GIGI
Nuovo forumer
Telefoni bollenti in Via dell'Umiltà, sede nazionale di Forza Italia. Silvio Berlusconi, forte delle dichiarazioni di Lamberto Dini ("Da oggi ho le mani libere"), è convinto di mandare a casa Prodi sulla Finanziaria. La data è ormai nota: il 14 novembre, o anche prima. E il Cavaliere è convinto che alla fine il presidente della Repubblica dovrà certificare l'impossibilità di dar vita a un nuovo esecutivo (tecnico-istituzionale). E, quindi, l'unica strada saranno le elezioni anticipate già a fine febbraio o all'inizio di marzo. L'ex premier è sicuro di avere la maggioranza anche a Palazzo Madama. I sondaggi interni agli azzurri danno alla CdL circa 170 seggi.
E con il premio su base nazionale il controllo totale della Camera. Berlusconi, però, sta già guardando avanti. Ovvero al prossimo governo del Centrodestra. Anche perché questa volta vuole evitare le liti del passato con gli alleati. E così si profila già l'organigramma del futuro, possibile, esecutivo della CdL. La presidenza del Senato, seconda carica dello Stato, resta nella mani di Forza Italia, come nella legislatura 2001-2006 con Marcello Pera. Per Palazzo Madama si prepara Giuseppe Pisanu, ex ministro dell'Interno e uomo non di rottura ma di dialogo.
Per la guida di Montecitorio, invece, passaggio di consegne tra l'Udc e la Lega. Questa volta, infatti, alla presidenza della Camera si fa il nome di Roberto Maroni, attuale capogruppo del Carroccio. Passando ai ministri, per Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale, è pronta la poltrona del Viminale, nonché la carica di vicepremier unico. Come sottosegretario alla presidenza del Consiglio confermatissimo Gianni Letta. Così come Giulio Tremonti al dicastero dell'Economia. Per la Giustizia ballottaggio in casa An tra Altero Matteoli (capogruppo a Palazzo Madama) e Andrea Ronchi (portavoce nazionale). Alle Attività Produttive (attuale Sviluppo Economico) la new entry padana Roberto Cota, segretario del Carroccio piemontese e vicinissimo a Umberto Bossi. La compagine governativa della Lega, in caso di buon risultato elettorale, potrebbe vedere confermato Roberto Calderoli alle riforme e il passaggio di Roberto Castelli agli Affari Regionali e alle Autonomie Locali.
E con il premio su base nazionale il controllo totale della Camera. Berlusconi, però, sta già guardando avanti. Ovvero al prossimo governo del Centrodestra. Anche perché questa volta vuole evitare le liti del passato con gli alleati. E così si profila già l'organigramma del futuro, possibile, esecutivo della CdL. La presidenza del Senato, seconda carica dello Stato, resta nella mani di Forza Italia, come nella legislatura 2001-2006 con Marcello Pera. Per Palazzo Madama si prepara Giuseppe Pisanu, ex ministro dell'Interno e uomo non di rottura ma di dialogo.
Per la guida di Montecitorio, invece, passaggio di consegne tra l'Udc e la Lega. Questa volta, infatti, alla presidenza della Camera si fa il nome di Roberto Maroni, attuale capogruppo del Carroccio. Passando ai ministri, per Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale, è pronta la poltrona del Viminale, nonché la carica di vicepremier unico. Come sottosegretario alla presidenza del Consiglio confermatissimo Gianni Letta. Così come Giulio Tremonti al dicastero dell'Economia. Per la Giustizia ballottaggio in casa An tra Altero Matteoli (capogruppo a Palazzo Madama) e Andrea Ronchi (portavoce nazionale). Alle Attività Produttive (attuale Sviluppo Economico) la new entry padana Roberto Cota, segretario del Carroccio piemontese e vicinissimo a Umberto Bossi. La compagine governativa della Lega, in caso di buon risultato elettorale, potrebbe vedere confermato Roberto Calderoli alle riforme e il passaggio di Roberto Castelli agli Affari Regionali e alle Autonomie Locali.