Francia: HOLLANDE E’ UN ASSASSINO

tontolina

Forumer storico
HOLLANDE E’ UN ASSASSINO, E PARIGI IN FIAMME
Maurizio Blondet 22 ottobre 2016 6

Il presidente francese s’è preso per Obama: ha ordinato almeno quattro assassini mirati, fra cui quello del capo somalo degli shabab Ahmed Godane, a settembre. Per di più, l’ha anche raccontato a due giornalisti che stavano preparando un libro celebrativo della sua presidenza, Un président ne devrait pas dire ça,

Per suo ordine le persone da uccidere sono state localizzate dal DGSE (i servizi esteri) che poi hanno passato i dati a droni Usa, che avevano eseguito il lavoro.

Il punto è che la Francia – al contrario di Washington che se n’è ben guardata – ha riconosciuto il Tribunale Penale Internazionale (art,52-2 della Costituzione) , che quindi può trarre in giudizio il capo della Stato francese di aver ordinato l’esecuzione capitale di persone non prima sottoposte a processo, ossia senza inchiesta, senza procura d’accusa, senza avvocato difensore; e ciò nel contesto di un conflitto armato (con l’armata francese presente nella zona) , il che configura un crimine di guerra. La Corte può ovviamente trarre in giudizio capi di stato e di governo.

(Qui per lo statuto della Corte: http://www.cirpac.it/pdf/testi/Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.pdf)

Immediatamente l’ex leader del Fronte della Sinistra Jean-Luc Mélenchon ha rilevato in interviste: “Spero che smentirà quel che è scritto nel libro, perché gli assassini mirati sono materia da Tribunale Penale Internazionale”. Pierre Lellouche, deputato della LR, ha dichiarato che su Hollande “si pone ormai la questione dell’articolo 68”: ossia della destituzione del capo dello Stato “in caso di mancamento ai suoi doveri manifestamente incompatibile col suo mandato”;
Lellouche ha apostrofato: “Come si può immaginare […] che il presidente della Repubblica, capo delle armate, si faccia commentatore in tempo reale delle decisioni più segrete in materia di impiego della forza?”. Dunque il deputato non se la prende con Hollande come assassino, ma per aver spifferato segreti di stato. “Ha violato apertamente l’obbligo del segreto”. Effettivamente è difficile immaginare un De Gaulle, o anche un Mitterrand, confidare a giornalisti i sanguinosi segreti degli “arcana imperii”. La storia recente della Francia (basta pensare all’Indocina, all’Algeria, alle operazioni nell’Africa) è probabilmente piena di cose inconfessabili; ma appunto, ad un capo dello Stato il minimo che si chiede è che non ne parli; esibendo in pubblico i suoi intimi interrogativi, stati d’animo, tergiversazioni – il libro su Hollande ne è pieno.

Non so come si svilupperà la cosa. Ma che Hollande abbia raccontato quei delitti senza rendersi conto dell’enormità dei fatti, non dice solo il livello infimo della persona; dice anche lo “stile di governo” che l’America in questa fase terminale ha reso – col suo esempio – plausibile per questo piccolo figurante al potere a Parigi. Barak Obama, il Nobel per la Pace, ha commesso più assassini mirati di chiunque altro, tre al giorno in media.
L’omicidio ad Abbottabad in Pakistan, il 2 maggio 2011, di Bin Laden (o chiunque fosse) non fu affatto tenuto segreto, anzi fu mostrata la stanza della Casa Bianca dove Obama, HillaryClinton, ministri e militari seguivano in diretta, da teleschermi, la lontana esecuzione che avevano ordinato, ed avveniva dall’altra parte del mondo.



