Fleursdumal
फूल की बुराई
Ecocidio (di Jeremy Rifkin)
Attualmente, il nostro pianeta è popolato da un miliardo e 280 milioni di bovini. Quest’immensa mandria occupa, direttamente o indirettamente, il 24 per cento della superficie terrestre e consuma una quantità di cereali sufficiente a sfamare centinaia di milioni di persone. Il peso complessivo di questi animali supera quello dell’intera popolazione umana.
Il continuo incremento della popolazione bovina sta sconquassando l’ecosistema terrestre, distruggendo l’habitat naturale di sei continenti; l’allevamento di bovini è la principale causa della distruzione delle sempre più ridotte aree di foresta pluviale rimaste sulla terra. In Centroamerica e Sudamerica, milioni di ettari di foreste vergini vengono abbattuti per lasciare spazio a pascoli per il bestiame. Le mandrie bovine sono responsabili di gran parte della progressiva desertificazione dell’Africa subsahariana e delle catene montuose occidentali degli Stati Uniti e dell’Australia. Il pascolo eccessivo in aree aride o semiaride ha creato deserti sterili e desolati in quattro continenti. Negli Stati Uniti, oggi, la maggior fonte di inquinamento organico delle falde acquifere è il materiale organico che esce dalle stalle. I bovini sono anche responsabili di buona parte del riscaldamento globale del pianeta: emettono metano, un potente gas-serra che impedisce al calore di disperdersi fuori dall’atmosfera terrestre.
Bovini e altro bestiame d’allevamento consumano il 70 per cento di tutti i cereali prodotti negli Stati Uniti. Oggi, circa un terzo della raccolta totale dei cereali è impiegata come mangime per bovini e altro bestiame d’allevamento, mentre circa un miliardo di esseri umani soffrono per la fame e la denutrizione cronica. Nei paesi in via di sviluppo, milioni di piccoli agricoltori vengono allontanati con la forza dalle terre dei loro avi le quali, dalla produzione di cereali alimentari per la sussistenza, devono passare a quella, commerciale, di cereali per mangimi. […]
Ma, se milioni di persone muoiono di fame per mancanza di cereali, nei paesi industrializzati milioni di persone muoiono a causa di patologie indotte da un eccessivo consumo di carne, soprattutto di manzo. Gli americani, gli europei e, in misura crescente, i giapponesi si ingozzano di carne e muoiono delle classiche malattie del benessere: infarto del miocardo, cancro e diabete.
Il mostruoso pedaggio ambientale, economico e umano che si deve pagare per mantenere il complesso bovino mondiale non è oggetto di una diffusa attenzione. La maggior parte della gente non è consapevole degli effetti che l’allevamento intensivo dei bovini ha sull’ecosistema del pianeta e sulle sorti della civiltà. Invece, oggi, l’allevamento bovino e il consumo di carne sono fra le principali minacce al futuro benessere della terra e della popolazione umana.
Oggi, la nascita dei vitelli è preceduta dal frustrante rituale dei cosiddetti «teaser bull» o «sidewinder»: animali utilizzati per individuare le femmine in estro. A questi tori viene praticata un’operazione chirurgica per deviare il pene, in modo che esca loro dal fianco. Alla presenza di vacche in calore, il toro si eccita e tenta di montarle; ma, dato che il suo pene è deviato, non può penetrare la femmina; ciò che fa, invece, è lasciarle sul dorso un marchio colorato con un tampone che gli viene applicato sull’addome. Gli allevatori ricorrono al marchio colorato per individuare le vacche in estro, isolarle dalla mandria e provvedere all’inseminazione artificiale.
Negli ultimi tempi è stata sviluppata e messa sul mercato una nuova generazione di farmaci per la sincronizzazione dell’estro, che permette agli allevatori di rinunciare alla barbara pratica del teaser bull. […] Grazie ai farmaci per la sincronizzazione dell’estro, gli allevatori possono pianificare in anticipo e scegliere il periodo ideale dell’anno per far nascere i vitelli. Una volta nati, i vitellini vengono castrati, pratica che li rende più docili e migliora la qualità della loro carne. Ci sono numerosi metodi di castrazione: uno di essi, ad esempio, consiste nell’afferrare lo scroto tirandolo verso il basso per poi affondarvi un coltello che ne lacera la sacca; quindi sono estratti i testicoli che vengono lasciati appesi al loro cordone. Infine, in una seconda fase, si utilizza uno strumento, detto «emasculatore» per recidere il cordone.
