Fertility day

forse perché in questo paese mancano delle vere politiche per la famiglia e per le mamme lavoratrici?
 
ecco, per dirne una...

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Io dico che sulla campagna pubblicitaria non ci trovo niente di sconvolgente. Molte critiche sono giuste alcune esagerate tipo quelle che le paragonano alla propaganda fascista.

Il calo delle natalità non è fenomeno nato con la crisi economica, fermo restando che la accentua. Niente di sconvolgente quindi.
 
Ho riflettuto a lungo su quale degli slogan del #fertilityday mi faccia più schifo. "La fertilità è un bene comune" in effetti aveva parecchie chance di vittoria. Non so voi, ma io non penso alla mia patonza come a un bene comune. O forse la Lorenzin la cataloga ruscello nei giorni del ciclo e zona boschiva se si salta la ceretta un paio di mesi. Allora sì, ha ragione lei e passo allo slogan successivo. "Genitori giovani, il miglior modo per essere creativi". Io non la scomodo la faccenda del precariato, i contratti, la disoccupazione. Troppo facile. E' banale lo slogan della Lorenzin perché non tiene conto delle incertezze economiche dei giovani ed è banale la replica di chi ne fa solo una questione economica. Lo sappiamo bene che oggi si fanno meno figli (anche e legittimamente) perché la maternità non è più nè un traguardo nè uno status. Non è solo questione di non arrivare a fine mese. È anche questione di non arrivare a desiderare figli, che è una scelta legittima su cui la signora Lorenzin non dovrebbe mettere becco. Quindi no, non è neppure questo lo slogan peggiore. Passiamo al prossimo. "La costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile". Questa è bella. Quindi ai figli di genitori coglioni, di coiti maldestramente interrotti, di stupri, di due mojti di troppo, di due che si separano al primo vagito o di due ragazzetti al liceo che fine facciamo fare? Apolidi, in un campo profughi? Aborto selettivo? Tutti a fare da servitù in casa Vacchi? Eppure no. Pensate. Non è neppure questo lo slogan che vince, secondo me. Vince "La bellezza non ha età. La fertilità sì.". E vince perché non è solo stupido e superficiale come quelli citati in precedenza. Vince perché ferisce. Ferisce proprio le donne che non avevano bisogno di uno slogan imbecille per ricordarsi che la fertilità non è per sempre. Quelle donne che ci provano ma non ce la fanno. Perché sono sfortunate e basta. Perché soffrono di endometriosi e altre patologie bastarde. Perché hanno subito cure mediche o operazioni invasive. Perché non hanno incontrato l'amore o l'hanno incontrato quando era rimasta poca sabbia nella clessidra. Perchè hanno avuto compagni che non volevano. O non potevano. Perché non è andata come avrebbero desiderato e invidiano gli uomini con la loro fertilità a lunga durata, come le batterie al litio. Questo è lo slogan che vince, ministro Lorenzin. Perché non offende solo la nostra intelligenza ma anche, e soprattutto, la nostra sensibilità.
La prossima volta pensi al #sensibilityday, mi dia retta, che ci fa più bella figura.

(Selvaggia Lucarelli)
 
e mi taccio sul messaggio sessista secondo cui la donna ha valore sociale solo se fa figli. donne, non dannatevi l'anima a cercare un lavoro che non c'è: tanto vale che rimaniate a casa a far figli.
 
Ho riflettuto a lungo su quale degli slogan del #fertilityday mi faccia più schifo. "La fertilità è un bene comune" in effetti aveva parecchie chance di vittoria. Non so voi, ma io non penso alla mia patonza come a un bene comune. O forse la Lorenzin la cataloga ruscello nei giorni del ciclo e zona boschiva se si salta la ceretta un paio di mesi. Allora sì, ha ragione lei e passo allo slogan successivo. "Genitori giovani, il miglior modo per essere creativi". Io non la scomodo la faccenda del precariato, i contratti, la disoccupazione. Troppo facile. E' banale lo slogan della Lorenzin perché non tiene conto delle incertezze economiche dei giovani ed è banale la replica di chi ne fa solo una questione economica. Lo sappiamo bene che oggi si fanno meno figli (anche e legittimamente) perché la maternità non è più nè un traguardo nè uno status. Non è solo questione di non arrivare a fine mese. È anche questione di non arrivare a desiderare figli, che è una scelta legittima su cui la signora Lorenzin non dovrebbe mettere becco. Quindi no, non è neppure questo lo slogan peggiore. Passiamo al prossimo. "La costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile". Questa è bella. Quindi ai figli di genitori coglioni, di coiti maldestramente interrotti, di stupri, di due mojti di troppo, di due che si separano al primo vagito o di due ragazzetti al liceo che fine facciamo fare? Apolidi, in un campo profughi? Aborto selettivo? Tutti a fare da servitù in casa Vacchi? Eppure no. Pensate. Non è neppure questo lo slogan che vince, secondo me. Vince "La bellezza non ha età. La fertilità sì.". E vince perché non è solo stupido e superficiale come quelli citati in precedenza. Vince perché ferisce. Ferisce proprio le donne che non avevano bisogno di uno slogan imbecille per ricordarsi che la fertilità non è per sempre. Quelle donne che ci provano ma non ce la fanno. Perché sono sfortunate e basta. Perché soffrono di endometriosi e altre patologie bastarde. Perché hanno subito cure mediche o operazioni invasive. Perché non hanno incontrato l'amore o l'hanno incontrato quando era rimasta poca sabbia nella clessidra. Perchè hanno avuto compagni che non volevano. O non potevano. Perché non è andata come avrebbero desiderato e invidiano gli uomini con la loro fertilità a lunga durata, come le batterie al litio. Questo è lo slogan che vince, ministro Lorenzin. Perché non offende solo la nostra intelligenza ma anche, e soprattutto, la nostra sensibilità.
La prossima volta pensi al #sensibilityday, mi dia retta, che ci fa più bella figura.

(Selvaggia Lucarelli)

da leggere attentamente:

Selvaggia Lucarelli - Wikipedia
 

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