Il governo americano assistette ufficialmente agli assassini plurimi – i Navy Seals ammazzarono anche tre uomini e una donna, innocenti, danni collaterali nemmeno contati. Da quel momento fu chiaro che commettere omicidi extragiudiziali, come torturare o incarcerare indefinitamente senza processo, erano cose che “si possono fare”, che il governo della democrazia può ordinarle e nemmeno in segreto, ma farlo e parlarne con disinvoltura, senza infingimenti. Da qui nascono le esultanze di Hilalry Clinton su Gheddafi, “ Siamo venuti, abbiamo visto, lui è morto”, o le ultime minacce dei capi della Cia o del Pentagono, e loro gallonati, ai russi di “fargli rimpatriare soldati” russi nei “sacchi mortuari”, o la mail a John Podesta in cui Hillary , irritatissima dalle rivelazioni di Assange, chiede: non abbiamo un drone per costui?

E’ la spontaneità dei gangster, tanto abituati all’assassinio, che nemmeno si rendono conto di rivelarsi appena aprono bocca per quel che sono: gente del crimine organizzato. La novità è che questo “stile” cominci a diffondersi in Europa e suggestioni una figura da nulla come Hollande. Possiamo da qui misurare, spero, il livello di barbarie a cui l’America ultima ha fatto scadere l’Occidente, e ciò che continua a chiamarsi (pretendersi), democrazia.

E accusa Putin di crimini di guerra
E’ lo stesso Hollande che poche ore fa voleva inasprire le sanzioni contro la Russia accusandola di “crimini di guerra” in Siria; senza una prova e con quella disinvoltura che è appunto propria delle coscienze incallite dei criminali abituali. Attenti perché anche i giornalisti stanno dando sempre più prova di avere le coscienze incallite di fronte alla Siria, con sdegni selettivi e complicità reali di omicidi occidentali, o insensibilità di fronte a quel che fanno in Yemen.
Ebbene: questo incallire generale delle coscienze è uno dei sintomi, temo, preparatori alla guerra. Si potrebbe dimostrare che stessi calli sulle coscienze collettive si svilupparono nel 1914, nel 1939.

Eppure Hollande dovrebbe preoccuparsi di ben altro che della guerra in Siria. Nella notte fra il 17 e il 18 ottobre, sui Champs Elisées, mezzo migliaio di agenti di polizia hanno manifestato contro il governo, e contro il loro capo (Falcone, un corso) , mentre manifestazioni del genere accadevano a Marsiglia, Tolosa, Nancy; le notti seguenti altre manifestazioni, del tutto illegali. Ce l’hanno col capo “che non li copre”, coi politici, coi magistrati di manica larga verso i delinquenti.

La loro è esasperazione ma anche paura. L’8 ottobre, a Viry—Chatillon, un borgo dell’Essonne, quattro agenti che stavano sorvegliando una telecamere per fare le multe presso un semaforo, sono stati aggrediti di sorpresa da un folto gruppo: con bottiglie Molotov, una violenza inaudita e una volontà omicida chiarissima. Un poliziotto è morto, un altro è in fin di vita per le ustioni. “Ci hanno rotto i vetri dell’auto”, ha raccontato un agente superstite, hanno bloccato le portiere, “hanno dato dei pugni per non fare uscire i colleghi, e gli hanno gettato le Molotov sulle ginocchia”.


Parigi . Bus incendiato, agosto 2016
Da dopo l’estate, il numero di attacchi ai poliziotti con bottiglie incendiarie o armi atte ad uccidere sono divenuti di colpo numerosissimi: durante manifestazioni sindacali dell’estrema sinistra a Bastia, durante una protesta separatista, o nelle banlieues. “Ciò è divenuto consueto, così come l’aggressione per bande: a Lione, due settimane fa, due poliziotti in abiti civili sono stati identificati a margine di una manifestazione e aggrediti da una ventina di persone”, così racconta l’avvocato Thibault de Montbrial, penalista e consulente del governo per la sicurezza interna. “E il pericolo non cessa più, per gli agenti, con la fine del servizio – aggiunge. Il 13 giugno un capitano di polizia è stato accoltellato a Magnaville da un maghrebino islamista : “Quello è il momento dopo il quale gli incidenti, quasi mai mediatizzati, si moltiplicano: poliziotti riconosciuti per la strada e seguiti, minacciati, talora aggrediti,;eventi che conoscono una crescita esponenziale”. Ogni agente è sotto “una usura psicologica formidabile, ciascuno sa che tutto può succedergli, in ogni momento”.