Per assicurarsi che gli animali non si feriscano reciprocamente, gli vengono estirpate le corna, ricorrendo a una pasta chimica che ne brucia le radici. Alcuni allevatori preferiscono aspettare finché i vitelli raggiungono un’età più avanzata, quindi gli tagliano le corna con una cesoia elettrica, dotata di cauterizzatore a coppa. Ai vitelli più maturi, corna e relative radici vengono tagliate con la sega e senza uso di anestetici.
I vitelli godono di una breve stagione di libertà, durante la quale è permesso loro di stare in compagnia della madre, al pascolo, prima di essere trasferiti definitivamente in gigantesche stalle automatizzate per l’ingrasso e la preparazione alla macellazione. […] L’allevamento è in genere, una grande area recintata, di cui un lato è costituito da una mangiatoia in cemento. In alcuni dei maggiori allevamenti, migliaia di vitelli sono allineati l’uno accanto all’altro, in box che non consentono alcun movimento.
Per ottenere l’aumento di peso ottimale nel minor tempo possibile, i gestori degli allevamenti somministrano alle bestie grandi quantità di farmaci. Gli steroidi anabolizzanti, in forma di sfere a rilascio ritardato, vengono impiantati nell’orecchio degli animali: gli ormoni entrano progressivamente in circolo, aumentando il livello degli ormoni nel sangue da due a cinque volte oltre la norma. Ai bovini vengono somministrati estradiolo, testosterone e progesterone. Gli ormoni stimolano le cellule a sintetizzare una maggiore quantità di proteine, facendo crescere rapidamente i tessuti muscolari e la massa adiposa. Gli steroidi anabolizzanti accelerano l’aumento del peso in misura compresa fra il 5 e il 20 per cento; la resa energetica del mangime, dal 5 al 12 per cento; e la crescita della carne magra, dal 15 al 25 per cento. A più del 95 per cento dei vitelli allevati intensivamente negli Stati Uniti sono somministrati ormoni che favoriscono la crescita.
In passato, gli allevatori erano soliti aggiungere al mangime per bovini massicce dosi di antibiotici, per promuovere la crescita ed evitare il diffondersi di epidemie, evento non improbabile in ambienti ristretti e malsani come quelli in cui gli animali sono costretti a vivere. […] I rappresentanti del settore zootecnico dichiarano pubblicamente di avere sospeso la somministrazione indiscriminata di antibiotici agli animali da macello, ma questi farmaci sono ancora propinati alle mucche da latte, che rappresentano quasi il 15 per cento della carne complessivamente consumata negli Stati Uniti. Residui di antibiotici spesso sono rilevati nella carne destinata al consumo umano: per progressiva assefuazione, il corpo umano diventa meno sensibile agli effetti dei farmaci di questa categorie e, quindi, più esposto agli attacchi delle infezioni batteriche.
Castrato, imbottito di farmaci e docile, il bestiame trascorre le giornate alla mangiatoia, consumando mais, sorgo e altri cereali, oltre a una vasta gamma di altri elementi. Il mangime è saturo di erbicidi. Oggi, l’80 per cento degli erbicidi utilizzati negli Stati Uniti viene irrorato sui campi di mais e di soia, che rappresentano la base dell’alimentazione bovina e del bestiame da allevamento. I pesticidi ingeriti dall’animale si concentrano in alcune parti del corpo e, attraverso queste, giungono sulla tavola del consumatore sotto forma di un apparentemente innocuo taglio di carne. Secondo il National Research Council della National Accademy of Science, la carne bovina è al secondo posto, dopo i pomodori, fra gli alimenti che aggravano il rischio di insorgenza di malattie degenerative a causa di contaminazione da pesticidi. La carne bovina è il cibo più a rischio di contaminazione da erbicidi e il terzo per contaminazione da insetticidi. Il NRC stima che la contaminazione da pesticidi della carne bovina rappresenti complessivamente l’11 per cento del totale del rischio di cancro per cause alimentari a cui è esposto il consumatore.
