Federalismo Fiscale-condoni-sfascio

tontolina

Forumer storico
Federalismo: Visco, non e' Bengodi ma luogo responsabilita'

BRESCIA (MF-DJ)--"Il federalismo non e' il Bengodi ma e' invece il luogo della responsabilita'. Con la riforma della Pubblica Amministrazione di qualche anno fa, quella della privatizzazione, sono stati promossi tutti e la spesa e' aumentata in maniera micidiale.

Questo e' un federalismo che non va bene perche' porta solo allo sfascio".

Lo ha affermato il viceministro dell'Economia e delle Finanze, Vincenzo Visco, nel corso della Conferenza Nazionale su Fiscalita' ed Economia Locale dell'Anci, aggiungendo che
"rispetto al 2001, la spesa pubblica corrente primaria durante la passata legislatura e' aumentata di 2,5 punti percentuali di Pil, mentre il gettito tributario e' crollato per via dei condoni. Da li' vengono fuori i problemi finanziari".

"La cosa piu' fastidiosa -ha precisato Visco- e' che se guardiamo al decennio 1997-2006 le spese complessive della Pubblica Amministrazione sono cresciute di 2,1 punti di Pil in termini reali, ma se andiamo a scomporre la spesa pubblica, quella dell'amministrazione centrale sale solo dello 0,1,
mentre per gli enti locali abbiamo aumenti micidiali dove pero' i Comuni si comportano molto meglio di altri enti.
I Comuni crescono infatti dell'1,8%, le Province del 5%, gli enti sanitari locali del 4,5% e le Regioni, senza sanita', del 2,6%. Questa e' la faccia negata del federalismo, che e' quella del vincolo di bilancio". mur (fine (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. November 08, 2007 08:20 ET (13:20 GMT)


a cui aggiungerei che i politicanti tendono ad umentare le province
in questo modo tendono a remunerare gli amici
sempre di 20mila euro al mese si parla

ovvio che la spesa pubblica aumenta...
calano le spese per la sanità
per la sicurezza
aumentano le spese per i politicanti con annessi
 
tontolina ha scritto:
Federalismo: Visco, non e' Bengodi ma luogo responsabilita'

BRESCIA (MF-DJ)--"Il federalismo non e' il Bengodi ma e' invece il luogo della responsabilita'. Con la riforma della Pubblica Amministrazione di qualche anno fa, quella della privatizzazione, sono stati promossi tutti e la spesa e' aumentata in maniera micidiale.

Questo e' un federalismo che non va bene perche' porta solo allo sfascio".

Lo ha affermato il viceministro dell'Economia e delle Finanze, Vincenzo Visco, nel corso della Conferenza Nazionale su Fiscalita' ed Economia Locale dell'Anci, aggiungendo che
"rispetto al 2001, la spesa pubblica corrente primaria durante la passata legislatura e' aumentata di 2,5 punti percentuali di Pil, mentre il gettito tributario e' crollato per via dei condoni. Da li' vengono fuori i problemi finanziari".

"La cosa piu' fastidiosa -ha precisato Visco- e' che se guardiamo al decennio 1997-2006 le spese complessive della Pubblica Amministrazione sono cresciute di 2,1 punti di Pil in termini reali, ma se andiamo a scomporre la spesa pubblica, quella dell'amministrazione centrale sale solo dello 0,1,
mentre per gli enti locali abbiamo aumenti micidiali dove pero' i Comuni si comportano molto meglio di altri enti.
I Comuni crescono infatti dell'1,8%, le Province del 5%, gli enti sanitari locali del 4,5% e le Regioni, senza sanita', del 2,6%. Questa e' la faccia negata del federalismo, che e' quella del vincolo di bilancio". mur (fine (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl. November 08, 2007 08:20 ET (13:20 GMT)


a cui aggiungerei che i politicanti tendono ad umentare le province
in questo modo tendono a remunerare gli amici
sempre di 20mila euro al mese si parla

ovvio che la spesa pubblica aumenta...
calano le spese per la sanità
per la sicurezza
aumentano le spese per i politicanti con annessi
In Italia non c'è nessun federalismo, e i numeri di Visco saranno sicuramente falsi, perchè riporti le dichiarazioni di questo st... lui è l'autore della fin 97 con la quale ha rubato a me, e non solo migliaia di €, impedendomi di detrarre le minusvalenze delle sicav estere. Ancora non so se è stato per incompetenza o disonestà.
 
