Germania difende Bail-in ma sua banca ha buco tre volte Banca Carige

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Germania difende Bail-in ma sua banca ha buco tre volte Banca Carige
4 Marzo 2019, di Alessandra Caparello
Germania difende Bail-in ma sua banca ha buco tre volte Banca Carige | WSI

L’Unione Europea che si occupa dell’italiana Banca Carige dopo la ricapitalizzazione fallita di 400 milioni di euro dovrebbe volgere lo sguardo anche più a nord, in Germania, dove l’istituto NordLB deve fare i conti con un buco di bilancio potenzialmente tre volte più grande dell’omologo italiano.

Le autorità tedesche hanno stabilito che NordLB venga messa in sicurezza con 3,7 miliardi di euro complessivi, di cui 1,5 in arrivo dal Lander primo azionista, ossia la Bassa Sassonia. Altri 1,2 miliardi arriveranno invece dal fondo interbancario delle Sparkassen (le casse di risparmio tedesche). A ciò potrebbe aggiungersi un ulteriore miliardo di risorse pubbliche.


I risparmiatori non metteranno mano al portafoglio, dunque. Nel senso che a pagare saranno gli azionisti (pubblici). Il governo regionale (Land) detiene il 59%. Come per Alitalia è previsto un intervento della Commissione europea per eventuali misure compensative a favore del mercato.

C’è chi ha fatto notare che si tratta di un salvataggio che non segue le regole puntuali del bail-in, che prevedono, in caso di difficoltà di una banca, che siano anche gli obbligazionisti e i correntisti con oltre €100.000 a sborsare tale somma per coprire le lacune di finanziamento. Per cui a partecipare alle perdite sono, nell’ordine, azionisti, obbligazionisti e correntisti con oltre 100 mila euro. Cosa che non succederebbe per la NordLB, banca pubblica, che verrebbe salvata di fatto con i soldi dei contribuenti.


NordLB, verso aumento di capitale di emergenza
Il rapporto patrimoniale Tier 1 di dell’11,8% è abbastanza buono. Tuttavia la banca deve mettere da parte accantonamenti sui prestiti più alti del 43% di valore di facciata attuale. A causa dei bassi tassi di interesse, difficilmente la banca ci riuscirà in maniera organica. Il return on equity è di appena l’1,6%.

Portare i cuscinetti di copertura dei prestiti deteriorati a un più realistico 60% vorrebbe dire 1,2 miliardi di accantonamenti. In quel caso il CET1 di NordLB scenderebbe al 9,2%, sotto la soglia fissata dalle autorità di regolamentazione. Per rafforzarsi potrebbe fondersi con concorrenti più attrezzate come Commerzbank o la banca a controllo statale Helaba. Ma i colloqui in merito sono scemati.

In teoria se le cose rimanessero così, la banca dovrebbe ricorrere alla risoluzione di bail-in. Ma siccome tra i soci azionisti e i creditori figurano l’amministrazione regionale, cui fa una capo una quota del 59%, e casse di risparmio tedesche che rischiano di subire perdite pesanti qualora i 5,6 miliardi di capitale della banca andasse in fumo.

La banca sarà invece probabilmente salvata con fondi pubblici e gruppi di private equity che parteciperebbe a un aumento di capitale di emergenza.

Bail-in: le dichiarazioni del ministro tedesco
Proprio sul bail-in, in Italia hanno creato un caso le parole di Giovanni Tria. Il ministro delle Finanze e dell’Economia ha detto nei giorni scorsi che quelle norme furono un ricatto della Germania e nella fattispecie del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble – nei confronti dell’allora titolare del MEF Fabrizio Saccomanni. Tria ha quindi invocato una revisione della disciplina.

Cosa tra l’altro sostenuta anche da tempo dal numero uno dell’Abi, Antonio Patuelli. Qualche giorno fa anche Bankitalia si è espressa in merito, affermando, tramite il responsabile della vigilanza della Banca d’Italia Carmelo Barbagallo, che l’entrata in vigore del bail-in avvenuta nel 2016, è stata precipitosa.

