SINIBALDO
Forumer attivo
E' proprio vero, una "parte" del popolo italiano dopo i vari "crac" di questi ultimi anni, dimostra ancora una volta di avere un quoziente intellettivo
pari a quello di una gallina.............."intelligente" !!!!!!!!!!!!!
Sentono profondamente la vocazione del martirio......."finanziario" !!!!!!!!!
E..........."LORO" con molta sofferenza e sublime .......dispiacere sono costretti a doverli ripulire dei loro.............. "averi" !!!!!!!!!!!!!
SINIBALDO
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BANCHE - CHE COSA RISCHIA CHI HA COMPRATO AZIONI E BOND DELLA EX LODI
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Sono ben 12 miliardi di euro le obbligazioni emesse dalla Popolare italiana oggi in mano agli investitori.
Mentre gli azionisti hanno sottoscritto aumenti di capitale a ripetizione.
Il «Fiorani people» continua a manifestare fiducia.
Ma gli analisti temono che con la semestrale emergano nuovi problemi.
Un amministratore delegato sotto indagine giudiziaria e sospeso per due mesi dall'incarico.
Una scalata molto contrastata a una banca più grande, l'Antonveneta, con il rischio di compromettere la propria solidità.
Un nume tutelare importante, il governatore della Banca d'Italia, in grave difficoltà.
Ce n'è abbastanza per far venire i brividi?
A quanto pare, non agli azionisti della Popolare italiana, nuovo nome dell'ex banca di Lodi.
Quella che Gianpiero Fiorani, alla guida dal 1997, ha trasformato facendo incetta di sportelli su tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia a Bolzano.
Così un piccolo istituto di provincia è diventato un big del credito, con sede (avveniristica, progettata da Renzo Piano) sempre a Lodi.
Nonostante tutti gli eventi negativi di quest'estate, sembra incrollabile il credito dato a Fiorani da parte dei 70 mila soci della Popolare, di cui oltre 40 mila (su 44 mila correntisti) tuttora residenti proprio nel Lodigiano.
E certo, di un vero e proprio credito si tratta: basti pensare che la Banca popolare italiana ha emesso obbligazioni per ben 12 miliardi di euro al 30 giugno scorso.
In buona parte questi bond, non quotati, sono finiti proprio nei portafogli dei clienti della banca, che ne sono spesso anche azionisti.
E la capitalizzazione di borsa, circa 3,8 miliardi grazie a numerosi aumenti di capitale sborsati dai soci (l'ultimo, di 1,5 miliardi, a luglio), è pari a nemmeno un terzo del debito obbligazionario.
Sono una bella cifra, 12 miliardi di bond, di cui 9 cosiddetti senior e 3 di prestiti subordinati (quelli, spiega un analista, «meno tutelati in caso
d'insolvenza») sottoscritti spesso da grandi banche internazionali, come nel caso dei 500 milioni di obbligazioni subordinate emesse dalla Bpi a luglio, e che rendono addirittura il 6,7 per cento.
Un tasso molto più alto di quello pagato ai normali risparmiatori dall'istituto di Lodi che si è anche visto declassare da Moody's ad agosto il suo rating sul debito a breve: il voto sull'affidabilità è sceso da C- a D+.
In questa situazione, arriva il comprensibile sostegno da parte del «Fiorani people» che ha investito nell'istituto i propri risparmi.
Anche se non è incoraggiante l'andamento dell'azione in borsa, decisamente inferiore all'indice di Piazza Affari.
«Noi rinnoviamo la nostra incondizionata fiducia al gruppo dirigente»
scandisce Ernesto Capra, presidente dell'Associazione Tiziano Zalli, che prende il nome dal fondatore, nel 1864, della banca (vanta il titolo di più antica popolare italiana).
L'associazione raggruppa quasi mille azionisti lodigiani, in molti casi ex dipendenti.
E sono tutti, aggiunge Capra, «in attesa che riprenda il suo posto il vecchio amministratore delegato».
Insomma, Fiorani a ottobre deve tornare a guidare il suo popolo, dopo aver scontato la squalifica inflittagli dal giudice.
Il messaggio è chiaro: Giorgio Olmo (in passato alla guida della Popolare di Crema, una delle principali acquisizioni degli ultimi anni) è stato chiamato come amministratore delegato al posto di Fiorani solo per gestire questa fase di transizione.
E per firmare una relazione semestrale al 30 giugno che, secondo alcuni, potrebbe far emergere qualche problema.
Come sostiene Andrew Sentance, l'analista che già il 21 febbraio scorso lanciò per primo l'allarme sul bilancio.
