gipa69
collegio dei patafisici
Nel dibattito sulla crisi dell'Europa e del rigetto popolare di un istituzione imposta dall'alto con le conseguenze economiche che ne conseguono si è scritto e letto molto in questi giorni parlando del fallimento del modello Francoprussiano di Europa a favore di un modello maggiormente Anglossassone.
All'interno di questo dibattito ho letto un interessantissimo report della Gavekal Research dall'eloquente titolo "Divorce Italian Style".
Nel report si analizzano le conseguenze economiche che un eventuale uscita dell'Italia dall'Euro avrebbe sull'Italia stessa e tira alcune interessanti conclusioni.
ve ne faccio una breve sintesi.
Pur riducendo le dichiarazioni dei politici italiani a favore dell'uscita dell'euro come una manovra populista e puramente politica il report si occupa di elencare i contro (comunque più conosciuti) ed i pro di una tale scelta.
Tra i contro vi sono probabilmente l'isolamento politico che l'italia subirebbe dopo una simile scelta, il costo materiale dello stampare nuova moneta, il timore di una crescita dell'inflazione e la possibilità che la svalutazione devi la classe politica dei progetti di riforma più o meno seri in proposta.
Tra i pro vi è il fatto che nel passato la svalutazioni della lira hanno preceduto crescite del pil del paese sistematicamente superiori a quelle del resto dell'OECD, il fatto che il rapporto svalutazione riforme non è del tutto negativa ma dipende dalle condizioni sociali e politiche del momento, del fatto che una svalutazione secca iniziale del 20% secondo modelli econometrici della Oxford Economic Forecasting (con tutti i difetti che i modelli econometrici hanno..) porterebbe il PIL Italiano immediatamente al 4% ed il tasso di disoccupazione al 7% pagando però un tassi di inflazione intorno al 4%. Il report fa presente che comunque il fattore inflattivo potrebbe essere meno rilevante che in passato tenuto conto della situazione dei prezzi altamente disinflazionaria.
L?elemento che più però attira del report è il fatto che una svalutazione della moneta italiana preceduta da una adeguata strategia di uscita potrebbe portare ad una riduzione dello stock del debito ancorchè non propria onesta e trasparente.
Secondo il report infatti l'Italia gode della possibilità attuale di indebitarsi a lungo termine in euro a tassi che nessun paese con un opzione di svalutazione potrebbe avere. L'Italia infatti nella fase attuale può continuare ad estendere la durata del proprio debito praticamente senza limite almeno finchè non decide una eventuale uscita. L'Italia potrebbe quindi aumentare la scadenza media del proprio debito dagli attuali 5 anni (più del doppio del 1999) a 10 anni continuando a farsi finanziare al 3,5%.
Al momento dell'uscita i tassi che la nuova valuta dovrebbe pagare sarebbero al 10% ma nel frattempo le vecchie emissioni in Euro scenderebbero di prezzo facendo ridurre automaticamente lo stock del debito. Il costo sarebbe pagare interessi più alti da quel momento ma essendo l'Italia uno dei paesi europei con l'indebitamento privato più basso questo dovrebbe costituire un problema marginabile e gestibile.
Tutto questo per dire che secondo la Gavekal i benefici di questa scelta potrebbero essere sostanziali e comunque molto sottovalutati.
Per Gavekal comuque questa non sarebbe l'opzione più vantaggiosa per l'Italia ma potrebbe essere la strada per raggiungere obiettivi importanti attraverso la terza opzione.
Questa riguarda la pressione che la politica italiana potrebbe fare sul resto d'Europa su una sua eventuale uscita dalla comunità europea per ottenere politiche più orientate alla crescita e non solo alla semplice richiesta di nuove tassi che indebolirebbero ulteriormente i consumi del paese.
Infatti il problema dell' italia e di buona parte dell'Europa sono la mancanza di consumi e solo politiche a sostegno potrebbero permettere una loro ripresa. Forzare la BCE a portare eventualmente i tassi a 0 per stimolare la crescita potrebbere essere per Gavekal un ottimo obiettivo perseguibile dai politici italiani. Dai modelli econometrici si desume che tassi all'1% o sotto potrebbero stimolare il PIl dell'Italia fino al 3% e al 4% per il resto d'Europa e i disoccupati italiani potrebbero scendere sempre intorno al 7%.