Anche gli insegnanti vengono sempre più spesso aggrediti, picchiati, schiaffeggiati dagli allievi; interi corpi insegnanti sono intimiditi, edifici scolastici incendiati con le Molotov.



"Una popolazione in guerra con la polizia”

“Si deve constatare che la funzione di poliziotto, come quella di maestro, e più generalmente di persona depositaria dell’autorità pubblica, non è più rispettata assolutamente. Al contrario: esiste oggi una disinibizione assoluta ad impiegare la violenza contro le forze dell’ordine, in servizio o fuori, e le altre figure che rappresentano le istituzioni dello Stato”. V’è, aggiunge l’avvocato, “una popolazione che è in guerra contro la polizia”.

E se gli si chiede chi è questa popolazione, risponde: “Queste violenze si fondano essenzialmente su derive comunitariste, a volte etniciste, alimentate da un odio incredibile per la Francia. Bisogna esser ciechi per non essere inquieti per la coesione nazionale”.

I poliziotti che hanno manifestato sui Champs Elisées si sono poi radunati sotto l’ospedale Saint-Louis, dove giace il collega ustionato dalle Molotov nell’assurdo attacco gratuito nell’Essonne. Hanno intonato la Marsigliese, come soldati superstiti di un’Indocina che già si agita, omicida, nelle banlieues. Consapevoli di essere l’ultimo freno a una violenza totale e corpuscolare, che non si può chiamare né guerra civile né rivoluzione, nemmeno rivolta, o insurrezione…, ma è odio allo stato , e ai bianchi, nella forma primaria. “Noi agenti siamo in ginocchio”, ha detto uno di loro al giornalista di Le Monde, “ma se la polizia cade, sarà l’anarchia in questo paese”.

Naturalmente al vostro apocalittico cronista vengono a mente le parole del veggente bavarese Alois Irlmaer (1894-1959) suParigi:

“La grande città con l’alta torre di ferro è in fiamme; ma questo è stato fatto dalla propria gente, non da quelli che sono venuti dall’est. Posso vedere esattamente che la città è rasa al suolo – e anche in Italia sta andando selvaggiamente”.






Parigi, 15 ottobre. Manifestazione della sinistra contro la Legge sul Lavoro.



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FRANCIA. E’ GUERRA CIVILE, MA LA STAMPA CENSURA: POLIZIOTTI IN RIVOLTA, IMMIGRATI SCATENATI, HOLLANDE BARRICATO ALL’ELISEO
Maurizio Blondet 20 ottobre 2016 4

da un post di Facebook
Poliziotti in rivolta, immigrati scatenati, professori e medici nel mirino dei fanatici. Paese nel caos e Hollande chiuso a palazzo come Ceaușescu

Voi non lo sapete perché la stampa renziana censura tutto, ma la Francia è sull’orlo del caos.
Tra martedì 18 e mercoledì 19 ottobre, per la seconda notte consecutiva centinaia di poliziotti, esasperati dagli ordini suicidi e genocidi della sinistra di governo, sono scesi in strada in varie città a cominciare da Parigi dove hanno bloccato il traffico della zona dei Campi Elisi e accanto alle loro auto coi lampeggianti accesi hanno cantato quell’inno nazionale che la “gauche” vorrebbe cambiare perché “troppo di destra”.