volevo aolo evidenziare che il federalismo fiscale richiesto dagli independisti della lega
in realtà è il modo di moltiplicare il deficit
ed aumentare la tassazione
oltre che tagliare le necessità di base della popolazione

i politicanti si moltiplicano gli emolumenti
ma se ne fregano dei tartassati
 
LA MORTE DELLE BORSE E DEI TAROCCAMENTI

08 Nov

Posted by Paolo Barrai as Finanza operativa

http://mercato-libero.investireoggi.it/la-morte-delle-borse-e-dei-taroccamenti-422.html

Petrochina e Alibaba sono le ultime due Ipo cinesi. Prezzi da follia, euforia identica a quella che in Italia si ebbe ai tempi d’oro di Tiscali, Finmatica, Freedomland e compagnia.
Mentre in Cina si festeggia la definitiva incoronazione del capitalismo, nel resto del mondo le cose vanno male già da mesi!
Come ben sappiamo, una correzione dei mercati si considera tale quando il mercato scende del 10%. L’indice S&P financials lo ha perso in una settimana. Si entra in un bear Market quando l’indice scende di oltre il 20%. L’indice S&P financial lo ha fatto da febbraio a oggi. Quindi se ne deduce che il settore finanziario americano è entrato in un bear market. La domanda è sempre la solita. La debolezza di un settore tanto importante per l’intera economia riuscirà a non estendersi agli altri settori? Io non credo, il settore auto è in profonda crisi così come quello immobiliare. Il cementiero non ne parliamo, i media televisivi e la carta stampata non riescono a crescere. In generale i consumi degli americani sono in difficoltà e lo vedremo chiaramente durante il famoso shopping natalizio.
Alla crisi di molti settori americani aggiungiamo un petrolio oramai a 100 dollari, l’oro a 840 e tutte le materie prime su massimi storici. Un settore immobiliare in discesa verticale e le rate sui mutui sempre più elevate hanno creato perdite non facilmente misurabili all’industria finanziaria americana.
In questi tre mesi Bernanke ha pensato di salvare il sistema tagliando i tassi dello 0,75% e rifinanziando il sistema.
Tuttavia questa mossa è servita a poco, perchè oggi l’inflazione gli sta scoppiando fra le mani e potrebbe obbligarlo ad alzare i tassi nel 2008.
Il paradosso di tassi americani che stanno scendendo per salvare l’economia mentre dovrebbero salire per contenere l’inflazione sta creando scompiglio su mercati azionari fragili.
A me sembra che Bernanke rischi il suo suicidio e quello dell’intero sistema americano.

Intanto Bill Gross, il principale gestore obbligazionario americano (gestisce il fondo Pimco) ha chiesto, due giorni fa, alla Fed di abbassare ancora i tassi. La dichiarazione è grave. Ad agosto, il noto gestore si era detto sicuro che in due anni il rendimento obbligazionario americano sarebbe andato al 7%. Oggi chiede a gran voce un taglio dei tassi. Il cambio di rotta si spiega solo se si considera non lontano il rischio di implosione dell’intero sistema finanziario americano.

Oggi la BCE sarà fondamentale per capire dove L’Europa vorrà andare.
I tassi saranno fermi ma se il governatore parlerà di rischio inflazione facendo sottintendere che un rialzo dei tassi non è da escludere vedremo il dollaro indebolirsi ancora di più e le materie prime rimanere sotto tensione.
Altri sintomi della gravità della malattia:
-Indice ABX continua a scendere (ieri nuovi minimi). Le obbligazioni in mano alle banche valgono sempre di meno.
-La vendita di auto in Germania langue (-4%)
-Gli ordini di beni durevoli crollano del 2% (sempre in Germania).
- L’inflazione in Europa è in forte aumento (siamo al 3% tendenziale)
- I prezzi alla produzione in Europa salgono (siamo al 6% tendenziale)
-Vi ricordo che se la crisi continuasse i fondi Private Equity vedrebbero seriamente compromesso il loro capitale e le banche potrebbero richiedere di rientrare.
Ecc ecc
Il credit crunch è in pieno sviluppo. Il costo per mutui, carte di credito ecc è aumentato anche se i tassi sono scesi. Il peso delle perdite bancarie cadrà sulle spalle delle imprese.

Vediamo alcuni prezzi di aziende americane ieri sera…

CISCO annuncia profitti migliori delle attese ma il titolo va sotto pressione nell’after hour e crolla del 8,5%. Gli utili sono buoni, ma li manterrà…P/E era troppo alto. Discesa salutare.