Cosa ne pensate?
All'interno di questo dibattito ho letto un interessantissimo report della Gavekal Research dall'eloquente titolo "Divorce Italian Style".
Nel report si analizzano le conseguenze economiche che un eventuale uscita dell'Italia dall'Euro avrebbe sull'Italia stessa e tira alcune interessanti conclusioni.
ve ne faccio una breve sintesi.
Pur riducendo le dichiarazioni dei politici italiani a favore dell'uscita dell'euro come una manovra populista e puramente politica il report si occupa di elencare i contro (comunque più conosciuti) ed i pro di una tale scelta.
Tra i contro vi sono probabilmente l'isolamento politico che l'italia subirebbe dopo una simile scelta, il costo materiale dello stampare nuova moneta, il timore di una crescita dell'inflazione e la possibilità che la svalutazione devi la classe politica dei progetti di riforma più o meno seri in proposta.
Tra i pro vi è il fatto che nel passato la svalutazioni della lira hanno preceduto crescite del pil del paese sistematicamente superiori a quelle del resto dell'OECD, il fatto che il rapporto svalutazione riforme non è del tutto negativa ma dipende dalle condizioni sociali e politiche del momento, del fatto che una svalutazione secca iniziale del 20% secondo modelli econometrici della Oxford Economic Forecasting (con tutti i difetti che i modelli econometrici hanno..) porterebbe il PIL Italiano immediatamente al 4% ed il tasso di disoccupazione al 7% pagando però un tassi di inflazione intorno al 4%. Il report fa presente che comunque il fattore inflattivo potrebbe essere meno rilevante che in passato tenuto conto della situazione dei prezzi altamente disinflazionaria.
L?elemento che più però attira del report è il fatto che una svalutazione della moneta italiana preceduta da una adeguata strategia di uscita potrebbe portare ad una riduzione dello stock del debito ancorchè non propria onesta e trasparente.
Secondo il report infatti l'Italia gode della possibilità attuale di indebitarsi a lungo termine in euro a tassi che nessun paese con un opzione di svalutazione potrebbe avere. L'Italia infatti nella fase attuale può continuare ad estendere la durata del proprio debito praticamente senza limite almeno finchè non decide una eventuale uscita. L'Italia potrebbe quindi aumentare la scadenza media del proprio debito dagli attuali 5 anni (più del doppio del 1999) a 10 anni continuando a farsi finanziare al 3,5%.
Al momento dell'uscita i tassi che la nuova valuta dovrebbe pagare sarebbero al 10% ma nel frattempo le vecchie emissioni in Euro scenderebbero di prezzo facendo ridurre automaticamente lo stock del debito. Il costo sarebbe pagare interessi più alti da quel momento ma essendo l'Italia uno dei paesi europei con l'indebitamento privato più basso questo dovrebbe costituire un problema marginabile e gestibile.
Tutto questo per dire che secondo la Gavekal i benefici di questa scelta potrebbero essere sostanziali e comunque molto sottovalutati.
Per Gavekal comuque questa non sarebbe l'opzione più vantaggiosa per l'Italia ma potrebbe essere la strada per raggiungere obiettivi importanti attraverso la terza opzione.
Questa riguarda la pressione che la politica italiana potrebbe fare sul resto d'Europa su una sua eventuale uscita dalla comunità europea per ottenere politiche più orientate alla crescita e non solo alla semplice richiesta di nuove tassi che indebolirebbero ulteriormente i consumi del paese.
Infatti il problema dell' italia e di buona parte dell'Europa sono la mancanza di consumi e solo politiche a sostegno potrebbero permettere una loro ripresa. Forzare la BCE a portare eventualmente i tassi a 0 per stimolare la crescita potrebbere essere per Gavekal un ottimo obiettivo perseguibile dai politici italiani. Dai modelli econometrici si desume che tassi all'1% o sotto potrebbero stimolare il PIl dell'Italia fino al 3% e al 4% per il resto d'Europa e i disoccupati italiani potrebbero scendere sempre intorno al 7%.
Cosa ne pensate?