Alcuni allevamenti hanno avviato progetti di ricerca per verificare la possibilità di somministrare ai bovini cartone e carta da giornale come alimenti. Altri addizionano i mangimi con sterco prelevato negli allevamenti di pollame e nelle porcilaie. Secondo il Department of Agricolture degli Stati Uniti, in futuro, la polvere di cemento potrebbe diventare un complemento per l’alimentazione bovina, in grado di produrre un’accelerazione dell’aumento di peso fino al 30 per cento. Secondo rappresentanti ufficiali della Food and Drug Admninistration (FDA) non è raro che gli allevatori mescolino al mangime rifiuti industriali e oli esausti, per ridurre i costi e ingrassare le bestie più rapidamente.
Alcuni scienziati della Kansas State University hanno sperimentato un mangime plastico sostitutivo della fibra nell’alimentazione bovina: si tratta di pallini composti all’89/90 per cento di etilene e al 10/20 per cento di propilene. I ricercatori hanno sottolineato come tale soluzione, in fase di macellazione, presenti anche il non trascurabile vantaggio di potere recuperare «dall’abomaso della bestia circa dieci chili di pallini, che possono essere fusi e riciclati». Questi pallini sintetici sono di gran lunga più economici del fieno e permetterebbero di soddisfare le necessità di fibra degli animali a un costo decisamente inferiore.
Tutte le caratteristiche dell’ambiente in cui gli animali vivono sono sotto stretto controllo, e regolate in modo da ottimizzare la resa dell’allevamento; perfino le mosche possono essere la causa di fastidi, disturbando il bestiame e distraendolo dal mangiare: un vitello può perdere fino a due etti di peso al giorno per scacciare gli sciami di mosche che abitualmente lo circondano. Le mosche, poi, contribuiscono a diffondere malattie tipo la congiuntivite virale e la rinotracheite bovina. Insetticidi altamente tossici sono irrorati da diffusori ad alta pressione installati su trattori che percorrono le strade di accesso agli allevamenti, «avvolgendo le stalle e gli animali che ospitano in una nube di veleno». Negli allevamenti più grandi, con più di 50.000 capi di bestiami, gli allevatori, a volte, ricorrono all’irrorazione aerea: velivoli appositamente attrezzate, sorvolano l’allevamento, spruzzando insetticidi e provocando una pioggia tossica sulle stalle.
Una volta raggiunto il peso «ideale» di circa 500 chilogrammi, i vitelli maturi sono ammassati in giganteschi camion, dove non hanno la minima possibilità di muoversi; spesso, il viaggio verso il mattatoio è duro e brutale; sovente, quando un animale cade, non ha la possibilità di rialzarsi ed è calpestato dagli altri, subendo fratture agli arti o al bacino. Gli animali che non sono più in condizione di alzarsi vengono chiamati «gli sdraiati».
Le bestie viaggiano per ore o giorni lungo i percorsi autostradali, senza soste, nutrimento e acqua. Al termine del viaggio, gli animali ancora sani e in grado di muoversi vengono fatti scendere nel recinto di raccolta di giganteschi mattatoi. Gli sdraiati, ovviamente, aspettano per ore prima di essere scaricati dal camion: nonostante, spesso, soffrano terribilmente, solo di rado sono sottoposti a eutanasia o anestetizzati, e questo per evitare che si trasformino in una carcassa persa e in costi aggiuntivi. Sovente, schiacciati sul piano di carico del camion, incapaci di alzarsi o di camminare, vengono agganciati per gli arti rotti e trascinati giù dal camion fino alla rampa di carico, dove attendono il proprio turno di macellazione; gli animali che muoiono durante il viaggio vengono ammucchiati in quella che viene chiamata la «pila dei morti».
