Tra il Dire e il Fare c’è di mezzo il mare.
Terribile iniziare con un inflazionato adagio popolare, ma nei fondi di investimento etici delle nostrane SGR (Società di Gestione del Risparmio), pare che sia proprio così !!
Mi spiego: i fondi ETICI sono strumenti finanziari identici, nella struttura, ai fondi comuni ordinari. Ciò che li caratterizza è però il fatto che il risparmiatore, sottoscrivendoli, può finanziare iniziative sociali o garantirsi un’attenta selezione dell’investimento (ad es. si prevede che saranno inseriti nel fondo solo i titoli di Paesi e società private che rispondono a requisiti quali il rispetto dei diritti umani e/o dell’ambiente; oppure solo titoli di aziende non operanti in settori come gioco d’azzardo, produzione di armi, pornografia etc.).
Sono dunque strumenti destinati a un segmento di clientela più sensibile al risvolto sociale delle proprie azioni piuttosto che alla massimizzazione del profitto: è evidente, quasi banale… no ?! Invece non è così, o almeno non sembra esserlo per chi “confeziona” i portafogli sottoscritti poi da questo tipo di persone !
Di tutti i fondi italiani specializzati in “buone azioni” soltanto 3 – ripeto, TRE - si sono infatti adeguati alle direttive Eurosif per la trasparenza ! Questi standard europei obbligano le SGR a pubblicare continuamente via Web tutte le informazioni sugli investimenti effettuati, facendo tra l’altro emergere se quel fondo effettua o meno “azionariato attivo” (ossia partecipando alle assemblee delle società in cui investe e votando in modo da influenzarne le scelte e/o l’operatività).
Le direttive EUROSIF (European Social Investment Forum), insomma, mirano tutte alla chiarezza, alla trasparenza e alla possibilità di monitorare costantemente e criticamente sia l’operato che l’operatore: la scarsa (anzi, nulla) adesione delle nostre SGR ‘etiche’ a tali standard è un dato su cui merita secondo me riflettere….
Daniele Massarri
Terribile iniziare con un inflazionato adagio popolare, ma nei fondi di investimento etici delle nostrane SGR (Società di Gestione del Risparmio), pare che sia proprio così !!
Mi spiego: i fondi ETICI sono strumenti finanziari identici, nella struttura, ai fondi comuni ordinari. Ciò che li caratterizza è però il fatto che il risparmiatore, sottoscrivendoli, può finanziare iniziative sociali o garantirsi un’attenta selezione dell’investimento (ad es. si prevede che saranno inseriti nel fondo solo i titoli di Paesi e società private che rispondono a requisiti quali il rispetto dei diritti umani e/o dell’ambiente; oppure solo titoli di aziende non operanti in settori come gioco d’azzardo, produzione di armi, pornografia etc.).
Sono dunque strumenti destinati a un segmento di clientela più sensibile al risvolto sociale delle proprie azioni piuttosto che alla massimizzazione del profitto: è evidente, quasi banale… no ?! Invece non è così, o almeno non sembra esserlo per chi “confeziona” i portafogli sottoscritti poi da questo tipo di persone !
Di tutti i fondi italiani specializzati in “buone azioni” soltanto 3 – ripeto, TRE - si sono infatti adeguati alle direttive Eurosif per la trasparenza ! Questi standard europei obbligano le SGR a pubblicare continuamente via Web tutte le informazioni sugli investimenti effettuati, facendo tra l’altro emergere se quel fondo effettua o meno “azionariato attivo” (ossia partecipando alle assemblee delle società in cui investe e votando in modo da influenzarne le scelte e/o l’operatività).
Le direttive EUROSIF (European Social Investment Forum), insomma, mirano tutte alla chiarezza, alla trasparenza e alla possibilità di monitorare costantemente e criticamente sia l’operato che l’operatore: la scarsa (anzi, nulla) adesione delle nostre SGR ‘etiche’ a tali standard è un dato su cui merita secondo me riflettere….
Daniele Massarri