GENERAL MOTORS annuncia una svalutazione da 39 miliardi di dollari. Negli anni aveva accumulato dei crediti d’imposta che GM può utilizzare se ritorna alla profittabilità. Dato che gli auditors lo ritengono improbabile GM si è vista costretta a svalutare questa posta di bilancio. Così facendo ha ridotto pesantemente i suoi assets.
Naturalmente a peggiorare le cose c’è stata la perdite del braccio finanziario di GM. Solitamente l’unità era in utile ma con il problema subprime le perdite sono giunte.
Il titolo perde il 6,11%. Le obbli

AIG –perde il 6,5% durante le normali contrattazioni, annuncia dei risultati in calo del 27% una volta che I mercati hanno chiuso e nel dopo borsa lascia sul parterre un ulteriore 3,5%. 15 miliardi di dollari vengono bruciati in un solo giorno.

CITIGROUP scende di un altro 5%. Il crollo non si ferma. 33,41 era un prezzo del 1998!!! La Banca americana rischia grosso e con essa tutto il sistema americano.

AMERICAN EXPRESS perde il 5,6%. Altro finanziario debole.
JP MORGAN perde un 4,5%.
FANNIE MAE E FREDDIE MAC sono crollate del 9 e del 10%.

E in Italia….oramai gli indici sono sotto del 5% da inizio anno. L’effetto povertà è dilagante.
Inflazione alta e alti tassi d’interesse significa RISCHIO DI USCITA dall’euro, in quanto siamo il più grande subprime del mondo.
Ricordo infine un mio articolo di due settimane fa intitolato La Guerra dei Due Mondi. Si va sempre più in questa direzione. Il rischio che i mercati azionari collassino e che i Cinesi e gli indiani usino il loro surplus di liquidità per comprare pezzi di economia in crisi in Europa e America è fortissimo.

I veicoli per farlo sono già stati creati e si chiamano Fondi Nazionali.
Negli Usa e in Europa (soprattutto in Germania, Inghilterra ) si discute in queste settimane, di come si possa bloccare la loro avanzata. La Russia diventa sempre più potente e prenota un posto per la conquista di una posizione dominante nel Golfo per il controllo delle fonti petrolifere.
Le cose prendono una gran brutta piega e il tutto con una velocità sorprendente.

Se siete preoccupati del vostro portafoglio e cercate una risposta INDIPENDENTE dagli interessi bancari potete contattarmi. [email protected].

-------------------------------------
è molto tempo che sto pensando a questo problema

tutti sappiamo che la Cina è come gli USA
con una differenza
gli USA stampano per poter pagare le varie guerre in giro per il mondo e stabilire la loro supremazia

la Cina stampa per mantenere lo Yuan ben legato al dollaro
per cui anche loro hanno le stamperie cha vanno a pieno regime giorno e notte

Fatta questa premessa
mi veniva di meditare che la cina stampa carta straccia e con la stessa acquista euro ottenendo il forte apprezzamento dell'€ e distruggere così l'economia manifatturiera che si sorregge sulle esportazioni
inoltre con la stessa carta straccia riuscirà ad acquisire per niente intere industrie strozzate da un comportamento del genere


come uscirne? :rolleyes:
 
tontolina ha scritto:
volevo aolo evidenziare che il federalismo fiscale richiesto dagli independisti della lega
in realtà è il modo di moltiplicare il deficit
ed aumentare la tassazione
oltre che tagliare le necessità di base della popolazione

i politicanti si moltiplicano gli emolumenti
ma se ne fregano dei tartassati
Il federalismo è giusto che poi anche dopo averlo fatto i politici continueranno a rubare è four di dubbio sono Italiani dopotutto, ma che il federalismo aiuti il ladrocinio è assurdo.
 
Vai a vedere queste spese (e loro trend) su queste regioni

Sicilia / Campania / Puglia / Calabria

1.Spese regione
2.Spese provincie
2.Spese sanità (solo questa volta compreso Lazio)
3.Spese statali in merito a LSU e corpo forestale
4.Quanto rappresenta il "nero" nell'economia in quelle regioni in termini di IVA e tasse non pagate
5.Contributi statali / Comunità europea buttati al vento
6.Costo dello Stato per tutte le forze della sicurezza presenti sul territorio

e poi ne riparliamo
 
legasud ha scritto:
Vai a vedere queste spese (e loro trend) su queste regioni

Sicilia / Campania / Puglia / Calabria

1.Spese regione
2.Spese provincie
2.Spese sanità (solo questa volta compreso Lazio)
3.Spese statali in merito a LSU e corpo forestale
4.Quanto rappresenta il "nero" nell'economia in quelle regioni in termini di IVA e tasse non pagate
5.Contributi statali / Comunità europea buttati al vento
6.Costo dello Stato per tutte le forze della sicurezza presenti sul territorio

e poi ne riparliamo
Parliamone adesso
Se la Sicilia da più di quanto riceve e ingiusto per I Sicialiani, soluzione federalismo fiscale, se riceve più di quanto da è ingiusto per tutte le altre regioni, soluzione federalismo fiscale
 
tontolina ha scritto:
LA MORTE DELLE BORSE E DEI TAROCCAMENTI

08 Nov

Posted by Paolo Barrai as Finanza operativa

http://mercato-libero.investireoggi.it/la-morte-delle-borse-e-dei-taroccamenti-422.html