Alcuni degli impianti più moderni, come quello di Holcomb, in Kansas, di proprietà della Iowa Beef, coprono più di cinque ettari di superficie. I vitelli entrano nel macello in fila. Appena entrati, vengono uccisi con una pistola pneumatica; mentre l’animale crolla a terra, un inserviente gli aggancia rapidamente una catena a uno degli zoccoli posteriori. L’animale è sollevato meccanicamente dal pavimento e lasciato appeso a testa in giù. Uomini con tute da lavoro intrise di sangue e munirti di coltelli dai lunghi manici, tagliano a ciascuno la gola, infilando profondamente la lama nella laringe per uno o due secondi , e recidendo la vena giugulare e l’arteria carotidea quando la estraggono; il sangue schizza sul pavimento, imbrattando uomini e macchine. […]
L’animale morto si muove lungo la catena di smontaggio. Alla prima stazione viene scuoiato: la pelle viene incisa lungo la linea centrale del ventre e una macchina scuoiatrice lo libera del suo involucro, lasciando la pelle intera. Poi la carcassa viene decapitata, la lingua tagliata e rimossa; la testa e la lingua vengono attaccate a ganci che scorrono lungo la catena di smontaggio. La carcassa, quindi, viene eviscerata: fegato, cuore, intestini e altri organi interni vengono rimossi. Dopo la rimozione delle viscere, nella stazione successiva, la carcassa viene squartata con una motosega lungo la colonna vertebrale, e privata della coda. La carcassa squartata viene lavata con un getto di acqua tiepida, avvolta in un tessuto e mandata nelle celle frigorifere per ventiquattro ore. Il giorno seguente, i macellai muniti di seghe a nastro smembrano la carcassa nei tagli canonici: filetto, costata, girello, spalla eccetera. I tagli vengono posti su un nastro trasportatore per la selezione e il confezionamento. I tagli di carne, affettati, pesati e confezionati sotto vuoto, raggiungono così i banchi refrigerati dei supermercati di tutto il paese, dove vengono esposti e offerti in vendita.
Attualmente, il nostro pianeta è popolato da un miliardo e 280 milioni di bovini. Quest’immensa mandria occupa, direttamente o indirettamente, il 24 per cento della superficie terrestre e consuma una quantità di cereali sufficiente a sfamare centinaia di milioni di persone. Il peso complessivo di questi animali supera quello dell’intera popolazione umana.
Il continuo incremento della popolazione bovina sta sconquassando l’ecosistema terrestre, distruggendo l’habitat naturale di sei continenti; l’allevamento di bovini è la principale causa della distruzione delle sempre più ridotte aree di foresta pluviale rimaste sulla terra. In Centroamerica e Sudamerica, milioni di ettari di foreste vergini vengono abbattuti per lasciare spazio a pascoli per il bestiame. Le mandrie bovine sono responsabili di gran parte della progressiva desertificazione dell’Africa subsahariana e delle catene montuose occidentali degli Stati Uniti e dell’Australia. Il pascolo eccessivo in aree aride o semiaride ha creato deserti sterili e desolati in quattro continenti. Negli Stati Uniti, oggi, la maggior fonte di inquinamento organico delle falde acquifere è il materiale organico che esce dalle stalle. I bovini sono anche responsabili di buona parte del riscaldamento globale del pianeta: emettono metano, un potente gas-serra che impedisce al calore di disperdersi fuori dall’atmosfera terrestre.
Bovini e altro bestiame d’allevamento consumano il 70 per cento di tutti i cereali prodotti negli Stati Uniti. Oggi, circa un terzo della raccolta totale dei cereali è impiegata come mangime per bovini e altro bestiame d’allevamento, mentre circa un miliardo di esseri umani soffrono per la fame e la denutrizione cronica. Nei paesi in via di sviluppo, milioni di piccoli agricoltori vengono allontanati con la forza dalle terre dei loro avi le quali, dalla produzione di cereali alimentari per la sussistenza, devono passare a quella, commerciale, di cereali per mangimi. […]
Ma, se milioni di persone muoiono di fame per mancanza di cereali, nei paesi industrializzati milioni di persone muoiono a causa di patologie indotte da un eccessivo consumo di carne, soprattutto di manzo. Gli americani, gli europei e, in misura crescente, i giapponesi si ingozzano di carne e muoiono delle classiche malattie del benessere: infarto del miocardo, cancro e diabete.
