mentre per la corruzione e tutte le cricche... avrei da proporre
oltre ad un arresto preventivo di 6 mesi come sopra
anche la confisca di tutti i beni .....
anche perchè tutte queste corruttele a me sembrano MAFIA
Corruzione, ecco il decalogo
Corruzione, ecco il decalogo - l’Espresso
di Raffaele Cantone Una legge per punire le cricche, controllare appalti e patrimoni dei funzionari. E cacciare chi ha condanne. La ricetta di un magistrato
(03 ottobre 2011)
Nello stesso giorno in cui la maggioranza dei deputati negava l'arresto di un parlamentare accusato di corruzione, nella
Commissione giustizia di Montecitorio proseguiva lentamente la discussione del nuovo disegno di legge anticorruzione: un provvedimento che viene giudicato un
pannicello caldo di fronte alla gravità del problema.
L'attenzione nel nostro Paese per la corruzione può essere paragonata ad
un fiume carsico. Non se ne parla per lunghi periodi, malgrado le relazioni della Corte dei conti o i documenti di organismi internazionali evidenzino ogni anno l'estensione del fenomeno.
Di tanto in tanto, poi, il rigagnolo sotterraneo fuoriesce potente. E il ritorno dell'interesse coincide sempre con fatti di cronaca così clamorosi da non passare inosservati, come l'arresto lunedì scorso di un assessore di Parma accusato di mazzette per le forniture delle mense scolastiche e già interrogato in
passato per i rapporti con camorristi.
Vent'anni fa le indagini di Mani Pulite svelarono un sistema corruzione generalizzata. L'entusiasmo della cittadinanza, che sperava di vedere scomparire la rete delle mazzette, nel corso del tempo si è trasformato in delusione o peggio sfiducia. Da un lato si è fatto credere che i processi e le condanne avevano annientato il male; dall'altro ci si è mossi rimarcando soprattutto gli inevitabili errori che pure c'erano stati. Tangentopoli è divenuta, per qualcuno, il simbolo del terrore giacobino e giustizialista.
Le indagini, al di là di ogni valutazione di merito, avrebbero comunque dovuto imporre ad una democrazia matura di introdurre gli anticorpi per il futuro. Invece tutto l'apparato dei controlli è stato smantellato o reso inefficace.
Partiamo dal basso, ossia da ciò che è avvenuto negli enti locali. C'è un dato innegabile: gli organi di controllo rappresentati dai Coreco,
lottizzati politicamente e senza garanzie di indipendenza, avevano dato pessima prova e si è ritenuto, in modo incomprensibile, di abrogare integralmente il sistema dei controlli piuttosto che di individuarne altri che sterilizzassero gli inconvenienti.
Inoltre, sempre in nome dell'efficienza, si è aggirato quel meccanismo certamente farraginoso che è la normativa sugli appalti, creando le famigerate società miste pubblico-private con consigli di amministrazioni debordanti di uomini nominati dalla politica che, sganciati spesso da ogni forma di sorveglianza, hanno gestito le risorse pubbliche in modo tutt'altro che trasparente. Negli appalti si è verificata una vera e propria rivoluzione copernicana con effetti paradossali. Mutuando ciò che avviene per le aziende private, i controlli in molte occasioni - come nelle Soa, ossia le società organismi di attestazione - sono stati affidati ad entità non pubbliche, con un criterio che è il contrario dell'indipendenza e dell'efficienza: i controllori scelti e pagati dai controllati!
Sul piano giudiziario si sono rese più complicate le attività investigative sui reati contro la pubblica amministrazione. Gli interventi sull'abuso d'ufficio e sui reati fiscali, fino alla depenalizzazione di molti aspetti del falso in bilancio, hanno limitato o escluso l'intervento dei magistrati. E si è anche ridotto il termine di prescrizione per la corruzione [prescrizioe breve e processo lungo....]: una scelta che ha vanificato indagini sulle tangenti anche di grande importanza, finite nel nulla nonostante fossero provati vasti giri di mazzette.
Invece gli strumenti di controllo preventivo, alternativi a quelli giudiziari e tanto pubblicizzati, non sono mai stati dotati di poteri reali; chi si ricorda, ad esempio, di attività significative svolte dalla cosiddetta Authority contro la corruzione?
Mentre per quasi vent'anni di regime berluskonista è stato fatto di tutto per annichilire prevenzione e repressione,
la corruzione è cambiata. Le inchieste più recenti, molto a macchia di leopardo, stanno dimostrando come la corruzione tradizionale della mazzetta consegnata al burocrate o al politico sia un ricordo del passato.
Come ha più volte evidenziato il giudice Piercamillo Davigo, gli arresti del passato hanno aguzzato l'ingegno e favorito un'evoluzione della specie. Oggi le forme attraverso cui il mercimonio degli uffici avviene vanno da quei sistemi definiti gelatinosi - in cui pubblici funzionari ed imprenditori sono in rapporti intrecciati di affari -
fino a tecniche quasi geniali, come l'occultare la tangente dietro una caparra per una vendita di un bene che non si comprerà mai.