Il governo e il direttore della Polizia Nazionale avevano minacciato gli agenti e spiegato nel pomeriggio di martedì che tali azioni dimostrative erano “inaccettabili” e comportavano gravissime punizioni, ma i poliziotti hanno risposto che INACCETTABILE è FARE DA PASSIVI TESTIMONI ALL’ ELIMINAZIONE DEL PROPRIO POPOLO.
“A questo punto – scrive Le Figaro – al Ministero dell’Interno si è diffuso il panico e si è dato ordine di rafforzare la guardia alle entrate del palazzo presidenziale”. Agenti “fedeli” al presidente schierati contro la massa “ribelle”. Scene che sembrano uscire dalla Bucarest assediata del tiranno comunista Ceaușescu (peraltro compagno di merende della sinistra-champagne europea che poi lo ha rinnegato).

Des centaines de policiers manifestent à nouveau à Paris et en province


Ma cosa sta succedendo?
Si avvicinano le elezioni e la sinistra ha bisogno di vincere ancora grazie al voto dei “migranti” e così non solo si impennano le naturalizzazioni d’ufficio con cui si regala la cittadinanza (soprattutto – secondo i dati – a magrebini e subsahariani) ma si alza la soglia delle “marachelle” tollerate.
Le bande di “nuovi francesi” che ormai da anni controllano tutte le periferie francesi e che dieci anni fa scatenarono quella che Le Pen definì la “prova generale della guerra civile”, negli ultimi mesi hanno fatto una escalation incredibile.

Non passa giorno senza che nelle scuole e negli ospedali professori e medici vengano aggrediti da gruppi di fanatici che li accusano di razzismo o scarso rispetto delle loro leggi che sono diverse da quella “infedele” francese.
L’elenco delle botte ai “formaggini bianchi” lo si trova su alcuni giornali ed è infinito ma l’ultimo episodio di “colore” riguarda un professore massacrato di botte per aver ricordato agli alunni di essere lui il maestro: offesa intollerabile visto che, come gli è stato ricordato, l’unico maestro è Allah, e non parliamo poi della “offesa” rappresentata dalla presenza di insegnanti donne e dalla “intollerabile offesa” degli “Asterix bianchi” che vorrebbero insegnare a scuola la storia e la cultura “degenerata” francese.

Dalle sberle però si è passati in questi giorni alle molotov contro le scuole e persino la ministra dell’Istruzione, di origine magrebina, ha dovuto ammettere che i funzionari pubblici sono ormai nel mirino e che la situazione è grave.
Se ne erano accorti per primi i poliziotti che da un lato sono in prima linea sul fronte del terrorismo vero e proprio e dall’altro fronteggiano quotidianamente le periferie che sono zone dove spesso i fanatici si formano e si nascondono trovando collusioni e simpatie.
Stati nello Stato, territori perduti della Repubblica dove dalle sassate alle poche auto di pattuglia si è passati alle bottiglie incendiarie di tre settimane fa che hanno ferito gravemente due agenti e hanno fatto traboccare il vaso.

Da lì in avanti poliziotti e uomini delle squadre speciali hanno raccontato ai giornali che la sicurezza di Stato era una farsa costruita su pochi agenti mandati allo sbando di fronte a gruppi di delinquenti, con l’ordine di non infastidirli.
“Evitiamo di intervenire, evitiamo di raccogliere le denunce, evitiamo di scendere dall’auto per non scatenare reazioni-raccontavano- in pratica facciamo finta di agire, ma così si va al massacro della gente onesta e poi nostra”.
Esagerazioni le ha definite la sinistra al governo, ma persino la comunità cinese che non si fa mai sentire, nell’ultimo mese ha portato in piazza due volte migliaia di persone con le bandiere francesi per denunciare la violenza incontrollata delle bande magrebine nei quartieri e per chiedere al governo di far lavorare gli agenti per riportare la legge e frenare gli episodi di impunito razzismo contro i bianchi e gli asiatici.