Il mostruoso pedaggio ambientale, economico e umano che si deve pagare per mantenere il complesso bovino mondiale non è oggetto di una diffusa attenzione. La maggior parte della gente non è consapevole degli effetti che l’allevamento intensivo dei bovini ha sull’ecosistema del pianeta e sulle sorti della civiltà. Invece, oggi, l’allevamento bovino e il consumo di carne sono fra le principali minacce al futuro benessere della terra e della popolazione umana.
Oggi, la nascita dei vitelli è preceduta dal frustrante rituale dei cosiddetti «teaser bull» o «sidewinder»: animali utilizzati per individuare le femmine in estro. A questi tori viene praticata un’operazione chirurgica per deviare il pene, in modo che esca loro dal fianco. Alla presenza di vacche in calore, il toro si eccita e tenta di montarle; ma, dato che il suo pene è deviato, non può penetrare la femmina; ciò che fa, invece, è lasciarle sul dorso un marchio colorato con un tampone che gli viene applicato sull’addome. Gli allevatori ricorrono al marchio colorato per individuare le vacche in estro, isolarle dalla mandria e provvedere all’inseminazione artificiale.
Negli ultimi tempi è stata sviluppata e messa sul mercato una nuova generazione di farmaci per la sincronizzazione dell’estro, che permette agli allevatori di rinunciare alla barbara pratica del teaser bull. […] Grazie ai farmaci per la sincronizzazione dell’estro, gli allevatori possono pianificare in anticipo e scegliere il periodo ideale dell’anno per far nascere i vitelli. Una volta nati, i vitellini vengono castrati, pratica che li rende più docili e migliora la qualità della loro carne. Ci sono numerosi metodi di castrazione: uno di essi, ad esempio, consiste nell’afferrare lo scroto tirandolo verso il basso per poi affondarvi un coltello che ne lacera la sacca; quindi sono estratti i testicoli che vengono lasciati appesi al loro cordone. Infine, in una seconda fase, si utilizza uno strumento, detto «emasculatore» per recidere il cordone.
Per assicurarsi che gli animali non si feriscano reciprocamente, gli vengono estirpate le corna, ricorrendo a una pasta chimica che ne brucia le radici. Alcuni allevatori preferiscono aspettare finché i vitelli raggiungono un’età più avanzata, quindi gli tagliano le corna con una cesoia elettrica, dotata di cauterizzatore a coppa. Ai vitelli più maturi, corna e relative radici vengono tagliate con la sega e senza uso di anestetici.
I vitelli godono di una breve stagione di libertà, durante la quale è permesso loro di stare in compagnia della madre, al pascolo, prima di essere trasferiti definitivamente in gigantesche stalle automatizzate per l’ingrasso e la preparazione alla macellazione. […] L’allevamento è in genere, una grande area recintata, di cui un lato è costituito da una mangiatoia in cemento. In alcuni dei maggiori allevamenti, migliaia di vitelli sono allineati l’uno accanto all’altro, in box che non consentono alcun movimento.
Per ottenere l’aumento di peso ottimale nel minor tempo possibile, i gestori degli allevamenti somministrano alle bestie grandi quantità di farmaci. Gli steroidi anabolizzanti, in forma di sfere a rilascio ritardato, vengono impiantati nell’orecchio degli animali: gli ormoni entrano progressivamente in circolo, aumentando il livello degli ormoni nel sangue da due a cinque volte oltre la norma. Ai bovini vengono somministrati estradiolo, testosterone e progesterone. Gli ormoni stimolano le cellule a sintetizzare una maggiore quantità di proteine, facendo crescere rapidamente i tessuti muscolari e la massa adiposa. Gli steroidi anabolizzanti accelerano l’aumento del peso in misura compresa fra il 5 e il 20 per cento; la resa energetica del mangime, dal 5 al 12 per cento; e la crescita della carne magra, dal 15 al 25 per cento. A più del 95 per cento dei vitelli allevati intensivamente negli Stati Uniti sono somministrati ormoni che favoriscono la crescita.
