Elezioni U.S.A. 2004 - Election Day 2 Novembre 2004

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oggi e' il primo ottobre, e apro questo 3d che vuole seguire con notizie e grafici il mese attuale.
e' un mese fondamentale per il mondo che sta alla finestra a guardare (e sperare) e per le borse... tutti i prossimi commenti che leggeremo sui giornali terranno conto di quest'evento.

intanto questo primo chiarimento:
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Elezioni U.S.A. 2004 - Election Day 2 Novembre 2004


Come viene stabilita la data delle elezioni?

Essa è fissata dalla legge federale per il martedì successivo al primo lunedì di novembre del quarto anno dopo l’ultima elezione di un Presidente. Quest’anno, 2004, il giorno delle elezioni (Election Day) cade il 2 novembre.

Il presidente è effettivamente eletto quel giorno?

A rigor di termini, no. Quel giorno vengono scelti gli Elettori presidenziali, che costituiscono il Collegio degli Elettori (v. Glossario: Electoral college). Tuttavia, salvo che in casi rari, è facile tradurre i voti popolari della nazione in voti del Collegio degli Elettori. Perciò quasi sempre il nome del nuovo Presidente viene reso noto la sera delle elezioni.

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Il prezzo del petrolio ed il suo prolungato rialzo continuano a dominare tutti i mercati finanziari. In America si comincia a pensare al possibile smobilizzo delle truppe americane in Iraq. Sia Bush che Kerry hanno messo in programma questo disimpiego che dovrebbe iniziare subito dopo le elezioni di gennaio in Iraq. Ormai si riconosce che l'avere tolto il potere ad un dittatore come Saddam è servito solo a dare mano libera ad una minoranza di facinorosi che veniva tenuta a freno col terrore. L'errore fatto da Bush servirà sicuramente a favorire Kerry nella sua corsa verso la presidenza degli Stati Uniti. Resta da vedere se la Fed continuerà ad ignorare il rialzo del petrolio e la sua forte potenzialità sull'inflazione. Infatti il mercato obligazionario a lungo trova difficoltà a salire ulteriormente in quanto i rendimenti dovranno salire su un nuovo rialzo dei tassi da parte della Fed in Novembre quando sarà in carica il nuovo presidente. Le borse dovrebbero scontare positivamente il disimpegno americano e quindi il minore onere per il mantenimento della truppa. Si parla di 4 miliardi di dollari al giorno. Anche il dollaro dovrebbe beneficiarne in quanto potrebbe solo significare una corsa al bene rifugio tradizionale. Ma pare che l'oro venga sempre più usato come mezzo di pagamento da parte dei terroristi mediorientali in quanto non lascia nessuna traccia sui conti correnti bancari se spostano fisicamente.


Di Gaetano Oteri (Tecnogest)
 
preso dal post di gipa, e cmq in attesa di trovare un grafico piu' analitico, ecco l'andamento dei mercati medio nei mesi prima delle elezioni comparato con gli altri mesi.

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Stati Uniti: Kerry vince il dibattito tv con Bush

A suo favore tutti i sondaggi effettuati dopo la sfida televisiva. Il candidato democratico: «Guerra in Iraq, errore colossale»

MIAMI (USA) - A sorpresa è lo sfidante democratico, il senatore John Kerry ad aggiudicarsi lo scontro in diretta tv con il presidente Usa George W. Bush, il primo dei tre previsti prima delle elezioni presidenziali del 2 novembre.

VITTORIA PER KERRY NEI SONDAGGI - La vittoria di Kerry nei confronti di Bush assume sempre di più i contorni di un trionfo man mano che iniziano a fioccare i sondaggi condotti subito dopo la fine del dibattito di Miami.
Secondo un sondaggio condotto online dal Wall Street Journal su circa ottomila persone, il 71% degli americani ritiene che il candidato democratico abbia nettamente vinto il confronto mentre solo il 23% dà la vittoria a Bush. La percentuale di quanti credono che sia finita in parità è invece limitata al 5 per cento. Il sondaggio è tanto più indicativo in quanto il Wall Street Journal è su posizioni nettamente conservatrici.

