Giustizia UE per risparmiatori: contraria a quella nazionale

giuseppe.d'orta

Forumer storico
Una sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee, pronunciata il 10 giugno per la causa C-168/02, in seguito ad un ricorso della Cassazione austriaca, lascia quantomeno perplessi sulla facilitazione degli scambi all'interno dell'Unione.

Vediamo i fatti. Un risparmiatore austriaco si è sentito truffato da alcuni promotori tedeschi che gli avevano venduto azioni altamente speculative sulla Borsa di Londra senza avvertirlo dei rischi. Ed ha presentato denuncia ad un tribunale del suo Paese che, però, si era dichiarato incompetente. La Cassazione austriaca ha successivamente posto il quesito della competenza territoriale alla Corte di Giustizia. Che ha ricordato, in base al Regolamento Comunitario 44/2001 del 22/12/2000, che vale il luogo in cui il danno si è materializzato, oppure la sede del consulente. Nello specifico, entrambi questi luoghi sono in Germania, dove il risparmiatore presunto truffato può presentare denuncia. Quindi non conta il luogo in cui il patrimonio è stato danneggiato, nello specifico l'Austria.

In periodo di pieno euro e di stimoli quotidiani a considerare l'Unione come la nostra nuova patria, non è male scoprire queste norme smaccatamente contro i risparmiatori. Che nel territorio dell'Unione si vedono negati e capovolti i diritti che hanno nel loro specifico Paese: in Italia se faccio causa ad un promotore di Milano ed io abito a Ragusa, posso presentare denuncia al tribunale di Ragusa, sia penale che civile.
Certamente Ragusa e Milano rispondono allo stesso codice civile e penale, mentre così non è, per esempio, tra Milano e Frankfurter. Ma è proprio qui il problema: se il consumatore è soggetto primario, perché diventa secondario in tema di uso della giustizia? Dopo i benefici dell'euro che tutti dobbiamo ancora capire quando arriveranno, nell'Unione quanti casi come questo del Regolamento 44/2001 ci sono?
Chissà se qualcuno dei candidati al Parlamento Europeo, in questi giorni di campagna elettorale, oltre a parlare dei problemi italiani in e per l'Italia, si è posto una questione come quella che stiamo evidenziando. Se c'è stato, noi non l'abbiamo visto o sentito.

E non stiamo parlando di cose marginali, perché se il diritto alla difesa o all'accusa deve essere così costretto, quale risparmiatore o consumatore sarà invogliato verso l'acquisto di prodotti (finanziari o meno) in altri Paesi comunitari? Nessuno, perché se qualcosa non funziona, chi se la sentirà di andare a fare causa in un altro Paese di cui non si conosce la procedura, magari la lingua e non si ha alcun contatto perché si è, per esempio, acquistato via Internet? Per grossi importi in gioco forse ne vale la pena, ma per il risparmiatore/consumatore tradizionale non c'è alternativa a tenersi la disfunzione o la truffa. Se poi pensiamo ai prodotti finanziari e ai costi altissimi che la gestione degli stessi hanno in Italia da parte degli intermediari, la voglia di cercarli al di là dei confini nazionali per non spendere tanto, grazie a queste norme, viene decisamente meno.
 

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