Petrochina e Alibaba sono le ultime due Ipo cinesi. Prezzi da follia, euforia identica a quella che in Italia si ebbe ai tempi d’oro di Tiscali, Finmatica, Freedomland e compagnia.
Mentre in Cina si festeggia la definitiva incoronazione del capitalismo, nel resto del mondo le cose vanno male già da mesi!
Come ben sappiamo, una correzione dei mercati si considera tale quando il mercato scende del 10%. L’indice S&P financials lo ha perso in una settimana. Si entra in un bear Market quando l’indice scende di oltre il 20%. L’indice S&P financial lo ha fatto da febbraio a oggi. Quindi se ne deduce che il settore finanziario americano è entrato in un bear market. La domanda è sempre la solita. La debolezza di un settore tanto importante per l’intera economia riuscirà a non estendersi agli altri settori? Io non credo, il settore auto è in profonda crisi così come quello immobiliare. Il cementiero non ne parliamo, i media televisivi e la carta stampata non riescono a crescere. In generale i consumi degli americani sono in difficoltà e lo vedremo chiaramente durante il famoso shopping natalizio.
Alla crisi di molti settori americani aggiungiamo un petrolio oramai a 100 dollari, l’oro a 840 e tutte le materie prime su massimi storici. Un settore immobiliare in discesa verticale e le rate sui mutui sempre più elevate hanno creato perdite non facilmente misurabili all’industria finanziaria americana.
In questi tre mesi Bernanke ha pensato di salvare il sistema tagliando i tassi dello 0,75% e rifinanziando il sistema.
Tuttavia questa mossa è servita a poco, perchè oggi l’inflazione gli sta scoppiando fra le mani e potrebbe obbligarlo ad alzare i tassi nel 2008.
Il paradosso di tassi americani che stanno scendendo per salvare l’economia mentre dovrebbero salire per contenere l’inflazione sta creando scompiglio su mercati azionari fragili.
A me sembra che Bernanke rischi il suo suicidio e quello dell’intero sistema americano.

Intanto Bill Gross, il principale gestore obbligazionario americano (gestisce il fondo Pimco) ha chiesto, due giorni fa, alla Fed di abbassare ancora i tassi. La dichiarazione è grave. Ad agosto, il noto gestore si era detto sicuro che in due anni il rendimento obbligazionario americano sarebbe andato al 7%. Oggi chiede a gran voce un taglio dei tassi. Il cambio di rotta si spiega solo se si considera non lontano il rischio di implosione dell’intero sistema finanziario americano.

Oggi la BCE sarà fondamentale per capire dove L’Europa vorrà andare.
I tassi saranno fermi ma se il governatore parlerà di rischio inflazione facendo sottintendere che un rialzo dei tassi non è da escludere vedremo il dollaro indebolirsi ancora di più e le materie prime rimanere sotto tensione.
Altri sintomi della gravità della malattia:
-Indice ABX continua a scendere (ieri nuovi minimi). Le obbligazioni in mano alle banche valgono sempre di meno.
-La vendita di auto in Germania langue (-4%)
-Gli ordini di beni durevoli crollano del 2% (sempre in Germania).
- L’inflazione in Europa è in forte aumento (siamo al 3% tendenziale)
- I prezzi alla produzione in Europa salgono (siamo al 6% tendenziale)
-Vi ricordo che se la crisi continuasse i fondi Private Equity vedrebbero seriamente compromesso il loro capitale e le banche potrebbero richiedere di rientrare.
Ecc ecc
Il credit crunch è in pieno sviluppo. Il costo per mutui, carte di credito ecc è aumentato anche se i tassi sono scesi. Il peso delle perdite bancarie cadrà sulle spalle delle imprese.

Vediamo alcuni prezzi di aziende americane ieri sera…

CISCO annuncia profitti migliori delle attese ma il titolo va sotto pressione nell’after hour e crolla del 8,5%. Gli utili sono buoni, ma li manterrà…P/E era troppo alto. Discesa salutare.

