sotto accusa dell'intero consiglio di amministarzione della BCE, complice.

Leggiamo:

"Nella revisione radicale dei bilanci degli istituti di credito da parte della Banca Centrale Europea, le banche tedesche riescono a sfuggire al controllo del loro portafoglio mutui ipotecari, benché gli organi di vigilanza esprimano dei timori sull'esistenza di una bolla immobiliare nella più grande economia della zona euro.

Secondo gli addetti ai lavori, le banche tedesche, comprese Deutsche Bank e Commerzbank, non devono trasmettere i dettagli dei prestiti concessi ai proprietari di case in occasione della revisione dellaqualità dell'attivo condotta dalla BCE, che mira a far luce sui portafogli delle banche della zona euro.

I dirigenti delle banche hanno detto di aver fatto pressioni perché gli immobili residenziali tedeschi fossero esentati dall'indagine della BCE, perché sarebbe stato costoso valutare nuovamente i propri portafogli in linea con le regole stabilite dagli organi di vigilanza.

Gli acquirenti di case tedeschi incontrano delle regole rigide rispetto alle loro controparti della zona euro, con le banche che spesso esigono depositi più alti e prodotti ipotecari dai tassi di interesse bloccati per almeno 10 anni. Un recente studio della BCE ha mostrato che i tedeschi avevano il più basso tasso di proprietà della casa nella zona euro, appena il 44 per cento, di gran lunga dietro nazioni come la Spagna, dove l'83 per cento possiede la propria casa.

Questa relativa mancanza di attività ha significato che i prestatori tedeschi spesso valutano i loro prestiti solo quando è stipulato il mutuo, mentre le banche degli altri paesi valutano il loro portafoglio più di frequente. Ora, secondo le nuove regole degli organi di vigilanza della zona euro, le banche dovranno valutare di nuovo i prestiti che non sono stati valutati in modo indipendente lo scorso anno. Ciò potrebbe portare ad una nuova valutazione generale dei mutui immobiliari tedeschi, cosa che i banchieri hanno fortemente osteggiato.

Secondo delle persone informate dei fatti, Deutsche Bank e Commerzbank, due dei più grandi istituti di credito ipotecario in Germania, non hanno presentato i loro portafogli residenziali alla BCE. L'esercito delle casse di risparmio del paese, le Sparkasse, domina il mercato dei mutui residenziali, ma tutte tranne una risultano troppo piccole per essere incluse nella revisione della BCE.

La BCE ha detto che non ci sarebbe stata alcuna esenzione sulle classi di asset, e che avrebbe concentrato la propria revisione su quelle che considera essere le aree più a rischio dei portafogli di ogni singola banca, compresi gli immobili commerciali. A Commerzbank, per esempio, è stato chiesto di sottoporre i suoi prestiti immobiliari commerciali alla BCE per la revisione della qualità dell'attivo, dicono gli addetti ai lavori.

La Bundesbank ha avvertito negli ultimi mesi che i prezzi degli immobili residenziali nelle grandi città della Germania potrebbero essere sopravvalutati almeno di un quarto, dato che gli investitori internazionali e i residenti vi si sono riversati, considerandoli beni rifugio. Ma dice anche che ancora non vede una minaccia alla stabilità finanziaria dagli aumenti dei prezzi. Gli economisti della Deutsche Bank hanno sostenuto che la proprietà immobiliare tedesca non è in zona bolla, perché l'aumento dei prezzi è stato modesto per gli standard internazionali.

Gli organi di vigilanza dell'eurozona nella giornata di martedì dovranno fornire maggiori dettagli sulla prossima fase dell'indagine, con i risultati della revisione e gli stress test di 128 banche di tutto il blocco della moneta unica che saranno pubblicati nel mese di ottobre".

Articolo scritto da Alice Ross pe ril Financial Times - che ingraziamo.
 

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