Naturalmente non hanno ottenuto nulla se non la solidarietà del Fronte Nazionale e del centrodestra di Sarkozy che però poi, nelle urne, fa comunella con la sinistra contro le Le Pen.
Una situazione di disastro anche morale con una classe media bianca – cristiana impoverita e abbandonata e casi incredibili come quelli delle vittime dell’attentato di Nizza private dei sussidi sociali e messe alla fame mentre gli stessi assegni vengono distribuiti con generosità alle persone schedate per terrorismo.

Nel 2006 il generale Pierre Marie Gallois, autorità assoluta nel mondo militare, ci disse (vedi “la Padania” di allora) che nel 2016 ci sarebbe stato l’inizio di una guerra civile francese che gli islamisti con la complicità della sinistra avrebbero rischiato di vincere.
Beh, pare che ormai ci siamo se persino seri giornali inglesi scrivono che fonti qualificate avvertono che da “quartieri fuori controllo” potrebbero essere sparati missili terra-aria sui velivoli in atterraggio a Parigi.
Tutto questo però non smuove la cattosinistra italiana che verso il “modello francese”, verso il caos francese corre alla velocità della luce e sui suoi mass-media censura ogni cattiva notizia dalla Francia ma si inquieta per le cupole della cattedrale ortodossa russa che “rovinano” il profilo di Parigi mentre le decine di moschee paiono abbellirlo vieppiù.

E la chiesa di Francia? Risponde il filosofo francese di origine ebraica Alain Finkielkraut che ha detto: “Apprendiamo con sgomento che per la Chiesa francese è sempre l’aggredito ad essere colpevole dell’aggressione di cui è vittima, e che quello che viene definito dialogo con gli islamici non è altro che totale sottomissione con il plauso della chiesa mediatica”. Il KO è davvero vicino.

SI SALVI CHI PUO OPPURE SI REAGISCA, L ‘ UNIONE FA LA FORZA

Carmen del Pilar Plus

FRANCIA. E' GUERRA CIVILE, MA LA STAMPA CENSURA: POLIZIOTTI IN RIVOLTA, IMMIGRATI SCATENATI, HOLLANDE BARRICATO ALL'ELISEO - Blondet & Friends
 
Ma in Francia la Legge è davvero Uguale per tutti????

Un ragazzo francese di 16 anni arrestato per avere pubblicato una vignetta modificata di Charlie Hebdo. Qui qualcosa non funziona

Di Nuke The Whales , il 27 gennaio 2015 17 Comment
Un ragazzo francese di 16 anni arrestato per avere pubblicato una vignetta modificata di Charlie Hebdo. Qui qualcosa non funziona - Rischio Calcolato




Esco un attimo da mio solito ambito per parlare di Charlie Hebdo, i morti sono stati seppelliti e le conseguenze sulla vita dei francesi e degli europei di quei fatti ancora non sono chiare.

Un ragazzo di 16 anni è stato arrestato, come riporta France3, per avere modificato una vignetta di Charlie Hebdo e averci postato sotto dei commenti ironici.

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La vignetta originale era questa la scritta riporta “Il Corano è una merda, non ferma nemmeno le pallottole”.
La copertina in oggetto si riferiva al massacro di mille persone che protestavano contro la presa del potere in Egitto del Generale Sisi, che diede ordine all’esercito di sparare sui manifestanti.
Mille morti. Che ridere.

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Con grave sprezzo del pericolo, e a intento puramente divulgativo riporto la vignetta modificata dal sedicenne, la scritta , potrete intuire, è “Charlie Hebdo è una merda, non ferma neanche le pallottole”.
Incredibilmente di cattivo gusto come la prima, ma , in qualche modo, forse più appropriata, più “indovinata”.
Il ragazzo rischia una grossa multa e una condanna fino a 5 anni per “incitazione al terrorismo”.
Arriviamo alle famose vignette “molto divertenti” della rivista.