LE ACCUSE DI KERRY - I due candidati si sono scontrati soprattutto sul tema più controverso. la questione irachena. E' stato Kerry a passare subito all'attacco accusando l'avversario repubblicano di avere commesso «un errore colossale di valutazione» sull'Iraq. Il capo della capo della Casa Bianca ha invece messo in dubbio la capacità di Kerry di guidare l'America nella lotta globale contro il terrorismo. In questo confronto mediatico di novanta minuti, ospitato nell'Auditorium dell'Università di Miami a Global Gables, scandito da regole precise e seguito da milioni di spettatori, lo scontro in definitiva è stato su chi due due potrà proteggere meglio il Paese, sull'opportunità di invadere l'Iraq e su come guidare l'America nell'era del terrorismo globale. «Questo presidente, mi dispiace dirlo, ha commesso un errore colossale di valutazione, e la valutazione da fare è: che cosa ci aspettiamo da un presidente degli Stati Uniti?», ha affermato Kerry nell'accusare Bush di essersi precipitato in una guerra senza assicurarsi l'appoggio degli alleati nè avere un piano per la pace.

LA REPLICA DI BUSH - Bush ha ribattuto: «Il mondo è più sicuro senza Saddam Hussein». E ha fatto presente che lo sfidante sta mandando un segnale sbagliato alle truppe impegnate in Iraq e ai nemici della nazione. «Non capisco come lei possa riuscire a portare questo Paese a vincere in Iraq se continua a dire che la guerra è sbagliata, che il momento è sbagliato, che il posto è sbagliato. Che messaggio si manda così alle nostre truppe, che messaggio si manda ai nostri alleati, che messaggio si manda agli iracheni?», ha affermato il presidente, «Per vincere bisogna essere fermi e risoluti».
Bush non ha mancato di ricordare che il senatore del Massachusetts ha cambiato idea più volte sulla guerra. «L'unica coerenza del mio avversario è la sua incoerenza», ha detto, «ha cambiato posizione. Non si può cambiare idea in questa guerra contro il terrorismo, se la si vuole vincere. La gente sa da che parte sto io. Chi ci sta ascoltando sa come la penso».

MULTILATERALISMO - Kerry ha ammesso di non essere stato sempre abile nell'affrontare il tema iracheno. Votò a favore dell'intervento armato, ma ha poi criticato il come e fino allo scorso agosto aveva detto che avrebbe votato di nuovo a favore. «Ho commesso un errore nel parlare della guerra, ma il presidente ha commesso un errore nel farla. Quale dei due errori è il più grave?», ha ribattuto, «Abbiamo bisogno di un presidente che abbia la credibilità per portare gli alleati intorno a un tavolo e che faccia ciò che è necessario affinchè l'America non resti isolata. È un lavoro che il presidente non ha fatto». Bush è stato costretto dall'avversario a dedicare gran parte del dibattito, condotto da un giornalista, a difendere le proprie scelte sull'Iraq dall'accusa di avere tentato di distogliere l'attenzione del Paese dall'intervento in Afghanistan e dall'infruttuosa caccia a Osama bin Laden. «L'Iraq non era neanche lontamente vicina al centro della guerra contro il terrorismo prima che il presidente lo invadesse», ha stigmatizzato Kerry che, incalzando l'avversario, ha aggiunto: è importante essere forti e risoluti, «ma dobbiamo anche essere svegli». E ancora: «Non c'era bisogno di quel taglio alle tasse. L'America aveva bisogno di maggiore sicurezza». La rispostsa di Bush: «Certo che stiamo facendo tutto il possibile per proteggere l'America. Mi sveglio ogni mattina pensando a come proteggere al meglio l'America. Questo è il mio lavoro».
 
da www.tgcom.it:

"Nessun legame Saddam-Al Qaeda"
Lo ammette ministro Difesa Usa Rumsfeld

"Non c'è mai stata alcuna prova evidente dell'esistenza di un legame tra Saddam Hussein ed Al Qaeda". A parlare è il capo del Pentagono, Donald Rumsfeld che da qualche giorno pare abbia ingranato la marcia indietro su tutta la linea americana in Iraq, parlando anche dell'eventuale ritiro anticipato delle truppe. Rumsfeld ha poi affrontato la questione delle discrepanze fuorvianti sui legami Saddam-Osama fornite dai servizi segreti americani.