Secondo Capra, «la banca ha una solidità che non può essere messa in discussione».
Ma è proprio così?
In realtà, il boccone Antonveneta si è dimostrato non solo troppo grande, ma anche indigesto:
gli advisor della Bpi stanno trattando il disimpegno con gli olandesi di Abn Amro a questo punto favoriti per conquistare definitivamente la banca padovana.
In quel caso «Lodi si troverebbe comunque il vantaggio di grosse plusvalenze» sostiene Capra.
Sicuri ????????
La fine della partita è incerta.
L'inchiesta giudiziaria in corso può riservare ancora sorprese: dai verbali degli interrogatori dei testimoni emergerebbero favoritismi molto gravi verso poche decine di clienti privilegiati, loro sì gratificati con plusvalenze milionarie.
Quanto alla solidità, il Financial Times per esempio solleva dubbi pesanti sul caso Lodi, paragonandolo addirittura al crac dell'Ambrosiano.
Insomma, la banca è solida o no?
Recentemente c'è stato un aumento di capitale da 1,5 miliardi che è stato interamente sottoscritto, d'accordo.
Ma era finalizzato all'opa su Antonveneta e potrebbe essere annullato e restituito al «Fiorani people» se le indagini dei magistrati di Milano dimostrassero che le sottoscrizioni sono state finanziate dalla banca stessa.
Con la conseguente ipotesi di reato di falso in bilancio.
Tra i gestori dei fondi e nelle sale operative della borsa c'è chi è rimasto deluso dalla Bpi: come la Azimut, la sgr indipendente che nel 2003 aveva
investito oltre 50 milioni di euro arrivando quasi al 3 per cento dell'allora Bipielle, azioni tutte vendute alla fine dell'anno scorso.
Fausto Artoni, gestore azionario della Azimut, lo racconta così: «La Lodi aveva comprato 20 banche in tre anni e, dai dati ufficiali, il suo valore di borsa era inferiore al patrimonio netto.
Eravamo curiosi di conoscere il management della banca e gli abbiamo detto: siamo pronti a investire su di voi, purché non facciate altre acquisizioni e vi dedichiate a dare redditività alle banche già prese.
Ci hanno promesso: basta con le nuove operazioni, e gli abbiamo creduto.
Poi invece è venuta fuori la storia di Antonveneta e a quel punto siamo usciti».
Dal canto loro, anche gli analisti che hanno studiato la banca di Fiorani sono sempre più cauti.
Per esempio: alla WebSim (Monte Paschi) affermano che, quanto ai bilanci, «ipotizziamo, fino a prova contraria, che siano veri.
Su questo devono intervenire eventualmente i revisori e la Consob».
Mentre gli analisti di Intermonte (sempre gruppo Monte Paschi) ammettono: «La situazione è ancora ingarbugliata».
C'è un rischio di solidità della banca?
«Su questo preferiamo non rispondere».
Bocche cucite anche alla Euromobiliare (gruppo Credito emiliano) che fino al 2 maggio aveva una visione positiva sul titolo.
Mentre prende spunto dalle intercettazioni telefoniche di Fiorani l'analista indipendente Paolo Sassetti, che afferma:
«Di certo vi fu contabilità simulata».
Il riferimento è al dialogo con il presidente Unipol, Giovanni Consorte, in cui l'ex amministratore delegato della Bpi parla di cessioni di partecipazioni «temporanee con T maiuscola».
Sottolinea Sassetti:
«Non erano state presentate così, cioè temporanee, al mercato degli investitori. Vuol dire che Andrew Sentance aveva visto giusto e più lontano di altri».
E lui, Sentance, cosa pensa su quanto rischia il «Fiorani people»?
«In un caso estremo» risponde l'analista inglese «se la situazione si evolve verso il commissariamento, le difficoltà le avrebbero solo gli azionisti.
Gli obbligazionisti al massimo rischierebbero di perdere una parte del capitale».
A quel punto, sarebbe d'obbligo l'intervento di un «cavaliere bianco»:
un partner forte (si sussurrano i nomi di Banca Intesa o Capitalia) per salvare l'ex Bipielle.
Ultima annotazione.
Il destino della Bpi sarà comunque intrecciato a quello di Antonio Fazio.
Quando il governatore telefonò a mezzanotte per comunicare il suo ok all'opa su Antonveneta, Fiorani si sciolse:
«Ah... Tonino, io sono commosso, con la pelle d'oca... ti darei un bacio sulla fronte».
Chissà quanti azionisti, a Lodi e dintorni, vorrebbero ancora baciare Fiorani.