Anche la religione cristiana, ha avuto la sua parte, non è stata maltrattata come quella musulmana, ma Charlie ci ha dato giù di brutto, come vedete.
La parte del leone, nelle vignette incriminate, però l’ha avuta il Profeta Maometto, venerato dai musulmani.

“Maometto , è nata una stella”
Ho scelto una delle tante immagini, quella che ritengo più significativa, premetto che non c’è nessuna intenzione di offendere, voglio solo ribadire un concetto.
La vignetta si riferisce alle polemiche suscitate dal film sulla vita di Maometto che forse venne girato qualche tempo fa.
Tra l’altro la disegnatrice, Coco, fu la donna che aprì la porta ai terroristi sotto la minaccia delle armi, e si salvò dal massacro.
Ora, anche a me piace l’umorismo pesante , come a molti e soprattutto quello dissacrante sulle religioni, dato che sono un ateo militante.
Ma che cosa avevano in mente facendo queste cose?
Poi ho fatto una ricerca in rete e ho notato una cosa.
Non viene riservato lo stesso trattamento alla terza religione monoteista, quella ebraica.
Eppure il divertimento sarebbe stato assicurato, rabbini che si infilavano la Torah nei posti più impensati, oppure due aguzzini tedeschi in un campo di concentramento , uno sta violentando una prigioniera:
“dai, Hans sbrigati!”
” tranquillo Otto , tra un minuto ho finito, poi la inforno!”
Sai che ridere?
A ben guardare però, qualcosa ho trovato:

“pancia in dentro!”
Ecco, questo è il massimo che potrete trovare dopo estenuanti ricerche.
Una vignetta graffiante, allo stile di disegnatori tipo Wulleimin, ma niente di che.
Insomma, due pesi e due misure.
E il dubbio che si cercasse l’incidente rimane.
“artisti” imbambolati dalla “libertà di stampa” puntati da “qualcuno” contro i musulmani come dei missili Cruise.
Mission Accomplie.
da Liberticida di Nuke The Whales
 
Tensione nel centro della Capitale francese durante un comizio in solidarietà di Théo L., vittima di uno stupro durante un controllo delle forze dell'ordine. Dal palco continui appelli alla calma, ma il rappresentante delle Brigade antinegrophobe: "Se la polizia agisce contro la legge è perché lo Stato glielo permette"

di Martina Castigliani | 18 febbraio 2017

Parigi, ancora scontri a manifestazione blindata per il 22enne seviziato da polizia. Sassi contro agenti: "Non perdoniamo" - Il Fatto Quotidiano


La voce che esce dal microfono è a metà tra un grido e una preghiera: “Il comizio è finito, ora vi prego disperdetevi pacificamente”.
Sono le quattro del pomeriggio e a Place de la République a Parigi ci sono tremila persone radunate in sostegno di Théo L., il 22enne vittima di un presunto stupro durante un controllo della polizia ad Aulnay sous-bois. Gli organizzatori della manifestazione, dopo un’ora di interventi in contemporanea ad altre città della Francia, implorano la gente di tornare a casa: “Serve la pace, non lo scontro”.
E’ il segnale.
Dal gruppo principale si stacca un centinaio di persone: casco in testa, maschere sugli occhi e sciarpe che coprono bocca e naso per proteggersi dai lacrimogeni. Si muovono in blocco verso gli ingressi della piazza blindata, là dove la Gendarmèrie è appostata in assetto antisommossa. “Polizia dappertutto, giustizia da nessuna parte”, gridano. “Non dimentichiamo e non perdoniamo”.
Poi in italiano: “Siamo tutti antifascisti”. Lanciano lattine, pietre che staccano da marciapiedi e dall’asfalto della strada e pezzi di legno recuperati da un container abbandonato.


