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Monsignore

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Prima proposta di legge: rimborsi più alti

L'aula di Montecitorio
I parlamentari eletti all'estero si abituano ai ritmi romani. Ma, tra aerei e bollette salate, cominciano a lamentarsi. E battono cassa



Ha compiuto 80 anni il 27 giugno. E, neanche fosse un diciottenne, nel giorno del suo compleanno da Buenos Aires è sbarcato a Roma, destinazione Senato, missione voto, per poi rientrare l'indomani in Argentina, nella sua azienda di elettronica. Ore totali di volo: 24. Tornerà il 5 luglio.
È la nuova e dura vita dell'italoargentino Luigi Pallaro, installatosi nel Residence Ripetta, senatore strategico per la risicata maggioranza unionista a Palazzo Madama. Un po' a rischio, a dire il vero: dopo molto tergiversare si era schierato con Romano Prodi, ma ora strizza un po' l'occhio all'opposizione, come nel voto per la commissione Industria, dove ha contribuito a eleggere il forzista Aldo Scarabosio.

Monitorati con cura dai due schieramenti al momento dello spoglio elettorale, al centro delle cronache nel giorno dell'esordio a Camera e Senato, adesso che non fanno più così notizia i primi 12 deputati e 6 senatori italostranieri della storia stanno facendo i conti con lo spaesamento, la fatica e soprattutto le spese della nuova vita romana. Lontani dal mostrare sensi di colpa per il loro pendolarismo in business class, battono invece cassa.

La senatrice bergamasca-moscovita Antonella Rebuzzi (Fi) alloggiata un po' all'Excelsior un po' all'hotel Minerva («Lo preferisco perché è più vicino al Senato: a Roma si va molto a piedi e con i miei tacchi a spillo fatico»), fa notare che lei non ce la fa.
Il plotoncino di onorevoli ha diritto a una diaria mensile di 4 mila euro circa e a un rimborso telefonico annuo di 3 mila, non un centesimo di più dei colleghi italiani. E Rebuzzi, per mantenere i contatti con la sua azienda che esporta a Mosca prodotti italiani (anche i vini del suo grande amico Al Bano), sottolinea che «solo il mese scorso ho pagato 2.600 euro di bolletta».

Insieme ai ritmi lenti della politica sono soprattutto i contatti con l'elettorato a preoccuparli. Per il tempo (implorano il mese corto nei lavori parlamentari) e per il denaro: se per i colleghi italiani 4 mila euro al mese per le spese di collegio possono bastare, per chi deve occuparsi dell'intera Australia o degli Usa i viaggi aerei si moltiplicano.


La giornalista Mariza Bafile, deputata unionista nata all'Aquila ed eletta a Caracas
Così deputati e senatori hanno chiesto ai questori maggiori rimborsi. «Entro il 15 luglio prenderemo una decisione coordinata con i colleghi del Senato» informa Gabriele Albonetti, questore anziano della Camera.

Non che la nuova vita capitolina dei parlamentari passati dalla mitica valigia di cartone alla cartellina di pelle griffata Camera (il forzista di Filadelfia Salvatore Ferrigno ne ha fatto incetta al negozio di piazza Colonna) sia esattamente una via crucis.
Un po' perché, avendo studiato alla Sapienza, conosce Roma come le sue tasche, la giornalista Mariza Bafile, deputata unionista nata all'Aquila ed eletta a Caracas, si sente come a casa: per ora vive da un'amica ai Parioli, si è iscritta in palestra, fa gruppo con i colleghi stranieri ed è stata accolta con grande calore dagli altri deputati abruzzesi: «Non mi sento spaesata né fuori luogo» dichiara.
Così come Ferrigno, felicissimo di lavorare a stretto contatto con «belle donne che avevo visto solo in tv, come Elisabetta Gardini e Stefania Prestigiacomo».

La sera Ferrigno, che sta meditando di trasferire moglie e figlia a Palermo, città natia, per non sentire nostalgia degli Usa va a cena nel ristorante americano Before, vicino a piazza Navona. Renato Guerino Turano, senatore ulivista che ha fatto fortuna in Illinois vendendo pagnotte surgelate, a Roma dorme al Minerva e a cena cerca conforto dai parenti calabresi.
Rebuzzi, invece, ha già avuto il battesimo con i ristoranti del potere: i colleghi italiani l'hanno subito portata al Bolognese.
 

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