Pensando ai loro soldi. Con la pelle d'oca.(di E.Rho)__________________________________________________________
SINIBALDO
pari a quello di una gallina.............."intelligente" !!!!!!!!!!!!!
Sentono profondamente la vocazione del martirio......."finanziario" !!!!!!!!!
E..........."LORO" con molta sofferenza e sublime .......dispiacere sono costretti a doverli ripulire dei loro.............. "averi" !!!!!!!!!!!!!
SINIBALDO
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BANCHE - CHE COSA RISCHIA CHI HA COMPRATO AZIONI E BOND DELLA EX LODI
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Sono ben 12 miliardi di euro le obbligazioni emesse dalla Popolare italiana oggi in mano agli investitori.
Mentre gli azionisti hanno sottoscritto aumenti di capitale a ripetizione.
Il «Fiorani people» continua a manifestare fiducia.
Ma gli analisti temono che con la semestrale emergano nuovi problemi.
Un amministratore delegato sotto indagine giudiziaria e sospeso per due mesi dall'incarico.
Una scalata molto contrastata a una banca più grande, l'Antonveneta, con il rischio di compromettere la propria solidità.
Un nume tutelare importante, il governatore della Banca d'Italia, in grave difficoltà.
Ce n'è abbastanza per far venire i brividi?
A quanto pare, non agli azionisti della Popolare italiana, nuovo nome dell'ex banca di Lodi.
Quella che Gianpiero Fiorani, alla guida dal 1997, ha trasformato facendo incetta di sportelli su tutto il territorio nazionale, dalla Sicilia a Bolzano.
Così un piccolo istituto di provincia è diventato un big del credito, con sede (avveniristica, progettata da Renzo Piano) sempre a Lodi.
Nonostante tutti gli eventi negativi di quest'estate, sembra incrollabile il credito dato a Fiorani da parte dei 70 mila soci della Popolare, di cui oltre 40 mila (su 44 mila correntisti) tuttora residenti proprio nel Lodigiano.
E certo, di un vero e proprio credito si tratta: basti pensare che la Banca popolare italiana ha emesso obbligazioni per ben 12 miliardi di euro al 30 giugno scorso.
In buona parte questi bond, non quotati, sono finiti proprio nei portafogli dei clienti della banca, che ne sono spesso anche azionisti.
E la capitalizzazione di borsa, circa 3,8 miliardi grazie a numerosi aumenti di capitale sborsati dai soci (l'ultimo, di 1,5 miliardi, a luglio), è pari a nemmeno un terzo del debito obbligazionario.
Sono una bella cifra, 12 miliardi di bond, di cui 9 cosiddetti senior e 3 di prestiti subordinati (quelli, spiega un analista, «meno tutelati in caso
d'insolvenza») sottoscritti spesso da grandi banche internazionali, come nel caso dei 500 milioni di obbligazioni subordinate emesse dalla Bpi a luglio, e che rendono addirittura il 6,7 per cento.
Un tasso molto più alto di quello pagato ai normali risparmiatori dall'istituto di Lodi che si è anche visto declassare da Moody's ad agosto il suo rating sul debito a breve: il voto sull'affidabilità è sceso da C- a D+.
In questa situazione, arriva il comprensibile sostegno da parte del «Fiorani people» che ha investito nell'istituto i propri risparmi.
Anche se non è incoraggiante l'andamento dell'azione in borsa, decisamente inferiore all'indice di Piazza Affari.
«Noi rinnoviamo la nostra incondizionata fiducia al gruppo dirigente»
scandisce Ernesto Capra, presidente dell'Associazione Tiziano Zalli, che prende il nome dal fondatore, nel 1864, della banca (vanta il titolo di più antica popolare italiana).
L'associazione raggruppa quasi mille azionisti lodigiani, in molti casi ex dipendenti.
E sono tutti, aggiunge Capra, «in attesa che riprenda il suo posto il vecchio amministratore delegato».
Insomma, Fiorani a ottobre deve tornare a guidare il suo popolo, dopo aver scontato la squalifica inflittagli dal giudice.
Il messaggio è chiaro: Giorgio Olmo (in passato alla guida della Popolare di Crema, una delle principali acquisizioni degli ultimi anni) è stato chiamato come amministratore delegato al posto di Fiorani solo per gestire questa fase di transizione.
E per firmare una relazione semestrale al 30 giugno che, secondo alcuni, potrebbe far emergere qualche problema.
Come sostiene Andrew Sentance, l'analista che già il 21 febbraio scorso lanciò per primo l'allarme sul bilancio.
Secondo Capra, «la banca ha una solidità che non può essere messa in discussione».