GENERAL MOTORS annuncia una svalutazione da 39 miliardi di dollari. Negli anni aveva accumulato dei crediti d’imposta che GM può utilizzare se ritorna alla profittabilità. Dato che gli auditors lo ritengono improbabile GM si è vista costretta a svalutare questa posta di bilancio. Così facendo ha ridotto pesantemente i suoi assets.
Naturalmente a peggiorare le cose c’è stata la perdite del braccio finanziario di GM. Solitamente l’unità era in utile ma con il problema subprime le perdite sono giunte.
Il titolo perde il 6,11%. Le obbli

AIG –perde il 6,5% durante le normali contrattazioni, annuncia dei risultati in calo del 27% una volta che I mercati hanno chiuso e nel dopo borsa lascia sul parterre un ulteriore 3,5%. 15 miliardi di dollari vengono bruciati in un solo giorno.

CITIGROUP scende di un altro 5%. Il crollo non si ferma. 33,41 era un prezzo del 1998!!! La Banca americana rischia grosso e con essa tutto il sistema americano.

AMERICAN EXPRESS perde il 5,6%. Altro finanziario debole.
JP MORGAN perde un 4,5%.
FANNIE MAE E FREDDIE MAC sono crollate del 9 e del 10%.

E in Italia….oramai gli indici sono sotto del 5% da inizio anno. L’effetto povertà è dilagante.
Inflazione alta e alti tassi d’interesse significa RISCHIO DI USCITA dall’euro, in quanto siamo il più grande subprime del mondo.
Ricordo infine un mio articolo di due settimane fa intitolato La Guerra dei Due Mondi. Si va sempre più in questa direzione. Il rischio che i mercati azionari collassino e che i Cinesi e gli indiani usino il loro surplus di liquidità per comprare pezzi di economia in crisi in Europa e America è fortissimo.

I veicoli per farlo sono già stati creati e si chiamano Fondi Nazionali.
Negli Usa e in Europa (soprattutto in Germania, Inghilterra ) si discute in queste settimane, di come si possa bloccare la loro avanzata. La Russia diventa sempre più potente e prenota un posto per la conquista di una posizione dominante nel Golfo per il controllo delle fonti petrolifere.
Le cose prendono una gran brutta piega e il tutto con una velocità sorprendente.

Se siete preoccupati del vostro portafoglio e cercate una risposta INDIPENDENTE dagli interessi bancari potete contattarmi. [email protected].

-------------------------------------
è molto tempo che sto pensando a questo problema

tutti sappiamo che la Cina è come gli USA
con una differenza
gli USA stampano per poter pagare le varie guerre in giro per il mondo e stabilire la loro supremazia

la Cina stampa per mantenere lo Yuan ben legato al dollaro
per cui anche loro hanno le stamperie cha vanno a pieno regime giorno e notte

Fatta questa premessa
mi veniva di meditare che la cina stampa carta straccia e con la stessa acquista euro ottenendo il forte apprezzamento dell'€ e distruggere così l'economia manifatturiera che si sorregge sulle esportazioni
inoltre con la stessa carta straccia riuscirà ad acquisire per niente intere industrie strozzate da un comportamento del genere


come uscirne? :rolleyes:

qualcuno ha qualche idea?
 
è diventato rivoluzionario

http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2523&parametro= economia

Modesta proposta di rivoluzione (in USA)
Maurizio Blondet
26/12/2007
Il democratico dello Utah, Rocky Anderson, sindaco di Salt Lake City

L’ha detto il sindaco di Salt Lake City, Ross «Rocky» Anderson, rivolto ai suoi concittadini:
[size18]«Vi imploro: mettete un limite. Pensate esattamente dov’è il vostro punto di rottura morale. Quanto siete disposti ancora a sopportare prima di dire ‘basta’ e farlo sul serio».
L’invito era a dire basta al governo Bush, ed è significativo che venga da un sindaco.[/size]

Pochi giorni fa un amico bresciano sognava ad occhi aperti (anch’io con lui) cosa accadrebbe se tanti sindaci del Nord, molti dei quali leghisti, rifiutassero obbedienza al governo.
Anzi meglio: non ne riconoscessero l’autorità.
E si rivolgessero direttamente al presidente della repubblica, come ha fatto il generale Speciale dando le sue dimissioni dalla GDF direttamente a Napolitano anziché al ministro di riferimento, Padoa Schioppa.
Perché, qualunque giudizio si dia di Speciale (il mio non è alto), bisogna ammettere che quello suo è stato già un atto rivoluzionario, magari inconsapevolmente.
Con l’amico bresciano si parlava della necessità di pensare ormai in Italia in termini di rivoluzione: ossia fuori dalla «legalità», e come ristabilire la «legittimità».
Qualunque azione legale, riformista o parlamentare, è vana: la Casta, illegittima, ha dalla sua il «diritto» formale perché l’ha sequestrato, lo crea e lo applica a suo unico profitto.
Quando diventa moralmente necessario disobbedire alla «legalità» corrente, che produce devastazioni, disobbedire allo «jus conditum» (il diritto vigente) secondo leggi «de jure condendo»?
Questo dice il sindaco di Salt Lake City, e piuttosto chiaramente.