All’epoca dei fatti contestati da Tria, Schaeuble diede nel marzo del 2016 la sua benedizione a un documento elaborato dal Consiglio dei cinque saggi economici che affiancano la Cancelliera Angela Merkel. Prendendo spunto dalla crisi del debito sovrano della Grecia, il testo forniva la sua ricetta affinché non si ripetesse mai più una crisi finanziaria.

Ministero Economia tedesco difende il bail-in
Prima di consentire qualunque salvataggio pubblico con capitali dei contribuenti e degli Stati dell’Unione europea, sarebbero stati i creditori a dovere pagare il conto, come nei bail-in bancari.

Oggi Reuters riporta le dichiarazioni del portavoce del ministro tedesco delle finanze che difende a spada tratta le regole del “bail-in” definite uno strumento cruciale.

“Le regole del bail-in che abbiamo elaborato sono una delle lezioni chiave della crisi finanziaria: sono lì e saranno rispettate”.
 
Ufficialmente è Paul Achleitner, il presidente di Deutsche, a suggerire al governo tedesco l'incesto tra Deutsche Bank e Commerzbank.
Dopo di che il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, e il suo vice Joerg Kukies sono volati a Londra ad ascoltare il parere dei big della finanza internazionale.
É soprattutto Deutsche ad agitare i sonni dei politici tedesci e degli azionisti.

Tra il 2011 e il 2018 ha accumulato infatti una perdita netta di 6 miliardi di dollari, ed e' stata multata per 14,5 miliardi per attività che vanno dalla vendita dei titoli ipotecari al suo ruolo nello scandalo Libor.
Alla fine dello scorso anno la polizia ha anche perquisito il quartier generale della banca nell'ambito un'indagine sul riciclaggio di denaro sporco.
Insomma, le peggiori schifezze. [come italiani siamo esterefatti nel costatare la corruzione nelle alte sfere krukke]

La banca in ogni caso non riesce a recuperare una sufficiente redditivita' delle attività dei prestiti corporate (quelli concessi alle grandi imprese), alla luce dei crescenti costi di finanziamento e del deterioramento del rating.
Anche le sue strategie per ammortizzare le perdite speculative non hanno funzionato, come dimostra il fatto che le sue azioni sono crollate ai minimi storici (-90% negli ultimi 11 anni) e che gli analisti hanno apertamente messo in discussione il suo modello di business basato sull'investment banking.
Peraltro va detto che Deutsche e Commerzbank operano su un mercato interno strutturalmente non redditizio, dominato da centinaia di Sparkassen, le casse di risparmio municipali, e da istituti di credito cooperativi regionali che non hanno l'obbligo di massimizzare i profitti.
Il buco dei titoli tossici non lo indaghiamo per pietà caritatevole.

Insomma, é pur vero che la Germania produce il surplus più grande del mondo (con $ 290 miliardi è più del doppio di quello della Cina, $ 130 miliardi), ma é altrettanto vero che nasconde dentro di sé problemi di dimensioni bibliche.
Anzi per il surplus eccessivo è criticata con una certa veemenza dal presidente degli Stati Uniti Trump.Ma anche dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).
E un tantino anche dalla Commissione europea (ma con tanto garbo, sia chiaro), che considera le eccedenze permanenti di oltre il sei per cento del prodotto interno lordo pericolose per la stabilità dei paesi meno virtuosi.
Ma questa é un'altra storia, quella dei forti e dei vincenti, che interpretano le leggi a loro piacimento.
A noi italiani le leggi spetta solo osservarle.

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un altra banca tedesca deve fare i conti con il bail in. e l'Europa si spacca.... però quando erano le banche italiane ad avere problemi l'Europa era unita e sentenziava che le regole vanno rispettate
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