Ma è proprio così?
In realtà, il boccone Antonveneta si è dimostrato non solo troppo grande, ma anche indigesto:
gli advisor della Bpi stanno trattando il disimpegno con gli olandesi di Abn Amro a questo punto favoriti per conquistare definitivamente la banca padovana.
In quel caso «Lodi si troverebbe comunque il vantaggio di grosse plusvalenze» sostiene Capra.
Sicuri ????????
La fine della partita è incerta.
L'inchiesta giudiziaria in corso può riservare ancora sorprese: dai verbali degli interrogatori dei testimoni emergerebbero favoritismi molto gravi verso poche decine di clienti privilegiati, loro sì gratificati con plusvalenze milionarie.
Quanto alla solidità, il Financial Times per esempio solleva dubbi pesanti sul caso Lodi, paragonandolo addirittura al crac dell'Ambrosiano.
Insomma, la banca è solida o no?
Recentemente c'è stato un aumento di capitale da 1,5 miliardi che è stato interamente sottoscritto, d'accordo.
Ma era finalizzato all'opa su Antonveneta e potrebbe essere annullato e restituito al «Fiorani people» se le indagini dei magistrati di Milano dimostrassero che le sottoscrizioni sono state finanziate dalla banca stessa.
Con la conseguente ipotesi di reato di falso in bilancio.
Tra i gestori dei fondi e nelle sale operative della borsa c'è chi è rimasto deluso dalla Bpi: come la Azimut, la sgr indipendente che nel 2003 aveva
investito oltre 50 milioni di euro arrivando quasi al 3 per cento dell'allora Bipielle, azioni tutte vendute alla fine dell'anno scorso.
Fausto Artoni, gestore azionario della Azimut, lo racconta così: «La Lodi aveva comprato 20 banche in tre anni e, dai dati ufficiali, il suo valore di borsa era inferiore al patrimonio netto.
Eravamo curiosi di conoscere il management della banca e gli abbiamo detto: siamo pronti a investire su di voi, purché non facciate altre acquisizioni e vi dedichiate a dare redditività alle banche già prese.
Ci hanno promesso: basta con le nuove operazioni, e gli abbiamo creduto.
Poi invece è venuta fuori la storia di Antonveneta e a quel punto siamo usciti».
Dal canto loro, anche gli analisti che hanno studiato la banca di Fiorani sono sempre più cauti.
Per esempio: alla WebSim (Monte Paschi) affermano che, quanto ai bilanci, «ipotizziamo, fino a prova contraria, che siano veri.
Su questo devono intervenire eventualmente i revisori e la Consob».
Mentre gli analisti di Intermonte (sempre gruppo Monte Paschi) ammettono: «La situazione è ancora ingarbugliata».
C'è un rischio di solidità della banca?
«Su questo preferiamo non rispondere».
Bocche cucite anche alla Euromobiliare (gruppo Credito emiliano) che fino al 2 maggio aveva una visione positiva sul titolo.
Mentre prende spunto dalle intercettazioni telefoniche di Fiorani l'analista indipendente Paolo Sassetti, che afferma:
«Di certo vi fu contabilità simulata».
Il riferimento è al dialogo con il presidente Unipol, Giovanni Consorte, in cui l'ex amministratore delegato della Bpi parla di cessioni di partecipazioni «temporanee con T maiuscola».
Sottolinea Sassetti:
«Non erano state presentate così, cioè temporanee, al mercato degli investitori. Vuol dire che Andrew Sentance aveva visto giusto e più lontano di altri».
E lui, Sentance, cosa pensa su quanto rischia il «Fiorani people»?
«In un caso estremo» risponde l'analista inglese «se la situazione si evolve verso il commissariamento, le difficoltà le avrebbero solo gli azionisti.
Gli obbligazionisti al massimo rischierebbero di perdere una parte del capitale».
A quel punto, sarebbe d'obbligo l'intervento di un «cavaliere bianco»:
un partner forte (si sussurrano i nomi di Banca Intesa o Capitalia) per salvare l'ex Bipielle.
Ultima annotazione.
Il destino della Bpi sarà comunque intrecciato a quello di Antonio Fazio.
Quando il governatore telefonò a mezzanotte per comunicare il suo ok all'opa su Antonveneta, Fiorani si sciolse:
«Ah... Tonino, io sono commosso, con la pelle d'oca... ti darei un bacio sulla fronte».
Chissà quanti azionisti, a Lodi e dintorni, vorrebbero ancora baciare Fiorani.
Pensando ai loro soldi. Con la pelle d'oca.(di E.Rho)__________________________________________________________
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