In Paesi diversi sale questa sorda volontà di rivolta dei cittadini contro poteri costituiti, di esasperazione verso «democrazie» che sono oligarchie e lobby, truffaldine o belliciste.
Negli Stati Uniti il discorso comincia a farsi pubblico, con una crescente chiarezza del fine e con le ovvie incertezze sui mezzi.
L’appello del sindaco Rocky Anderson è citato da Nina Rothschild Utne (eh sì, è della famiglia), editrice dello Utne Reader, una rivista molto di sinistra liberal.
La quale propone dal canto suo la rivolta fiscale anti-guerra.
Il suo appello: «Vogliamo gente che firmi un impegno scritto ad impegnarsi nella disobbedienza civile ritenendo una percentuale delle sua tasse, ma solo se si raggiunge entro il 15 aprile 2008 la massa critica di 100 mila firmatari. La sicurezza è nel numero».
Una massa di disobbedienti fiscali abbastanza grossa è in grado di battere, ragiona la Rothschild buona, la persecuzione «legale» che si abbatterebbe su questi «evasori».
Significativamente, la editrice ricorda i motivi di legittimità di una tale azione illegale: la resistenza fiscale violenta portò alla Magna Charta nel 1215, ossia alle libertà inglesi.
Ricorda Henry David Thoreau, un celebre resistente americano, e il suo saggio: «Sul dovere della disobbedienza civile», che ispirò Gandhi e Martin Luther King.
Ricorda che durante la guerra del Vietnam decine di migliaia di americani ritennero il 10% delle accise sulla telefonia col motivo che queste accise non erano state autorizzate per finanziare guerre. Dà notizia dell’esistenza di gruppi popolari che già organizzano la rivolta, come il National War Tax Resistance Coordinating Committee, e di siti connessi, come Code Pink (femminista) e www.dontbuybushwar.org.

Una «seconda Rivoluzione americana» propone Joel Hirschhorn (eh sì, anche lui ebreo buono) cattedratico a riposo di ingegneria.
Egli incita alla sollevazione popolare per esigere «la verità sull’11 settembre», e si sorvoli per ora sull’ingenuità, perché Hirschhorn parte dall’11 settembre con il «programma politico» di mettere in crisi il sistema politico-costituzionale USA.
E l’accento è messo qui sull’azione politica, più che sul complottismo.
«Solo il 16% degli americani», esordisce il professore, «crede che i membri del governo Bush dicano la verità sull’11 settembre… ma ciò che la gente dice nei sondaggi non è la stessa cosa che schierarsi pubblicamente e rumorosamente per la verità sull’11 settembre, o capire che la causa dell’11 settembre non sta nelle azioni di pochi malvagi, ma nel degrado della democrazia americana».
Interessante considerazione, a cui non tutti forse arrivano, anche i più esasperati tra noi: esprimere scontento, esasperazione e derisione «non» sono di per sé atti rivoluzionari.
Per questi, occorre la «massa critica» evocata dalla Rotschild Utne.
Si può andare avanti per decenni a lamentarsi e mormorare, ma senza alcun esito reale.
Bisogna «fare».