Per due ore Place de la République diventa un campo di battaglia. I sei ingressi principali sono murati da decine di camionette delle forze dell’ordine, la metropolitana chiusa e chi vuole entrare nella piazza deve superare i controlli a borse e zaini. I manifestanti si spostano da un angolo all’altro cercando di sfondare i blocchi: tirano pietre e oggetti, qualcuno fa scoppiare alcuni petardi. La gendarmeria prima carica e poi risponde con i lacrimogeni. Il gruppo corre al lato opposto della piazza, ma non basta. Per due ore si muovono come un’onda, avanti e indietro cercando di sfondare il muro degli agenti schierati. In prima linea fermi e quasi immobili ci sono quattro ragazzi con uno striscione: “Di fronte all’impunità della polizia, siamo ingovernabili”, è la scritta a pennarello rosso sul lenzuolo bianco. Mentre piovono oggetti, un uomo con la chitarra avanza da solo verso le forze dell’ordine e canta “Abbasso lo stato d’emergenza”. Fa prendere fiato agli altri che corrono al lato opposto della piazza.
 
Perché Macron riceve Putin, a Versailles
Un altro colpo all’Alleanza è pronto: sorprendentemente, il neo-presidente Emmanuel Macron sta per ricevere Putin. Lo riceverà a Versailles, laddove fu ricevuto nel 1717 Pietro il Grande, gesto altamente simbolico. Il motivo per cui Macron ha deciso di dedicare alla Russia la prima visita ufficiale che accoglie, è molteplice. Da una parte, si tratta di correggere l’orrenda mascalzonesca ostilità che Hollande ha dedicato a Mosca, a cominciare dal rifiuto di venderle le navi Mistral che aveva pagato, fino a provocare Putin a annullare una sua visita a Parigi un anno fa, per le restrizioni offensive che Hollande aveva posto al viaggio. Una stupidità politica e diplomatica senza precedenti.


Più vicini di quanto si creda?
L’altro motivo è che Macron ha bisogno di una sponda, in vista della dura opposizione che si aspetta dalla Merkel: il giovinotto ha promesso di “fare le riforme” (tagli ai salari) come Angela chiede, ma per poter poi esigere “un bilancio comune della zona euro controllato da un parlamento dell’eurozona”. Buona fortuna: vuol costringere Berlino a mettere in comune i suoi surplus con i deficit e debiti italiani, spagnoli, francesi, greci, in un debito pubblico condiviso e solidale. Ciò ovviamente non avverrà mai: la Germania ha sempre ripetuto a tutti, “prima”, fate le riforme. Ossia riducete il bisogno di solidarietà, anzi fate sparire il bisogno di solidarietà verso i paesi in deficit, e solo poi noi accederemo alla solidarietà. In questo però Trump ha dato una mano insperata a Macron, ripetendo che la Germania è “cattiva” per via dell’enorme surplus (280 miliardi) della sua bilancia commerciale.

Insomma la situazione è in movimento. Di fatto, fino ad oggi, è stata la Germania non solo a dettare la linea ostile a Putin nella UE, ma anche a fare la sola interlocutrice (e grassi affari) con la Russia; ora Macron, certo su consiglio del suo creatore Attali, sta cercando di riprendere una certa iniziativa in fatto di politica estera, una vaga eco di gollismo…

Un’altra ragione è che, al contrario di Hollande, Macron non ha manifestato alcuna voglia di impegnare le forze armate francesi contro Assad, nella “lotta al terrorismo”, insomma ha dei motivi per allentare un po’ l’impegno bellicista in Medio Oriente. Lo ha detto in modo singolarmente esplicito: “Metterò fine agli accordi che favoriscono il Katar in Francia. C’è stata troppa compiacenza…”. Il Katar? Il massimo finanziatore (in concorrenza con l’Arabia Saudita, più che in coordinamento) dei terroristi in Siria, è un cliente di gran valore per la Francia, perché compra i suoi “Rafale”.

AI FANATICI DELLA NATO TRUMP NON E’ PIACIUTO. - Rischio Calcolato
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