Prima della guerra in Iraq nell'amminstrazione americana non c'erano dubbi: Saddam era il nemico numero uno della democrazia e fiancheggiava i terroristi di Al Qaeda. Il regime di Baghdad preparava da tempo le armi di distruzione di massa. Granitiche certezze che presto si sono trasformate in una guerra. Senza prove evidenti e dopo diverse missioni a vuoto degli ispettori dell'Onu, gli Stati Uniti hanno invaso l'Iraq, scacciato il suo dittatore, liberato gli iracheni. Poi è iniziata la guerriglia che ha fatto più morti della guerra e che continua ancora a seminare terrore.

E da qualche giorno, a poche settimane dalle elezioni presidenziali americane, lo staff di George W. Bush ha cambiato strategia. In ogni occasione pubblica, Rumsfeld, il falco dei falchi, si trasforma in una morigerata colomba. Prima parla dell'eventuale ritiro delle truppe dall'Iraq, anche senza un'effettiva pacificazione dell'area. Poi arriva addirittura ad ammettere l'inisistenza del "casus belli", il motivo dell'invasione.

Ma c'è spazio anche per le rassicurazioni a chi crede che la guerra sarà condotta fino alla fine e quindi completamente vinta. Secondo Rumsfeld gli insorti in Iraq stanno mettendo alla prova "la determinazione delle forze della coalizione", ma non pensa che la situazione attuale degenererà in una guerra civile. Per il capo del Pentagono, la presa di Samarra, considerata una roccaforte degli insorti, dimostra che le forze della coalizione possono ottenere successi. Rumsfeld preconizza altre azioni dello stesso tipo, nel quadro di un'offensiva militare in previsione delle elezioni previste nel prossimo gennaio.
 
Repubblica.it - 06/10/2004


Elezioni Usa, Edwards vince il confronto tra vicepresidenti


La prima sfida dei vicepresidenti è andata a John Edwards. Secondo la televisione Nbc, che ha condotto un sondaggio volante subito dopo il dibattito, ieri sera, tra il vice di Kerry e quello di Bush, Dick Cheney, Edwards ha vinto. Perfino la rete che appoggia Bush, la Fox, ha riconosciuto che Edwards è stato "efficace".

E'' stato un testa a testa senza esclusione di colpi, con Edwards che ha tirato in causa anche la figlia omosessuale di Cheney, per parlare delle nozze gay: i repubblicani sono contrari al riconoscimento delle unioni, mentre i democratici sono favorevoli a forme di unioni civili legalmente riconosciute. Edwards ha costantemente attaccato Cheney e la politica dell''amministrazione Bush, in un dibattito dominato dall''Iraq, costringendo spesso il vicepresidente sulla difensiva.

Edwards ha accusato Bush e Cheney "di non essere ancora sinceri con il popolo americano" sulla situazione in Iraq, continuando a dipingere un quadro non realistico su quanto sta accadendo nel paese e rifiutandosi di ammettere gli errori commessi.
Edwards ha detto subito che la guerra è stata intrapresa per le ragioni sbagliate: "Non c''era alcuna connessione tra l''attacco dell''11 settembre e Saddam Hussein", ha accusato il vice di Kerry. Ed è stata condotta in modo sbagliato: "Non vi erano truppe sufficienti per controllare il paese, non c''era un piano per assicurare la pace, non è stata creata un'' alleanza internazionale sufficiente per risolvere i problemi dell''Iraq".

Cheney ha attaccato soprattutto la capacità di John Kerry di guidare il paese e messo in dubbio la saldezza delle sue convinzioni: "Negli ultimi 30 anni è sempre stato dal lato sbagliato dei problemi della difesa del paese".

Sfruttando una domanda della moderatrice a Cheney sulle sanzioni all''Iran, Edwards ha attaccato il vicepresidente per i suoi legami con la compagnia Halliburton e per i privilegi che la compagnia ha goduto negli appalti per l''Iraq. "Mi servono più di 30 secondi per rispondere", si è lamentato Cheney.
"E'' tutto quello che vi posso concedere", ha replicato inflessibile la moderatrice.

La seconda parte del dibattito è stata dedicata all''economia e ai problemi interni. Edwards ha affondato il colpo sulla questione delle unioni gay accusando i repubblicani di "voler solo dividere il paese", Cheney ha attaccato l''operato di Edwards come senatore, affermando che il suo contributo "non è stato molto brillante". Edwards ha risposto con un accenno allo scarso interesse di Cheney per la comunità afroamericana: nei suoi voti al Congresso il vice di Bush non aveva appoggiato la liberazione di Nelson Mandela e l''istituzione di una festa nazionale in onore di Martin Luther King.
 

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