La riflessione di Hirschhorn è vicina, ma si ferma prima, della recisa asserzione che Malaparte ha espresso nel suo «Tecnica del colpo di Stato».
E’ l’assioma primo della rivoluzione: «La conquista dello Stato non è un problema politico, ma tecnico».
Problema tecnico?
Significa: la rivoluzione va organizzata tecnicamente.
Bisogna sapere «come fare».
L’organizzazione è quella che manca, anche se l’esasperazione cresce: da qui si vede, per esempio, il tradimento radicale della nostra sedicente «opposizione» italiana.
Non organizzano ciò che il popolo chiede.
Bossi minaccia la rivolta fiscale, ma non dice «come farla», non mette a disposizione i mezzi. Berlusconi ripete che «il governo cadrà da sé», «si voti e vinciamo le elezioni».
In vista della legittimità da instaurare, de jure condendo, questo è tradimento.
Anzi, aggiunge Malaparte: «La gravità della situazione politica e sociale non è di per sé circostanza favorevole alla presa del potere» (alla rivoluzione).
E’ una paradossale ma profonda verità.
Quando, come sta già accadendo in USA, centinaia di migliaia di tartassati dai mutui variabili perdono la casa pignorata e vivono nelle auto e sotto le tende, o perdono il lavoro nella recessione, essi diventano dipendenti dal potere pubblico vigente, da cui sperano soccorso.
E anche se lo aspettano invano, hanno altro da occuparsi che fare la rivoluzione: mangiare, lavarsi, coprirsi.
Per questo le rivoluzioni sono state sempre scatenate dalle classi in ascesa, non in declino.
La rivoluzione francese fu opera di una borghesia sempre più ricca e sicura di sé e delle sue competenze, non dei poveri stracciati e affamati di cui parla la mitologia.
La miseria crescente consolida il potere illegittimo, lungi dal minarlo.
Cosa che ogni Casta capisce benissimo.
Eppure pensate se quei debitori pignorati che sono milioni, pensate se i 700 mila italiani che nei prossimi mesi saranno nei guai per il tasso variabile, fossero «organizzati»: sarebbero la «massa critica» rivoluzionaria.
Se «tutti insieme» rifiutassero di pagare l’eccedente variabile del mutuo, se resistessero con la forza, spalleggiati fisicamente dagli altri e assistiti da avvocati rivoluzionari, al sequestro della casa in cui abitano - atto cui hanno, profondamente, legittimo diritto - il sistema bancario e quello «politico» della Casta (sono tutt’uno) sarebbe immediatamente in pericolo di collasso.
La sedicente opposizione, i partiti politici anti-Prodi a parole, potrebbero farlo.
O almeno provarci.
Non lo fanno.

Anche Berlusconi ha la sua banca, e Bossi ne aveva una (divorata dai caporioni leghisti del «Nord efficiente ed onesto»); tutti sperano di averne una.
Il primo atto di Veltroni come capo dello spettrale partito democratico, è stato di «farsi» una sua banca.
«Loro» sanno bene cosa fare, «noi» no.
Loro hanno tutti i mezzi dello Stato che occupano, i debitori con tasso variabile no.
Loro hanno «la legge» a loro favore.
E soprattutto, «loro» sono sprovvisti di ogni minimo scrupolo morale e sociale, mentre fra «noi» ci sono tanti che obietterebbero, poniamo, alla violenza fisica rivoluzionaria, che si ritrarrebbero dal versare il sangue degli oppressori, che si farebbero scrupolo di «violare le leggi».



Uno dei maggiori ostacoli alla rivoluzione non è esterno ma interno, psicologico.

Lo riconosce chiaramente Hirschhorn, per la situazione americana: «Non abbiamo contro solo l’elite di potere (la Casta). Abbiamo contro la resistenza psicologica di milioni di americani ad accettare la dolorosa verità sull’11 settembre, una verità impensabile, vergognosa sul governo che hanno eletto. Anche se dubitano della storia ufficiale, istintivamente si ritraggono ed elevano barriere mentali contro la piena verità. Vogliono continuare a credere che vivono in una grande democrazia. Vogliono credere che, una volta sostituito il governo Bush, la nostra democrazia sarà di nuovo sana. E’ difficile accettare che la verità sull’11 settembre non avrebbe potuto essere stata soppressa così a lungo senza la tacita o esplicita approvazione dei politici democratici».

L’ultimo passo è ovviamente diretto alla sedicente opposizione del partito democratico USA, che come la nostra, non si oppone ma è complice.

E’ un momento duro, per cittadini che credono ancora alla legalità e alla democrazia, scoprire che un’opposizione non c’è.

Che si è ridotti alla proprie sole forze, e che occorre auto-organizzarle.
Il resto delle proposte di Hirschhorn risente di questa difficoltà psicologica e di questa ingenuità onesta, che ci ostacola: egli chiede che il popolo si sollevi per esigere, in occasione delle presidenziali 2008, che il Congresso e lo stesso presidente (Bush!) ratifichino una legge che «istituisca l’impegno di scoprire la verità sull’11 settembre».

E come obbligarli?

Il professore parla di minaccia popolare («La minaccia è una necessità assoluta»), ma poi ecco cosa intende per «minaccia»: «Se tale legge non è varata dal Congresso e firmata dal presidente Bush, allora dobbiamo decisamente attivare il sostegno per un boicottaggio del voto per tutti i candidati, democratici e repubblicani, nelle elezioni del 2008».

