: Elettricità nell’UE. Rivoluzione che vale due caffé

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Elettricità nell’UE
Rivoluzione che vale due caffé
Mario Tettamanti

Dal primo luglio i cittadini italiani e francesi possono acquistare energia elettrica dal produttore di propria scelta. Non sono i primi in Europa: gli inglesi e alcuni paesi del Nord Europa hanno questa possibilità già da qualche tempo. Questo significa in concreto che su una fattura bimensile media di 115 euro i consumatori italiani e francesi dal primo luglio potranno risparmiare ogni due mesi un paio di euro (o se volete il prezzo di due caffé), naturalmente a condizione di saper leggere e interpretare le offerte che giungeranno al loro domicilio da parte dei diversi fornitori di elettricità. Questa è per il cittadino-consumatore la novità della decisione, fortemente voluta dall’Unione europea su insistenza della Commissione (il suo braccio esecutivo), di liberalizzare il mercato elettrico del Vecchio Continente. Per noi svizzeri, votati per volere e per necessità alla causa dell’eurocompatibilità, l’osservazione di quanto sta succedendo nel Vecchio Continente è importante perché, sulla base della nuova legge elettrica voluta dal Consiglio federale e ratificata dal Parlamento, presto sperimenteremo pure noi questi cambiamenti.
L’impegno di Bruxelles per i suoi cittadini-consumatori è notevole. Basti citare il fatto che la Commissione, in occasione dell’importante tappa di luglio, ha persino proposto una «carta per diritti dei consumatori di elettricità» al fine di fornire loro maggiore e migliore informazione e meno burocrazia al momento in cui dovessero decidere di cambiare fornitori. La «carta» dovrebbe inoltre servire ad evitare frodi e a proteggere i più deboli. Su questo aspetto la Commissione non transige, tanto che ha sottolineato per bocca del commissario all’energia Andris Piebalgs, che i consumatori europei devono conoscere i loro diritti, anche se non leggono le direttive comunitarie. Tanta magnanimità, che Alessandro Manzoni chiamerebbe «pelosa», nei confronti dei cittadini non è campata in aria, ma è semplicemente il risvolto «democratico» della decisione di liberalizzare il mercato elettrico.
Ma la liberalizzazione del mercato elettrico europeo non è solo la possibilità per il cittadino-consumatore di risparmiare due caffè ogni due mesi. Questa importante rivoluzione comporta, a monte, la fine dei monopoli nazionali e l’introduzione del cosiddetto «unbundling» (separazione tra produttore, trasportatore e distributore di energia elettrica). Una rivoluzione che a valle significa invece la possibilità per le aziende che consumano più di 7 GWh/anno di accedere al mercato elettrico scegliendo il produttore di proprio gradimento e l’obbligo per le aziende trasportatici e distributrici di lasciare passare la corrente sulle proprie linee, previo pagamento di una tariffa confacente.
Su questi due elementi chiave del progetto di liberalizzazione del mercato elettrico solo l’accesso libero al mercato delle aziende (e ora pure dei consumatori) è già stato messo in atto. A monte invece ci sono alcuni intoppi. In Italia e Francia la fine dei monopoli non c’è stata e in Germania la nascita di un paio di «campioni nazionali privati» sta creando una forma di oligopolio, pronto ad espandersi attraverso acquisizioni miliardarie in tutta l’Europa.
Per quanto riguarda il cosiddetto unbundling, in Francia e Germania (a parole campioni europei del liberismo) la separazione proprietaria tra produttori, trasportatori e distributori di energia elettrica è rimasta per il momento unicamente sulla carta. A sostegno dell’integrazione verticale (aborrita dalla Commissione europea) francesi e tedeschi asseriscono che questo è l’assetto migliore per garantire gli investimenti necessari a potenziare le reti di trasporto e ad assicurare l’approvvigionamento della fonte energetica.
Su questo delicato argomento della separazione proprietaria tra produttori e gestori delle reti la Commissione europea doveva prendere posizione nel mese di marzo ma è andata a cozzare con l’opposizione di alcune capitali come Roma, Parigi e Berlino. La Commissione si trova così al momento sotto il fuoco incrociato di paesi (Europa del Nord in particolare) che vorrebbero il cosiddetto «full ownership unbundling» ovvero la separazione proprietaria completa dei trasportatori dai produttori e commercianti di energia elettrica e di altri (Francia e Germania in testa) che ritengono che l’unbundling non sia l’unica, ma unicamente una, tra diverse possibili opzioni che potrebbero includere la promozione di operatori di sistemi di trasmissione indipendenti come pure il rafforzamento dei poteri e dell’indipendenza dei regolatori nazionali. Come dire che la tanto reclamizzata liberalizzazione del mercato elettrico europeo rischia di essere fatta soltanto a metà per colpa proprio delle nazioni che l’hanno ideata, pressate dai vecchi monopoli che resistono e dalle grandi imprese elettriche decise a non liberarsi a titolo gratuito delle proprie reti. A parte queste diatribe, per i consumatori europei resta comunque la soddisfazione di potersi bere ogni due mesi due caffé gratis.

19/07/2007

http://www.cdt.ch/interna.asp?idarticolo=136114
 

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