In passato, gli allevatori erano soliti aggiungere al mangime per bovini massicce dosi di antibiotici, per promuovere la crescita ed evitare il diffondersi di epidemie, evento non improbabile in ambienti ristretti e malsani come quelli in cui gli animali sono costretti a vivere. […] I rappresentanti del settore zootecnico dichiarano pubblicamente di avere sospeso la somministrazione indiscriminata di antibiotici agli animali da macello, ma questi farmaci sono ancora propinati alle mucche da latte, che rappresentano quasi il 15 per cento della carne complessivamente consumata negli Stati Uniti. Residui di antibiotici spesso sono rilevati nella carne destinata al consumo umano: per progressiva assefuazione, il corpo umano diventa meno sensibile agli effetti dei farmaci di questa categorie e, quindi, più esposto agli attacchi delle infezioni batteriche.
Castrato, imbottito di farmaci e docile, il bestiame trascorre le giornate alla mangiatoia, consumando mais, sorgo e altri cereali, oltre a una vasta gamma di altri elementi. Il mangime è saturo di erbicidi. Oggi, l’80 per cento degli erbicidi utilizzati negli Stati Uniti viene irrorato sui campi di mais e di soia, che rappresentano la base dell’alimentazione bovina e del bestiame da allevamento. I pesticidi ingeriti dall’animale si concentrano in alcune parti del corpo e, attraverso queste, giungono sulla tavola del consumatore sotto forma di un apparentemente innocuo taglio di carne. Secondo il National Research Council della National Accademy of Science, la carne bovina è al secondo posto, dopo i pomodori, fra gli alimenti che aggravano il rischio di insorgenza di malattie degenerative a causa di contaminazione da pesticidi. La carne bovina è il cibo più a rischio di contaminazione da erbicidi e il terzo per contaminazione da insetticidi. Il NRC stima che la contaminazione da pesticidi della carne bovina rappresenti complessivamente l’11 per cento del totale del rischio di cancro per cause alimentari a cui è esposto il consumatore.
Alcuni allevamenti hanno avviato progetti di ricerca per verificare la possibilità di somministrare ai bovini cartone e carta da giornale come alimenti. Altri addizionano i mangimi con sterco prelevato negli allevamenti di pollame e nelle porcilaie. Secondo il Department of Agricolture degli Stati Uniti, in futuro, la polvere di cemento potrebbe diventare un complemento per l’alimentazione bovina, in grado di produrre un’accelerazione dell’aumento di peso fino al 30 per cento. Secondo rappresentanti ufficiali della Food and Drug Admninistration (FDA) non è raro che gli allevatori mescolino al mangime rifiuti industriali e oli esausti, per ridurre i costi e ingrassare le bestie più rapidamente.
Alcuni scienziati della Kansas State University hanno sperimentato un mangime plastico sostitutivo della fibra nell’alimentazione bovina: si tratta di pallini composti all’89/90 per cento di etilene e al 10/20 per cento di propilene. I ricercatori hanno sottolineato come tale soluzione, in fase di macellazione, presenti anche il non trascurabile vantaggio di potere recuperare «dall’abomaso della bestia circa dieci chili di pallini, che possono essere fusi e riciclati». Questi pallini sintetici sono di gran lunga più economici del fieno e permetterebbero di soddisfare le necessità di fibra degli animali a un costo decisamente inferiore.