Che mite minaccia, si può dire.

Hirschhhorn pensa ancora in termini di leggi da varare, di Congressi che le varano e presidenti che le firmano.
Pensa in termini di «diritto» vigente, di legalità costituzionale, quello che è esattamente da rovesciare.

Ma non ridiamo di questa ingenuità.

Almeno, in America si comincia a pensare e a parlare di democrazia tradita, e di «come» fare a fondare la nuova, necessaria legittimità.

Il processo è solo germinale.

Ma è difficile «pensare» la rivoluzione.
Nel mio piccolo, non chiedetemi di dire qualcosa di più.
Ciò che posso dire sono cose non del tutto favorevoli alle prospettive di un vero mutamento.
So che le rivoluzioni sono fatte da classi in ascesa, e noi stiamo decadendo (solo la Casta arricchisce).
So che i capi rivoluzionari erano giovani, e noi siamo un popolo di vecchi.
So che le rivoluzioni di successo sono state «finanziate»: Lenin dai tedeschi per accelerare la caduta dello Zar, Mussolini dagli inglesi perché avevano bisogno di un socialista che fosse interventista, Hitler dai grandi industriali contro la minaccia comunista.

Le rivoluzioni costano.

So che le rivoluzioni sono un problema tecnico, ossia di organizzazione tattica: e che per questo si dotarono in genere di rivoluzionari «di professione», agitatori e sabotatori o attivisti stipendiati.

Erano stipendiati per fare la parte del «popolo» i sanculotti che passavano le giornate all’assemblea a sostenere Robespierre e ad intimidire gli altri deputati.

Stipendiati ovviamente i funzionari comunisti, «avanguardia del proletariato», esecutori delle strategie di Lenin e delle tattiche paramilitari di Trotzsky.

Non si può fare la rivoluzione part-time, dedicandole le sere libere perché la mattina si deve andare a lavorare.

Vedo anche che, mentre la rivoluzione francese aveva da rovesciare solo qualche migliaio di nobili privilegiati, oggi i privilegiati, quelli che traggono benefici indebiti dalla «legalità» vigente e dunque sostengono lo status quo (che coincide coi loro stipendi) sono decine di milioni: e il loro numero si allarga continuamente.
Per giunta, come diceva Richelieu, chi si oppone allo Stato è, per questo solo fatto, due volte più debole dello Stato stesso.

Vedo che sono rimaste pochissime zone sociali o economiche sottratte al potere della Casta pubblica o parapubblica.

Un tempo, un’arma rivoluzionaria importante in mano alla sinistra fu lo sciopero generale: i treni non viaggiavano, le centrali elettriche si spegnevano, le merci non arrivavano ai mercati, i giornali non uscivano, la spazzatura non veniva raccolta.
Il potere «legale» non poteva più esercitare il governo reale.

Ma questo accadeva quando c’erano le fabbriche e gli operai, e li organizzavano sindacati rivoluzionari (o sovversivi) come un esercito, «l’armata del lavoro».
Oggi le fabbriche sono in Cina e gli operai una specie in estinzione: ci sono «consumatori» e «contribuenti», pubblicitari, modisti e veline, che non hanno in mano gli impianti e le centrali tecniche il cui blocco può far paura al potere.

A Napoli la spazzatura non viene raccolta, e la cittadinanza sopporta per anni, passiva.
Si è passivi quando non si è organizzati.
Ci lasciamo seppellire vivi dalla rumenta, e andiamo avanti senza aggredire il Palazzo d’Inverno.
Che era un mito, non ci fu alcun attacco della masse al Palazzo d’Inverno, ma gli ottomila professionisti addestrati agli ordini di Trotszky: quelli che presero possesso delle centrali elettriche e telefoniche, delle ferrovie e degli acquedotti, e li fecero funzionare non più per il «legale» Kerenski, ma per Lenin.

Però abbiamo visto un caso, recente, che somiglia molto a quello evocato: lo sciopero dei TIR.
Per due giorni, non arrivavano le merci, niente carne né verdura ai mercati, niente benzina, pochi giornali.
Se i padroncini dei TIR siano una classe rivoluzionaria, ecco l’interrogativo: ma almeno hanno mostrato di essere una classe indispensabile, con in mano un potere reale, e il coraggio di agire fisicamente.
Sono forse gli ultimi ad avere questo potere reale di classe necessaria?

Vedremo, bisogna pensare.
Siamo solo allo stato germinale.
Parliamone, diamo delle idee.
In USA hanno cominciato.

Maurizio Blondet
 

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