Tutte le caratteristiche dell’ambiente in cui gli animali vivono sono sotto stretto controllo, e regolate in modo da ottimizzare la resa dell’allevamento; perfino le mosche possono essere la causa di fastidi, disturbando il bestiame e distraendolo dal mangiare: un vitello può perdere fino a due etti di peso al giorno per scacciare gli sciami di mosche che abitualmente lo circondano. Le mosche, poi, contribuiscono a diffondere malattie tipo la congiuntivite virale e la rinotracheite bovina. Insetticidi altamente tossici sono irrorati da diffusori ad alta pressione installati su trattori che percorrono le strade di accesso agli allevamenti, «avvolgendo le stalle e gli animali che ospitano in una nube di veleno». Negli allevamenti più grandi, con più di 50.000 capi di bestiami, gli allevatori, a volte, ricorrono all’irrorazione aerea: velivoli appositamente attrezzate, sorvolano l’allevamento, spruzzando insetticidi e provocando una pioggia tossica sulle stalle.
Una volta raggiunto il peso «ideale» di circa 500 chilogrammi, i vitelli maturi sono ammassati in giganteschi camion, dove non hanno la minima possibilità di muoversi; spesso, il viaggio verso il mattatoio è duro e brutale; sovente, quando un animale cade, non ha la possibilità di rialzarsi ed è calpestato dagli altri, subendo fratture agli arti o al bacino. Gli animali che non sono più in condizione di alzarsi vengono chiamati «gli sdraiati».
Le bestie viaggiano per ore o giorni lungo i percorsi autostradali, senza soste, nutrimento e acqua. Al termine del viaggio, gli animali ancora sani e in grado di muoversi vengono fatti scendere nel recinto di raccolta di giganteschi mattatoi. Gli sdraiati, ovviamente, aspettano per ore prima di essere scaricati dal camion: nonostante, spesso, soffrano terribilmente, solo di rado sono sottoposti a eutanasia o anestetizzati, e questo per evitare che si trasformino in una carcassa persa e in costi aggiuntivi. Sovente, schiacciati sul piano di carico del camion, incapaci di alzarsi o di camminare, vengono agganciati per gli arti rotti e trascinati giù dal camion fino alla rampa di carico, dove attendono il proprio turno di macellazione; gli animali che muoiono durante il viaggio vengono ammucchiati in quella che viene chiamata la «pila dei morti».
Alcuni degli impianti più moderni, come quello di Holcomb, in Kansas, di proprietà della Iowa Beef, coprono più di cinque ettari di superficie. I vitelli entrano nel macello in fila. Appena entrati, vengono uccisi con una pistola pneumatica; mentre l’animale crolla a terra, un inserviente gli aggancia rapidamente una catena a uno degli zoccoli posteriori. L’animale è sollevato meccanicamente dal pavimento e lasciato appeso a testa in giù. Uomini con tute da lavoro intrise di sangue e munirti di coltelli dai lunghi manici, tagliano a ciascuno la gola, infilando profondamente la lama nella laringe per uno o due secondi , e recidendo la vena giugulare e l’arteria carotidea quando la estraggono; il sangue schizza sul pavimento, imbrattando uomini e macchine. […]
L’animale morto si muove lungo la catena di smontaggio. Alla prima stazione viene scuoiato: la pelle viene incisa lungo la linea centrale del ventre e una macchina scuoiatrice lo libera del suo involucro, lasciando la pelle intera. Poi la carcassa viene decapitata, la lingua tagliata e rimossa; la testa e la lingua vengono attaccate a ganci che scorrono lungo la catena di smontaggio. La carcassa, quindi, viene eviscerata: fegato, cuore, intestini e altri organi interni vengono rimossi. Dopo la rimozione delle viscere, nella stazione successiva, la carcassa viene squartata con una motosega lungo la colonna vertebrale, e privata della coda. La carcassa squartata viene lavata con un getto di acqua tiepida, avvolta in un tessuto e mandata nelle celle frigorifere per ventiquattro ore. Il giorno seguente, i macellai muniti di seghe a nastro smembrano la carcassa nei tagli canonici: filetto, costata, girello, spalla eccetera. I tagli vengono posti su un nastro trasportatore per la selezione e il confezionamento. I tagli di carne, affettati, pesati e confezionati sotto vuoto, raggiungono così i banchi refrigerati dei supermercati di tutto il paese, dove vengono esposti e offerti in vendita.